Questo volume ripercorre e rimedita in modo sistematico e del tutto inedito la storia della drammaturgia della Piccola Patria, in lingua friulana e italiana, dagli esordi borghesi di metà Ottocento agli sviluppi novecenteschi, tra inerzia della convenzione, sensibilità moderna della crisi e, oggi, sfida della globalizzazione. Un teatro da micro-area che sa entrare in contatto con la sua comunità, ne riprende la lingua periferica, ne riflette l'inconfondibile antropologia, ne rappresenta gli umori, ora comici ora pensosi, nell'altalena in movimento di diversi contesti storici e culturali. È il teatro del Friuli, che arriva fino a noi con la consistenza e la resistenza di una incontestabile tradizione, ricca di autori, testi, pratiche materiali della scena, esperienze sociali.
Questo volume presenta alcuni concetti fondamentali della fluidodinamica, disciplina trasversale per molti corsi di laurea in ingegneria e in scienze applicate, e ne descrive le applicazioni avanzate. Adattando l'impostazione dei testi fondamentali utilizzati all'interno delle università americane al metodo di studio italiano, il libro si propone di aiutare gli studenti a migliorare la loro capacità di affrontare applicazioni anche complesse della teoria mediante esercizi mirati.
Novella Cantarutti appartiene alla generazione di letterati che, alla fine della seconda guerra mondiale, si dedicò all'uso della propria lingua, in poesia e prosa, e allo studio della vita tradizionale friulana, nella varietà e nella complessità dei suoi campi, dall'oralità al costume, alle consuetudini. I suoi primi testi poetici escono nel 1952 e sono frutto dell'esperienza di un'autrice che condivide le esigenze innovatrici espresse sia da Pier Paolo Pasolini nell''Academiuta di lenga furlana', che da Giuseppe Marchetti. Nel 1989 raccoglie i versi pubblicati in precedenza e gli inediti nel volume 'In polvara e rosa' ('In polvere e in fiore'). Il suo più recente volume di poesie è 'Clusa' (2004). Nel 1988 è uscito 'La collezione Perusini: ori, gioielli e amuleti tradizionali', in collaborazione con Gian Paolo Gri. Nel 2001 ha curato la ristampa, arricchita, di 'Oh, ce gran biela vintura!...', testi di tradizione orale tra il Meduna e le convalli. Di recente ha ripreso ed ampliato le leggende dei castelli nel volume 'Raccontare di castelli in Friuli' (2002).
Luciano Fabro (1936-2007), dopo aver trascorso la giovinezza in Friuli si trasferisce a Milano nel 1959 dove diventa uno degli esponenti dell'Arte Povera, avviando una personale riflessione sul concetto di spazio e sulla sua fruizione. Alcune delle sue opere, realizzate in vetro, mettevano a confronto le opposte funzioni della trasparenza e della specularità, mentre altre, in tubolari di ferro, erano estremamente condizionanti la percezione dello spazio in cui erano accolte. Negli anni Settanta si collocano opere incentrate sulle specificità linguistiche della scultura, con l'utilizzo di materiali come il marmo o il bronzo accanto a vetro, tela, seta. La dimensione ambientale assume notevole importanza nei lavori successivi ('Habitat') accanto alla riflessione sulla prospettiva classica, evidenziata e messa in discussione in lavori come 'Paolo Uccello 1450-1989', al Castello di Rivoli (1989). Negli anni Novanta ha esposto in musei di grande prestigio internazionale (San Francisco Museum of Modern Art nel 1992; Centre Pompidou nel 1996, Tate Gallery nel 1997). Ha partecipato a manifestazioni internazionali come la Biennale Arte di Venezia e Documenta a Kassel.
Claudio Magris è nato a Trieste il 10 aprile 1939. Ha insegnato Letteratura tedesca all'Università di Torino e di Trieste. È Accademico dei Lincei e di altre accademie italiane ed estere. Ha ricevuto numerosi premi, fra cui il premio 'Strega', il 'Praemium Erasmianum' e il 'Principe de Asturias'. Collabora con "Il Corriere della Sera". Fra i suoi libri: 'Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna' (1963), 'Lontano da dove' (1971), 'L'anello di Clarisse' (1984), 'Illazioni su una sciabola' (1984), 'Danubio' (1986), Un altro mare (1991), 'Microcosmi' (1997), 'La mostra' (2001), 'Alla cieca' (2005).
La Fontana del cinghiale è l'unica opera superstite tra quelle realizzate dallo scultore Ado Furlan durante il suo soggiorno romano (1939-1942). Eseguita su commissione dell'architetto Luigi Moretti per il Foro Mussolini, essa costituisce un'importante testimonianza del dialogo instaurato dall'artista con i modelli antichi, reinterpretati alla luce delle esperienze moderniste compiute nella Capitale. La predisposizione del calco in stucco esposto in mostra a Pordenone nel 2005 e destinato a trovare definitiva sistemazione all'interno del castello di Spilimbergo ha richiesto un complesso 'iter' burocratico-amministrativo illustrato nel presente quaderno, in cui si chiariscono anche le vicende del gruppo marmoreo e si avanza una suggestiva ipotesi sulla sua collocazione originaria
La pala di Santa Apollonia della chiesa di San Giacomo a Udine rappresenta una delle opere più significative di Fulvio Griffoni (Udine 1589-1664), pittore udinese che, partendo dalla lezione dei grandi artisti veneti del primo Cinquecento, approdò infine al barocco, di cui seppe dare un'interpretazione estremamente personale ed interessante. Questa pubblicazione, oltre a documentare il lavoro di restauro della pala, costituisce l'occasione per approfondire lo studio del Griffoni, ricostruendone la formazione e la produzione artistica nel contesto dell'arte veneta e friulana della prima metà del Seicento