Nel leggere il titolo e sottotitolo di questo libro, forse qualcuno potrebbe sorprendersi che concetti così astratti come "identità" e "relazione" abbiano a che fare non solo con una realtà concreta e singolare come la corporeità umana, ma soprattutto con ciò di cui essa è condizione, ovvero l'Io, sorgente degli atti umani che rivelano persona. Il saggio vuole descrivere proprio il rapporto fra queste realtà, apparentemente così lontane le une dalle altre, perché - e questa è la tesi centrale - l'origine ed il destino della libertà umana si trova nella relazione con altre persone. A partire da questa tesi l'autore traccia una storia filosofica dell'identità in tre tappe fondamentali: la visione dell'identità come corporeità razionale, che corrisponderebbe al principio d'individualizzazione della metafisica classica ovvero alla materia signata quantitate; la visione moderna dell'identità come autocoscienza; e, infine, la visione post-moderna del rifiuto dell'identità e della sua sostituzione con le differenze. La tesi proposta in questo saggio tiene conto della verità parziale contenuta in questi modi di concepire l'identità. Secondo l'autore, l'identità non è costituita solo da corporeità, autocoscienza, ma anche dalle differenze, specialmente dall'alterità, anzi essa è presente in ognuna delle sue relazioni. Psicologia, neuroscienze e sociologia sono alcune delle discipline da cui si prende spunto nel tentativo di confermare la validità di questa tesi.
Quest'opera, che rientra nell'ambito dei Cultural Studies, si sofferma su un aspetto che le teorie della narrazione spesso trascurano, ovvero il rapporto tra poetica, prassi e teoria. Il mondo della finzione è, perciò, analizzato sia nella sua costruzione poetica, sia nel suo influsso sul pubblico e sui lettori e sia nella sua apertura alla trascendenza. Il punto di collegamento fra poetica e trascendenza si trova, secondo l'autore, nel concetto di verosimiglianza, ovvero nella verità, bellezza e bontà che operano nella finzione. Essa ammette, quindi, diversi livelli di profondità: quella logica, indicata da Aristotele, che permette di introdursi nei mondi immaginari; quella metafisica della rappresentazione dell'esistenza umana; e quella gnoseologica in cui c'è il riconoscimento e il piacere estetico derivanti dalla scoperta della propria vita attraverso le vicende dei personaggi di finzione. Attraverso l'analisi di diverse opere letterarie e cinematografiche, l'autore mostra come la trascendenza sia l'autentica protagonista della finzione, mentre la riduzione postmoderna della bellezza narrativa a una sensibilità e a un'affettività autoreferenziali mostra tutta la sua contraddizione. Oltre alla sua apertura al vero, al bello e al bene, la trascendenza della finzione ha a che fare con la philia: la quasi-amicizia che si stabilisce fra l'autore/lettore e i personaggi letterari, e che porta la finzione a oltrepassare se stessa, al di là della stessa intenzione dell'autore e dell'opera. Non si tratta soltanto di una sorta di transfert emotivo con i personaggi, né di una fusione di orizzonti in grado di dare luogo a una mimesis educativa e catartica. È qualcosa di più. Qualcosa che può essere propriamente descritto come "amore", e che è alla base dell'influsso della finzione sulle nostre vite. È proprio in questo accostamento fra poetica narrativa e amicizia che si trova il contributo fondamentale di quest'opera.
Nella dimensione relazionale della sessualità si trova una chiave fondamentale per capire sia la complessa storia dei rapporti fra uomini e donne, sia i drastici cambiamenti che negli ultimi decenni si sono prodotti nel mondo del lavoro, nella vita in famiglia, nella politica e nella cultura, dove gli uomini e le donne sono diventati ugualmente attivi. Ma l'uguaglianza stabilita al livello delle attività significa forse che le differenze non abbiano nessun tipo di valore personale o sociale? Appoggiandosi sui recenti dati della ricerca psicologica e sociologica, Antonio Malo mette in luce come né le concezioni naturalistiche della sessualità, contrarie a ogni tipo di cambiamento, né quelle postmoderne, che pretendono di de-costruire i sessi, i generi e anche la famiglia, sono in grado di dare una risposta soddisfacente a questa domanda. Egli propone allora di ripensare la sessualità umana da un punto di vista analogico rispetto a quella dei mammiferi più evoluti, senza però cadere in una sorta di biologismo. L'autore evidenzia infatti che qualsiasi tipo di separazione tra sesso e genere equivale a un'astrazione (che presenta come reale qualcosa che esiste solo nella nostra mente) da cui derivano lo stereotipo e l'ideologia. La sessualità umana è invece, una struttura complessa e articolata. Non riguarda solo il sesso corporeo e sociale, ma include anche molti altri aspetti finora poco studiati, come la tendenza sessuata, il desiderio, l'innamoramento, la reciprocità nell'amore, le relazioni d'identificazione e differenziazione nella coppia e nella famiglia, ossia la genealogia, la generazione e l'inter-generazione. Ne consegue che un'identità matura richiede di integrare tutti questi elementi, per migliorare - come uomo o come donna - la qualità delle relazioni umane.
Se analizziamo la posizione dell'uomo nel Cosmo osserviamo che il modo di abitare la Terra e di essere in relazione con le altre realtà manifesta una trascendenza non solo nei confronti del proprio pianeta, ma anche dell'intero Universo. C'è bisogno, di un'analisi dell'uomo sia nella sua struttura materiale, organica e vivente, sia nelle sue relazioni con le altre realtà. Attraverso l'analisi dell'uomo, questo saggio tenta dunque non soltanto di confrontare le proprietà dei diversi esseri nel mondo, in modo particolare i viventi, ma soprattutto di stabilire qual è l'essenza dell'esistenza umana.