"Voi avete davanti un uomo come voi; egli è vostro fratello [...] Oh! Voi sapete chi siamo; e, qualunque sia l'opinione che voi avete sul pontefice di Roma, voi conoscete la nostra missione; siamo portatori d'un messaggio per tutta l'umanità". In queste parole di G. B. Montini nel discorso alle Nazioni Unite c'è tutto l'uomo e il cristiano divenuto papa. Ma chi era il pontefice che scelse per sé il nome di san Paolo? Abituato a riflettere su se stesso, Montini scrisse sempre moltissimo, anche da papa: appunti personali, lettere, articoli, discorsi. All'interiorità e alla vicenda esteriore dell'uomo e del cristiano introduce questa scelta di scritti che si estendono con un'impressionante coerenza, anche stilistica, per oltre un sessantennio.
Lo sviluppo e la diffusione delle intelligenze artificiali sollevano nuovi problemi di natura etica. Che cosa accade, infatti, quando non sono gli uomini, ma le macchine a decidere? L’autore, noto a livello internazionale nell’ambito della bioetica e del dibattito sul rapporto tra teologia, bioingegneria e neuroscienze, guarda con favore alla diffusione delle «macchine sapienti» e ragiona sul fatto che i processi innovativi hanno valenza positiva solo se orientati a un progresso autenticamente umano che si concretizzi in un sincero impegno morale dei singoli e delle istituzioni nella ricerca del bene comune.
Sommario
Una premessa. 1. Guardare le stelle. 2. Cosa significa essere umani? 3. Primo interludio. Una mappa può essere una copia esatta della realtà? 4. Secondo interludio. Macchine emotivo-razionali. 5. Un codice etico per le intelligenze artificiali. 6. Verso una governante delle intelligenze artificiali. 7. Conclusioni.
S
Note sull'autore
Paolo Benanti specializzato in Bioetica e nel rapporto tra Teologia morale, Bioingegneria e Neuroscienze, è docente alla Pontificia Università Gregoriana. Collabora con l’American Journal of Bioethics – Neuroscience ed è membro dello staff editoriale di Synesis.
Paolo Grossi, presidente emerito della Corte costituzionale, è uno dei più insigni giuristi italiani. In questo breve libro, scritto con chiarezza e passione, si rivolge a tutti i lettori, ma in particolare ai più giovani e ai molti ragazzi incontrati nelle scuole italiane in occasione degli incontri organizzati per i 70 anni della Costituzione, entrata in vigore nel 1948. La riflessione si concentra sull’aspetto vivo e vitale della legge fondamentale del nostro Paese e sui grandi temi che hanno richiamato l’attenzione dei padri costituenti: l’educazione, l’economia, lo stato sociale, l’uguaglianza, l’antifascismo e i diritti dei migranti. In appendice al libro vengono riportati i principali articoli della Costituzione.
La scrittura frammentaria, rapida e, nello stesso tempo, incisiva di questi libretti di sala rispecchia fedelmente gli spettacoli di Paolo Poli, il cui teatro è fatto di parodie di romanzi o di commedie dell'Ottocento e del primo Novecento. Capace di suscitare ilarità con una grazia lontana dallo snobismo, dalla pubblicità e dalla moda, egli si muove tra i capisaldi della morale Liberty (la mamma, la guerra e il sentimento), fruga tra i romanzi d'appendice, per esempio le opere di Carolina Invernizio, e porta in scena La Vispa Teresa per criticare l'ottocentesco, selvaggio «consumo di virtù». Poli avanza con disinvoltura «nel magazzino del ciarpame di casa nostra» e in quello dei suoi ricordi personali: i dischi a settantotto giri, il fez da balilla, il cinema muto, il tip-tap, l'oratorio delle monache, il teatro dei burattini e il settimanale a fumetti per ragazzi. Il segreto del suo fascino, ha scritto Natalia Ginzburg, «è proprio nella maniera nobile, civile e intelligente con cui tocca, esamina ed esprime la volgarità rimanendone pienamente immune». Perché non siamo mai tanto comici come quando ci prendiamo molto sul serio.
