XIV e inizi del XV secolo
Volume sesto di Figure del pensiero Medievale
In coedizione con Città Nuova
Rilegato con sovracoperta
Testi di: J.Biard, I.Biffi, S.-T. Bonino, F.Buzzi, M.J.F.M.Hoenen, C.Marabelli, E.Reinhardt, F.Stella
Queste brevi meditazioni raccolte da Inos Biffi - secondo lo spirito, l'argomento e i testi, specialmente ambrosiani, dell'anno liturgico intendono invitare per qualche attimo al raccoglimento e alla preghiera, e alimentare la comunione all'orazione e al rito più disteso che la Chiesa compie nella sua liturgia. Il formato tascabile del volumetto ne rende agevole l'uso. Il "breviario" parte dall'avvento e percorre l'intero anno sacro o tutta la "corona della benignità dell'anno di Dio". Sarà facile ritrovare il tempo che la Chiesa sta vivendo, per mettersi in sintonia con essa, e incontrare il Signore forse nelle occasioni e nei luoghi più impensabili. Infatti, come ricorda sant'Ambrogio: "Tu appena incominci a cercarlo, e Cristo ti è già vicino".
Questo volume è la rinnovata edizione di un testo che si svolge in tre momenti: il primo dedicato alla croce, il secondo alla memoria, il terzo alla carità. Invita a ricondurre l'eucarestia alla Croce e la Croce all'Amore, che vi si è rivelato, per arrivare alle origini. Di conseguenza è un invito a ricondurre l'eucarestia alla Chiesa e la Chiesa alla carità, ritrovata nel Corpo dato e nel Sangue sparso, perché avvenga l'epifania dell'amore impossibile, reso possibile da colui che è venuto "non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita per la moltitudine".
I poeti dell'anno liturgico: l'espressione antica e moderna della tradizione religiosa milaneseIl mistero cristiano si fa poesia e canto negli inni sacri di sant’Ambrogio e di Alessandro Manzoni. Questo volumetto contiene i commenti di Inos Biffi a questi inni.
Anzitutto a quelli dell’antico vescovo di Milano, che, con fine intuito pastorale e con autentica ispirazione poetica, insegnò ai suoi fedeli a rendere "canora" la confessione della fede e a proclamarla in versi: sono gli inni ambrosiani di continuo imitati ma non mai superati. I fedeli imparavano l’autentico Credo cantandolo nei momenti principali della giornata e nelle feste dell’anno liturgico. Ma la Chiesa di Milano ha conosciuto un altro poeta dell’anno liturgico: Alessandro Manzoni con i suoi Inni Sacri.
Anch’egli, attratto dai misteri della redenzione, li ha convertiti in lirica. E la stessa Chiesa di sant’Ambrogio ne ha riconosciuto il valore, inserendone larghi tratti nella sua stessa liturgia. Come si vede: un santo vescovo e un grande scrittore e testimone della fede, che hanno dotato di un prezioso e squisito patrimonio la tradizione della preghiera cristiana. I commenti di Inos Biffi, pur nella loro brevità, iniziano al gusto di questi gioielli di ortodossia e di poesia.
Nel quadro dell’"Opera Omnia" di Inos Biffi - dopo i volumi della sezione «La costruzione della teologia medievale» - Il Mistero di Cristo comprende i saggi dedicati alla riflessione sulla «sacra dottrina» e su alcuni dei suoi contenuti fondamentali.
Il primo tomo Sapere il Mistero è dedicato alla conoscenza dell’eterno progetto divino, cioè di Gesù, il Crocifisso Signore: egli è, infatti, la mediazione, la forma e il fine di tutta la realtà, e particolarmente dell’uomo, rappresentando, così, il principio e la sostanza di tutta la Rivelazione. È, allora, evidente la conseguenza sul piano del metodo teologico, che consiste nella lettura e nell’interpretazione rigorosa di ogni cosa dal profilo di Cristo. Il che equivale a riconoscere il cristocentrismo al cuore della teologia e a ritenerlo la condizione assoluta di un rinnovamento della figura della teologia. D’altronde, ciò corrisponde all’itinerario che l’autore ha percorso nei lunghi anni del suo studio e delle sue ricerche e che lo ha portato, di tappa in tappa, alla consapevolezza sempre più esplicita e congruente del primato del Cristo Risorto e glorioso.
Col rilievo del metodo, Sapere il mistero considera tuttavia anche alcuni aspetti del dogma cristiano, nei quali l’opera del Crocifisso salvatore si rifrange, mostrando la sua multiforme ricchezza. Il secondo tomo tratterà L’esperienza del mistero, in particolare nella forma dei sacramenti, che sono la presenza del Signore nel tempo della Chiesa, specialmente nell’Eucaristia, che di quella presenza e di quella esperienza costituisce la pienezza.
