Questo libro avanza una tesi eretica: l'idea che l'invenzione della scienza moderna abbia fornito gli strumenti cognitivi e morali necessari per far funzionare l'economia di mercato e consentire la nascita della democrazia. Grazie a tali strumenti, la scienza stimola la capacità di pensare in modo controintuitivo, permettendo di spiegare ciò che accade. Essa, inoltre, consente di prendere decisioni morali, economiche e politiche che non sono "naturali" - date le predisposizioni comportamentali di cui ci ha dotato l'evoluzione - ma che, tuttavia, migliorano la società sotto tutti i punti di vista. La scienza ci fa godere i vantaggi materiali del vivere in condizioni che, dalla rivoluzione neolitica in poi, sono diventate via via più innaturali. Le tesi di questo libro sono quasi censurate in Italia, dove una cultura umanistica pervasiva, tradizionalista e antiscientifica è all'origine dell'incapacità del paese di elevarsi moralmente e stare al passo con le economie della conoscenza.
È il maggio del 1816 e a Londra i ministri degli Esteri britannico e francese stanno per firmare un accordo che segnerà inesorabilmente le sorti di una parte del mondo cruciale dal punto di vista politico ed economico: il Medio Oriente. L'Impero Ottomano infatti ha i giorni contati e la sua caduta sta per lasciare un vuoto di potere dall'Egitto all'Iraq al Libano alla Palestina. Inglesi e francesi si spartiscono le future zone di influenza in un patto segreto tra le loro diplomazie, noto alla storia come "trattato Sykes-Picot". Ma, chiede Jean-Francois Levent, un giovane diplomatico francese presente alla firma degli accordi, e gli arabi? "Gli arabi non esistono, sono solo un miserabile aggregato di tribù, piccole fazioni gelose le une delle altre e incapaci di coesione", è la sprezzante risposta del ministro inglese. Parole che provocherebbero incredulità e indignazione se le udisse Hussein Shahid, produttore di agrumi in Palestina, o Farid Lufti, coltivatore di cotone al Cairo, o Nidal El-Safì, colto patriarca di un'influente famiglia di Baghdad. Queste tre famiglie arabe, così come i Tarbush di Haifa, o come la famiglia ebrea dei Marcus, fuggita dai pogrom della Polonia per stabilirsi in Palestina, conducono la loro esistenza in una maniera ben diversa da quella immaginata dai ministri occidentali. Seguono rispettosamente tradizioni millenarie, ma allo stesso tempo sono culturalmente aperte, capaci di convivere in sintonia e amicizia con arabi di diverse origini e con gli ebrei.
Liz è bella, bionda, solare; ha una grande casa a New York, un matrimonio perfetto, un lavoro invidiabile. Eppure, in una notte autunnale, si ritrova in lacrime sul pavimento del bagno, con l'unico desiderio di essere mille miglia lontana da lì. Quella notte, Liz capisce di non volere niente di tutto quello che ha, e fa qualcosa di cui non si sarebbe creduta capace: si mette a pregare. Come reagireste se Dio (o qualcosa che gli assomiglia) venisse a toccarvi il cuore e la mente, non per invitarvi alla pazienza e alla rassegnazione, ma per dirvi che avete ragione, quella vita non fa per voi? Probabilmente fareste come Liz: tornereste a letto, a pensarci su. A raccogliere le forze, perché il bello deve ancora venire. Un amarissimo divorzio, una tempestosa storia d'amore destinata a finir male e, in fondo, uno spiraglio di luce: un anno di viaggio alla scoperta di sé. In questo irresistibile diario-confessione, Elizabeth Gilbert ci racconta le tappe della sua personalissima ricerca della felicità: l'Italia, dove impara l'arte del piacere, ingrassa di 12 chili e trova amici di inestimabile valore; l'India, dove raggiunge la grazia meditando in compagnia di un idraulico neozelandese dal dubbio talento poetico; e l'Indonesia, dove uno sdentato sciamano di età indefinibile le insegna a guarire dalla tristezza e dalla solitudine, a sorridere e a innamorarsi di nuovo. "Mangia prega ama" è la storia di un'anima irrequieta, con cui è impossibile non identificarsi.
