Due amici: Alberto (Moravia), un ex bambino prodigio che fin da giovane ha dato un contributo fondamentale alla storia della letteratura europea, e il giovane narratore A. Insieme hanno scritto un libro a quattro mani in cui A. interroga Alberto sulla sua vita. Dopo questa esperienza le interviste sono diventate per A. un modo di vivere e di avere rapporti umani parallelo al suo lavoro di scrittore. Dopo l'inattesa scomparsa di Alberto, vissuta come un tradimento, A. incontrerà per caso Indro (Montanelli), maestro incontrastato del giornalismo che si pone per lui come un nuovo punto di riferimento assoluto. Sul confronto tra questi due grandi personaggi si gioca il destino psicologico e morale di A.
Un ritratto intimo e coinvolgente dei Bonaparte, che scava nel rapporto conflittuale tra Napoleone e il suo amato fratello Lucien. Lucien era il più dotato dei due fratelli Bonaparte, e non solo ha aiutato Napoleone ad acquisire potere, ma aveva una sua personale - e promettente - carriera politica. Era un romantico, un idealista e un antimonarchico, ma il suo amore per Alexandrine, la donna che ha sposato, a dispetto delle obiezioni di Napoleone, l'ha portato a perdere la stima e l'appoggio del fratello. In questo libro, attingendo a un enorme serbatoio di documenti inediti, gli autori descrivono l'Imperatore Napoleone e la sua famiglia nei loro momenti più intimi e vulnerabili. Il rapporto turbolento tra Napoleone e suo fratello Lucien, di cui l'Imperatore diceva "di tutti i miei fratelli, lui era il più dotato, e quello che mi ha ferito di più", diventa il punto di partenza per illustrare non solo le sanguinose lotte per il potere, l'idealismo romantico e la corruzione che caratterizzano l'Europa del XIX secolo, ma anche l'ascesa e la caduta dell'Impero francese.
“Un libro diverso dagli altri di Alain Elkann, più intimamente sofferto, che si offre al lettore con una sincerità senza ripari.”
Raffaele La Capria, Corriere della Sera
Nonna Carla è uno dei libri più intimi di Alain Elkann. Una storia narrata sotto forma di diario che indaga, con amore e con pudore, la malattia e la morte della madre. Dalle avvisaglie del male all’esperienza traumatica del reparto di rianimazione fino ai momenti conclusivi del funerale, accompagnato dalle rituali preghiere ebraiche e improvvisamente interrotto dall’apparire inatteso della cuoca napoletana Rosa, che dice: “Signora Carla, voi sì che siete stata un pezzo da novanta!”
Nonna Carla riposerà per sempre a pochi passi dalla tomba del suo amico d’infanzia Primo Levi nel cimitero ebraico di Torino. Parallelamente, l’autore ricostruisce il rapporto con sua madre, donna dal carattere forte, ma con molte fragilità, dalla generosità inestinguibile. Nonna Carla era legata ai nipoti, a cui è dedicato il libro, da un rapporto felice, profondo e insostituibile. Sono ricordi che emergono in punta di penna, da una scrittura semplice, precisa, che mette in luce un senso di ribellione e di impotenza da parte di un figlio davanti alla malattia e alla scomparsa della madre. Queste pagine sono una meditazione sul fatto che la morte ci coglie comunque impreparati, lasciando dietro di sé un vuoto che nemmeno il tempo riuscirà mai a colmare.
ALAIN ELKANN è nato a New York nel 1950.
Collabora a “La Stampa”, “A”, “Nuovi Argomenti”, “Panta”. Bompiani ha pubblicato, tra gli altri: Vita di Moravia (1990, tradotto in oltre quindici lingue e ripubblicato sempre da Bompiani nel 2007), Rotocalco (1991), Delitto a Capri (1992), Vendita all’asta (1993), Cambiare il cuore, con Carlo Maria Martini (1993, nuova edizione accresciuta 1997), Essere ebreo, con Elio Toaff (1994, Premio Internazionale Fregene 1995), Emma, intervista a una bambina di undici anni (1995), I soldi devono restare in famiglia (1996), Diario verosimile (1997), Il Messia e gli ebrei, con Elio Toaff (1998), Il padre francese (1999), Le mura di Gerusalemme (2000), Interviste 1989- 2000 (2000), Essere Musulmano, con Sua Altezza Reale Principe di Giordania El Hassan bin Talal (2001), John Star (2001, Premio Cesare Pavese 2002), Una lunga estate (2003), MoMo (2003), Mitzvà (2004), Giorno dopo giorno (2005), L’invidia (2006), Essere laico (2007), L’equivoco (2008) e Nonna Carla (2010).