Un libro illustrato per i ragazzi e per le famiglie
Presentiamo qui un’edizione completamente rivista rispetto a quella, di grande successo, apparsa nei primi anni Ottanta. In particolare è del tutto rinnovato e arricchito l’apparato illustrativo che affianca ai disegni un’eccezionale varietà di materiali iconografici che spaziano dalle fotografie alle opere d’arte.
Storia dell’Eucaristia è un libro di catechesi. Far catechesi in senso cristiano significa non semplicemente trasmettere idee alla memoria, ma introdurre alla meravigliosa storia della salvezza per renderne partecipi. Nel nostro caso la catechesi riguarda il sacramento principale: l’Eucaristia. Ne è tratteggiata la storia, a partire dall’Ultima Cena, letta sullo sfondo degli eventi biblici che l’hanno prefigurata. Ma l’Eucaristia appartiene indissolubilmente alla vita della Chiesa, di cui è narrata appunto l’esperienza eucaristica lungo le varie età. Fino a oggi: quando ancora la comunità cristiana celebra nel sacramento il sacrificio della croce. A questo punto la catechesi diviene spiegazione dei riti, delle parole, dei gesti della Messa. Una singolarità distingue questo libro: l’immagine che accompagna e illustra il testo. Destinatari del libro sono i ragazzi: non lasciati a se stessi, ma guidati dagli adulti, testimoni credibili della fede, così che questa a sua volta maturi in quanti si avviano a comprenderla e ad amarla.
Attraverso l'analisi delle opere degli autori più rappresentativi il percorso della speculazione teologica dal XIV all'inizio del XV secolo. Coed. Città Nuova - Jaca Book
Il primo volume di Figure del pensiero medievale, come recita il titolo, presenta «i fondamenti» e gli «inizi» della figura della teologia che verrà elaborata nella riflessione occidentale fino alla «Via moderna», ossia fino al XIV e agli inizi del XV secolo. Né si tratta soltanto degli inizi cronologici: i vari saggi editi nel volume delineano, infatti, gli inizi metodologici, in certo modo esemplari, che avviano e determinano la forma della teologia, quale verrà in seguito elaborata. Il capitolo introduttivo offre una sintesi della teologia medievale, con le sue fonti e i suoi riferimenti e processi fondamentali. Seguono poi i grandi modelli: Agostino, con la fede che genera l’“intelletto teologico”; Boezio, con le sue esemplari attuazioni o i suoi “opuscoli” della teologia risultante dall’investimento razionale della stessa fede; Gregorio, che resterà il geniale ispiratore della teologia come «intelligenza spirituale», come lettura di tutte le risorse dei significati biblici, destinati ad avverarsi come esperienza; lo Pseudo-Dionigi, il maestro della teologia come inesausta ricerca e desiderio di Dio come di inarrivabile trascendenza, e impossibilità di “possesso”, di là da ogni rappresentatività e simbolo; Isidoro di Siviglia, con il suo enciclopedismo, mirante alla visione il più possibile comprensiva della realtà della natura e della storia; Giovanni Scoto, il geniale “discepolo” dell’Areopagita, alle origini della sapienza medievale, uno dei quattro fondatori della scuola di Parigi, per il quale la theologia indica una forma di sapere, proprio dell’uomo e costruito per mezzo della ragione a partire dalla lettura del dato rivelato, avente direttamente come oggetto Dio e la realtà divina, risultante dall’insopprimibile desiderio di conoscenza che è il sentimento motore di ogni indagine filosofica, ma che in un teologo diventa desiderio di conoscenza di Dio, desiderio di rispondere a quell’amore che orienta l’universo intero verso la causa prima, nei vari modi e moti specifici di ciascuna creatura, e che nell’uomo si manifesta appunto nella conoscenza. Per Giovanni Scoto l’uomo è animal theologum, filosofo per natura, teologo per natura e per grazia. D’altronde, la teologia non si oppone alla poesia: ed ecco in questo volume dei fondamenti e degli inizi dal IV al IX secolo i frutti della poesia e della teologia. Abbiamo detto che il valore del volume è quello di porsi non tanto cronologicamente, quanto metodologicamente, oltre che contenutisticamente, al principio. Certo, le riflessioni dei secoli successivi non saranno puramente ripetitive, ma affatto creative, e tuttavia proprio questi primi saggi non cesseranno di esserne l’ispirazione.
