Una nuova traduzione per i cristiani di tutte le confessioni, ma anche per il lettore laico.
La nuova edizione Einaudi della Bibbia si caratterizza innanzitutto per la nuova traduzione, non confessionale, frutto del lavoro di un'équipe di filologi ed esegeti fra i più autorevoli al mondo, profondi conoscitori dell'ebraico, dell'aramaico e del greco. Una traduzione che vuole rendere accessibile il testo biblico al lettore odierno, ma senza omogeneizzare le sue asperità linguistiche, culturali e teologiche.
La Bibbia è sempre disponibile a una lettura infinita, e non solo per le interpretazioni che sono sempre molte, come testimonia tutta la copiosissima letteratura dei commenti biblici, ma infinita perché diventa diversa a partire da chi la legge. Ci sono letture diverse nella fede ebraica, letture diverse nella fede cristiana, letture diverse di chi non è credente né in Dio, né in Gesú Cristo e legge la Bibbia come «il grande codice» secondo la ben nota espressione di Northrop Frye. Grande codice della cultura occidentale soprattutto, ma non solo! Per il non ebreo e il non cristiano, la Bibbia non contiene «la parola di Dio», ma resta una testimonianza scritta del pensiero umano che si esprime imputando al soggetto «Dio» parole e azioni che hanno un significato alto per l’umanità. Ma non si dimentichi che nella lettura della Bibbia anche il credente non potrà fare a meno di tutti gli strumenti umani necessari per leggerla, interpretarla e comprenderla. Nella lettura infinita c’è un cammino comune del credente e del non credente che deve assolutamente essere messo in rilievo e praticato senza sospetti. D’altronde, le chiese oggi riconoscono che la Bibbia, pur contenendo la parola di Dio, è innanzitutto parola umana, che gli autori sono autori umani, e che la Bibbia è un testo che va interpretato rifuggendo ogni lettura fondamentalista. Oggi possiamo dire che la Bibbia è la biblioteca che non divide, non separa, non apre a fondamentalismi, chiede l’affermazione della diversità, delle pluralità e dunque del dialogo perché essa è strutturalmente dialogica!
dalla Prefazione di Enzo Bianchi
Qual è il significato umano e spirituale del desiderio? Si può vivere senza affetti? Cosa significa "valere"? Rabbia e aggressività sono nemici da fuggire o alleati indispensabili? Che fare quando arriva il momento della crisi? Il senso dell'umorismo può essere un segno di salute mentale e spirituale? E quando l'amicizia può considerarsi un aiuto per la propria vita? Quanto incide la paura nelle nostre scelte e nella più generale rappresentazione della vita, della società e della relazione con Dio? Cosa può dire il diffondersi dell'odio anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del XXI secolo? È possibile "curarlo" in qualche modo o ci si deve arrendere alle sue derive? Perché tristezza e felicità, quando le si studiano a fondo, si rimandano vicendevolmente?
In questo libro, che esce in una nuova edizione, aggiornata e ampliata, si cerca di dare una risposta a questi ed altri interrogativi con cui, bene o male, ognuno di noi è chiamato a fare i conti: essi vengono presi in considerazione nel loro rapporto con la vita spirituale, senza con questo trascurare il contributo offerto dalle scienze umane. Scopo di questo confronto è di giungere ad una visione più vera e riconciliata con la propria affettività: un ideale non certo facile e tuttavia necessario.
Gli affetti costituiscono una realtà fragile e apparentemente imprevedibile, eppure sono la nostra forza, un tesoro prezioso per conoscere la verità di noi stessi e del nostro rapporto con Dio.
Le Regole e le Annotazioni (oggetto delle cosiddette Istruzioni, solitamente presentate da colui che dà gli esercizi insieme agli spunti per la preghiera) commentate in queste pagine occupano una buona parte del libretto degli Esercizi Spirituali di sant'Ignazio di Loyola. Esse, cercando di fare chiarezza su questo tipo di esperienza, non intendono affatto imprigionare l'opera dello Spirito, ma piuttosto aiutare l'esercitante a rendersi maggiormente disponibile alla Sua azione e a riconoscerne la voce nelle varie situazioni della vita. La posta in gioco, come precisa lo stesso Ignazio, non è di poco conto: "Vincere se stesso e mettere ordine nella propria vita senza prendere decisioni in base ad alcuna affezione che sia disordinata".
