Octavius è un'apologia del cristianesimo in lingua latina. È l'unica opera pervenuta di Minucio Felice, avvocato di origine africana operante a Roma fra II e III sec. d.C., quando i cristiani rappresentano ancora una novità agli occhi del mondo pagano. La forma è quella del dialogo ciceroniano: tre amici - il narratore, Minucio stesso; il cristiano Ottavio; e il pagano Cecilio - camminano sul lido di Ostia parlando del senso dell'esistenza. La buona novella portata da Ottavio giunge inaspettata e in quanto tale inizialmente anche incomprensibile: è come pioggia nel deserto.
Come possiamo noi, piccoli
esseri umani, abbracciare e
comprendere la totalità di Dio?
Shahrazad Houshmand
L’uomo ha da sempre cercato di dare un nome al suo bisogno di assoluto. Sempre ha avvertito l’ansia struggente di acquietarsi in un Dio che lo abbracciasse. Come un bambino, come un cucciolo. Perché gli riempisse il cuore di carezze e la mente di significati.
Da sempre ci portiamo in fondo al cuore la nostalgia di Dio, tutti. E se Dio è amore come possiamo pretendere di dargli dei limiti, di frenarlo nel suo libero e appassionato fluire e permeare tutto e tutti?
Sharhzad Houshmand è laureata in teologia islamica all’Università di Teheran ed è laureata in teologia cristiana alla Pontificia Università dell’Italia Meridionale. Specializzata in Cristologia Coranica è autrice di molti saggi sul dialogo tra Islam e Cristianesimo. Attualmente insegna Studi Islamici alla Pontificia Università Gregoriana.
Maria Teresa Abignente, medico, mediatrice familiare, collaboratrice della Fraternità di Romena ha pubblicato con le Edizioni Romena Una vita non basta, e ha curato i testi Umiltà, Libertà, Perdono, Tenerezza, sempre per le edizioni Romena.
Dio vive con la governante Bartje in una casa a forma di cubo. Impegna tutto il suo tempo nel miglioramento del creato, ma l'Uomo manda puntualmente all'aria i suoi piani. In preda alla frustrazione decide quindi di lasciare l'umanità a se stessa e di dedicarsi a passioni meno impegnative, come il fai-da-te e l'addestramento delle colombe, finché un pastore, Mosè, non irrompe in casa, dà una sbirciata alle bozze abbandonate della Genesi e sottrae i Dieci Comandamenti. È così costretto a interessarsi nuovamente delle sorti delle sue creature, ma stavolta, decide, sarà un Dio più severo. Dopo una prima avventura sulla terra all'insegna della dissolutezza, vuole coronare un suo vecchio sogno: quello di avere un padre che possa fargli da mentore. Cerca un ruolo che gli permetta di tornare sulla terra e di "aiutare gli uomini senza perdere la faccia". Sceglie quindi di rinunciare all'onniscienza e di incarnarsi in un bambino a cui spetterà il ruolo del Redentore. Giuseppe, padre prescelto dell'incarnazione di Dio, è consapevole dell'infausto destino che attende Gesù e, nel disperato tentativo di sottrarlo alla morte prematura e al disprezzo dei suoi contemporanei, lo rapisce. Insieme, padre e figlio tentano di raggiungere il confine dell'Impero romano, dando inizio a un viaggio biblico dai toni on the road. Intanto, nei cieli, la fuga getta nello scompiglio gli angeli, che a Gesù preferiscono il carismatico Giovanni, cugino del Messia...
Non si tratta di un'opera storiografica in senso stretto. E neppure di un libriccino devozionale, incapace di leggere la vita dei Santi quale "esistenza teologica".
L'Autore si è impegnato in una serie di riletture che conservano il marchio dell'originalità e della profondità, con l'obiettivo di scavare nella personalità e nell'esperienza spirituale dei principali Santi e Sante del Carmelo.
Attraverso la parola di Dio ascoltata ogni giorno, la verità, l'amore e la luce di Cristo, presenti nella sacra Scrittura, nutrono la vita della comunità cristiana e di ogni credente, donandogli gioia e pace, speranza e coraggio. L'ascolto della tradizione spirituale ortodossa invita a riflettere sul modo in cui la lettura della Scrittura, fatta attraverso lo Spirito e nella chiesa, sia il vero fondamento di ogni autentica spiritualità cristiana.
