"Infinito è il numero degli stolti" scrisse un traduttore dell'"Ecclesiaste" fraintendendo il testo originale. E dimostrando di essere lui stesso uno stolto. Fu poi Einstein che, nel riprendere il medesimo concetto, affermò: "Due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, ma sull'universo ho ancora dei dubbi". C'è dunque un punto su cui il pensiero religioso e quello scientifico concordano: come dimostra l'esperienza quotidiana di ciascuno di noi, la stupidità - ovvero l'incapacità di interpretare lucidamente la realtà, e di reagire in maniera adeguata alle diverse evenienze - è comunissima e pervade ogni ambito, dalla filosofia alla finanza, dall'amore alla pubblicità. Per difendersi da questo pericoloso fenomeno, occorre riconoscerlo tempestivamente e saperlo classificare. Ecco perché Piergiorgio Odifreddi ci offre questo utilissimo dizionario (talvolta necessariamente alquanto impertinente) in cui, con logica sempre stringente, smaschera molte fra le più fastidiose manifestazioni di stupidità. Spaziando tra scienza, cultura, attualità e vita di ogni giorno, ci parla di medicina e vaccini, rilegge autori classici da Dante a Sartre, ci mette in guardia dalle assurdità del politically correct e ci insegna a prendere le distanze da ciarlatani e fattucchiere (ma anche dai banchieri).
"Cos'è il numero, che l'uomo lo può capire? E cos'è l'uomo, che può capire il numero?" A porsi queste domande fu nel 1960 il neurofisiologo Warren McCulloch, evidentemente insoddisfatto delle molte rigide e vuote definizioni che erano state sciorinate fino ad allora dai filosofi. In questo libro Piergiorgio Odifreddi affronta le due domande con un approccio più fluido e pratico: invece di provare inutilmente a dirci cos'è il numero in astratto, ci mostra utilmente una serie di numeri in concreto. Ne ha scelti una cinquantina tra quelli che meglio si prestano a essere raccontati, e ce li illustra come se fosse la guida di un museo, mostrandoci di ciascuno la struttura globale e i particolari locali. Passeggiando tra i quadri di questa esposizione, il lettore troverà i piccoli grandi numeri da 0 a 9, accorgendosi di non conoscerli così bene come pensava. Scoprirà il fascino di numeri che credeva senza interesse, come 42 o 1729. Proverà a immaginare numeri tanto grandi da essere quasi inafferrabili e inconcepibili E arriverà infine a intuire perché i matematici pensano che i numeri siano la cosa più vicina al divino che l'uomo possa percepire: perché lo sono.
"Cos'è il numero, che l'uomo lo può capire? E cos'è l'uomo, che può capire il numero?" A porsi queste domande fu nel 1960 il neurofisiologo Warren McCulloch, evidentemente insoddisfatto delle molte rigide e vuote definizioni che erano state sciorinate fino ad allora dai filosofi. In questo libro Piergiorgio Odifreddi affronta le due domande con un approccio più fluido e pratico: invece di provare inutilmente a dirci cos'è il numero in astratto, ci mostra utilmente una serie di numeri in concreto. Ne ha scelti una cinquantina tra quelli che meglio si prestano a essere raccontati, e ce li illustra come se fosse la guida di un museo, mostrandoci di ciascuno la struttura globale e i particolari locali. Passeggiando tra i quadri di questa esposizione, il lettore troverà i piccoli grandi numeri da 0 a 9, accorgendosi di non conoscerli così bene come pensava. Scoprirà il fascino di numeri che credeva senza interesse, come 42 o 1729. Proverà a immaginare numeri tanto grandi da essere quasi inafferrabili e inconcepibili E arriverà infine a intuire perché i matematici pensano che i numeri siano la cosa più vicina al divino che l'uomo possa percepire: perché lo sono.
Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un'opera visionaria e avveniristica: l'uomo era il poeta Lucrezio, l'opera il poema "De rerum natura". Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l'atomismo fisico-chimico, il materialismo psicologico, l'evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il "De rerum natura" costituisce dunque, allo stesso tempo, un'opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui potrebbe condurre il lettore nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? "Come stanno le cose" affianca a una nuova traduzione in prosa del capolavoro di Lucrezio un commento illustrato di Odifreddi che ne mostra le connessioni ideali o fattuali con l'intera cultura, umanistica e scientifica. Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell'offrire una grandiosa visione del mondo.
