"Viviamo nella società delle immagini" è ormai una frase senza senso. Se tutto è immagine, come distinguere tra visione e visione, a ognuna attribuendo una certa fattura, significazione, presa sul reale? Da tempo la semiotica si è data il compito di capire la sintassi delle immagini, il modo in cui forme, colori, posizioni e testure disegnano ciò che vediamo. Si è poi anche data l'obbiettivo, più arduo, di sviluppare un discorso razionale, intersoggettivamente controllabile, scientifico, sul senso delle immagini, su ciò che accade al soggetto e alla cultura quando un'icona si forma, circola, colpisce l'occhio e la mente. Questo numero di Lexia accoglie una sfida ulteriore: non basta conoscere la fabbrica formale delle immagini, né fissarne il senso nel triangolo fra mente, società, e cultura. È necessario anche spingere lo studio semiotico oltre, verso una pragmatica del visivo, per comprendere il modo in cui le immagini esercitano un'agentività nel mondo. Immagini efficaci, immagini inefficaci. Immagini che fanno fare, pensare, sentire, ovvero che falliscono nelle loro ingiunzioni.
Dopo "Fisica quantistica per poeti", Christopher Hill e Leon Lederman - il premio Nobel che ha coniato l'espressione "particella di Dio" - tornano in libreria con questo nuovo libro per spiegarci, con la loro usuale chiarezza cristallina, cosa dobbiamo aspettarci dalla fisica dei prossimi anni. Come ormai tutti sanno, nel luglio 2012 il Large Hadron Collider (LHC) di Ginevra, il più potente acceleratore di particelle del mondo, ha finalmente svelato l'esistenza della più elusiva delle particelle subatomiche, il bosone di Higgs. L'impresa, davvero titanica, svolta dall'intera comunità scientifica europea presso il CERN (in cui l'Italia ha avuto un ruolo da protagonista assoluta) ha ottenuto enorme risonanza nei media, ben oltre l'ambito scientifico di riferimento. Il motivo di tanto interesse sta nel fatto che il bosone di Higgs, la particella che per tanto tempo era sfuggita ai nostri strumenti, determina un campo che permea l'intero Universo, creando con esso la massa delle particelle elementari, che a loro volta creano tutto ciò che esiste al mondo. Senza il bosone di Higgs non esisterebbe nulla. La sua scoperta ha dunque fornito molte risposte in un colpo solo, ma come spesso accade nella scienza ha anche portato un'infinità di nuove domande, alle quali i laboratori di tutto il mondo stanno ora cercando di dare nuove soluzioni.
La fisica quantistica è la più solida base delle nostre conoscenze. Praticamente tutto ciò che sappiamo sul mondo passa per questa disciplina, e sono tantissime le realizzazioni pratiche che questa scienza ha reso possibili: dal laser ai transistor, dalla risonanza magnetica al telefono cellulare che ognuno di noi ha in tasca. Eppure, per la grande maggioranza delle persone si tratta di una materia totalmente ignota, ritenuta troppo "difficile", "arida" nella sua trattazione matematica, o "astrusa" nei suoi assunti di base. Nel migliore dei casi, un gioco per menti eccentriche, terribilmente complesso, al quale non conviene avvicinarsi, e che comunque nulla ha a che fare con la poesia del mondo. E questo è un vero peccato, perché la fisica quantistica è innanzi tutto "bella", almeno quanto la poesia; e sebbene sia in effetti controintuitiva in maniera sconcertante (come la poesia) e a suo modo complicata, per capirne i segreti non è affatto necessario conoscere la matematica, almeno se a raccontarcela sono il Premio Nobel Leon Lederman e il suo collega Christopher Hill. Il dono della divulgazione di questi due autori, la loro verve stilistica e la loro indubbia competenza, permettono infatti a chiunque legga "Fisica quantistica per poeti" di capire finalmente a fondo fenomeni reali (eppure in un certo modo fiabeschi), come l'esistenza di particelle che "sanno" dove andare ancor prima di partire o che possono trovarsi in due luoghi contemporaneamente.
Da Cartesio a Putnam, passando per Hume, Kant, Wittgenstein, Frege, Quine e gli altri autori richiamati in questo lavoro, viene dimostrato come le varie proposte epistemologiche ad essi collegate vertano in un immanentismo rapprsentazionalista.
Un contributo prezioso sul riposo nello Spirito", affrontato sotto il profilo teologico e pastorale. "
Non è solo teologicamente che si pone la trascendenza, ma anche, e forse soprattutto, nella comunicazione: è attraverso la parola, financo quella interiore, come pure attraverso i gesti, le posture, le espressioni del volto, che gli esseri umani proiettano nello spazio e nel tempo il simulacro di un essere superiore, o perlomeno di una superiore dimensione dell'esistenza, cui accedere solo in occasioni extra-ordinarie, e secondo percorsi accuratamente codificati. È poi sempre nella comunicazione, largamente intesa, che questi simulacri dell'"ontologicamente altro" sono condivisi e potenziati nell'afflato di un gruppo, di una comunità, di una fede. Il numero 11-12 di "Lexia" getta uno sguardo partecipe ma rigoroso sulle forme semiolinguistiche di questa interazione, caratteristica dell'umano attraverso i secoli e le culture. Contemporaneamente si interessa al destino di tali forme nell'epoca delle società secolarizzate, o di quelle in cui le vie tradizionali del sacro convivono e competono con nuovi modi di porre la trascendenza.
