Quinto libro di versi pubblicato da Montale e uscito nel 1973, “Diario del ‘71 e del ‘72” contiene novanta componimenti nei quali il poeta ligure approfondisce i temi e i toni già presenti in “Satura”: su un cupo pessimismo di fondo si innestano quadri di feroce sarcasmo contro la società dell'epoca e un'umanità irrimediabilmente inautentica. In questo volume il testo è accompagnato da un ricco apparato di commento, a cura di Tiziana De Rogatis. Come per gli altri volumi della serie, la prefazione è firmata da un critico, in questo caso Luigi Blasucci, e la postfazione è di un poeta, qui Andrea Zanzotto.
Dal quattordicesimo Dalai Lama tibetano, la più importante figura del buddhismo contemporaneo, un'intensa riflessione sulla vita in forma di folgoranti aforismi. Insegnamenti di apparente semplicità che, come lampi di luce, illuminano la mente immergendola nella meditazione sui concetti più profondi. Un invito a non sprecare la propria vita, ma ad approfittarne, affrontando ogni giorno con consapevolezza e offrendo compassione, gentilezza, amore e rispetto a ogni essere vivente.
Nel 1981 il Dalai Lama tenne nella prestigiosa Università di Harvard una serie di lezioni introduttive alla teoria e alla pratica del buddismo tibetano. Nelle sue parole si ritrovano la profondità intellettuale, la potenza espositiva e l'amore compassionevole per gli esseri umani che caratterizzano la sua grande personalità. Questo libro raccoglie i suoi discorsi e i dialoghi con gli studenti, affrontando i temi fondamentali dell'esistenza umana.
Il buddhismo è praticato da centinaia di milioni di persone in ogni angolo della terra, dalle grotte del Tibet ai templi di Tokyo fino ai ritiri nei boschi di sequoie degli Stati Uniti. Tutte le sue diverse tradizioni (quella meridionale Theravada, basata sul canone pali, e quelle settentrionali del Tibet e dell'Asia orientale, che fanno riferimento a testi originariamente scritti in sanscrito) affondano le radici negli insegnamenti di un uomo vissuto in India 2500 anni fa, che, tradotti in numerose lingue, hanno conosciuto una diffusione globale e reso il buddhismo una delle religioni più influenti del mondo contemporaneo. In queste pagine Sua Santità il Dalai Lama e la monaca buddhista americana Thubten Chodron esplorano, con un'analisi mai condotta finora in questi termini, gli elementi comuni, le sinergie e le divergenze fra le principali correnti del buddhismo rispetto ad alcune pratiche e dottrine essenziali: le "quattro nobili verità" sull'origine del dolore e sulla via per la sua cessazione; l'"originazione dipendente", ossia il ciclo che dall'ignoranza porta all'attaccamento, al karma e a perpetuare rinascita, invecchiamento e morte; la pratica della meditazione, nella sua progressione a vari livelli e i relativi ostacoli e antidoti; la cura della condotta morale da parte di laici, monaci e negli stadi di realizzazione più avanzati; la coltivazione delle virtù (fra le quali l'amore, la compassione, la gioia e l'equanimità). Premessa di Bhante Henepola Gunaratana.
Cosa succede al nostro cervello quando meditiamo? La meditazione può avere un vero effetto terapeutico? E in quali casi? Per rispondere a questi quesiti una delle maggiori autorità spirituali mondiali, Sua Santità il Dalai Lama, e un eminente neuroscienziato, Jon Kabat-Zinn, si sono incontrati in occasione del XIII Mind and Life Dialogue; il risultato delle loro conversazioni, a cui hanno partecipato altre eminenti personalità in campo religioso e scientifico, è in questo libro: un resoconto di come le antiche tecniche meditative tibetane possano unirsi ai risultati delle più avanzate ricerche sul cervello nel campo dello stress. Le loro parole tracciano un'affascinante descrizione dell'enorme potenziale della mente umana, in grado, se ben allenata, di guarire se stessa, e del suo ruolo nel generare un benessere psicofisico globale.