Nei Tascabili Bompiani sono usciti Montagne russe, Il tuffo, Piazza Carignano, Stella Oceanis, i racconti di Boulevard de Sébastopol, Il padre francese, John Star, Delitto a Capri, Una lunga estate, il cofanetto Essere ebreo – Cambiare il cuore – Essere Musulmano (Premio Capalbio 2005), Emma, intervista a una bambina di undici anni (2007), L’Invidia (2009), L’intervista 1989-2009 (2010) e L’equivoco (2010).
Una biografia può essere rigorosa come un saggio e affascinante come un romanzo? Sì, se il personaggio di cui si insegue la vita in un vertiginoso balzo all’indietro nel tempo è Vincent van Gogh e il biografo ha la bravura di Giordano Bruno Guerri.
Noi non sappiamo davvero chi fosse van Gogh, benché questo pittore-genio sia tra i più celebri, tra i più visti, oggetto di culto collettivo e il più costoso sul mercato. E il libro di Guerri dà la possibilità di addentrarsi fra i suoi segreti, di esistenza e pensiero. La ribellione contro la piccola borghesia del XIX secolo, le infatuazioni mistiche, l’abbandono della fede e la riscoperta di una visione totalizzante della natura, il rapporto con le donne (le “amiche” e “sorelle” prostitute), il legame morboso con il fratello Theo, la malattia mentale che infine prorompe in perfetto parallelismo con un’estrema consapevolezza creativa.
Sono queste le tappe ripercorse per impadronirsi di quell’aura misteriosa che circondò il pittore per antonomasia. Una storia amara, di felicità intellettuale e sensuale, raggiunta attraverso la solitudine più completa. Quella stessa solitudine che gli consentì di dipingere alcuni dei capolavori assoluti dell’arte contemporanea, di “andare al cuore della gente, al cuore delle cose”.
“IL LIBRO È IL FILM DELLA SENSIBILITÀ DI VAN GOGH, DEL SUO SCONTRARSI CON I TABÙ DELLA BORGHESIA OTTOCENTESCA.”
Antonio Debenedetti, Corriere della Sera
Giordano Bruno Guerri è uno dei più noti studiosi del Novecento italiano, e la biografia di Giuseppe Bottai è il primo saggio che dimostra l’esistenza di una cultura fascista. Intellettuale raffinato e politico attivissimo, Bottai fu “la mente migliore del fascismo”, creatore di un progetto di rivoluzione politica, culturale e sociale. Il grande influsso che ebbe su giovani e intellettuali, fascisti e antifascisti, gli valse la duplice accusa di antifascismo da parte dei fascisti e di opportunismo da parte degli oppositori. In realtà era un uomo lacerato fra la necessità del compromesso e la fedeltà a un’idea. Seppe riscattare i propri errori con la decisiva partecipazione all’ordine del giorno Grandi, che provocò il crollo del regime, e li volle espiare combattendo contro i tedeschi nella Legione straniera. Bottai appare ormai come una figura centrale del Ventennio, e oltre. Il saggio di Giordano Bruno Guerri – liberandolo dai luoghi comuni – ce lo restituisce intero, come uomo, politico e grande organizzatore di cultura.
Una biografia di Giordano Bruno e al tempo stesso un romanzo sulla vita, sul rapporto intrattenuto con i grandi personaggi dell’epoca, sulla visione cosmica di un uomo instancabilmente in lotta contro ignoranza, bigottismo e ipocrisia.
“Troppe volte Bruno sembra vivere ineluttabilmente con la scardinante dedica dell’Oscuro ‘ai vaganti di notte, ai maghi, ai posseduti da Dioniso, alle menadi, agli iniziati’ (Eraclito 14, A 59, trad. Giorgio Colli). Un empito dionisiaco avviluppante il Dio in una danza a spirale che sfonda secoli inutilmente pesanti solo per gli umani. Perché la forza del Nolano è racchiusa in un perenne vaticinio donativo. Circolarità senza fine, Sphairos consustanziale con Afrodite iperuranica. Per questo è contemporaneo di Hermes, il donatore agli umani, e quindi con Spalle Larghe (Platone), Porfirio e Giamblico lo scrutatore degli Egizi e poi a Giuliano l’Apostata e ‘all’altro’ Giuliano il Kremmerz degli anni nostri. Ma i filamenti luminosi de ‘gli eroici furori’ hanno troppo scandagliato Anima sempre eterna per non parlare continuamente a quell’Amore che ‘ratto s’apprende’ ai ‘Cor’. Così il Nolano adepto ai sacri misteri di Orfeo continua il suo canto donativo in nome di quella ‘necessaria Follia’ che rende qualsiasi suo lettore un processionario nelle file dei seguaci dei Maghi, in nome del divino ardore che nessun rogo potrà mai cancellare. Ecco perché tutti noi siamo fermi al 17 febbraio del 1600. Per ricordare come su ogni creatura e cosa domini ‘la Folgore’. Ovvero l’abisso radioso che si apre dal Bacio degli Amanti.”