Di ritorno dal suo primo viaggio in Russia, Rilke vive un'importante fase di slancio creativo da cui nascono le "Storie del buon Dio" (Geschichten vom lieben Gott) scritte nel giro di pochissimo tempo, nelle notti tra il 10 e il 21 novembre 1899, come riferisce lo stesso Rilke. Influenzate dalle esperienze del viaggio russo le "Storie del buon Dio" narrano dell'infinito amore di Dio che per le proprie creature si strappa dal braccio la mano destra e la manda a incarnarsi sulla terra prendendo le stesse sembianze dell'uomo. La sua mano percorre la via dolorosa della Croce e della salita al Calvario, per poi fare ritorno presso Dio. Ma forse, come afferma il narratore a conclusione del racconto, la sua missione tra gli uomini non è ancora finita. Si tratta certamente di una prosa narrativa-fiabesca incentrata su Dio ma in una cornice di vita reale. È la prima ed unica volta che Rilke utilizza la fiaba come forma espressiva. Il libro consta di 13 storie dove i piani di lettura si intrecciano e si dispiegano nelle narrazioni: dalla critica sociale al senso della vita, dall'amore di Dio per l'uomo alla relazione con gli altri. Più in profondità assistiamo a sottili disquisizioni teologiche, certamente non prive di umorismo.
L'idea di città evoca complessità, intrecci di relazioni, spazio pubblico in cui si confrontano visioni e stili di vita diversi. Ogni città appare realtà ambivalente: include ed esclude, raccoglie e separa, rassicura e spaventa. Come se la abitassero parte delle promesse legate a Gerusalemme e parte dell'eredità di Babele. Al rapporto tra la città (nella sua densità simbolica e nel variare delle sue figure storiche) e le espressioni religiose (riferite, in particolare, al cristianesimo) sono dedicati i saggi del volume, i cui autori appartengono a più aree disciplinari. Il tema si ritrova dunque illuminato da prospettive diverse, anche se emerge il tentativo comune di interpretare le trasformazioni di quel rapporto nel corso del tempo, di indagarne i motivi, gli aspetti e le forme, di evidenziare le chances e i problemi che alla città e allo spazio pubblico derivano dall'esprimersi della dimensione religiosa. Affiora, percorrendo il volume, l'urgenza dell'interrogativo: che cosa sono oggi, per noi, «città» e «religione»?
Nel Vangelo di Marco si racconta che Gesù fece salire i suoi discepoli su una barca verso un luogo sull'altra riva chiamato Dalmanuta. In realtà Dalmanuta è un luogo misterioso, non segnato sulle carte geografiche. Idealmente scegliere la strada segnata dal Cristo è accettare di compiere il proprio cammino terreno in un'ottica che non è del mondo; è un camminare nella speranza dell'eternità verso un compimento della persona che si realizza dopo la morte. Mario Marini, monsignore in Vaticano, sacerdote, non credente in gioventù, ci guida in questo percorso di esercizi spirituali - dedicati ai seminaristi e sacerdoti, ma con ottimi spunti validi per la meditazione di chiunque - sui passi di Gesù verso Dalmanuta, verso la casa del Padre (pp. 320).
È la storia di un prete che insegna teologia, entusiasta delle sue speculazioni, vissute come avventura tra le verità e i misteri di Dio. Nella pace e tranquillità del suo animo si inserisce la ricerca di nuove vie. Trasloca in Africa, dove scopre una parte di se stesso rimasta sopita nel girovagare tra i misteri divini. Nell'incontro con una giovane donna rafforza il suo essere uomo di Dio. L'intreccio tra prete, Dio e la donna, è un inno all'amore nelle sue infinite manifestazioni. Gli eventi raccontati fanno emergere considerazioni o "ragionamenti" di grande attualità nel dibattito culturale e religioso dei nostri giorni.
Dio perdona sempre? No, Dio non perdona sempre. Poche volte ce lo dicono, ma è così. Non può che essere così. Laddove infatti non c'è riconoscimento del male e apertura al pentimento Dio non può accettare di abbandonare l'uomo alla menzogna che lo abita, diventandone connivente. Per quanto il perdono sia accordato (e non poche volte manifestato) come un dato previo, assoluto e immeritato, nella rivelazione biblica è ampiamente attestata un'espressione paradossale della misericordia di Dio che assume anche l'atto dell'accusa, la minaccia della punizione, l'attuazione del castigo come mezzi estremi affinché possa realizzarsi l'evento mirabile della riconciliazione e di una vita nuova trasfigurata dallo Spirito per una Nuova Alleanza. Anche quando nella propria vita non si scoprono altro che macerie e fallimento. È un corpo a corpo con Dio. Ma qui si vince o si perde insieme. Presentazione di Daniele Libanori.
Religione ed evangelizzazione attraverso il video