Viviamo in un mondo inquieto, scosso da profonde crisi, non solo economiche, in cui sembrano prevalere le primordiali pulsioni distruttive che generano da sempre guerre, conflitti, odi, divisioni. Un mondo in cui la logica dominante è quella che arma l'uno contro l'altro individui, collettività e nazioni, spesso in nome di presunte superiorità culturali, religiose o, addirittura, razziali. E ancora possibile, in una realtà così segnata dalla violenza e dal dolore, parlare della felicità come di un obiettivo alla portata di tutti? Dopo aver esaminato in precedenti volumi la cosiddetta "rivoluzione della felicità" e il suo rapporto con il mondo del lavoro, Sua Santità il Dalai Lama e lo psichiatra americano Howard C. Cutler affrontano ora una nuova e ambiziosa sfida, a partire da un assunto semplice e fondamentale: poiché la natura dell'uomo è essenzialmente buona, se egli coltiverà le sue doti innate potrà realizzare se stesso e, quindi, essere felice. Secondo la concezione buddhista, infatti, la felicità è un'arte e, come tale, richiede pratica ed esercizio, al pari di qualsiasi altra competenza e abilità umana. Allenando la mente a individuare le cause dell'ansia e dell'insoddisfazione, abituandoci a riconoscere, nell'incontro con gli altri, le affinità piuttosto che le differenze, alimentando emozioni positive quali la compassione e l'empatia anziché la paura e la diffidenza, troveremo la strada maestra per raggiungere una maggiore felicità.
In un mondo come quello attuale, preda dell'incertezza, della competitività e della paura, dove gli interessi privati prevalgono spesso su quelli comuni e l'io sembra averla sempre vinta sul noi, la rinuncia all'egoismo, l'amore per gli altri e la conquista della pace interiore possono apparire valori nobili ma utopistici, irrealizzabili, se non addirittura ingenui. Con parole semplici ma inequivocabili, Sua Santità il Dalai Lama dimostra invece come si tratti di obiettivi alla portata di tutti, che possono determinare cambiamenti decisivi non solo per la vita di ciascuno di noi, ma per quella dell'intera umanità. Partendo dalla considerazione che ogni essere umano vuole la felicità e non la sofferenza, il Dalai Lama illustra gli errori più comuni che compiamo quando lasciamo che siano emozioni distruttive quali la bramosia, la rabbia, l'odio e l'invidia a guidare i nostri comportamenti, con l'unico desolante risultato di precipitare nell'angoscia e nella solitudine. La strada che porta alla pace interiore - e, quindi, alla felicità - è invece quella che va nella direzione opposta, cioè verso la compassione, un atteggiamento generato dalla consapevolezza che tutti gli uomini sono uniti da un indissolubile legame: la loro condizione di esseri umani. In questa comunità universale, il gesto compassionevole ed empatico di ogni individuo nei confronti del prossimo non può non riverberarsi, in cerchi sempre più ampi, su coloro che gli stanno attorno.
Come le ali di un uccello, l'amore e l'intuizione agiscono insieme per condurre all'illuminazione. Da questa immagine poetica di straordinaria efficacia e di fondamentale importanza per il buddhismo, Sua Santità il Dalai Lama trae lo spunto per riflettere sull'origine primaria del malessere che affligge il nostro tempo: l'uomo soffre e ha paura perché schiavo di una falsa visione di se stesso.
Ognuno di noi possiede potenzialmente gli strumenti per ottenere la felicità e vivere un'esistenza significativa, e il modo per conquistare tale obiettivo è la conoscenza di sé: ignorare la nostra vera natura equivale a farsi del male, a restare imprigionati in una concezione fuorviante ed esagerata del nostro io, degli altri, degli eventi esterni e delle cose materiali. Anche i sensi possono ingannarci, stimolando in noi passioni e azioni negative che seguiteranno a tormentarci in futuro.
In Conosci te stesso il Dalai Lama illustra come allontanarsi da una percezione distorta del corpo e della mente e liberarsi così dall'errore e dalla sofferenza, per giungere a considerare il mondo in una prospettiva più realistica e fondata sull'amore.
Attingendo al pensiero buddhista e proponendo una serie di esercizi graduali, ci prende per mano e ci aiuta a sviluppare la capacità di distinguere fra come appariamo a noi stessi e come siamo davvero e, quindi, ad abbandonare idee e presupposti illusori. La riflessione sulla falsa apparenza apre la via alla scoperta della vera realtà e alla comprensione di cosa significhi esistere senza fraintendimenti, stato profondo dell'essere che accresce l'amore, rivelando l'inutilità delle emozioni distruttive e del dolore. La conoscenza di sé diventa dunque la chiave dello sviluppo personale e di una relazione positiva con il mondo e i nostri simili. Tramite la concentrazione meditativa, impareremo a mettere l'intuizione al servizio dell'amore e l'amore al servizio dell'intuizione raggiungendo lo stadio supremo dell'illuminazione, tesa alla compassione e al bene altrui. Vivacizzato da aneddoti e racconti di esperienze realmente vissute dal Dalai Lama, Conosci te stesso è una guida preziosa per chiunque desideri compiere il percorso spirituale che porta all'acquisizione della consapevolezza di sé.
