I Frammenti lirici, indiscusso capolavoro poetico di Clemente Rebora, sono dedicati «ai primi dieci anni del secolo ventesimo». Anni di sconvolgimenti epocali non meno profondi di quelli attuali. La seconda parte di quel cruciale decennio Rebora – giovane rampollo della borghesia milanese laica mazziniana e progressista – la dedicò agli studi letterari all’università, dove strinse un fortissimo legame di amicizia con Daria Malaguzzi Valeri, Antonio Banfi e Claudio Monteverdi (questi ultimi futuri prestigiosi accademici).
Ci sono rimaste un’ottantina di lettere a questi amici; in esse Rebora racconta – con linguaggio di grande potenza espressiva e di frequenti striature poetiche – la propria ricerca di certezze, valori,
ideali che andassero al di là di quelli, pur rispettati, ricevuti in famiglia. In lui bruciava il desiderio di uscire da orizzonti prevedibili e circoscritti, tanto quanto agognava abbandonare l’asfissia cittadina per respirare la vastità degli spazi alpini. Nel presente libro vengono pubblicate queste lettere fino ad oggi inedite.
Veronica Giuliani è innanzitutto una donna, dal vissuto umanissimo e culturalmente collocabile nel più ampio orizzonte del panorama socio-religioso italiano di inizio Settecento. Una donna sedotta, espropriata, carnalmente posseduta dalla veemenza passionale di un Dio mai pago di comunicarsi in quell'Amore eccedente che ne sostanzia l'identità e dalla cui estasi è "uscito" per noi (Gv 16, 27) il Figlio diletto, Gesù Cristo. L'autore tenta d'interpretare, attraverso il debole linguaggio umano, l'abisso tra l'Amore di Dio e il desiderio di Veronica di possederlo.
«È commovente rileggere il racconto di quando, durante il trasferimento a Dachau, i deportati, arrivati al Brennero, salutarono l’Italia intonando tra le lacrime “O mia patria sì bella e perduta”. È grazie anche a questi “martiri della carità” se l’Italia ha saputo risollevarsi dalla disfa tta della Seconda guerra mondiale e rinascere su nuove basi morali.
Don Bonzi era uno di loro. Grazie alle pagine di questo libro egli può diventare uno di noi, per aiutarci, con la forza che viene dalla testimonianza della vita, a rendere la nostra Patria veramente bella. Di quella bellezza che, il più delle volte e nelle sue manifestazioni molteplici (che rendono l’Italia un unicum nel mondo), è splendore del cristianesimo, diffusosi sul suolo e tra le genti d’Italia fin dalla prima ora e trasmesso di generazione in generazione. Fino a quella di don Mauro Bonzi, fino alla nostra». Dionigi Te ttamanzi
Entrate nello spirito natalizio costruendo e colorando il magico modellino (lungo 1,2 metri!) della slitta di Babbo Natale e delle sue renne. Poi mettetevi al calduccio e leggete un classico dei racconti natalizi, "La notte prima di Natale" di Clement C. Moore. Età di lettura: da 4 anni.
"Le piante viaggiano. Soprattutto le erbe. Si spostano in silenzio, in balìa dei venti. Niente è possibile contro il vento. Se mietessimo le nuvole, resteremmo sorpresi di raccogliere imponderabili semi mischiati di loess, le polveri fertili. Già in cielo si disegnano paesaggi imprevedibili. Il caso organizza i dettagli, per la diffusione delle specie ricorre a ogni possibile vettore. Non c'è nulla che non sia adatto al trasporto: dalle correnti marine alle suole delle scarpe. Ma la gran parte del viaggio spetta agli animali. La natura prende in prestito gli uccelli consumatori di bacche, le formiche giardiniere, le docili pecore, sovversive, il cui vello racchiude campi e campi di sementi. E poi l'uomo. Animale tormentato in continuo movimento, libero scambiatore della diversità. L'evoluzione ha il suo tornaconto. La società no. Il minimo progetto di gestione cozza contro il calendario delle previsioni. Come ordinare, gerarchizzare, imporre, quando a ogni angolo spuntano possibilità? Come conservare il paesaggio, gestirne il dispendio se si trasforma col passare degli uragani? Quale schema tecnocratico applicare agli straripamenti della natura, alla sua violenza? Al cospetto dei venti e degli uccelli rimane il problema dei divieti. La natura creativa condanna il legislatore a rivedere i testi, a cercare parole rassicuranti. [...] Cosa diventeremo se gli stranieri occupano le nostre terre? È questione di sopravvivenza...
Proposta del santo rosario, la preghiera mariana più popolare e semplice, accessibile a tutti che attinge forza e valore dalla meditazione sui grandi misteri della vita del nostro Salvatore e della Vergine Maria. In conclusione sono proposti diversi schemi di litanie: Lauretane, Bibliche, della Lumen gentium, Veneziane e Monfortane.
Nel libro, terzo della collana, vi è l'essenziale di quanto riguarda l'Eucaristia, con molte indicazioni e spiegazioni di segni e simboli dell'Eucaristia. Seguendo lo svolgimento del rito dell'Eucaristia, i curatori presentano i contenuti teologici, liturgici e spirituali del terzo sacramento dell'Iniziazione cristiana. Disseminate nel libro vi sono alcune citazioni dei Padri della Chiesa, i quali ci hanno tramandato delle bellissime riflessioni; vi si trovano immagini di opere d'arte relative al sacramento, le quali fanno "vedere" con gli occhi ciò che si crede con l'intelligenza; inoltre vi sono delle indicazioni pratiche per la celebrazione. Alla fine vi è una pagina da personalizzare con foto e informazioni, per questo potrebbe diventare un bel ricordo della Prima comunione.