Ultimo sognatore, ossessionato alchimista, paranoico pensatore intollerante alle critiche, profondo filosofo della Natura per il quale la verità era figlia del silenzio e della meditazione. Nessuna di queste definizioni riesce però, da sola, a dare l'idea della sua prodigiosa e multiforme attività. Chi fu, veramente, Isaac Newton? Piergiorgio Odifreddi risponde alla domanda con questo libro strutturato in due parti: la prima dedicata all'uomo, con le sue asperità di carattere, dove non mancano i riferimenti alla vasta aneddotica fiorita intorno alla sua figura; la seconda allo scienziato e all'impressionante lavoro da lui compiuto, quasi sempre in perfetta solitudine (era restio a comunicare i suoi risultati, non di rado resi pubblici dopo decenni), nei più svariati campi del sapere. L'autore ce lo presenta quasi calandosi nei panni di un segreto compagno di viaggio, che osservi la sua mente al lavoro da un angolo della stanza al Trinity College, dove Newton visse gran parte della vita. Lo fa sembrare quasi un nostro contemporaneo, con le ossessioni e il metodo implacabile di un genio assoluto, probabilmente il più grande di ogni tempo. E così, anche le più ardue equazioni riguardanti le leggi del moto, la gravitazione universale, le orbite dei pianeti e il calcolo infinitesimale (per l'invenzione del quale ebbe una lunga e accanita disputa con Leibniz) parranno al lettore meno impervie.
Duemila anni fa un uomo guardò alla cultura del futuro, e ne anticipò una buona parte in un'opera visionaria e avveniristica: l'uomo era il poeta Lucrezio, l'opera il poema "De rerum natura". Tutte le grandi teorie scientifiche di oggi (l'atomismo fisico-chimico, il materialismo psicologico, l'evoluzionismo biologico) sono esposte e difese nei suoi canti. Tutte le grandi superstizioni umanistiche di ieri (la filosofia non epicurea, la letteratura non realistica, la religione non deista) sono criticate e attaccate nelle sue invettive. Il "De rerum natura" costituisce dunque, allo stesso tempo, un'opera di divulgazione scientifica e una testimonianza laica: esattamente le due chiavi di lettura del mondo alle quali ha legato il suo nome anche il "matematico impertinente" Piergiorgio Odifreddi. Ma allora chi meglio di lui potrebbe condurre il lettore nei meandri del poema antico, e mostrare che la scienza moderna è in larga misura una serie di postille a Lucrezio? "Come stanno le cose" affianca a una nuova traduzione in prosa del capolavoro di Lucrezio un commento illustrato di Odifreddi che ne mostra le connessioni ideali o fattuali con l'intera cultura, umanistica e scientifica. Si scopre così che le parole di un letterato classico e i pensieri degli scienziati contemporanei convergono nell'offrire una grandiosa visione del mondo.
Nell'autunno del 1959 Piergiorgio Odifreddi varcò la soglia del Seminario di Cuneo. La sua intenzione era quella di diventare un giorno papa, e benedire da una finestra di Piazza San Pietro la folla estasiata. Ma presto imparò che "il cammino che porta al soglio pontificio è più accidentato e tortuoso di quanto un bambino avesse ingenuamente potuto immaginare". E, soprattutto, che "per poter un giorno comandare bisognava iniziare subito a obbedire" e a essere rispettosi: cosa che già allora non gli piaceva particolarmente. Cinquant'anni dopo, il matematico impertinente ricorda quei tempi e, contenendo per una volta il suo abituale tono urticante e provocatorio, scrive con grande rispetto e sincerità a chi papa lo è diventato per davvero. Anche se, da scienziato, non abiura al dovere intellettuale di rimanere saldamente ancorato ai fatti della realtà fisica, storica e biologica. Ed è dunque costretto a confutare punto per punto il teologo Joseph Ratzinger, che crede invece in ciò che va "oltre" la realtà e sconfina nella metafisica, nella metastoria e nella metabiologia. In questa lettera si confrontano così due metodi, due atteggiamenti, due visioni del mondo. Da un lato il "comprendere per credere", che accetta prudentemente di dar credito soltanto a ciò che si capisce e si conosce. E dall'altro il "credere per comprendere", che si azzarda a scommettere su ciò che ancora non si capisce o non si conosce, nella speranza che tutto poi si chiarificherà o giustificherà.
Matematico di calibro internazionale e intelligente divulgatore scientifico, Piergiorgio Odifreddi con l'impertinenza e il rigore che caratterizza il suo sguardo trasversale sul mondo raccoglie in questo volume cento recensioni, apparse per lo più su "L'Espresso". Non solo libri scientifici, ma anche biografie o romanzi vengono dissezionati dalla penna tagliente di Odifreddi, che, con un talentuoso esercizio di sintesi, riesce a offrirci un giudizio sempre folgorante sul significato di un libro, sulla sua nota dominante e sui suoi inestricabili intrecci con la situazione sociale e politica del nostro paese.
La logica è lo studio della ragione, e la logica matematica è lo studio matematico della ragione matematica. Di questo e altro si parla in questa introduzione alla logica, figlia del paradosso e madre della ragione.