Toledo 1487: un anziano rabbino, uno sceicco di mezza età e un giovane monaco francescano, affratellati dal giuramento fatto a un comune amico ebreo finito sul rogo, decidono di intraprendere un avventuroso viaggio alla ricerca di una misteriosa tavoletta di zaffiro, dove, a detta di chi l'ha avuta tra le mani, sono impresse le risposte di Dio agli interrogativi fondamentali che da sempre l'uomo si pone sulla propria esistenza. Nel corso del rocambolesco pellegrinaggio attraverso la Spagna di Ferdinando e Isabella i tre scamperanno per un pelo agli agguati degli eserciti cristiano e musulmano, si apriranno un varco tra le fitte maglie tese dell'Inquisizione, e troveranno il tempo di fare la conoscenza di uno stravagante marinaio genovese.
Il libro di Ester, proposto nella recente (2008) traduzione curata dalla Conferenza Episcopale Italiana, è qui corredato di un duplice commento. Il primo è quello tecnico di Giulio Michelini, che studia l’opera, giunta a noi in una duplice versione ebraica e greca, nei suoi complessi problemi testuali e la inquadra dal punto di vista esegetico con linguaggio piano e accessibile. Il secondo è il commento proposto dai coniugi Gillini-Zattoni che, nella loro qualità di consulenti familiari, fondano l’analisi sulla loro conoscenza dei problemi di coppia. Facendo ricorso a testimonianze di persone in difficoltà e favorendo con opportuni accorgimenti l’attualizzazione dell’antica storia, Gillini e Zattoni colgono nel libro veterotestamentario molteplici risonanze ancor oggi valide. La vicenda dell’ebrea Ester che umanizza il suo dispotico marito e signore, il re persiano Assuero, e con ardimento gli strappa la salvezza della sua gente, ha in serbo molti insegnamenti sull’amore coniugale, sulla funzione del corpo come strumento di dialogo e della bellezza fisica come linguaggio dell’anima, sulla presenza sollecita di Dio che valorizza le grazie dei deboli, modera l’alterigia dei potenti e sconfigge la protervia dei malvagi.
DesTinaTaRi
Studiosi, religiosi, coppie.
Autori Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini sono docenti all’istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia e nominati come esperti nella Consulta Nazionale della Famiglia della CEI. Sono autori di numerose pubblicazioni su tematiche psicopedagogiche tra le quali ricordiamo: Il grande libro dei genitori, A pranzo da mamma, Genitori nella tempesta, La famiglia nel giardino delle Scritture (Cinisello Balsamo 2004, 2005, 2006, 2008) e, con lo psicoterapeuta Matteo Selvini, autori di L’aiuto alla famiglia. Guida per gli operatori volontari (Cinisello Balsamo 2007); hanno inoltre redatto la voce “Famiglia” per il Dizionario di ecclesiologia (Roma 2010). Giulio Michelini, frate minore, insegna Nuovo Testamento all’Istituto Teologico di Assisi. Ha studiato alla Facoltà di Lingue dell’Università di Perugia (dove ha lavorato sulla traduzione verso il gotico del Vangelo secondo Matteo), alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito il dottorato in Teologia biblica, e al Bat Kol Institute di Gerusalemme. È autore di diversi articoli scientifici e – insieme ai coniugi Gillini e Zattoni – di due commenti biblici destinati alle coppie: La lotta tra il demone e l’angelo (Cinisello Balsamo 2007); Rut. La straniera coraggiosa (Cinisello Balsamo 2009, con un contributo di Massimo Cacciari).
Punti forti
Testo greco ed ebraico a fronte.
La vicenda viene illustrata in funzione dei suoi insegnamenti, validi ancora oggi.
Visitate New York con la guida di National Geographic, da generazioni sinonimo di amore per la scoperta e l'esplorazione. Per farvi conoscere questa città in modo nuovo e stimolante, sono stati scelti luoghi caratteristici e interessanti sia tra quelli più famosi sia tra quelli meno conosciuti.
Marcia o muori. Il sangue non conta. Sacra è la missione, devi eseguirla a ogni costo, anche della vita. Non abbandonare mai i tuoi morti, i tuoi feriti, le tue armi.
