Le società moderne sembrano contrassegnate dall'incapacità di elaborare significati condivisi, e perciò di assicurare coesione. Le istituzioni che in passato se ne facevano carico - famiglia, scuola, chiesa, stato - appaiono ormai inadeguate ad assolvere queste funzioni, condannando l'individuo a un angoscioso isolamento e sconcerto. Ma è una diagnosi fondata, oppure una mera riformulazione dell'"eterno lamento" per un mondo paventato come vacillante solo perché le nostre opere sono caduche e la nostra esistenza irrevocabilmente segnata dalla finitezza? Ne ragionano, in modo lucido e pacato, Berger e Luckmann, due grandi veterani della riflessione sull'uomo e sulla società.
Ciò che noi percepiamo come "reale" varia da società a società ed è prodotto, trasmesso e conservato tramite processi sociali che la sociologia della conoscenza si incarica di indagare. Questa problematica viene esaminata nei suoi due aspetti simmetrici e complementari: l'esteriorizzazione, ovvero la trasformazione dell'attività umana in una realtà sociale oggettiva attraverso l'istituzionalizzazione; l'interiorizzazione, ovvero la reintroduzione del mondo sociale oggettivo nella coscienza del soggetto attraverso la socializzazione.
Esiste un "umorismo" da parte di Gesù? Certo: il Nazareno vi ricorre in modo mirato per accentuare il suo messaggio in modo memorabile. Assurdità, provocazioni, contrasti, esagerazioni, contraddizioni, sproporzioni, scherno divengono strumento di critica profetica: se Gesù esagera, è perché si possa riconoscere la verità; se distorce le cose, è perché si impari a vedere bene; se inverte grande e piccolo, è per indicare le giuste priorità. Attendo osservatore della vita di ogni giorno, Gesù avrà senz'altro riso (ne parlano i vangeli apocrifi), ma soprattutto ha indotto gli altri al riso, per trarli in salvo dal labirinto in cui si erano smarriti. da questa risata liberatoria deriva per Berger un approccio speciale e straordinario a Gesù. Il suo umorismo stimola l'immaginazione e mostra benevolenza verso gli animali; a volte è grottesco, ma mai offensivo, a volte è beffardo, ma non irrispettoso; sempre risulta illuminante. Perché lo humor è la fonte di tutta la saggezza di Gesù. Berger ritorna su Gesù: il Gesù che rivela le nostre contraddizioni, smaschera la nostra ipocrisia e svela le proporzioni del regno di Dio. Perché, in ultima analisi, la religione non è pericolosa, in sé; pericolosa lo è solo la religione senza umorismo.
Rivisto e aggiornato nel suo corredo bibliografico, il volume mantiene inalterato il suo impianto originario. Il libro è organizzato secondo un taglio "biografico" che sviluppa i temi classici (socializzazione, famiglia, comunità, stratificazione, controllo sociale, burocrazia, potere, ecc.) partendo dai concreti problemi della vita, così come si pongono nell'esperienza quotidiana di un individuo, durante l'intero arco della sua vita. Un'altra scelta che i due autori hanno fatto è quella di dare spazio ai concetti e alle prospettive fondamentali della disciplina, nella convinzione che il compito del volume sia quello di fornire al lettore un corredo concettuale di base.
Klaus Berger, con l'ausilio di testi di Clemens Bittlinger, medita sul simbolo più importante della fede cristiana: la croce. I due autori sono uniti, oltre che da un'amicizia di lunga data, dal desiderio di tradurre in un linguaggio fresco, nuovo, la loro fede comune nella croce e nella risurrezione. Scelgono forme di meditazione e punti d'accesso al mistero del tutto diversi, ma giungono alla stessa identica conclusione: la croce sta a indicare quella svolta che è l'amore, l'amore più forte di tutto! La croce suggerisce l'eternità: se l'amore è più forte, dice che la morte non è la fine di tutto. La croce pone un segno nel mondo: ci ricorda che, quando scompariremo, in realtà noi cadremo nelle mani di Dio. Vita dal messaggio della croce. Anche per noi, oggi. «Questo libro mostra varie sfaccettature della croce di Gesù. Offre informazioni sulle origini delle rappresentazioni della croce, spiega come la croce sia diventata il simbolo del cristianesimo e sviluppa, con il sostegno di poesie e di canti sul tema della croce, la teologia che si nasconde dietro ad essa» (Heinrich Bedford-Strohm).