La experiencia docente del autor y su detallado conocimiento del mundo actual de la bioética confieren a este texto un valor indudable. La perspectiva actual de la bioética se afronta en tres partes: fundamentos teóricos, dilemas éticos y dimensión institucional y social.
Proporciona una visión amplia y sintética del panorama actual de la bioética estructurada en tres partes. La primera aborda los fundamentos teóricos desde una perspectiva personalista en diálogo con otras fundamentaciones: principalismo, ética del consenso, de las virtudes, etc.; la segunda trata algunos dilemas éticos clave como el inicio de la vida, el aborto, la reproducción asistida, eutanasia, voluntades anticipadas, etc.; y, la tercera, la dimensión institucional y social: justicia, ecología, feminismo. La experiencia docente del autor y su profundo conocimiento del mundo actual de la bioética confieren a este texto un valor indudable.
Francisco Javier León es un reconocido especialista internacional en Bioética sobre la que ha publicado numerosos artículos y libros. Actualmente es Profesor del Centro de Bioética de la Universidad Católica de Chile, Presidente de la Sociedad Chilena de Bioética y Presidente de la Federación Latinoamericana de Instituciones de Bioética (FELAIBE).
La Edad Media se ha considerado tradicionalmente como un período histórico en que el pensamiento racional ha sufrido la censura del dogmatismo religioso, lo que ha contribuido a que la filosofía medieval sólo aparezca, aún en nuestros días, bajo la forma de una serie de doctrinas uniformes y rígidas, transidas por las elucubraciones de los teólogos cristianos. Contrastando con esta visión, y basándose en el trabajo de los investigadores más actuales –desde Alain de Libera y Luca Bianchi a André de Muralt–, el profesor Francisco León Florido ofrece en esta obra una nueva perspectiva desde la que se puede encontrar el sentido del desarrollo de las filosofías de la Edad Media. Se pone de relieve el carácter plural de las corrientes de pensamiento y de las culturas filosóficas y religiosas, desde los cristianos bizantinos y latinos a los árabes y judíos, que han contribuido a su formación. Así mismo, se estudian las grandes controversias doctrinales y los procesos de enfrentamiento que concluyeron en las condenas universitarias, en relación con las que se aporta nuevo material de investigación e interpretación. Todo ello puede resultar un instrumento útil y estimulante para quien hoy se aproxime al estudio de este período de la historia de la filosofía.
Questa nuova edizione italiana del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti (1404-1472), così come i diversi apparati critici che la corredano, è opera di un architetto, dunque – secondo la definizione di Adolf Loos – di «un muratore che sa il latino». La traduzione, come il commento che l'accompagna, mira anzitutto alla interpretazione e comprensione del problema architettonico, ed è stata volutamente condotta con sobrietà e asciuttezza. Perchè – questa la convinzione di fondo che ha guidato il lavoro della curatrice – il De re aedificatoria resta ancora oggi, a distanza di secoli, non solo un’opera di alto valore letterario e formativo, ma anche una straordinaria fonte di insegnamento dei molteplici saperi che costituiscono l’architettura. Attraverso la riscoperta del linguaggio architettonico
dell’Umanesimo italiano – che Alberti ricodifica dopo Vitruvio – viene riportato all’attenzione del lettore un mondo ricco di fervore e di interessi, in cui lo studio
dell’esperienza costruttiva degli antichi si accompagna all’osservazione dei
cantieri contemporanei nella Roma papale o nella Firenze dei Medici. L’opera è corredata da un apparato esplicativo di note, da un glossario dei termini albertiani (indispensabile per la conoscenza del lessico tecnico del celebre umanista), da un corredo di circa 120 immagini tratte dal manoscritto di Damiano Pieti del 1538 (Biblioteca Panizzi, Mss Vari G3).
Prologo - I lineamenti - I materiali - Il lavoro di costruzione - Le opere pubbliche - Le opere private - L’ornamento - L’ornamento degli edifici sacri - L’ornamento
degli edifici pubblici profani - L’ornamento degli edifici privati - Il restauro delle costruzioni
l'autore
Leon Battista Alberti (1404 - 1472) architetto e umanista, frequentò gli ambienti culturali di Padova, Bologna, Firenze, Ferrara, Mantova e Roma, di cui studiò con interesse e passione antiquaria i monumenti della classicità. Incarnò l'intellettuale dell'Umanesimo italiano eccellendo nel campo delle lettere come in quello scientifico, realizzando architetture monumentali, partecipando alla fervida discussione quattrocentesca sulle arti e sulle tecniche. Si dedicò alle lettere, allo studio della lingua italiana, alla pittura, all'architettura, all'ottica e alla matematica, lasciandoci un corpus di opere molto ricco di cui il De re aedificatoria (1452) può ritenersi il lavoro più imponente.