La Bibbia, libro fondatore di due grandi tradizioni religiose, l'ebraismo e il cristianesimo, è una specie di biblioteca che viene presentata in un unico volume nel quale si distinguono due parti. La prima è l'Antico Testamento, composto da alcune decine di testi di consistenze e stili differenti. Il lascito biblico è la storia dell'alleanza tra Dio e gli uomini, una storia che avviene in due momenti: la prima o «antica» alleanza è stipulata con il popolo di Israele; la «nuova», intravista dal profeta Geremia, è, secondo i cristiani, conclusa in Gesù Cristo. In un viaggio tra letteratura, storia e teologia, questo libro intende offrire una percezione della potenza dei testi dell'Antico Testamento, eredità al tempo stesso ebraica e cristiana.
Le grandi domande, i grandi temi e un dizionario di oltre 300 voci per capire la Bibbia, accompagnati da uno dei maggiori esperti dell'École biblique di Gerusalemme.
Per il testo biblico, Pietro Lombardini ha avuto un amore appassionato, come testimoniano i saggi raccolti nel volume, dedicato alla figura teologica del profeta e ad alcuni singoli profeti in particolare. Osea, Geremia, Giona acquistano, nella sua esposizione, la vividezza di contemporanei. L'"esegesi narrativa" di don Pietro crea una "contemporaneità" tra il testo e il lettore, "ogni lettore ricostruisce di nuovo il testo". Questo vale in modo particolare per un libro "profetico". Letteralmente, il profeta è "la bocca di Dio", parla al suo posto e in nome suo: "Così dice il Signore..." è l'incipit di ogni oracolo. Anche per questo, la parola profetica è necessariamente contemporanea. Presentazione di Giuseppe Dossetti jr.
Che cosa sappiamo del Nuovo Testamento e come possiamo avvicinare e comprendere i ventisette libri che lo compongono? Il volume presenta il testo integrale nella versione della Conferenza episcopale italiana accompagnato da uno straordinario commentario storico, letterario e teologico, frutto del lavoro di diciannove eminenti studiosi cattolici e protestanti. Dal Vangelo di Matteo all'Apocalisse, i libri del Nuovo Testamento sono proposti in versione integrale, preceduti da un'introduzione che li inquadra nel loro contesto storico e accompagnati da un riassunto del contenuto, annotazioni dettagliate e originali e schede su termini, espressioni o brani particolarmente significativi. In questo modo, il Commentario offre al lettore le conoscenze essenziali oggi disponibili su questi testi.
Che cosa significa oggi sperare e risorgere? Come si possono trovare nella quotidianità gli elementi che permettono di armonizzare la speranza e la vita? E come riconoscere le tante risurrezioni che già avvengono, in attesa di quella dei morti?
Questo volume propone le relazioni, i testi e gli interventi elaborati per il convegno Disperare e sperare, morire e risorgere, che si è svolto a Roma, alla Facoltà valdese di teologia, nel marzo 2012, in ricordo del biblista Giuseppe Barbaglio.
Sommario
Introduzione. Che significa oggi sperare e risorgere? (C. Busato Barbaglio) I. PER RIMANERE VIVI E PENSANTI. 1. Dono di speranza e sala operatoria (M. Martelli). 2. Risurrezione, presenza della morte e spirito di perdono nel Vangelo di Giovanni (F. Vouga). 3. Modeste priorità di una non credente (R. Rossanda). 4. Tra finitezza e infinitizzazione dell'incarnazione (L. Boccanegra). II. ALTRE FORME DI MORTE. VALZER - FILM DI SALVATORE MAIRA. 1. Credendo di trovare sua figlia (S. Maira). 2. Una società tecnicamente progredita e moralmente primitiva? (F. Ferrarotti). 3. La figliolanza e la memoria (Y. Redalié). 4. Nuova parentalità e rinnovata speranza (A. Falci). 5. La ragazza costruita dalla pubblicità (S. Maira). III. «LA RISURREZIONE VIENE DA MOLTO LONTANO». 1. «Il sole garbato della sera» (S. Giocomoni). 2. Costruire la vita, costruire la speranza (M.L. Mondello). 3. Speranza nell'incertezza, fede nel dubbio (M. Tronti). 4. La speranza cristiana nella risurrezione (S. Dianich). Conclusione. La disperazione non è l'ultima parola (R. La Valle).
Note sui curatori
CARLA BUSATO BARBAGLIO, vedova di Giuseppe, è psicoanalista SPI-IPA.
ALFIO FILIPPI è direttore emerito delle Edizioni Dehoniane Bologna (EDB), di cui è stato alla guida dal 1991 al 2011 e dal 1971 ha curato il settore biblico; ha inoltre diretto il quindicinale Il Regno dal 1971 al 1992.