Gabriele La Porta
Tra il 1929, anno di pubblicazione del suo primo romanzo, Gli indifferenti, e il 1990, quando improvvisamente scompare nella sua casa romana, Alberto Moravia osserva l’Italia, viaggia in un mondo di cui analizza l’evoluzione catastrofica e partecipa all’elaborazione del romanzo moderno. Scrittore precoce – a diciassette anni comincia la redazione di un romanzo considerato un capolavoro assoluto –, ottiene una notorietà immediata. Antifascista, coraggioso difensore delle sue posizioni intellettuali, Moravia è perseguitato dalle leggi razziali prima e durante la guerra, ma riesce ugualmente a pubblicare. Dai suoi romanzi di successo (Agostino, Il conformista, Il disprezzo, La noia) sono tratti film che ne consolidano la notorietà. Grande reporter, segue da vicino i maggiori avvenimenti del XX secolo, raccontati attraverso testimonianze da Stati Uniti, India, Cina, Giappone, Unione Sovietica e Africa. Distinguendo sempre la ricerca artistica dall’impegno politico, che esige altre azioni e altri linguaggi, la sua opera e il percorso della sua vita rivelano una personalità che vuole affrancarsi dalle origini borghesi: “L’anormale ero io” scriverà. La sua vita affettiva lo vede legato a tre donne di grande temperamento (Elsa Morante, Dacia Maraini, Carmen Llera), mentre coltiva intense relazioni con due generazioni di letterati: su tutti l’amico Pier Paolo Pasolini, ma anche Bontempelli e Malaparte, Sciascia ed Elkann. René de Ceccatty costruisce una vera e propria biografia intellettuale di Alberto Moravia, il racconto appassionato di una vita all’insegna della libertà, riflesso di un secolo che ha segnato profondamente l’Italia e il mondo intero.
René De Ceccatty, romanziere e drammaturgo, traduttore dall’italiano e dal giapponese, critico letterario (per Le Monde des livres), è oggi uno dei più profondi conoscitori francesi di Alberto Moravia, e della letteratura italiana in genere. Ha pubblicato le biografie di Pier Paolo Pasolini, Sibilla Aleramo e Maria Callas, mentre in veste di direttore letterario è stato l’editore delle opere del grande scrittore algerino Rabah Belamri. Per la casa editrice Seuil ha inoltre fondato la collana Solo, ora Réflexion.
“... Ti scrivo perché ho letto Tutto il pane del mondo che mi ha
profondamente commossa ed è riuscito a infondermi dopo anni
di oscurità un barlume di speranza...” (Chiara).
“... Mi ricordo che piangevo come una pazza quando andai
a comprare il libro della signora De Clercq; avevo ammesso tutto!
Mi ero rimessa in gioco, mi ributtavo nel mondo! NON ERO
SOLA! C’era qualcuno che poteva capirmi e che sollievo
e che pena ritrovarmi in quelle parole... nei punti e nelle virgole.
Continuate così!...” (Aisha).
“Mi chiamo Nica, ho 23 anni e dopo avere letto il tuo libro Tutto
il pane del mondo ho avvertito l’esigenza di scriverti, forse perché
la tua testimonianza ha alimentato ancora di più la speranza: forse
si può guarire, ritornare a vivere, veramente?...”.
“... Ho letto il libro Tutto il pane del mondo e sono rimasta
sbigottita dalle rivelazioni sconcertanti di Fabiola De Clercq:
quei comportamenti a me così familiari, quel modo meccanico
di vivere così affine alle mie abitudini; la stessa visione
del mondo. Ho detto a me stessa : ‘Mio Dio! Ma allora esistono
veramente le bulimiche! Non sono solo personaggi visivi! Esistono
e hanno le mie stesse preoccupazioni, provano le mie emozioni
e soprattutto affogano nel mio stesso mare di vomito!’...” (Maria).
La prima biografia ufficiale di Paulo Coelho, per scoprire finalmente la verità su un’esistenza trascorsa tra le avventure più estreme, affrontate con il coraggio di un “guerriero della luce”. Fernando Morais ha avuto libero accesso alle carte segrete di Paulo Coelho, ai suoi diari, alle immagini mai pubblicate. E in anni di lavoro, ha scritto la storia entusiasmante di un uomo che ha affrontato e vinto le sfide delle sue tante vite: ha rischiato di morire alla nascita, ha flirtato con il suicidio, ha subìto il ricovero in un ospedale psichiatrico, ha sofferto la brutalità dell’elettroshock, è caduto nell’abisso della droga, ha provato diverse esperienze sessuali, ha incontrato il diavolo, è stato arrestato sotto la dittatura, ha contribuito alla rivoluzione del rock in Brasile, ha riscoperto la fede ed è divenuto uno degli scrittori più letti al mondo.