Il desolante panorama offerto dal crescente numero di edifici sacri abbandonati o destinati agli usi più inconsueti richiama l’attualità della profezia di Nietzsche circa la morte di Dio. Uno sguardo più attento mostra tuttavia come le tematiche religiose (il sacro, il senso della vita e della morte) non scompaiano ma piuttosto si diffondano in maniera capillare e diversificata. Il libro indaga tale andamento mostrando possibili conseguenze a livello sociale, culturale e spirituale. Le nostre società “laiche” sembrano incapaci di affrontare la gran parte delle problematiche odierne: migrazioni, crollo demografico, sfaldamento del tessuto sociale, crisi delle istituzioni e della politica, aumento della solitudine e del male di vivere. Tutto ciò rende improrogabile la ripresa del dialogo tra secolarità e religione. La posta in gioco è la sopravvivenza della nostra civiltà.
Informazioni sull'autore
Giovanni Cucci è laureato in Filosofia all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di Teologia a Napoli alla Facoltà S. Luigi e ha conseguito la licenza in Psicologia e il dottorato in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Attualmente insegna Filosofia e Psicologia allo studentato della Compagnia di Gesù a Padova e all’Università Gregoriana di Roma. Collabora alla rivista «La Civiltà Cattolica».
Il libro mette a fuoco alcuni nodi cruciali del rapporto con il mon- do digitale: nella prima parte si analizza il configurarsi di una nuova antropologia, determinata dalle opportunità inedite offer- te dal digitale, che solleva però anche difficili interrogativi etici. La seconda parte affronta i lati oscuri di internet, rappresentati soprattutto dal cyberbullismo e dalle dipendenze, in particola- re quella della pornografia online. La terza parte mostra come questi aspetti siano stati amplificati dalla pandemia e come sia possibile riscoprire dinamiche disattese ma fondamentali per la qualità della vita, che il lockdown ha contribuito a far riemergere.
L'enciclica Fratelli tutti affronta in maniera ricca e articolata il tema della fratellanza, sempre arduo ma ineludibile per il futuro dell'umanità e del nostro pianeta. Senza entrare nel merito di un commento puntuale del testo, il libro riprende alcuni aspetti della fratellanza e li analizza sotto il profilo psicologico, individuando ostacoli e percorsi in grado di promuovere l'incontro. La fratellanza universale è difficile da pensare prima ancora che da capire; il contributo delle scienze umane smentisce luoghi comuni ed evidenzia possibilità talora sconcertanti, ma alla portata di tutti.
Anemia, aneurisma, angioplastica, ma anche amore, brioche e caffè; emoglobina, endocardite e fibrillazione ma anche emozione, fantasia e felicità. Al centro di questo glossario ironico ma scientificamente ineccepibile ci siamo noi, sani o meno sani, ma comunque desiderosi di essere accuditi e rinfrancati dalle parole del cardiologo ideale. Tra letteratura e storia, attualità e vita quotidiana, poesia e cucina, lemmi tecnici si alternano al vocabolario del benessere e dello stile di vita. Una lettura che ci aiuta a familiarizzare, senza ansie, con la medicina del cuore.
Ritenuti a torto un mero retaggio del passato, i vizi capitali costituiscono un'autentica enciclopedia delle passioni umane, una lettura geniale dell'agire umano nelle sue derive negative e nei beni cercati attraverso di essi. Chiunque consideri con attenzione questi vizi potrebbe trovarvi ogni possibile situazione di vita, di classe sociale, di attività proprie della giornata dell'uomo di sempre. Si potrebbe dire dei vizi capitali quello che il regista polacco Kiesloswski aveva osservato a proposito dei comandamenti: "Essi riassumono l'intera nostra esistenza, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere: tutti li disattendiamo eppure tutti ci riconosciamo in essi". Questa polarità di trasgressione e ideale evidenzia la perenne attualità del discorso sui vizi, mettendo in guardia da una suggestione mortale: la tentazione di eliminare gli ideali dalla vita, rassegnandosi ad accogliere passivamente ciò che capita, con indifferenza. L'importanza di studiare i vizi capitali si giustifica infine per la profonda saggezza di cui sono portatori. Non a caso sono stati lungo i secoli oggetto di indagine da parte di artisti e studiosi delle discipline più diverse: le loro analisi delineano un profilo dell'uomo di tutti i tempi. Questo libro intende esplorare tale saggezza, avventurandosi in un percorso affascinante che coinvolge teologia, filosofia, psicologia, arte e letteratura.
