Che cos'è la realtà? Non appena lasciamo i rassicuranti ormeggi del senso comune, il contenuto di questa nozione si trasforma in una preda quanto mai sfuggente. In questo libro Wendy Doniger guida il lettore attraverso i vertiginosi labirinti di specchi che la mitologia e la narrativa indiana hanno saputo creare per esemplificare le infinite ambiguità e possibilità di stratificazione dell'illusione. Storie di mondi condivisi, di mondi paralleli, di allucinazioni annidate una nell'altra.
"Libro salvato" dopo un lungo lavoro filologico, questo volume conclude l'autobiografia di Canetti con gli anni dell'emigrazione in Inghilterra. Un paese che suscita in lui reazioni contrastanti: ammirazione per i suoi istituti democratici e per il coraggio mostrato contro Hitler, ma anche insofferenza per la britannica arte di escludere, per l'altezzosa condiscendenza esibita verso gli apolidi della cultura. "Ma Lei ha conosciuto Kafka?" gli chiede l'insolitamente benevolo ospite di un party. Accade così che Canetti, negli anni roventi in cui elaborava "Massa e potere", vivesse in una paradossale situazione di solitudine intellettuale, pur abitando in una città di alta tradizione come Londra.
Per tutta la vita Borges ha accompagnato la sua attività di scrittore con quella di critico, o meglio: di appassionato promotore degli scrittori che amava, non di rado ignoti ai suoi compatrioti. E ha esercitato questa attività attraverso i suoi interventi sui periodici, le traduzioni (da Virginia Woolf, Gide, Kafka, Faulkner), le antologie, e soprattutto i prologhi, che questo volume raccoglie.
Il primo pezzo che viene ritrovato, quasi per caso, impigliato nell'elica di una chiatta ferma sul canale Saint-Martin, in una luminosa giornata di marzo che profuma già di primavera, è un braccio. Ma, poiché non è così raro che un sadico si accanisca su una prostituta, la polizia non sembra preoccuparsene granché. Questa volta, però, la cosa è diversa, e Maigret lo intuisce subito: perché si tratta di un braccio non di donna, ma di uomo. Il palombaro incaricato delle ricerche non ci metterà molto a recuperare altri pezzi, e a partire da quelli il dottor Paul, dell'Istituto di medicina legale, comincia a fare delle ipotesi... Scritto a Lakeville, nel Connecticut, nel gennaio del 1955, questo romanzo apparve nel corso dello stesso anno.
Il reame di Gormenghast ha il suo centro in un agglomerato tirannico con le sembianze di un castello. Qui ogni antica bellezza si è corrotta in cupa fatiscenza: le mura sono sinistre "come banchine di moli", e le costruzioni si tengono tra loro "come carcasse di navi sfasciate". E qui, intorno al piccolo Tito, settantasettesimo conte, si muovono la gigantesca contessa Gertrude, la madre, dalle spalle affollate di uccelli e dallo spumoso strascico di gatti bianchi; l'amata sorella Fucsia dai capelli corvini, che col suo abito cremisi infiamma i corridoi grigi; il fanatico custode delle leggi, Barbacane, nano storpio che raggela il sangue con lo schiocco della sua gruccia... Secondo episodio della trilogia iniziata con "Tito di Gormenghast" (Adelphi, 1981).
Il volto di Boris Davidovic e quello butterato del suo carnefice, intento a estorcergli l'ennesima "falsa confessione", si specchiano nel buio di una cella densa di fumo, "ansanti e spossati": in un fronteggiarsi di convinzioni ugualmente "imparziali, inviolabili e sacre", il primo cerca di conservare la dignità nella caduta e nella morte, l'altro di preservare la severità impersonale e astratta della "giustizia" stalinista. Ma questo scontro è solo il più cupo fra le sette variazioni su un unico tema, quello della sopraffazione e della persecuzione costitutive non solo del "socialismo reale", ma della Storia in assoluto.
In questo libro Charles Rosen concentra la sua attenzione sulla musica romantica: su musicisti come Chopin, Liszt, Berlioz, Mendelssohn, Bellini... In Italia, dello stesso autore sono stati pubblicati "Lo stile classico", "La forma sonata". "La generazione romantica" è apparso per la prima volta nel 1995.
Un alone di mistero circonda da sempre i fatti accaduti nelle poche, terribili, convulse ore di Dongo. A distanza di anni nessun enigma è stato risolto tranne, forse, grazie a questa indagine di Luciano Canfora, la presenza di Goffredo Coppola (filologo valente della prima metà del Novecento) nella colonna Mussolini e quindi davanti al plotone d'esecuzione. La fine di Coppola è per Canfora l'inizio di una storia ripercorsa a ritroso in cui entrano in scena i protagonisti della vicenda - "mostri sacri" dell'accademia italiana fra le due guerre, da Pasquali a Vitelli, fino alla figura misconosciuta di Medea Norsa - che ruota attorno alla scoperta di un papiro greco di enorme importanza.
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.
"Il fidanzato di mia madre si è preso una cotta per me e lei mi ha mandato a vivere con papà". Come i lettori hanno modo di scoprire fin dalla prima riga, Jasira, l'adolescente protagonista di questo romanzo, tende a saltare i preliminari. Ma forse sa che non esiste un modo piacevole, o garbato, o indolore, per dire quello che ha da dire: quindi lo dice e basta. E ci parla di papà, appunto, un ingegnere spaziale che lavora a Cape Canaveral ma ha nel sangue, e nelle mani, la violenza del Medio Oriente da cui proviene; del signor Vuoso, patriottico e muscoloso vicino di casa e collezionista di "Playboy", dei compagni di scuola che la chiamano "beduina", di giochi che un tempo si sarebbero detti proibiti e di molto altro ancora.
Rimasta orfana a sedici anni, Edmée arriva alle Irrigations, l'immensa proprietà dello zio materno a Neeroeteren, nella provincia belga del Limburgo: "terre basse, con filari simmetrici di pioppi interrotti qua e là dalla macchia nera di un bosco di abeti"; anche il cielo è basso e grigio, e in fondo, lungo i canali, scivolano lentamente le chiatte. Edmée è graziosa, minuta, pallida, quasi anemica e non parla una parola di fiammingo - ma ha una volontà di ferro, ed è abituata a farsi obbedire. Non ci vorrà molto perché entrambi i cugini si lascino ammaliare dal fascino acerbo, ambiguo, di quella creatura inquietante e dominatrice, così diversa da loro. E il dissidio tra i fratelli rivali non potrà che sfociare in tragedia.
Nel 1961 la scena letteraria fu scossa da un romanzo molto diverso da tutti quelli che negli stessi anni venivano letti, discussi e acclamati. Era la possente saga di Mr Biswas, nato in una capanna di Trinidad, involontario responsabile della morte del padre, e da allora destinato a spendere la vita in cerca di una casa diversa da quelle in cui via via si consuma la sua dannazione. Epica resa dei conti col viluppo di sentimenti che lega ciascuno alle proprie origini, commedia nera, satira di un mondo meticcio che ci restituisce, rovesciata, l'immagine dell'Occidente, questo romanzo popolare fu la rivelazione di un universo di suoni, odori e voci che rimane un puro incanto esplorare.