Merito della nuova edizione della Bibbia di Gerusalemme è la grande attenzione con cui accoglie i mutamenti intervenuti negli studi biblici lungo i 50 anni che ci separano dalla nascita dell'opera. Le sue note chiave a piè di pagina costruiscono un percorso tematico interno a tutta la Bibbia, favoriscono una visione sintetica e d'insieme tra tutti i libri che formano l'Antico e il Nuovo Testamento, evitano che il lettore si smarrisca nel particolare del singolo libro e lo accompagnano a capire che la Bibbia è un libro composto da tanti libri. Nell'edizione italiana, tali note sono state ulteriormente ampliate per fornire elementi che aiutino la comprensione delle scelte operate dalla nuova traduzione della CEI, che costituisce il testo biblico. L'itinerario di approfondimento a partire dalle note della Bibbia di Gerusalemme, difficile da costruire nel suo insieme e nei collegamenti da parte di chi ha poca dimestichezza con il testo biblico, è reso possibile da Le chiavi della Bibbia, strumento di lavoro che indica una strada. Ogni voce è generata partendo dai versetti della Bibbia che motivano la nota chiave. È inoltre riportato il testo biblico di referenza per sottolineare che da quest'ultimo non si può mai prescindere, e men che meno nella consultazione di un vocabolario biblico.
Una poderosa raccolta delle opere dei musei, delle chiese e dei palazzi veneziani, insieme ai capolavori presenti nei musei esteri. Dalle origini alla decadenza, l'arte della Serenissima è raccontata da Filippo Pedrocco, uno dei massimi esperti di pittura veneta. Da Paolo Veneziano (1300-1350 ca), forse il più importante pittore del suo tempo, capace di un equilibrio unico tra i temi bizantini della sua formazione e l'influenza di Giotto, a Giovanni e Jacopo Bellini, dallo sfumato di Giorgione (1477-1510) al colore di Tiziano (1480/85-1576) in contrasto con la scuola fiorentina del disegno, per finire con Tiepolo (1696-1770) e i vedutisti, Venezia, ponte commerciale tra due emisferi, domina il Mediterraneo per almeno cinquecento anni, dal Trecento al Settecento, non solo economicamente ma anche culturalmente. La Serenissima ("pace e ordine sono meglior per il commercio" era motto diffuso) fu infatti capace di far sbocciare nuovi linguaggi artistici ed esportarne il valore in tutta Europa. Un ciclo di grandezza che si conclude in un lento declino, iniziato con l'esaurirsi della spinta commerciale che aveva fatto grande la città ed accelerato dall'intrusione di Napoleone. In quattro secoli di ricchezza, Venezia vede sorgere palazzi bellissimi e chiese monumentali, vede realizzati mosaici, affreschi e un'incredibile quantità di opere pittoriche di cui rimangono tracce nella città e nel mondo intero.
Il gioco di relazioni che viene a stabilirsi tra insegnante, allievo, gruppo-classe e istituzione scolastica ha soltanto una crosta di razionalità, ma per «trasmettere dei segni» (insegnare) occorre anche saper decifrare il fiume di messaggi inconsapevoli che scorre sotto: come rumori di fondo dell’inconscio che, se non ben riconosciuti e gestiti, possono causare il fallimento di ogni tipo di relazione educativa.
Un testo per accompagnare la perdita di certezze e aiutare ad affrontare un futuro che la malattia ha reso oscuro.
Il libro raccoglie i contributi dei relatori ai due convegni organizzati dal Centro Filippo Buonarroti in collaborazione con Ilaria Vinassa de Regny ed il Museo di Storia Naturale di Milano, in occasione del bicentenario della nascita di Darwin (il 28 ottobre 2009) e del 400° anniversario delle prime osservazioni con il cannocchiale di Galileo (il 21 gennaio 2010). Ci sembrava infatti un peccato lasciare che i qualificati interventi degli studiosi intervenuti ai due convegni si perdessero nella labile memoria individuale dei partecipanti; abbiamo così pensato di raccogliere le relazioni, opportunamente ampliate, e di arricchire il libro con materiale di documentazione in modo che fosse utilizzabile non solo dai professori ma anche dagli studenti (segnaliamo in particolare il famoso scritto di Lewontin e Gould sui Pennacchi di San Marco). Il libro è perciò diviso in due parti, la prima dedicata a Galileo e la seconda a Darwin.
Questo secondo volume di Evanghélos Moutsopoulos dedicato alla filosofia della musica nel pensiero greco (il precedente del 2002 è sulla musica in Platone, e corrisponde al n. 88 della collana) completa il quadro di una concezione della musica che non è solo estetica, ma cosmologica e ontologica. È l'armonia del mondo che viene riprodotta e amplificata dal musico, e poi recepita dall'uomo colto grazie a una sua naturale 'musicalità', che nelle sue linee fondamentali è interpretata ed espressa dal filosofo. Qui sta il punto focale della ricerca di Moutsopoulos: c'è un rapporto stretto fra filosofo e musico che consiste nell'identità dell'oggetto, ossia nell'essenza eterna del bello, la quale da Platone in avanti è l'essenza eterna del Bene e in ultima istanza dell'Essere. Se Platone poneva in luce questa relazione, lasciando però un dislivello fra la visione intellettuale del bene e quella estetica, Proclo avvicinava i due livelli, facendo della musica una copia del Bene, esattamente come il cosmo fisico è un'immagine dell'Idea del Bene. Fra i due poli, quello platonico e quello procliano, passano circa otto secoli, ma lo sfondo teoretico è il medesimo e l'ispirazione è comune. A Moutsopoulos va il merito di aver saputo esprimere questa continuità con chiarezza, precisione e nel rispetto scrupoloso dei testi.