"Voglio raccontare, soprattutto a quante giovani donne impegnate in diversi ambiti lavorativi amano cucinare e lo fanno con maestria, mangiano di gusto e non si pongono, progettando una maternità, il problema dell'allattamento, come sono andate le cose fino a non molto tempo fa. Questo perché sappiano preservare quello che è stato faticosamente conquistato, anche se non sempre ne sono consapevoli, e recuperare quello che, più a loro che alle donne della mia generazione, pare di aver perduto. Soprattutto perché abbiano materia su cui riflettere a proposito di quanto è naturale e quanto invece socialmente costruito (dagli uomini ma anche dalle donne), ora perpetuando limitazioni e tenendo in vita pregiudizi e luoghi comuni duri a morire, ora introducendo opportunità prima assenti." Un viaggio a ritroso seguendo un percorso temporale che dalla contemporaneità va indietro al XV secolo della strega Matteuccia del Castello di Ripabianca, al XII secolo della dotta monaca Ildegarda di Bingen, fino all'XI secolo del vescovo Burcardo di Worms, seguendo il filo di una pluralità di fonti: procedimenti giudiziari, trattati, dipinti, opere letterarie.
Parlare in pubblico: una situazione che mette a disagio molte persone. Ma un esperto del settore spiega in questo agile volume come farlo efficacemente impadronendosi delle tecniche. Il manuale insegna come mettere sistematicamente in campo tutti gli accorgimenti utili al governo delle aree critiche del campo mentale dell'uditorio: attenzione e ascolto, comprensione, ricordo e azione. La sua originalità consiste nell'organizzazione didattica dei contenuti, nell'elevato livello di dettaglio e nell'indirizzo molto operativo. Sono particolarmente approfonditi due temi cruciali: le modalità di gestione dell'attenzione (del pubblico) e dell'ansia (del relatore). Il testo offre un percorso di studio completo che conduce il lettore fino alle tecniche del public speaking on-line ed è completato da una "palestra" ricca di strumenti ed esercizi per analizzare e potenziare le proprie abilità pratiche.
Un piccolo manuale per non lasciarsi travolgere dalla vita moderna e ritrovare fiducia in se stessi. E se tutta una parte delle nostre preoccupazioni e tensioni dipendessero da una cattiva gestione della mente? Nel pensiero abbiamo un alleato o un sabotatore? Le antiche sapienze occidentali e orientali, riproposte in maniera semplice e adattate al contesto attuale, possono farci vivere in maniera diversa. Ovvero, migliore.
Sei storie esemplari di donne del Medioevo e del loro rapporto con la maternità. C'è l'esperienza di Dhuoda (vissuta nel IX secolo), il cui figlio Guglielmo fu consegnato come ostaggio a Carlo il Calvo; c'è - due secoli dopo - la vicenda di Matilde di Canossa, donna potentissima ma delusa nelle sue aspettative di maternità. C'è l'esempio di Caterina da Siena, che pur non avendo figli agisce e scrive da 'grande madre' italiana. C'è Christine de Pizan, impegnata nell'ultimo scorcio di Medioevo a destreggiarsi tra i figli e la carriera. Ancora, c'è Margherita Datini, che cresce come fosse sua figlia una bambina che il marito ha avuto da una schiava; c'è infine Alessandra Macinghi Strozzi, vedova di un esule, che fa da madre e padre ai suoi 5 figli. Pagina dopo pagina, si rovescia ciò che crediamo di sapere sulle donne del passato: scopriamo figure di madri oltre la retorica che le relega a un ruolo angusto, incontriamo autentiche madri anche oltre l'effettiva esperienza biologica, osserviamo donne in azione oltre la sfera domestica, protagoniste oltre i limiti imposti dal tempo in cui vissero al loro genere. Insomma, madri e donne che vanno ben al di là delle nostre (spesso ristrette) concezioni del Medioevo.
Molto di noi si gioca sulle parole: incontri e scontri, dialoghi e rotture, prese di posizione e scelte di vita. Siamo artigiani della comunicazione, i nostri attrezzi sono le parole. Ma siamo capaci di usarle bene? Come fare affinché il nostro comunicare sia pacifico e non ostile? Sappiamo che verba (non) volant, anzi possono ferire e creare fossati difficili da superare? Queste pagine, ricche di esempi pratici e di consigli fruttuosi, ci aiutano a far sì che le nostre parole diventino carezze e propostele non risultino pugni o comandi. Saper parlare con consapevolezza, responsabilità e rispetto è un compito cui non possiamo sottrarci. Per vivere in maniera costruttiva con gli altri.
Il passaporto per il futuro esigente che ci attende è fatto da ciò che si sa, da ciò che si sa fare, dalla salute del pianeta che ci ospita. È come giocare con il Lego: più ci sono mattoncini disponibili (meglio se di forme e colori diversi), più tutti sono bravi a usarli - è più l'ambiente è salubre, più soluzioni creative si trovano, più costituzioni si realizzano. I mattoncini sono le conoscenze, le competenze. È il tema centrale di questo scritto: come studiare e perché. Il sapere - ce lo ha dimostrato Paulo Freire - ha un ruolo emancipatore. Studiare, come metodo, è una potente leva per affrontare la vita da protagonisti.