Il libro raccoglie le testimonianze di tre persone che vivono concretamente il dialogo interreligioso e interculturale mostrando che è possibile superare le molte ristrettezze solitamente prevalenti attorno a questo tema. Il valore di queste pagine attinge all'esperienza viva e sofferta di donne e uomini in carne e ossa, paradossale e contraddittoria, com'è normalmente la vita di ognuno. Dalle loro voci emerge qualcosa di nuovo. È un viaggio arduo e complesso che ha nel suo orizzonte un possibile riavvicinamento e lascia spazio alla speranza. Shalom, Salam, Pace.
Gli Esercizi spirituali sono un aiuto al cammino, perché la vita stessa è un cammino: «Tutto è provvisorio, come ogni passo, come il passo di un cammino. Ogni passo di un cammino è transitorio, ma senza ogni passo di un certo cammino, il destino di quel cammino non si percepisce più» (don Giussani). Gli Esercizi spirituali per sacerdoti, proposti da Comunione e Liberazione, sono stati guidati nell’agosto del 2009 da S.E. monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Diocesi della Madre di Dio a Mosca. Al centro la fede come compimento di un’attesa: «Riconosciamo una Presenza affettivamente corrispondente solo nella misura in cui sempre l’attendiamo. Siamo fatti attesa, promessa di compimento». Il percorso si sviluppa fino a riconoscere la natura e i frutti della speranza: «Il coraggio della speranza diviene allora la rinascita di un gusto più grande della vita».
Introduzione e conclusione di Julián Carrón
GLI AUTORI
Monsignor Paolo Pezzi, nato a Russi, in provincia di Ravenna, nel 1960, nel settembre del 2007 è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo della Diocesi della Madre di Dio a Mosca. Ordinato sacerdote nel 1990 nella Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, è stato per cinque anni (1993-1998) missionario in Siberia, dove ha ricoperto gli incarichi di Direttore del giornale cattolico e Decano della regione centrale, nell’attuale Diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk. Dal 1998 al 2005 è stato Vicario generale della Fraternità San Carlo. Nel 2004 aveva cominciato a insegnare presso il Seminario maggiore Maria Regina degli Apostoli di San Pietroburgo, seminario del quale nel 2006 era diventato Rettore. Dal 2003 fino al giorno della nomina episcopale è stato responsabile di Comunione e Liberazione in Russia.
L’autore dà il suo contributo alla conoscenza del card. Federico attraverso una osservazione critica dei documenti esistenti, ispirata ai metodi della moderna storiografia, consultando i manoscritti del Borromeo giacenti presso la Biblioteca Ambrosiana, gli Archivi Borromeo di Stresa, la Biblioteca Arcivescovile di Milano. Ne scaturisce una figura colta e operosa; egli fu autore di una folta produzione letteraria, che venne in seguito riportata alla luce dal Manzoni il quale, tuttavia, nel suo romanzo, preferisce porgere al lettore l’immagine d’un pastore d’anime, a scapito dell’uomo di pensiero.
Prefazione di S.E. Card. Dionigi Tettamanzi
l Cardinale Giuseppe Siri è stata senza dubbio una delle figure più incisive dell’Italia e della Chiesa universale nella seconda metà del Novecento. La sua presenza attiva e spesso determinante in passaggi chiave dell’epoca contemporanea, dalla ricostruzione al boom degli anni Sessanta, costituiscono l’aspetto forse più evidente di un ruolo che peraltro si è tradotto in primis in una lunga e intensa vicenda pastorale. Un’esperienza di servizio, quella di Siri, ampia e integrale rispetto al mondo incontrato, che si è esplicata a partire dalle alte responsabilità di conduzione dell’episcopato peninsulare sino al dialogo sempre aperto con la gente semplice del porto della sua diocesi. Dopo alcuni anni seguenti alla scomparsa nel 1989, l’interesse per la vicenda e l’opera dell’arcivescovo di Genova è progressivamente cresciuto, sollecitato innanzitutto dalla memoria dei testimoni diretti e dalle prime riflessioni di carattere storiografico. La sempre più larga disponibilità di fonti documentarie (l’archivio personale presso l’arcidiocesi di Genova, i fondi dei principali vescovi italiani, l’archivio centrale della Conferenza Episcopale Italiana) permettono oggi di approfondire e precisare la conoscenza della sua figura e della sua opera. Questo volume offre così un ritratto del celebre prelato ligure a più voci, dove ciascun specialista affronta un aspetto del suo pensiero e delle sue iniziative. Ne esce un quadro biografico articolato e ricco di novità, grazie all’uso ingente di fonti scritte e orali, in buona parte inedite, un profilo scientificamente fondato e documentato che rilancia l’attenzione sulla biografia di colui che è stato definito il “papa non eletto”.