La nostra epoca è segnata dal forte ritorno delle religioni nello spazio pubblico. La teoria della secolarizzazione («più» modernità = «meno» fede) si è rivelata errata. Berger, un tempo sostenitore di quel paradigma, non ha timore ad ammettere lo sbaglio: l'osservazione della realtà lo porta ad affermare che oggi non viviamo in un'età secolare ma in quella del pluralismo. Le fedi sono compresenti a livello planetario: gli Hare Krishna ballano davanti alle cattedrali gotiche d'Europa, il cristianesimo si diffonde nella Cina confuciana, l'America Latina (un tempo uniformemente cattolica) vive un'esplosione di presenza protestante, la regina Elisabetta si proclama «difensore di tutte le fedi nel Regno Unito». Al contempo i credenti sono immersi nella propria epoca vivendo in prima persona il pluralismo in quanto persone sia religiose sia secolari. Ma cosa significa il fatto che il pluralismo è il paradigma della condizione spirituale moderna? In che modo le istituzioni religiose ne vengono condizionate? Cosa succede alla fede in questo contesto? Questo libro risponde con lucidità a tali domande. Berger intreccia un'impareggiabile competenza accademica con la sapida capacità di indagare i fatti propria dell'uomo curioso di capire.
"Savoir-dire savoir-faire" si articola in dodici dossier, ciascuno strutturato in quattro sezioni, di cui le prime tre sono destinate al lavoro in aula, mentre la quarta propone un lavoro personale di rinforzo. La progressione dell'apprendimento di questo volume segue le indicazioni del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue per il raggiungimento dei livelli A1, A2 e B1.
Uno sguardo nuovo e sorprendente sul Padre nostro da parte di uno dei più celebri biblisti contemporanei. Klaus Berger spinge il suo esame fino agli strati più profondi e reconditi della notissima preghiera, rendendo possibile un nuovo accesso a uno dei testi più importanti del cristianesimo: il Padre nostro come chiave per un rapporto solidale con il prossimo e per tendere alla pace interiore. Il Padre nostro è uno dei testi centrali della cristianità e la preghiera più recitata al mondo. Nella sua veste di esperto esegeta, Klaus Berger indaga gli strati profondi di questa preghiera, a prima vista così semplice. Riesce così a collocare la "preghiera del Signore" nel solco della storia della religione, a interpretarla dal punto di vista teologico e a renderla accessibile da quello spirituale. Con ampiezza di cognizioni e in maniera provocatoria indica nuove vie per coglierne tutta la ricchezza con il cuore e con la mente, allargando inoltre lo sguardo alla "logica profonda" di tutto il pregare cristiano.
Negli ultimi decenni la ricerca classica su forme e generi dei testi letterari si è radicalmente rinnovata, e gli sviluppi che essa ha conosciuto hanno inciso profondamente anche sullo studio dei testi biblici sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento. L'opera di Klaus Berger - tra gli artefici di questo rinnovamento - tira le fila delle nuove ricerche con riguardo al Nuovo Testamento, mostrando in concreto a che cosa conduca esaminare e articolare la formulazione di un testo al di là delle informazioni fornite dai significati lessicali e in associazione a situazioni d'uso tipiche. E qui sta la novità di questa grammatica degli scritti neotestamentari, il cui intento è appunto di illustrare come genere e forma siano componenti costitutive del testo nel suo complesso e nell'uso che gli è proprio, e quale ne sia la valenza teologica. Ricchissimi indici sia dei passi studiati sia delle situazioni e funzioni sociali tipiche dei singoli generi letterari propriamente neotestamentari consentono di muoversi nell'opera in tutta facilità.