Una storia della fotografia ottocentesca che ha per oggetto non tanto la fotografia, bensì il fotografico, cioè l'insieme di quelle categorie concettuali che rendono specifica un'immagine in quanto immagine fotografica. Una scelta che non preclude il racconto, a volte anche minuzioso, delle vicende che hanno segnato i primi decenni di vita del mezzo, sempre però con l'intenzione di far emergere quella specificità che poi risulterà determinante nello sviluppo delle singole storie. È in questa prospettiva che il testo suggerisce continui e audaci collegamenti tra passato e futuro, tra Ottocento e Novecento, sviluppando intrecci e soluzioni sorprendenti rispetto a quanto, manualisticamente, si è soliti proporre. Oltre all'individuazione di sottili omologie tecniche capaci di trasformarsi in vere e proprie filosofie fotografiche, come per esempio accade tra 'carte de visite' e 'photomatic', o convincenti corrispondenze operative, come nel caso della valorizzazione del "banale" che lega la prima Kodak con l'attuale culto della 'snapshot', la costante ricerca del fotografico che il libro svolge porta all'evidenziazione delle più significative concettualità del mezzo: dal voyeurismo alla memoria, dall'esibizionismo all'ossessione dell'archivio, dallo specchio alla costruzione dell'immaginario.
Nel corso della sua lunghissima carriera Renzo Canestrari ha svolto un intenso lavoro scientifico, didattico e clinico che ne ha fatto uno dei pionieri della rifondazione della psicologia clinica italiana. Grazie ad una ricca documentazione e alle testimonianze dirette di collaboratori, allievi, amici, questa biografia intellettuale ricostruisce le tappe fondamentali della vita di un grande medico umanista.
Sei storie esemplari di donne del Medioevo e del loro rapporto con la maternità. C'è l'esperienza di Dhuoda (vissuta nel IX secolo), il cui figlio Guglielmo fu consegnato come ostaggio a Carlo il Calvo; c'è - due secoli dopo - la vicenda di Matilde di Canossa, donna potentissima ma delusa nelle sue aspettative di maternità. C'è l'esempio di Caterina da Siena, che pur non avendo figli agisce e scrive da 'grande madre' italiana. C'è Christine de Pizan, impegnata nell'ultimo scorcio di Medioevo a destreggiarsi tra i figli e la carriera. Ancora, c'è Margherita Datini, che cresce come fosse sua figlia una bambina che il marito ha avuto da una schiava; c'è infine Alessandra Macinghi Strozzi, vedova di un esule, che fa da madre e padre ai suoi 5 figli. Pagina dopo pagina, si rovescia ciò che crediamo di sapere sulle donne del passato: scopriamo figure di madri oltre la retorica che le relega a un ruolo angusto, incontriamo autentiche madri anche oltre l'effettiva esperienza biologica, osserviamo donne in azione oltre la sfera domestica, protagoniste oltre i limiti imposti dal tempo in cui vissero al loro genere. Insomma, madri e donne che vanno ben al di là delle nostre (spesso ristrette) concezioni del Medioevo.
Riuscire ad affrontare con equilibrio le sfide della vita, confrontarsi con la carenza e l'iperflessibilità del lavoro, sentirsi inadeguati davanti ad un futuro denso di incognite, convivere con l'ansia di raggiungere il successo. Questo volume consente di valutare con consapevolezza i meccanismi fondamentali del sistema economico post-capitalista e i suoi effetti sulla società, individuando cosa c'è alla base del successo e dell'insuccesso personale nella gara di adattamento alla vita.
Originaria di Pizzano, vicino a Bologna, ma vissuta in Francia, Christine de Pizan fu tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento la prima donna intellettuale di professione. Un destino fuori dal comune, a cominciare dalla straordinaria opportunità che fu per lei l'istruzione ricevuta dal padre, noto medico e astrologo. Rimasta vedova e priva di risorse, divenne scrittrice di apprezzate opere che lei stessa faceva miniare. Ma soprattutto fu oppositrice fiera ed efficace dei pregiudizi contro le donne, come testimonia «La città delle dame».
Parliamo di donne velate e subito pensiamo allo hijab o agli altri tipi di copertura del capo, o del volto, o dell'intero corpo della donna che sono in uso nel mondo islamico e che, non senza originare polemiche, molte islamiche indossano anche nei paesi occidentali. Ma la prescrizione alle donne di coprirsi il capo appartiene in pieno anche alla storia dell'Occidente. Proviamo allora a riscoprire un costume millenario, documentato dalla Bibbia e dalle statue dell'antica Grecia, dai Padri della Chiesa, dalle normative medievali, da innumerevoli testimonianze artistiche e letterarie. Il capo coperto era prerogativa delle donne sposate, era la divisa delle religiose, così come ogni vedova era tenuta a portare il velo del lutto. Segno di verecondia e modestia, il velo, leggero quanto simbolicamente carico, era però anche un accessorio alla moda, il complemento fondamentale nello sfoggio di lusso ed eleganza, come ancora oggi può essere il foulard griffato.