Paulo Coelho è nato a Rio de Janeiro nel 1947. È considerato uno degli autori più importanti della letteratura mondiale. Le sue opere, pubblicate in più di centosessanta paesi e tradotte in sessantasette lingue, hanno venduto oltre cento milioni di copie. Tra i premi più recenti ricevuti dall’autore, il “Crystal Award 1999”, conferitogli dal World Economic Forum, il prestigioso titolo di Chevalier de l’Ordre National de la Légion d’Honneur, attribuitogli dal governo francese, e la Medalla de Oro de Galicia. Dall’ottobre del 2002 è membro della Academia Brasileira de Letras. Dal settembre 2007 è stato nominato Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Bompiani ha pubblicato con enorme successo L’Alchimista (1995), Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto (1996), Manuale del guerriero della luce (1997), Monte Cinque (1998), Veronika decide di morire (1999), Il Diavolo e la Signorina Prym (2000), Il Cammino di Santiago (2001), Undici minuti (2003), lo Zahir (2005), Sono come il fiume che scorre (2006), La strega di Portobello (2007), Henry Drummond Il dono supremo (2007) e Brida (2008).
Fernando Morais è uno dei più famosi e importanti giornalisti sudamericani, ed è noto per aver reso la biografia un genere popolare in Brasile. È anche politico e attivista: i suoi articoli hanno un’ampia eco sia nel suo paese natale che nell’intero Sud America. Vive a San Paolo del Brasile.
“Avevamo gusti molto simili. Lui aveva
venticinque anni più di me ma era come se
quei venticinque anni li avessimo vissuti
insieme. Come se ci conoscessimo da
sempre.
Innamorarsi fu inevitabile.
Vivere insieme diventò indispensabile.”
Da questo testo, l’omonimo spettacolo teatrale con Paola Cortellesi, diretto da Piero Maccarinelli e prodotto dal Teatro Stabile di Catania con Artisti Riuniti “Ma a farmi diventare comunista furono quei morti ammazzati. Furono loro a convincermi, non le loro idee. Non ancora. Fu vederli ammazzati così, alla fine di una guerra che stavano per vincere. Alle spalle di una Storia che gli avrebbe dato ragione. Ammazzati. Non per qualcosa che avevano fatto. Per qualcosa che avevano pensato. Un pensiero che gli era costato la vita. E che adesso sentivo di dover fare mio, per non lasciarli morire del tutto.” Con prosa ritmata e incalzante, Sergio Claudio Perroni racconta la tempra drammaturgica di Nilde Iotti, l’agguerrita soavità con cui, tra la fine del Fascismo e la morte di Togliatti, questa “regina plebea” seppe reagire alle invidie e alle insidie di una corte che non le perdonava i tanti successi, primo fra tutti quello di essere amata dal capo del PCI. Una vita densa di passioni non solo politiche, di intrighi, rinunce, conquiste e sentimenti strettamente intrecciata – e a volte perfettamente coincidente – con i drammi, le conquiste e le contraddizioni dell’Italia di quegli anni.
Sergio Claudio Perroni vive e lavora a Taormina. Per Bompiani ha pubblicato Non muore nessuno (2007).
Una biografia, che ripercorre la vita e le alterne vicende politiche di uno dei più celeberrimi imperatori romani. Costantino I, detto "il Grande" (274 ca.-337), è passato alla storia per il suo tentativo di unificazione tra Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente (realizzato tra l'altro mediante lo spostamento della capitale dell'impero a Bisanzio, che prese poi il nome di Costantinopoli), ma è conosciuto dai più per essere stato il primo imperatore cristiano, sotto il cui regno il cristianesimo acquisì pienezza di libertà e diritti. Molti e affascinanti, però, sono gli aspetti della personalità di Costantino che ancora rimangono "nell'ombra" e che il volume di Horst mostra: l'imperatore, dapprima pagano, fece sì emanare nel 313 l'Editto di Milano con cui diede alla religione cristiana riconoscimento ufficiale, ma ricevette il battesimo solo sul letto di morte; esortò i sudditi ad abbracciare la nuova fede, ma rimase alieno da ogni forma di persecuzione verso il paganesimo. Alla scoperta di una figura storica, quasi "leggendaria", illuminata nelle sue scelte politiche e religiose da una tolleranza capace di insegnare ancora molto.