L’esperienza della malattia può riguardare la nostra vita e quella dei nostri cari. Possiamo fingere di non vedere, cercare di negare o passare oltre, come nella parabola del buon samaritano, ma essa bussa, prima o poi, richiamando la nostra attenzione.
Quando attraversiamo la sofferenza facciamo appello alla sensibilità che abbiamo maturato e a quella di chi ci vuole aiutare, ma a volte non è sufficiente e serve saperne in più. E poiché l’esperienza di chi è malato e di chi lo cura con professionalità e amore è attraversata dal filo verde della speranza, i contributi della psicologia possono risultare molto preziosi.
Lo psicologo non ha il compito di prescrivere ricette già pronte su cosa fare e su come farlo, ma ha la competenza per offrire conoscenze e indicazioni finalizzate a migliorare l’attenzione su ciò che facciamo, soprattutto quando vogliamo aiutare le persone che soffrono e accompagnare le loro attese.
Sommario
Premessa. I. Prima di tutto capire. Per meglio aiutare. II. La psicologia della salute. Allargare lo sguardo. III. La psicologia del malato. Malattie uguali, comportamenti diversi. IV. I bisogni del malato. La scala di Maslow. V. Difendersi dall’angoscia. Dinamiche inconsce. VI. Verità e speranza possono convivere.
VII. Decifrare i messaggi. Anche il malato ci studia. VIII. Fiducia e speranza. L’effetto placebo. IX. Affrontare la malattia. L’importanza del significato. X. Convivere con la malattia. Una nuova identità. XI. La prova del cancro. La psiconcologia. XII. Il bambino malato. Dalla fiducia nasce la speranza. XIII. L’esperienza della disabilità. La speranza del «dopo di noi». XIV. La resilienza. La forza di crescere nel dolore. XV. Quando l’anziano si ammala. L’incertezza del futuro. XVI. La famiglia del malato: un soggetto dimenticato. XVII. Un buon adattamento. L’importanza del sostegno sociale. XVIII. Quando il futuro si chiude. Rinegoziare la speranza. XIX. Accanto a chi muore. Attaccamento e separazione. XX. Riconciliarsi con la vita e con le persone care. XXI. Saper stare nella relazione. Empatia e coinvolgimento. XXII. Aiutare senza bruciarsi. Il rischio di burnout. XXIII. Vera e falsa speranza. Un difficile equilibrio. XXIV. Il lavoro del lutto. La consolazione della speranza. XXV. Guardare al futuro. Ottimismo e speranza. Conclusione. Il prossimo che non t’aspetti. Bibliografia.
Note sull'autore
Luciano Sandrin, sacerdote camilliano, è professore di Psicologia della salute e della malattia al Camillianum (Roma) e di Psicologia generale al Seraphicum. Presidente dell’Istituto internazionale di Teologia pastorale sanitaria, per EDB ha pubblicato Vivere il dolore e la speranza (2009), Aver cura di sé. Per aiutare senza burnout (con Nuria Calduch-Benages e Francesc Torralba Roselló, 2009) e Lo vide e non passò oltre. Temi di teologia pastorale (2015).
«El mundo de hoy está pidiendo a la Iglesia que sea un lugar de relaciones terapéuticas que hagan bien a la vida. A este reto desea responder el presente libro sobre teología pastoral, que constituye una propuesta actualizada de desplegar las implicaciones de la teología, cuando esta quiere ser práctica, como también ha sido llamada en otros momentos de la historia.
»No se trata solo de buscar la aplicación de la teoría a la praxis, sino más bien de comprender el dinamismo teológico subyacente en la historia, buscando el modo de ser testigos de un seguimiento auténtico de Jesús, relacionando saludablemente teoría y praxis desde la dinámica propia de la teología pastoral, que ve en la persona concreta el camino privilegiado de la Iglesia por el que pasa el misterio de la Encarnación y de la Pascua.
»La teología pastoral, considerada de segundo rango en otras épocas, tiene su propio objeto de estudio, y su método, y en ella se subraya la misión evangelizadora de toda la Iglesia en el mundo de hoy, con su riqueza y variedad de contextos socio-culturales. Más aún, la teología pastoral tiene un poder humanizador dentro del conjunto de las diferentes disciplinas teológicas. Contribuye a realizar un diálogo muy especial entre teoría y praxis, un diálogo fecundo, que lleva a ver la realidad y la fe con mirada comprometida.
»La teología pastoral, en efecto, está caracterizada por su dimensión operativa, es decir, por su rica referencia a la acción, de la que también nace la teoría. Han quedado atrás los viejos tiempos en los que la pastoral se reducía a la vida litúrgica y la teología pastoral a la aplicación de la teología (teoría) a la praxis. La teología pastoral tiene su propia identidad y un rango no menor que cualquier otra teología. Por eso, este libro contribuirá a la formación de los teólogos con una visión pastoral adecuada a los tiempos de hoy» (Tomado del Prólogo de José Carlos Bermejo).
LUCIANO SANDRIN, sacerdote camilo y licenciado en psicología y en teología, es profesor de Psicología de la salud y de la enfermedad en el Camillianum, en la Universidad Gregoriana, en la Universidad Lateranense y en otros ateneos de Roma. Colabora como experto en la Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (AVEPRO). Es uno de los editores del Dizionario di Teologia Pastorale Sanitaria (Camilliane, Torino 1997) y autor de numerosos escritos, entre los cuales destacan: La Iglesia, comunidad sanante. Un reto pastoral (2000); Frágil vida. La mirada de la teología pastoral (2008); Perdón y reconciliación. La mirada de la psicología (2014). En Sal Terrae ha publicado Ayudar a los demás. La psicología del buen samaritano (2014).