In queste pagine Mario Cucca aiuta i lettori a entrare in ascolto con quanto i profeti Isaia e Geremia hanno detto e quanto hanno da dire al mondo contemporaneo. Chi si accosterà a queste pagine troverà quindi alcuni criteri di lettura profetica che si propongono di affiancare il contatto diretto con le pagine della Bibbia. Introduce i lettori a Proverbi, Siracide, Sapienza in maniera non convenzionale e più consona all'etimologia del termine (intro-ducere, portare dentro), invitando chi legge a entrare nel testo, ad attraversarne gli snodi tematici e ad appropriarsi dei contenuti. La serie a cui appartiene il volume è pensata come un'introduzione ai libri della Bibbia attraverso un commento consapevole dei maggiori apporti dell'esegesi contemporanea. Non lasciando mancare elementi di originalità, le pagine che seguono optano per la lettura diretta di alcuni passi biblici che, come punti di accesso privilegiato, consentono uno sguardo all'insieme del maestoso edificio della Scrittura.
In queste pagine Mario Cucca aiuta i lettori a entrare in ascolto con quanto i profeti Isaia e Geremia hanno detto e quanto hanno da dire al mondo contemporaneo. Chi si accosterà a queste pagine troverà quindi alcuni criteri di lettura profetica che si propongono di affiancare il contatto diretto con le pagine della Bibbia. Introduce i lettori a Proverbi, Siracide, Sapienza in maniera non convenzionale e più consona all'etimologia del termine (intro-ducere, portare dentro), invitando chi legge a entrare nel testo, ad attraversarne gli snodi tematici e ad appropriarsi dei contenuti. La serie a cui appartiene il volume è pensata come un'introduzione ai libri della Bibbia attraverso un commento consapevole dei maggiori apporti dell'esegesi contemporanea. Non lasciando mancare elementi di originalità, le pagine che seguono optano per la lettura diretta di alcuni passi biblici che, come punti di accesso privilegiato, consentono uno sguardo all'insieme del maestoso edificio della Scrittura.
L'economia del film è un'area di ricerca relativamente nuova e in espansione, dedicata allo studio delle logiche che governano le attività dell'industria cinematografica. Il volume analizza le fasi di finanziamento, produzione, distribuzione e circolazione dei film, il mercato cinematografico, i protagonisti tradizionali e di più recente comparsa che operano nel settore (come Netflix e Amazon), e la fitta rete di politiche europee, nazionali e locali che regolamentano e sostengono il sistema, soffermandosi di volta in volta sulle diverse forme di valore che il film assume per i soggetti coinvolti. Si tratta infatti di un prodotto complesso, su cui convergono numerosi interessi pubblici e privati, istanze artistiche ed economiche, frutto di un processo che si declina in maniera differente a seconda della cultura produttiva di cui è espressione. Questa complessità, da una parte, articola il ruolo che il film ricopre all'interno del sistema economico e della società contemporanea; dall'altra, rende più che mai arduo quantificarne e determinarne il successo.
Agnese e Pino, nati nel 1893, appartengono a quella generazione sfortunata che ha attraversato entrambe le Guerre Mondiali, che hanno scavato voragini nelle loro vite. Lei è una ragazza pratica e riservata con una madre svampita e un fratello minore da accudire; lui è il rampollo di una nobile famiglia siciliana. Si incontrano a Milano all'inizio del secolo scorso, si innamorano, hanno una figlia. Ma il destino non li vuole insieme. Pino intraprende la carriera militare e la famiglia non solo gli vieta di riconoscere il figlio avuto da Agnese, ma lo spinge a un matrimonio di convenienza con una cugina. Agnese trova lavoro come sarta, va a vivere insieme alla figlia in una casa di ringhiera in corso Buenos Aires e lì, giorno dopo giorno, tesse la trama minima della propria esistenza, accettando le cose come vengono, lavorando. Mentre la sanguinosa storia del secolo breve si snoda spietata, Agnese e Pino tornano di tanto in tanto a incontrarsi, senza mai deviare il corso del proprio destino. Si vogliono bene, ma non arrivano mai a credere che questo possa essere sufficiente. Finché nel 1941, dopo anni che non si vedono e a chilometri e chilometri di distanza, muoiono di malattia, a pochi mesi l'uno dall'altro.