II Dalai Lama è una delle più grandi figure di maestri e insegnanti di buddhismo nel mondo, portavoce, con il suo immancabile sorriso, di questa religione a tutti i non buddhisti. In questo libro egli ci spiega le sue idee sulla meditazione, e mostra come la scienza occidentale si possa perfettamente coniugare con il pensiero buddhista. E soprattutto fa un appello a ciascun lettore perché instilli nel proprio animo un senso di responsabilità universale nel gestire ogni tipo di relazione in questo mondo sempre più frammentato.
In queste pagine il Dalai Lama legge e commenta il Vangelo, delineando affinità e divergenze fra cristianesimo e buddhismo. Con parole di profonda saggezza, nate dalla serenità del raccoglimento meditativo, da un lato ammonisce coloro che si definiscono "buddhisti cristiani", perché non si deve cercare di "mettere la testa di uno yak sul corpo di una pecora". Dall'altro però non dimentica come sia Buddha sia Gesù sottolineino quel seme di risveglio spirituale presente in tutti noi e traccino la via della salvezza nell'amore compassionevole verso il prossimo. In questa prospettiva è possibile un incontro costruttivo tra le due religioni, nel reciproco rispetto delle specifiche identità. E proprio questo dialogo può insegnarci come gli esseri umani siano in grado di amarsi non malgrado le diversità, ma proprio perché diversi.
Con la meditazione i monaci buddhisti riescono a raggiungere uno stato di serena felicità. E ci assicurano che è una condizione che tutti possono sperimentare. Ma come? Per rispondere a questa domanda un gruppo di psicologi, filosofi e neuroscienziati occidentali guidati da Daniel Goleman - il profeta della cosiddetta "intelligenza emotiva" - si è confrontato con il Dalai Lama. Dal loro incontro è scaturita una sola risposta: liberarsi dai "veleni della mente" (rabbia, desiderio, illusione) è la chiave delle felicità. Così se da un lato il Dalai Lama ci spiega come trasformare le emozioni negative in sentimenti positivi, dall'altro Goleman ci mostra, con rigorosi metodi scientifici, come la pratica della meditazione possa rimuovere le cause delle nostre peggiori pulsioni. Insieme i due autori ci invitano a gettare uno sguardo colmo di speranza sul lato più oscuro della nostra mente per renderlo limpido e luminoso.
Per ottenere la felicità e raggiungere l'appagamento personale è essenziale saper dare e ricevere amore. Ma fino a che punto comprendiamo la straordinaria forza trasformatrice di questo sentimento? Siamo davvero in grado di coltivarne e di apprezzarne i doni inestimabili? Nella "Via dell'amore" il Dalai Lama ci insegna come tradurre l'energia che ognuno di noi dedica a se stesso in una forma di compassione rivolta agli altri. Riprendendo esercizi e tecniche messi a punto nei monasteri tibetani più di mille anni fa, ci guida lungo un cammino che porta a sviluppare il nostro potenziale, trasformando l'eccessiva e controproducente concentrazione su di noi in un sano interesse per gli altri. Così, passo dopo passo, impariamo a superare la generale abitudine a inquadrare le persone in categorie rigide per creare e mantenere invece un atteggiamento positivo verso tutti coloro che ci circondano, allargandone sempre di più la cerchia. Riflettere sulla gentilezza e sull'amore ricevuti soprattutto durante l'infanzia (quando maggiore è la nostra dipendenza dall'attenzione e dalle cure altrui), ci spingerà poi a ricambiare chi ci ha fatto del bene, aiutandolo a raggiungere i suoi obiettivi. In tal modo riusciremo ad apprezzare l'altruismo disinteressato, il dare con generosità senza tornaconto personale, perché nel momento in cui cerchiamo di realizzare il benessere degli altri stimoliamo la compassione, che è l'aspetto più vero e pieno dell'amore.