Il "Messale di ogni giorno" è uno strumento al tempo stesso maneggevole e completo per le celebrazioni eucaristiche. Esso comprende introduzioni e catechesi ai riti, ai tempi liturgici e ai libri biblici; inoltre per la Messa di ogni giorno sono proposti un agile spunto - che consente di iniziare alla preghiera - e un breve commento alle letture. Nella fedeltà alla classica scansione del Messale (Proprio del tempo, Rito della Messa, Tempo ordinario, Proprio dei santi, Messe rituali, per varie necessità, per i defunti), questa edizione è curata nell'articolazione interna per essere disponibile in un unico volume. Al tempo stesso sono stati evitati eccessivi rimandi interni: così che possa essere adoperato durante la meditazione e la celebrazione sia da chi presiede l'assemblea liturgica, sia dai singoli fedeli. Il messale include: le letture Bibliche dal nuovo lezionario Cei, Rito Romano; rito della Messa e tutte le Messe, anche quelle delle domeniche.
Questo breve saggio di Inos Biffi
non solo ci fa comprendere l’itinerario
culturale di Newman, ma a un tempo ci
illumina sulla sua santità.
Tema fondamentale di questo opuscolo
è la relazione tra Newman e i
Padri, che – egli afferma – lo hanno
fatto cattolico.
L’incontro con questi «antichi luminari
della Chiesa» appare precoce nella
vita di Newman, ma la loro frequentazione,
che nasceva da una profonda consonanza
intellettuale e affinità spirituale,
lo accompagnerà per tutta la vita. Egli
affermerà che la lettura dei Padri era per
lui fonte di «delizia»; li sentiva, infatti, e
li considerava come suoi familiari.
Alcuni di essi erano i suoi «vecchi amici
del secolo IV», e i loro scritti li considerava
come i suoi «archivi di famiglia».
Il primo capitolo offre una sintesi di questa “amicizia”,
partendo dal testamento in cui richiama alcuni di questi
Padri, affidando loro la sua anima e il suo corpo. Il secondo
capitolo descrive minutamente la sua
visita a Milano, la «città di sant’Ambrogio
» – come egli la chiama, scrivendo
agli amici in Inghilterra: di quel
«maestoso Ambrogio», che fu uno dei
«vecchi amici» di quel secolo IV, dove
egli ritrovò il modello dell’ortodossia e
quindi della Chiesa “cattolica”, o la
Chiesa vera e “compiuta”.
L’ultimo capitoletto è uno schizzo
sulla santità di Newman: una santità
maturata nel silenzio e nella persuasione
che – sono parole sue –, «se siamo
pazienti, Dio lavora per noi. Egli lavora
per coloro che non lavorano per se
stessi».
Lasciò anche scritto: «Gli uomini
illustri agli occhi del mondo sono grandissimi
da lontano, mentre avvicinandosi
rimpiccioliscono; ma l’attrazione
esercitata da una santità inconsapevole possiede una forza
irresistibile. Essa persuade il debole, il timido, il dubbioso e
l’indagatore». Ora è la santità di Newman a persuaderci.
Inos Biffi è docente ordinario emerito di Storia della teologia medievale e di Teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia
Settentrionale (Milano) e docente incaricato presso la Facoltà di Teologia di Lugano. È presidente dell’Istituto per la Storia della
Teologia medievale di Milano e dirige in collaborazione le collane Biblioteca di Cultura medievale e Eredità medievale. Storia della
Teologia da Boezio a Erasmo da Rotterdam presso la Jaca Book. Presso la Facoltà di Teologia di Lugano è direttore dell’Istituto di
Storia della teologia. Nell’ambito del Medioevo è autore di ricerche sui teologi di scoli XI, XII e XIII. È curatore, in collaborazione, dell’opera
Omnia (latino-italiano) di Sant’Anselmo d’Aosta e del Corpus Colombiano. È dottore aggregato della Biblioteca Ambrosiana.
Larga parte della su attività è anche dedicata al campo della liturgia, particolarmente di quella ambrosiana, della quale ha curato la
riforma. Collabora alle principali riviste teologiche, tra cui «La Scuola Cattolica», «Teologia», «Communio» e «Rivista Teologica di
Lugano». Presso la Jaca Book è in corso di pubblicazione la sua Opera Omnia.
