Nato a Darmstadt il 1 luglio 1742 Georg C. Lichtenberg, diciassettesimo figlio di un pastore protestante, è uno dei più originali scrittori e pensatori tedeschi del XVIII secolo. Spirito inquieto e bizzarro, geniale ma debole (era malato di nervi e etilista), cominciò a raccogliere dal 1766 fino alla morte, osservazioni, notazioni personali, motti di spirito, giochi di parole che spaziavano dal feudalesimo germanico alla riflessione morale, alla teoria della conoscenza, alla sessualità, all'attrazione per la morte.
L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.
Per tutti gli europei le guerre del Ventesimo secolo hanno rappresentato un'esperienza che ha lasciato un segno indelebile. Quali sono state le reazioni di questi uomini posti quotidianamente di fronte alla morte di massa? Come è stata elaborata l'insostenibile realtà della guerra? In che termini l'esperienza bellica ha mutato la mentalità comune? Un libro di storia, che piuttosto che ricostruire avvenimenti, date e fatti si occupa delle idee, dei miti, delle credenze che spingono gli uomini alle azioni che fanno la storia.
Questo libro, reso famoso dal film di Stanely Kubrick con Peter Sellers, continua da più di trent'anni a minacciare i lettori con l'arma pacifista della comicità e della satira. La storia è quella dei tentativi per evitare la catastrofe nucleare, dopo che un generale americano, convinto che i comunisti avvelenino gli umori vitali, ha dato il via all'operazione R, escogitata per rendere più credibile il deterrente americano. Perché "Il dottor Stranamore" è ancora d'attualità? Forse la chiave di questa anarchica immaginazione è nel sottotitolo, in quell'invito paradossale a non preoccuparsi e ad amare ordigni di distruzione e di morte, senza che l'uomo che ne scatena la forza distruttiva possa vederne immediatamente gli effetti.
La dottrina sociale cattolica si esprime nei testi del Magistero della Chiesa dalla Rerum novarum di Leone XIII in poi, ma le sue radici risalgono alla Sacra Scrittura e in particolare al Vangelo di Gesù Cristo. Vivere insieme nella società, con rispetto per l’intrinseca dignità di ciascuno e di tutti, significa vivere secondo la giustizia, che tutela i beni fondamentali della persona umana in famiglia, in politica, in campo economico e nei rapporti internazionali. L’amore cristiano verso Dio e verso il prossimo, in quanto risposta dell’uomo all’amore totale e salvifico rivelato e attuato da Dio in Cristo, costituisce un punto inderogabile per la dottrina sociale, purificando il pensiero razionale da cortocircuiti e strumentalizzazioni. Anche se l’amore cristiano va oltre le sole esigenze della giustizia, esprimendosi nella misericordia, tuttavia non trascura la giustizia, ma la persegue quale giustizia superiore di Gesù. L’analisi teologico-morale coglie il meglio della riflessione razionale per poter svelare le implicazioni morali del Vangelo rispetto ai vari settori della vita sociale, affinché ci sia da parte dei cristiani una coerente testimonianza di vita, che contribuisca a promuovere la convivenza pacifica nel rispetto dei diritti fondamentali di tutta l’umanità. Senz’altro, ciò richiede di osservare i fatti concreti della realtà e di rilevare i segni dei tempi, ma esige anche un’attenzione precisa e sistematica a quei principi, norme morali e leggi giuste, espressi nella dottrina sociale, senza i quali non ci può essere né giustizia, né misericordia, né amore vero per il prossimo.
L'analisi dell'individualismo moderno, nelle due varianti illuministica e romantica, centrate rispettivamente sull'uguaglianza e sulla differenza degli individui, attraversa l'intero arco della produzione di Simmel. Nei numerosi saggi dedicati alla ricostruzione delle forme dell'individualismo affiora l'aspettativa di una nuova cultura che integri il valore, dopo Nietzsche definitivamente acquisito, della differenza individuale con quello della comune appartenenza sociale.
George Simmel inaugura un indirizzo fondamentale del pensiero sociologico con la sua attenzione al momento individuale della "sociazione" e sul piano filosofico cerca di integrare il valore della differenza individuale con quello della comune appartenenza sociale. Sul piano etico questo programma si traduce in una critica della legge universale kantiana, ritenuta capace di fornire solo approssimativi punti di orientamento rispetto alle scelte morali più comuni, e nella ricerca di un criterio di condotta aderente alla totalità della vita individuale. La connessione di legge e universalità, sostiene questa nuova morale, può essere spezzata nel momento in cui l'individuo scopre che la costruzione morale di sé obbedisce a una propria "legge".
Il libro è concepito come un faccia a faccia, un confronto che narra la storia delle due band che hanno cambiato la faccia della musica pop e tanta parte del costume occidentale. Al di là della contrapposizione storica, esiste un'opposizione che "lavora" sotto le scelte di gusto che fanno tuttora le nuove generazioni. Georg Diez ricostruisce fatti e misfatti, intrecciando le vicende delle due band e dando forma ad un "conflitto" (di idee, di promesse, di modelli comportamentali) che incide ancora sul nostro presente.
In Occidente, nella terra del tramonto, «non abbiamo più inizi». Così esordisce George Steiner per interrogarsi sulle maniere in cui le arti, le religioni, la filosofia e la scienza hanno organizzato l'esperienza e la percezione della creazione, dell'invenzione e della scoperta. «Grammatiche della creazione» pone a confronto i fondamenti della nostra cultura - dalla Bibbia a Platone, da Dante a Shakespeare - con le più recenti ipotesi sul Big Bang, gli sviluppi della matematica, l'ontologia di Heidegger, le liriche di Celan e le esperienze delle avanguardie nelle arti visive e nella musica. Costruisce così una serrata indagine sul mistero della creatività e una drammatica diagnosi del nostro presente.