Pubblicata per la prima volta nel 1977, la Guida alla storia romana di Guido Clemente ha formato generazioni di studenti e studiosi di antichità, ma soprattutto ha conquistato, con il suo stile narrativo fluido e scorrevole, tantissimi lettori "profani" appassionandoli alla materia. In questa nuova edizione completamente rivista l'autore affronta da diverse angolature l'evoluzione della società romana, tenendo conto dei più recenti indirizzi storiografici e affrontando in primo luogo la questione della documentazione disponibile. Molto spazio è dato agli elementi non "classici" che hanno contribuito alla formazione della civiltà latina, dalla componente italica arcaica a quella orientale, fino al variegato mondo delle province. L'intera civiltà romana, gli eventi, le strutture sociali ci appaiono così come un mondo composito, multiforme, non più monolitico, capace di offrire ancora oggi molte suggestioni per la riflessione politica e per la formazione culturale senza farci tuttavia cadere nell'abusato mito della presunta "perennità" del mondo e dei valori classici.
Si tratta qui di una riflessione sul valore salvifico della sofferenza dei cristiani, se questa è unita a quella di Cristo e della Chiesa. Tra domande di senso, ricerca di risposte nella Sacra Scrittura, nei Padri della Chiesa, nei documenti del Magistero, l'autore cerca di fondare le ragioni della speranza e della fede nella morte salvifica di Cristo a cui il cristiano è chiamato ad unirsi.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Sull'attribuzione della Vita Fulgentii
Nessuno dei manoscritti', che tramandano la Vita Fulgentii, rivela il nome dell'autore; né i primi editori dell'opera — o di sue crestomazie — si preoccuparono di attribuirgliene uno, benché avvertissero che esso andava cercato tra i discepoli di Fulgenzio.
Il nome di Ferrando venne alla ribalta nel 1649 con il gesuita P. F. Chifflet. Egli pubblicò la Vita Fulgentii tra le opere del diacono di Cartagine e ne sostenne la paternità sulla base di due argomentazioni fondamentali: a. tanto Ferrando quanto l'autore della biografia si professano discepoli di Fulgenzio; b. la Vita Fulgentii tace sul carteggio intercorso tra Fulgenzio e Ferrando: segno evidente, sostiene il Chifflet, che questo silenzio vada attribuito alla modestia di Ferrando, che se a scrivere l'opera fosse stato un altro non si capirebbe perché avrebbe omesso di darne notizia, come fa per altre epistulae scritte o ricevute dal vescovo di Ruspe. Lo studioso non manca, infine, di accennare a generiche somiglianze di lingua e di stile.
La tesi del Chifflet venne contestata da coloro, cui il contenuto dell'opera sembrò rivelare la presenza costante dell'autore accanto al suo magister — e pensarono segnatamente alle vicende legate alla relegazione in Sardegna e a quelle dell'ultimo periodo di vita, a Ruspe —: ciò non dovrebbe potersi dire di Ferrando. Ma riscosse anche molti consensi. In particolare, G. G. Lapeyre la sostenne nel 1929 con una serie di argomentazioni, che a molti sono sembrate se non assolutamente cogenti, quanto meno assai plausibili.
A nostro avviso, le argomentazioni dello studioso francese prestano il fianco a numerose considerazioni di segno contrario. Non possiamo entrare sistematicamente nel merito di tutta la questione; ci sia tuttavia consentito di segnalare il passo dell'epist. dogmatica contro gli ariani e altri eretici, nel quale Ferrando annunciava al suo corrispondente, Eugippio, che era in preparazione una Vita di Fulgenzio: vita... eius si de-scripta fideliter fuerit, satis magna praebebit imitari cupientibus exempla virtutum. Sed hoc ora, domine Frater, ut Deus... hoc fieri sinat: et cum factum fuerit, mei erit officii exemplaria veriora dirigere.
Il Lapeyre vi colse « une forte présomption » in favore della sua tesi, senza però affermare espressamente che Ferrando si designi autore della Vita Fulgentii. Per parte nostra, osservato preliminarmente che nella medesima lunga lettera Ferrando, quando parla di se stesso, non fa mai uso di forme indeterminate, mentre di norma ricorre alla prima persona singolare, per professare modestia, o al pluralis maiestatis, nelle altre circostanze, vorremmo evidenziare soprattutto lo scarto improvviso e contestuale tra l'indeterminato ora... ut Deus... hoc fieri sinat e il puntuale mei erit officii exemplaria veriora dirigere: questo rimarca un impegno personale di Ferrando ed è in netta contrapposizione rispetto all'enunciato precedente, dal quale sembra prendere le distanze.
El Pseudo Dionisio Areopagita, tres heroísmos en conjunción: Biblia, Filosofía y Religión. Tres dimensiones entrelazadas, elevadas seguro hasta las cumbres de santidad y ecumenismo universal Rudolf Otto, Thomas Merton, los jesuitas, H. de Lubac, Lasalle, W. Johnston... han puesto de relieve la relación entre la más profunda religiosidad del Oriente y Occidente. Como fuente de inspiración les han servido las obras del Pseudo Areopagita, cuya conclusión más gloriosa viene a ser la Subida del Monte Carmelo y las Noches de San Juan de la Cruz. Esta edición de sus obras completas se hace tomando como base el texto crítico editado en Gotinga (Alemania) el año 1989. “La teología y la espiritualidad cristianas son impensables sin el Pseudo Dionisio. Su obra conserva perenne frescura y constante actualidad, en particular para las almas cuya respiración es la profunda oración de cada día” (Olegario González de Cardedal).