In Sardegna, nel paese di Gìtile, al confine di ogni cosa, del male e del bene, della ricchezza e della povertà, della civiltà e della barbarie, don Alvaro Manca, prete più di speranza che di fede, assiste preoccupato allo svolgersi di un piccolo e drammatico intrigo politico-giudiziario. La banalità del male, l’ineluttabile trascorrere della vita, la fragilità degli affetti e il conforto dell’amicizia, fanno da sfondo alla fatica con cui un gruppo di amici cerca di non soccombere alla facile tentazione di sprecare interamente l’esistenza, di affidarla alla rassegnazione o all’odio o alla violenza, come talvolta vorrebbe fare il professor Antonio Carreras, amico-rivale di don Alvaro. Nelle strade fredde di una piccola comunità che ribolle di attese mai compiute, agiscono, come attori che recitano una parte scritta per loro dal destino o dal temperamento, altri personaggi: la vedova Sanna-Porcu, il Sindaco, il disperato e vagabondo Kunfu, il terribile Mario Casula, ma soprattutto gli affetti di un circuito di persone che si sente assediato dal nulla e reagisce coltivando sacralmente la speranza di un compimento che dia senso alle cose.
Una raccolta di ritratti di donne eccezionali che in modi diversi hanno dato, nelle loro opere e con le loro vite, una personale interpretazione del senso dell'altro, dello spirituale, di quel qualcosa di più che sottintende l'aspirazione a un mondo di armonia e bellezza. In "Donne dal cielo" la femminilità è percepita non come valore assoluto, ma come intuizione, capacità di donarsi, di lottare, di non arrendersi.
«C'è uno spaesamento. Voglio dire: c'è da restare un poco esterrefatti davanti a questa prova di Paolo Valesio. Una febbrile intelligenza, una acerba religiosità, insomma una strana giovinezza percorre questi testi che pur sono, a tratti, anche l'impietoso e implorante resoconto di una esistenza già di molte cose esperta. La poesia di Valesio, lasciate le molte forme di riflessione che in precedenza la animavano e talvolta la chiudevano, qui accetta una sfida. Nel farsi dardo, giaculatoria laica e però sfrontata nel dialogo con Dio, la poesia trova una quasi violenta libertà. Non intende né persuadere, né vellicare intelletti, né esibirsi in manfrine sentimentali. No, c'è una tensione, una fame, un dire ben sapendo che si può perdere tutto. E non solo perdere la considerazione dei letterati di professione o dei moralisti barbosi. Soprattutto perdere l'idea che si aveva finora di se stesso. La poesia così, nel farsi sonda delle dimensioni del mondo, vasto e quotidiano, è anche rivelatrice delle doglie in cui nasce una nuova personalità. Spettacolo inusuale, appunto, sommovente». (Davide Rondoni) Nota introduttiva di Alberto Bertoni
È possibile identificare in un’immagine il percorso narrativo di uno scrittore? È quanto si propongono di fare questi saggi letterari, nei quali l’autore, dopo aver individuato le figure e le forme salienti – le icone – dei testi esaminati, le ricompone attorno ad un’immagine unitaria, nella quale si condensa e si esplicita in maniera figurativa il senso dell’opera. Ma individuare quest’immagine significa pure scoprire l’idea germinale, l’etimo del testo, ovvero la forma figurans, come viene chiamata, che balena nella mente dell’autore nel momento in cui l’indeterminatezza dell’immaginario assume dei contorni precisi e si propone come stimolo e guida alla composizione. Attento studioso della letteratura contemporanea, l’autore ha sperimentato questo metodo sulle opere di sei autori, a lui particolarmente cari per affinità sentimentali (Buzzati, Mancinelli, Pardini, Tobino) e culturali (Bassani, Pazzi), e per l’intima necessità della loro narrazione, che scaturisce sempre dalla volontà di raccontare attraverso lucide metafore il senso e le ragioni della loro (e della nostra) presenza nel mondo.