L'attenzione dell'autore per la religione e la sua storia è maturata nell'incontro con le lezioni di Angeli Brelich negli anni 1959/1960 e si è nutrita poi di costante riflessione e di numerose letture. Tra queste un posto importante hanno avuto le opere di Mircea Elice e di Ernesto de Martino, ma anche quelle di filosofi diversamente orientati come Kierkegaard e Fauerbach. E come per un dovere civico che egli ha sentito di voler riversare il sapere così acquisito in un linguaggio accessibile ai giovani che vivono oggi in un mondo attraversato da conflitti religiosi e da un uso spesso improprio della religione.
Pur avvalendosi di tale linguaggio che si rivolge direttamente ai più giovani, il libro può incontrare interesse degli adulti. In particolare di genitori che cerchino come rispondere alle domande sulla religione che i figli rivolgono loro ma più ancora insegnanti che si trovano oggi a confrontarsi con la compresenza di più fedi nella classe.
Un dialogo reciprocamente comprensivo e rispettoso, che non trascura le differenze, ma le valorizza, senza chiusure o pregiudizi. E' questo il contenuto delle conversazioni qui raccolte con autorevoli autorevoli esponenti delle religioni abramitiche, che la storia ha reso spesso conflittuali ma che invece s'incontrano nella fede in un unico Dio creatore, nell'uomo sua creatura, fratello tra fratelli.
"La figura del miscredente è al centro di questo libro, un soggetto finora ignorato dalla ricerca psicologica. Nel miscredente restano aperti risvolti religiosi profondi che non fanno più capo alla religione confessionale, ma a quell'innato bisogno di credere, oggi ormai ben accreditato anche presso gli psicoanalisti, che è presente in ogni uomo, nel quale preme per essere riconosciuto. Il volume esamina gli effetti che l'istinto religioso può avere nei miscredenti, erroneamente considerati come individui a-religiosi".
Il cibo è un elemento costante della nostra vita quotidiana e non risponde solamente a bisogni legati al corpo, ma è fatto oggetto di attenzioni di natura simbolica che rimandano a caratteri di sacralità, ritualità e mistero. Non è un caso che il cibo sia presente in ogni realtà comunitaria e nazionale, e sia fattore caratterizzante delle religioni. A partire dai grandi monoteismi si riscontra una centralità del cibo come fattore impregnato di sacralità: si pensi al digiuno nelle sue molteplici espressioni, insieme culturali e religiose.
Questo libro presenta i risultati di un progetto di ricerca multidisciplinare, avviato all'interno del Centro Studi Religione Educazione e Società, attivo presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna. Obiettivo della ricerca era indagare, in prospettiva multiculturale, la fenomenologia del senso religioso/religiosità. Il presupposto, condiviso da tutti gli studiosi coinvolti, è che non ci si possa fermare a un dichiarato rispetto condiviso per le "religioni degli altri", senza una reale o rinnovata comprensione della religiosità umana in quanto tale.
In ogni epoca storica, in ogni latitudine del pianeta, in ogni cultura, l'Uomo si è sempre posto degli interrogativi sul senso della vita e oltre la vita. Cosa sono il bene e il male? Che senso ha la sofferenza? A quale prezzo posso raggiungere la felicità? In quale considerazione devo tenere il mio corpo? La mia sessualità? Quale valore ha la famiglia? Come devo rapportarmi con il mio prossimo? Come devo usare la mia libertà? Dopo la morte, cosa c'è? Il denaro ha davvero un valore sicuro? Come devo nutrirmi? Questi sono soltanto alcuni dei 18 "problemi" affrontati nel volume, attraverso le riflessioni che ne danno le religioni (il giudaismo, il cristianesimo, l'islam, l'induismo e il buddismo), senza però pretendere di dare risposte definitive ma lasciando, al contrario, spazi aperti alla sensibilità individuale.