“nessuno tra noi che parli albanese, nessuno tra loro che parli inglese. è l’incomunicazione più totale. a sera ognuno torna nella sua casetta di dragodan, e la corrente poco dopo va via. rimane illuminata solo la prishtina dei potenti. è il kosovo che in silenzio, fragile scompare.”
Una città si può raccontare in mille modi. Se poi è l'unica città che vanta il solo monumento equestre eretto a un cavallo e non a un cavaliere ti viene da scrivere, raccontandoti con ironia, che "siamo l'unica città secoli avanti nella lotta per la parità dei diritti tra umani ed equini". Con la penna che scorre agilmente sul foglio, Marocco descrive una generazione che vive la periferia di una città levantina come Bari, anche quando di questa città abita i quartieri "bene" e frequenta i posti alla moda. 6 racconti che tracciano e segnano, nei destini dei protagonisti, i linguaggi, i sogni, le solitudini e le acrobazie di una generazione immersa in una metropoli che è periferia perchè città del sud, che non sa essa stessa se dirsi antica o moderna... e che festeggia il suo santo patrono con le stesso ardore con cui ricorda l'estate in cui il Bari comprò João Paulo, mentre strizza l'occhio ad Antonio Cassano.
Cosa si intende per “sobrietà felice”? La risposta è chiara: avere meno del sovrabbondante; avere e fare ciò che serve davvero e nulla di più; disporre dello spazio tra le cose, della virgola tra le parole, della pausa tra due respiri.
In una parola, stare meglio.
Certo, è uno stare meglio che aiuterebbe anche il resto del mondo a stare meglio.
Certo, consumare meno o in maniera più oculata permetterebbe di ridurre gli sprechi, risparmiare risorse, inquinare meno, ridistribuire almeno in parte le ricchezze e sanare alcuni macroscopici disequilibri.
Eppure qui ci interessa solo la felicità.
Qui vogliamo solo far sperimentare a bambini e ragazzi una verità semplice e quasi banale: spesso le cose ingombrano e impediscono di stare bene e divertirsi.
Ovvero: togliendo cose può aumentare il divertimento. Togliendo cose si può stare meglio, essere più felici. Soprattutto: togliendo le cose si lascia spazio ad altro e questo “altro” può rendere molto più felici delle cose.
Questo libro nasce dalla nostra esperienza.
Tutto quello che troverete in queste pagine, non solo da leggere ma anche da usare, o meglio da giocare, è stato sperimentato più volte, con tanti gruppi di bambini, di ragazzi, di adulti.
Sarebbe bello che si potesse replicare ovunque per restituire alla scuola un ruolo educativo centrale nel territorio in cui vive.
Proprio come un percorso, si parte dall’idea di limite, poi si passa al desiderio e ai desideri, infine – tirando le fila del ragionamento – si arriva alla sobrietà felice.
Siete pronti?