Descrizione dell'opera
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto». Così inizia la celebre parabola nella quale l’evangelista Luca racconta che nessuno si fermò a curare il ferito, a eccezione di un samaritano che decise di non passare oltre e di lasciarsi guidare dal cuore, divenendo così icona della compassione di Dio.
I racconti biblici dell’incontro e della guarigione dei malati mostrano l’importanza di una cultura dell’attenzione alle persone nei vari momenti della loro storia, al fine di cogliere anche nelle esperienze di fragilità e vulnerabilità i luoghi privilegiati di una cura reciproca, di uno scambio d’amore e di un «con-forto» abitato dallo Spirito. Una ricchezza che spesso resta nascosta tra le pieghe di una compassione a senso unico e di una pastorale che avverte la necessità di un approfondimento e di un aggiornamento.
Sommario
Introduzione. Non passò oltre. 1. Annunciare con gioia: una Chiesa in uscita. 2. Comunicare il vangelo oggi: i segni presenti nel tempo. 3. La teologia pastorale o pratica: una vera e propria disciplina teologica. 4. Il multiforme agire ecclesiale: verso un modello relazionale. 5. Una pastorale integrata: la persona al centro. 6. Uscire dalle porte: la Chiesa ospedale da campo. 7. Verso Emmaus e ritorno: ministri di speranza. 8. Annunciare la vita: l’eloquenza dei gesti. 9. Perdono e riconciliazione: attenzioni pastorali. 10. Da Gerusalemme a Gerico: la compassione pastorale. Conclusione. Aver cura di sé.
Note sull'autore
Luciano Sandrin, sacerdote camilliano, è professore di Psicologia della salute e della malattia al Camillianum (Roma) e presidente dell’Istituto internazionale di Teologia pastorale sanitaria. Per EDB ha pubblicato Vivere il dolore e la speranza (2009) e Aver cura di sé. Per aiutare senza burnout, con Nuria Calduch-Benages e Francesc Torralba Roselló (2009).
Descrizione dell'opera
Nonostante la sovraesposizione televisiva, la rimozione culturale sul tema del dolore è costante. L'autore sceglie di parlare della sofferenza, convinto che riconoscere e dare un nome al proprio dolore metta in sintonia con quello dell'altro e che aprirsi al dolore altrui renda più sensibili alle sfumature del soffrire. Il libro parla del dolore, ma anche, e soprattutto, della speranza: la grande speranza, che soddisfa le profonde inquietudini del cuore, e le piccole speranze, che permettono di continuare a camminare.
Note sull'autore
Luciano Sandrin è preside del Camillianum e docente di teologia pastorale e pastorale della salute al Gregorianum, pastorale della salute all'Istituto "Ecclesia Mater" e psicologia al Seraphicum. Presso le EDB ha pubblicato, con N. Calduch-Benages e F. Torralba Roselló, Aver cura di sé. Per aiutare senza burnout (2009).
Chi svolge una delle professioni cosiddette di aiuto sa bene cosa significa burnout: è il rischio a cui è soggetto ogni operatore sociale di «bruciarsi», ovvero esaurire le energie fisiche e intellettuali, non reggere psicologicamente al peso emotivo di condizioni spesso disperate del paziente che ha in cura o della persona che sta aiutando e che possono metterne a dura prova l'equilibrio e il benessere psico-fisico.
Secondo l'imperativo evangelico «Ama il prossimo tuo come te stesso», l'amore verso se stessi è condizione indispensabile per amare gli altri, e già gli antichi greci ammonivano l'uomo sull'importanza della conoscenza di sé.
Il volume, di facile lettura e ricco di utili suggerimenti e spunti per riflettere, propone un percorso coinvolgente e accurato sul difficile tema della compassione verso il prossimo, con un taglio non solo psicologico. Attraverso un efficace excursus si indaga l'humus storico e biblico e l'evoluzione etico-filosofica dell'approccio alla cura di sé e degli altri, con un affresco sulla figura del medico nell'antichità e sulla portata rivoluzionaria del farsi prossimo come lo intende Gesù, fondamento di ogni relazione di amore.
«Questo libro, scritto a più mani, vuol essere un invito a prendersi cura di sé e ad amarsi, essenziale per star bene noi e far star bene coloro che, per vari motivi, vogliamo aiutare» (dall'Introduzione).
L. Sandrin offre una interessante panoramica su quanto la psicologia dice dell'invecchiamento, sull'essere anziani e sul come invecchiare un po' meglio, con una mente meno preoccupata del passato (ricordi, rimpianti), più riconciliata col presente che scivola via ma che è ancora disponibile per i sogni che abitano il futuro. Oggi si parla di psicologia dell'invecchiamento piuttosto che di psicologia dell'anziano, per sottolineare come lo sviluppo dell'individuo non si ferma a una certa età, ma è un processo evolutivo che interessa tutta la vita. Ed è importante tenerne conto.
La malattia è un'esperienza profondamente personale e mai del tutto condivisibile. Ma tra il malato e chi lo assiste si instaura necessariamente una relazione che accompagna entrambi in una sorta di viaggio "rivelatore". Durante tale viaggio possono venire allo scoperto dubbi, timori, insicurezze, ma anche risorse insospettate. Si trovano spesso nuovi significati per vivere, e soprattutto si riscopre il valore terapeutico della speranza. Il libro di Luciano Sandrin vuole dare una mano a chi sta accanto al malato, perché, mettendo in gioco il proprio sapere non solo tecnico ma anche relazionale, non si limiti a "guarire", ma si "prenda cura" di chi vive in prima persona l'esperienza della malattia. Soltanto così dal "deserto" della sofferenza può nascere il desiderio di un futuro e la voglia di lottare.