Siamo andati sulla Luna, ma le grandi domande filosofiche dei Greci, dei medievali, dei moderni e dei contemporanei, rimangono le medesime. Siamo creature misteriose, tanto piccole e tanto grandi, in un Cosmo immenso, ma non infinito, e portiamo a spasso, sulle nostre spalle, l'oggetto più complesso dell'Universo (il cervello). Siamo corpo e anima, cervello e mente; viviamo nello spazio e nel tempo, ma siamo proiettati sempre Oltre. Perché? Cosa significa questo immenso Enigma? Le neuroscienze, il dibattito sull'Intelligenza Artificiale, la Cosmologia del Big Bang, la dinamica del nostro venire alla luce... insomma, il sapere dell'uomo di oggi può dialogare con le riflessioni dei grandi filosofi che chi ci hanno preceduto, per permetterci di capire qualcosa, come in uno specchio.
Una risposta chiara e scientifica, ma di grande accessibilità, alle provocazioni ateiste e scientiste, tornate di recente molto di moda. Nella cultura contemporanea, grazie ad autori come Richard Dawkins, Sam Harris e Piergiorgio Odifreddi, prende sempre pis piede l'idea che ci sia una frattura insanabile ta fede e scienza e che l'ateismo sia una forma superiore di conoscenza e di moralità, una conseguenza logica delle scoperte scientifiche, del progresso tecnico e delle valutazioni storiche sul passato dell'umanità. In realtà, oggi come ieri, rimangono assolutamente intatte le stesse domande sul senso e il perchè dell'uomo, della vita e dell'universo: il rifiuto di un Dio creatore e la presunzione dell'uomo di aver esaurito qu sto mistero ha portato l'ateismo a rovesciarsi in una forma di fede assoluta e dogmatica (nell'uomo, nella scienza e nella politica) che, inseguendo vanamente il proprio paradiso, ha invece realizzato il peggiore inferno sulla terra, dal nazionalismo al razzismo, dall'eugenetica all'utopia dell'immortalità biologica tramite la manipolazione genetica e la clonazione. Dimostrando che la vera libertà non sta nel radicale rifiuto di Dio e che dunque l'uomo non può essere ateo.
Che cosa è il mondo? Che cosa significa il mondo? Che senso ha il mondo? Il tentativo di comprendere l’universo è stato una costante in ogni epoca e in ogni società, e ha caratterizzato lo strutturarsi delle varie culture al procedere della storia, per dare un significato globale e ultimo all’esistenza. Questo interrogarsi sull’intero del reale e sul senso di ogni cosa, in cui interagivano elementi scientifici, filosofici e religiosi, aveva (e ha) delle implicanze anche in campo sociale, politico ed economico. Nell’attuale crisi antropologica ed ecologica tali domande sono ancora attuali. Perciò intorno ad esse lo studio articola una riflessione biblica e teologica sul reale-creato non umano, cercando di cogliere il suo valore intrinseco e il suo senso. Sottratto dall’essere un semplice oggetto di esperienza o semplice res extensa, il reale è colto nella sua intrinseca capacità di significazione, in grado altresì di dischiudere all’uomo un diverso senso di vivere e di abitare il mondo.
Contenuto
Un saggio sul pensiero di Hans Jonas, un intellettuale filosofo formatosi in Germania sotto la guida di Heidegger e di Bultmann, che torna a discutere sui «venerabili problemi della filosofia»: Dio, uomo e natura. Non solo sul rapporto tra spirito e corpo, tra finalità e causalità, tra essere e dover essere, a partire dagli interrogativi dettati dall’esperienza quotidiana che l’uomo fa del mondo, della vita e di se stesso. Un ricco e articolato percorso filosofico che ha aperto scenari inediti nel campo della filosofia della natura, della filosofia morale e perfino della teologia.
Destinatari
Studenti di filosofia e teologia.
Autore
FRANCESCO BRANCATO è docente di teologia dogmatica presso lo Studio teologico S. Paolo di Catania (Facoltà teologica di Sicilia). Collabora con diverse riviste scientifiche ed è autore di diverse pubblicazioni tra cui vanno ricordate: La questione della morte nella teologia contemporanea. Teologia e teologi, Firenze 2005; Il De novissimis dei laici. Le «realtà ultime» e i filosofi italiani contemporanei, Firenze 2008; Creazione ed evoluzione. La grammatica di un dialogo possibile, Troina 2009; con S. Natoli, Dialogo sui novissimi, Troina 2009; L’ombra delle realtà future. Escatologia e arte, Assisi 2011; Incontrarsi alla fine, Messaggero, Padova 2012.
Con Schaeffler la libertà può essere definita come capacità di "fare esperienza", ovvero capacità di un dialogo con il reale in cui ne va della forma della libertà stessa. Quanto è cercato da Schaeffler è una figura di coscienza capace di apprezzare la normatività del fenomeno contingente, senza rimanere fissata in forme aprioriche incapaci di coglierne la novità, senza ridurre il fenomeno a momento apparente di un processo di automediazione. Il contingente tuttavia non è singolarità che frammenta il reale ma, esattamente nella sua irriducibili, luogo in cui risuona quell'unico appello che si fa momento propulsore per l'evoluzione della coscienza e ragione della continuità del dialogo. Può questo modello essere produttivamente assunto dalla teologia come strumento filosofico per il lavoro dell'ermeneutica teologica e come proposta per una teoria della coscienza credente?