Un'antologia del linguaggio di Totò attraverso le sue battute, le famose "quisquilie" e "pinzellacchere" che l'attore improvvisava nei suoi film, tutte espressioni entrate nell'immaginario collettivo degli italiani: "E io pago ", "Alla faccia del bicarbonato di sodio!" e tanti altri irresistibili modi di dire. Un volume unico, impreziosito da una serie di ritratti di Totò realizzati dal celebre caricaturista Umberto Onorato, quindici capitoli per leggere il mondo con gli occhi del principe della risata: dagli "Appunti di viaggio" a "Quando c'è la salute", da "Italiani brava gente" ad "Affari di famiglia", un caleidoscopio di situazioni e invenzioni linguistiche geniali, imprevedibili, e a tratti amare. Perché, ieri come oggi, Antonio de Curtis ha ancora molto da insegnare su vizi, virtù, diavolerie e magagne di un'umanità che assomiglia a ognuno di noi.
Sul Monte Athos, orientativamente tra la seconda metà del 1200 e la seconda metà del 1300, si andò precisando quella specifica forma di ascesi nota come esicasmo. Il primo capitolo del volume è costituito da un'analisi per lo più storico-comparativa dell'esicasmo athonita fra XIII e XIV secolo (il referente principale essendo il sufismo islamico più o meno coevo). In tale periodo emerge, infatti, nella sua forma più elaborata, ciò che chiamiamo "tecnica psicofisica" connessa al "metodo di orazione esicasta". In questa sezione, lo studio si propone di puntualizzare il significato antropologico dei procedimenti esteriori coordinati alla ripetizione della formula di invocazione, procedimenti che, sebbene non essenzialmente costitutivi dell'esicasmo, sono da considerarsi tutt'altro che marginali. Nel secondo capitolo sono trattati alcuni temi connessi alla prassi ascetica in oggetto. Particolare attenzione è rivolta agli aspetti "iconografici" e alla questione del 'mundus imaginalis', le cui relazioni con l'attività ermeneutica e con il tema della "tradizione" risultano evidenti; a ciò si collega il problema dell'ermeneutica quale metodo storico-religioso suscettibile di trasformare la vita dello studioso e veicolo di un "ecumenismo dei contemplativi", eventualmente applicabile alle diverse tradizioni religiose.
"Poesie per bambini, ma anche e prima di tutto poesie a pieno titolo, poesie per chiunque possieda la capacità di godere del piacere della poesia". Età di lettura: da 4 anni.
Nel 1989 Toti Scialoja raccolse sotto l'insegna del "senso perso" tutte le sue poesie, fino ad allora riservate a un pubblico di amici, bambini e intenditori: da "Topo, topo, senza scopo, / dopo te cosa vien dopo?" sino a "La tristizia, il nevischio, il solstizio d'inverno / nel buio natalizio sono sempre di turno...". Partendo dalla strofa infantile si attraversa uno zoo di animali perplessi che si squamano in sillabe, si intrattengono con il gioco commerci non occasionali, si raggiunge la lirica dalla direzione più inattesa. Si chiedeva Giorgio Manganelli: "Non sarà Scialoja un petrarchesco che si è bruscamente accorto di quante possibilità offra una meticolosa dementia praecox?" Sono filastrocche filosofali: "Sento un topo nello stipo. / Lo spalanco: topo bianco!"; tiritere reiterate: "La mucca di Lucca / che gira in parrucca / in mezzo alla vigna / e allunga la lingua / ammicca o pilucca?"; invenzioni inveterate "Ieri vidi tre levrieri / mogi mogi, / oggi vedo tre levroggi neri neri, / che domani sloggeranno / levri levri"; lapidi lepide e rapide: "Ahi, la vespa / com'è pesta! Era vispa, / non fu lesta". Quello che oggi possiamo finalmente rileggere è l'inimitabile repertorio in cui Toti Scialoja ha collaudato l'esattezza del principio da lui stesso enunciato: "Nel nonsense la parola è alla prova del nulla".
É questo il titolo della canzone sulla donazione degli organi, il cui scopo è ridurre le lista d’attesa di quelle persone (9mila circa, oggi in Italia) che aspettano un trapianto.
A cantarla sono due grandi artisti, che hanno messo voce e cuore per ricordare quanto un gesto possa diventare “Ancora Vita”: Toto Cutugno e Annalisa Minetti.
Gli autori sono il musicista Andrea Mercurio e Walter Savelli, pianista di eccelsa levatura che da oltre trent’anni collabora con Claudio Baglioni.
Il testo è stato scritto in stretta collaborazione con l’AIDO Nazionale.
Questa canzone è un ringraziamento a tutti i donatori sconosciuti, che hanno cambiato la fine in un nuovo inizio, e un invito a riflettere sull’importanza di una scelta consapevole come la donazione, con la testimonianza di persone trapiantate che ne hanno ispirato i versi. Ancora vita celebra il loro ritorno alla vita, in tutta la sua intensità e con tanta gratitudine verso quel gesto che fa di ogni attimo un dono inestimabile: ”sono vivo e canto, sogno e vivo tanto, sento quell’amore che può far cambiare vita e morte, sogno e vivo forte, sento ogni attimo che c’è”.