"Anima neppure troppo sotterranea di queste pagine è la convinzione che la vita cristiana ordinaria dà da pensare alla fede, provocandola a nuove attenzioni, destinate a loro volta a rifluire sulla vita e a riconfigurarla. Vita "ordinaria", appunto, ma non per questo scontata, semmai gravida di un senso che attende di venire alla luce. Il libro di Cesare Pagazzi si concentra su un aspetto a tal punto ordinario e abituale della vita cristiana da apparire quasi ovvio: il legame fraterno. L'ovvietà è favorita dal carattere universale del fenomeno e dal fatto che, almeno per i cristiani, la fraternità spesso appare a tal punto scontata da provocare scandalo quando mostra il proprio volto affaticato e, per certi versi, perfino oscuro. Appropriandosi dello sguardo che le Sacre Scritture gli rivolgono fin dall'inizio, il vincolo fraterno è presentato qui nella sua "non-ovvietà", anzi nel suo aspetto drammatico che mette in gioco l'immagine della vita, di Dio e quindi la fede. Ben lontana dall'enfasi illuministica (unità, uguaglianza, fraternità) e da una certa retorica "intraecclesiale", la Bibbia riconosce alla fraternità innanzitutto la caratteristica della prova (Caino e Abele, Giuseppe e i fratelli...) che porta alla luce la paura della morte e i suoi malcelati sintomi. Prima di essere questione di buona educazione o generica carità, il legame fraterno è una prova della fede."
«Questo libretto cerca di accostare l’identità di Gesù – e quindi quella dei suoi discepoli – a partire dal gesto feriale e ovvio del suo abitare, considerando il luogo in cui egli si è sentito a casa. Il testo tenta di evidenziare come lo sguardo del Signore restituisca il carattere originariamente “domestico” a tutte le cose e le persone del mondo» (dall’Introduzione). Fin dalle prime pagine, le Sacre Scritture, mostrano la volontà di Dio che il mondo intero diventi una casa ove abitare confidenti, liberi dalla paura. Sullo sfondo dello stile abitativo di Gesù e della sua visione del mondo come “casa”, l’autore prende in considerazione la singolare consapevolezza del Maestro di essere – attraverso la Pasqua – la pietra angolare che conferisce saldezza e definiva abitabilità a tutta intera la creazione. Di conseguenza anche la fede del discepolo avrà a che vedere con lo stare al mondo, dimorandovi e contribuendo alla sua costruzione secondo lo stile del Signore.
Il magistero di papa Francesco, come ben dimostra questo volume, è quanto mai sensibile alle antiche e nuove, manifeste e occulte accuse alla carne di Cristo e dei suoi fratelli. Colpisce come l'argomento sia costantemente presente nelle sue omelie, da arcivescovo di Buenos Aires prima, da pontefice poi. Non è solo la presenza diffusa nella sua predicazione a rendere emblematico il tema della carne nella teologia di Francesco, ma anche il modo organico di trattarlo. Tutti i misteri del Credo cristiano e l'insieme della pratica evangelica sono interpretati alla luce della carne di Cristo e dei suoi fratelli. Si può senz'altro dire che la carne rappresenti il nesso sistematico della teologia di papa Francesco, proprio come lo fu per Ignazio di Antiochia, Ireneo di Lione e Tertulliano. Perciò, se si vuole incontrare il magistero di papa Francesco, è impossibile eludere il suo accorato e argomentato richiamo alla carne, appello rivolto ad ogni uomo, ad ogni battezzato, pastori e teologi compresi.