La Storia dei tempi nuovi in Inghilterra, qui pubblicata nei suoi primi quattro libri - dopo Nel ricordo dei discepoli, e le Vite -, porta felicemente a compimento la trilogia delle opere progettate in occasione del IX centenario della morte del sottile e originale pensatore al quale Aosta diede i natali e che dal Medioevo non ha mai cessato di interessare storici, filosofi e teologi. Potremmo ora parlare di una felice e riuscita trilogia anselmiana: Nel ricordo dei discepoli, le Vite, la Historia Novorum in Anglia, assicurata agli studiosi di sant’Anselmo da un modo avveduto e previdente di commemorare la memoria della sua morte. Se Eadmero nella Vita sancti Anselmi ne ha descritto la «condotta privata», in quest’opera ne ritrae l’azione «politica», con le travagliate vicissitudini che l’hanno segnata a motivo dell’impegno anselmiano inteso a liberare la Chiesa dalla pretesa dei re normanni di conferire l’investitura ai vescovi. Veramente si potrebbe parlare di Anselmo «politico suo malgrado». Il suo maggiore studioso, Richard Southern, scrive: «I problemi spirituali e monastici dovevano verosimilmente essere al primo posto nei pensieri di Anselmo; i suoi consiglieri e la sua preparazione gli davano gli strumenti per affrontare solo questi». E, tuttavia, anche in questa lotta per l’indipendenza della Chiesa (libertas Ecclesiae) risalta tutta la grandezza della figura del monaco di Le Bec divenuto arcivescovo di Canterbury. Lo osservava anche Sofia Vanni Rovighi: «Non si può non riconoscere che egli lottò sempre, durante il suo episcopato, per la giustizia o per quella che egli riteneva essere la giustizia, pagando sempre di persona, e si comportò sempre con una dirittura che, se non contribuì alla sua fortuna politica, fu sempre la sua forza e talora fu disarmante anche per i suoi avversari». Papa Benedetto XVI nel Messaggio, affidato al suo inviato speciale, il cardinale Giacomo Biffi, in occasione del centenario anselmiano e letto nella cattedrale di Aosta il 21 aprile 2009, ricordava tra le «opportune e intelligenti iniziative» intraprese dalla comunità valdostana «specialmente l’accurata edizione delle sue opere». La nostra trilogia si inserisce in queste iniziative. Sicuramente, essa resterà come frutto duraturo della ricorrenza anselmiana e concorrerà a far conoscere soprattutto dal profilo storico l’avvincente avventura del "Dottore Magnifico", come la tradizione ha amato definire Anselmo.
La distinzione tra «via antiqua» e «via moderna» propriamente assume significato solo quando, con l’apparire di una teologia ispirata da Ockham, saranno compresenti nelle università della cristianità due modi di insegnare la teologia: quello tradizionale e quello ockhamiano. Il segmento storico che questo volume considera è anteriore a Ockham, ma ci sembra che negli anni che vanno dalla morte di san Tommaso d’Aquino (1274) all’insegnamento di Duns Scoto a Parigi (inizi del Trecento) si assista ad una ricerca di rinnovamento dell’antico metodo teologico. Una ricerca di rinnovamento sia nel giudizio sulla presenza e lo statuto della ratio nel sapere della fede, sia per la visibilità di forme di teologia profilate non solo sulla ragione filosofica, ma sulle esperienze estetica e mistica e le loro capacità di generare intelligenza del mistero in ambito cristiano, ma anche in quello ebraico. Il volume tratta le figure di Sigieri di Brabante, espressione estrema di un naturalismo filosofico ispirato all’aristotelismo di Averroè; di Raimondo Lullo, che si distingue per il tentativo di conquistare alla razionalità della verità cristiana gli infedeli, in particolare i responsabili delle comunità e gli intellettuali; di Enrico di Gand, Egidio Romano, Goffredo di Fontaines e «principalmente il modo in cui il primo dà vita al più ambizioso e per certi versi audace tentativo scolastico di fondare scientificamente la teologia». Della teologia dei tre domenicani Eckhart, Enrico di Berg [Suso] e Giovanni Tauler, è posta in luce la base scolastica del loro edificio spirituale; l’emblematica figura di Pietro di Giovanni Olivi si rivela filo conduttore per una rivalutazione della storia delle idee in ambito francescano prima di Duns Scoto; il «teologo Dante» esprime nella bellezza, secondo l’arte di cui dispone, la verità della Parola, e configura quindi un’estetica del mistero o epifania della sua gloria. Duns Scoto, infine, è il teologo che, mentre sottolinea con forza il fine pratico della scienza teologica, che deve alimentare lo slancio di carità, ne esaspera l’attitudine alle analisi dialettico-speculative. Se in questo volume il fuoco principale è concentrato sulle vicende scolastiche e quindi speculative dell’ultimo quarto del secolo XIII e sulle loro interne ricerche di rinnovamento, in esso si documenta anche il riemergere della «teologia mistica», che risponde a una più immediata esigenza esperienziale del divino. Non solo in ambito cristiano, con la mistica renana, le inquietudini presenti nei teologi francescani del tardo Duecento, le visioni poetiche di Dante, ma anche nell’ambito ebraico si acuisce il bisogno di conoscenza mistica che si esprime nel Chassidismo e nella Qabbalah.