La Legione Straniera rivive attraverso l’avvincente testimonianza dei suoi volontari. Uomini allo sbando, poveracci in fuga dalla miseria, nobili decaduti, ricercati di ogni nazionalità e provenienza sociale, si ritrovano sotto un’unica bandiera che diventa nuova patria, famiglia, ragione di vita: Legio Patria Nostra.
Le loro voci parlano di violenza, di punizioni durissime, addestramento disumano, umiliazioni, ma anche di atti di estremo coraggio, lealtà, eroismo. Sono voci di legionari di ieri e di oggi, e possiedono un tale impatto emotivo che spesso si ha l’impressione, nei racconti degli scontri più cruenti, di sentire il crepitare delle armi da fuoco, il rumore delle fanfare, le grida di chi cade.
Coronata da un’aura epica, la Legione si fa mito, e la sua storia grande romanzo di avventura.
Firenze, giugno 1441: nei pressi della locanda dell'Orso, un ragazzo che conversa con Lorenzo Ghiberti, celebre scultore e pittore, si accascia al suolo con una daga piantata tra le scapole. Poco lontano, un uomo fugge in direzione dell'Arno.
Anversa e Tournai, durante lo stesso anno: due giovani apprendisti di Van Eyck, il grande artista delle Fiandre cui si deve l'invenzione della pittura a olio, vengono trovati cadaveri con la gola tagliata e della Terra di Verona in bocca.
Bruges, ancora nel 1441: Jan, il giovane figlio adottivo di Van Eyck, di ritorno a casa verso sera, si imbatte nel corpo di un uomo con gli occhi strappati, la gola squarciata e una polvere verdastra che gli cola dalle labbra...
«Si sta avvicinando. Anversa e Tournai, oggi Bruges»: è l'amaro commento di Van Eyck.
A che cosa alludono realmente queste parole? Perché l'assassino dovrebbe avvicinarsi alla città del riverito pittore?
Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, si snoda un thriller carico di suspense e di avventura, oltre che un impeccabile romanzo storico che ci riporta all'epoca d'oro della pittura.
Il romanzo di un popolo. Anzi, la tragica epopea di un popolo: ecco che cosa è Armenia, la nuova opera di Gilbert Sinoué. Con un ritmo narrativo che toglie il respiro, l'autore del Libro di zaffiro e del Ragazzo di Bruges racconta in maniera romanzesca le terribili prove sostenute dal popolo armeno nel corso della storia. Innanzitutto la «pulizia etnica» e i massacri del 1894-1896 perpetrati dal Sultano Abdul Hamid II, contro i quali l'Europa protestò ma senza muovere un dito; infine, ed è propriamente il soggetto di questo libro, il genocidio della primavera del 1915 organizzato dal triumvirato che guidava allora l'Impero Ottomano: Enver Pasha (ministro della Guerra), Djemal Pasha (ministro della Marina), Talat Pasha (ministro dell'Interno). Il romanzo poggia su dei fatti storici inoppugnabili e dei personaggi realmente esistiti in mezzo ai quali agisce e si muove la famiglia Tomassian: Ashod, che vive in Armenia con suo padre e i suoi bambini, sua figlia Shoushan e il figlio Aram, appena adolescente, zio Hovanes, fratello di Ashod, deputato al parlamento turco. Poco a poco i decreti riducono i diritti degli Armeni, e l'inquietudine fa posto alla paura nella famiglia Tomassian quando la notte tra il 24 e il 25 aprile 1915 centinaia di personalità armene sono tratte in arresto. Quando la paura cede poi il posto al terrore, il romanzo - e la Storia così come è realmente accaduta - ha una svolta drammatica: deportazioni massicce nel deserto della Siria, esecuzioni in massa durante il trasferimento e atti di barbarie selvaggia. Su 20.000 abitanti a Erzurum soltanto 22 sopravvivono per testimoniare di una carneficina che causa un milione e mezzo di morti. Il governo liberale turco che succede al triumvirato in fuga verso la Germania decide nel 1918 di creare una commissione d'inchiesta che stabilisce con chiarezza le colpe, basandole su prove irrefutabili. I principali responsabili vengono condannati in contumacia. Tuttavia, i governi turchi successivi negheranno incredibilmente i massacri. Tuttora, paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Danimarca, non riconoscono il genocidio. Attraverso questa commovente storia di una famiglia durante i fatti del 1915, Sinoué restituisceverità alla Storia.