Il testo, redatto con un approccio storico-critico dal taglio ecumenico, si è posto l'obiettivo di esaminare puntualmente i maggiori documenti magisteriali della chiesa cattolica romana in cui le chiese orientali furono protagoniste. Il saggio prenderà avvio con Papa Leone XIII passando per Pio XII, raggiungendo così il Vaticano II, l'ecumenismo di Giovanni Paolo II, sino a lambire i papati più recenti di Benedetto XVI e Francesco. Per meglio perimetrare l'oggetto della disamina e comprendere a fondo che «la Chiesa vive ancora delle ricchezze dottrinali, spirituali, culturali ed umane [...] Esse restano un patrimonio comune, da riscoprire e valorizzare, perché la Chiesa possa tornare a respirare "con ambedue i polmoni", quello orientale e quello occidentale» (Giovanni Paolo II), lo studio sarà corredato di un capitolo introduttivo contenente i cenni di storia e teologia delle chiese orientali, al quale farà da pendant un epilogo, affidato alle riflessioni di due contemporanei autori ortodossi: Nicolas Afanassieff (T1966) e Ioannis Zizioulas (1931-).
L'omelia Non si parli in pubblico per compiacere fu presumibilmente pronunciata tra maggio del 386 e gennaio 387 ad Antiochia di Siria. Lo sforzo pastorale si concentra sulla figura del sacerdote che riveste il ruolo di pastore d'anime; il testo prende avvio dal comando paolino ammonisci, rimprovera, esorta (2Tm 4,2), ma in questa sede il pastore intende soprattutto sollecitare a ricordare i propri peccati, finalizzato al pentimento (?????o?a) e alla confessione (??a????????). Il pentimento è di tipo personale, in cui il fedele chiede a Dio di perdonarlo, perciò si instaura un rapporto diretto con lui al fine di reintegrarlo (??a???o?a?) nella comunione universale. Boccadoro compie una fine analisi psicologica dell'insinuarsi del peccato, offendo altresì dei criteri di discernimento riguardanti le parole, i pensieri e le azioni, indugiando sull'utilità di questo ricordo che «consola la mente, induce ad umiliarsi e attira l'affetto di Dio».
Qual è la differenza tra anima e spirito? Spesso questi termini vengono confusi o usati col medesimo significato, sminuendo così l’inesauribile ricchezza dell’interiorità umana. In un tempo in cui la materialità prevale sulla spiritualità diventa importante riscoprire la dimensione della corporeità, quella della spiritualità e ciò che lega queste due. Il presente lavoro esamina l’evoluzione che le due locuzioni hanno avuto nel corso della storia del pensiero e della riflessione teologica. Nella prima sezione se ne analizza sinteticamente l’etimo partendo dalla lingua ebraica e passando poi a quella greca. Successivamente si prendono in esame le informazioni che arrivano dalla sacra Scrittura per capire in che maniera, all’interno dei vari libri e generi che la compongono, questi vengono utilizzati. Nella terza sezione si analizzano le riflessioni che la speculazione teologico–filosofica del passato ci ha consegnato, con particolare riguardo al rapporto che intercorre tra i due sin dai primi secoli. Nella quarta sezione si prendono in considerazione i significati che emergono dagli interventi magisteriali partendo dal Concilio Vaticano II per arrivare ai nostri giorni. Si termina con uno sguardo d’insieme facendo sintesi dei contenuti acquisiti e introducendo alcune interessanti ricerche odierne sul fronte delleneuroscienze, dove si stanno facendo interessanti passi in avanti nella comprensione della complessità dimensionale dell’uomo.