A centocinquant'anni dalla morte, la figura di Gustavo Modena (1803-1861) mantiene ancora tutta intatta l'importanza e il fascino di chi ha cercato di cambiare radicalmente il teatro, segnando per questo in profondità la storia della scena dell'Otto e Novecento. Intellettuale a tutto tondo, "inventore" sulla scena del realismo e del grottesco, dotato di eccezionali risorse espressive, prefiguratore di una forma di protoregia d'attore, infaticabile sperimentatore e creatore, maestro d'attori e riformatore del teatro, la storia delle arti sceniche degli ultimi due secoli, senza di lui, sarebbe stata molto diversa.
Operazioni militari, strategie, atti di eroismo, alleanze, intrighi, ma anche notizie circa il vettovagliamento, le condizioni sanitarie e la vita quotidiana in una piazzaforte assediata. Le lettere redatte dagli inviati pontifici durante il lungo assedio di Pavia (ottobre 1524 - febbraio 1525) e nei giorni immediatamente successivi alla battaglia (24 febbraio) mettono in luce particolari nuovi ed inediti su uno degli avvenimenti salienti del conflitto tra Francia e Impero per il controllo del ducato di Milano.
L'ordinamento giuridico internazionale ha avuto uno strano destino. Ancora oggi, è oggetto di aspettative palingenetiche ed è celebrato come l'architrave di un nuovo ordine mondiale. Al tempo stesso, però, mette allo scoperto la sua antica debolezza e una smisurata attitudine a velare gli interessi particolari degli Stati. Da più parti, se ne auspica la trasformazione in un fantasmatico sistema cosmopolitico. C'è chi, invece, invoca come necessaria la sua sostanziale dismissione. Interpretazioni contrapposte che, senza saperlo, poggiano sul medesimo assunto: il contesto politico globale riproduce il brutale stato di natura di Thomas Hobbes. Per evitare questa apparente schizofrenia, è possibile imboccare una strada diversa, diretta a una storicizzazione della nozione di diritto internazionale. Si tratta di un percorso che conduce a rivisitare l'esperienza dello jus publicum Europaeum, di un ordine che è orizzontale, multipolare, anarchico, flessibile. In questo percorso, Hedley Bull è il compagno di viaggio ideale di questo libro. Ad un trentennio dalla sua scomparsa, il pensiero di Bull, alieno dai pregiudizi e incline all'approccio pragmatico, continua a fornire una decisiva chiave di lettura per interpretare con spirito critico le modificazioni politiche e normative in atto nel contesto internazionale.
"Ugo Saitta, cine-operatore" è il risultato di un'analisi critica della produzione documentaria del regista catanese. Il corpus di riferimento è rappresentato dai film oggi custoditi dalla Filmoteca Regionale Siciliana. Il presente studio ha però permesso il ritrovamento di un documentario di Saitta considerato perduto, dal titolo La terra di Giovanni Verga, conservato su negativo infiammabile presso la Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, oggi restaurato, ristampato e digitalizzato per una maggiore accessibilità.
La fama dell'archeologo roveretano Paolo Orsi è strettamente legata alla sua infaticabile opera di ricerca e di salvaguardia dei monumenti antichi della Sicilia e dell'Italia meridionale. Nonostante la messe degli scritti prodotta dal grande studioso, a oltre un settantennio dalla sua scomparsa i suoi taccuini, in gran parte inediti, costituiscono una fonte inesauribile di notizie per la storia dell'isola. Il volume presenta una revisione delle problematiche relative alla necropoli della Vigna Cassia a Siracusa, sulla scorta delle trascrizioni delle note registrate durante le esplorazioni condotte dall'Orsi, contenute nei taccuini n. 24 (1894), 105 (1915-'16), 100 (1915), 110 (1918), 113 e 102 (1919). Nelle appendici, oltre alle trascrizioni, vengono presentati i risultati dello studio dei ritrovamenti archeologici registrati da Orsi, e precisamente: iscrizioni e varia (Maria Domenica Lo Faro), lucerne (Gaetano Bevelacqua), monete e corredi tombali. Il tutto viene corredato dai rilievi topografici con piante e sezioni della zona del vestibolo (Valeria Battaglia).
È indubbio che Dante si sia accostato a Virgilio valorizzando le mediazioni culturali che nel Medioevo accompagnavano la sua fruizione. Conosciamo la familiarità dantesca con le glosse e i commenti ai classici, che non solo guidavano l'approccio al testo, ma giovavano inoltre alla maturazione della tecnica di imitazione/emulazione poetica. Vengono messi in evidenza e ampiamente discussi, in un'attenta analisi comparativa, tutti quei passi di Dante nei quali il sottofondo dell'esegesi allegorica di Virgilio si lascia percepire. Naturalmente, l'analisi soppesa, caso per caso, nonché in sede di bilancio complessivo, la risignificazione che Dante imprime ai prestiti di cui si avvale.
Le parole di Caravaggio verbalizzate dai documenti giudiziari sono solo la testimonianza di una realtà quasi esclusivamente romana, nella quale si trovava a vivere un giovane spericolato e intraprendente. La Roma del suo tempo, il fitto intreccio di strade la notte dove i ladri la facevano da padroni. Campo Marzio, il quartiere a sud del porto di Ripetta, tra le chiese di Sant'Agostino e San Luigi dei Francesi, la Minerva e il Corso.Roma della Controriforma pullulava infatti di sfaccendati malviventi, ladri e assassini. E quindi per farsi rispettare in un ambiente violento, oltre a girare armati di spada e pugnale bisognava mettere in mostra forza e carattere. Le offese andavano vendicate in modo energico e qualche volta anche a prezzo della vita.
La visone del mondo della psicologia analitica junghiana, ha profonde connessioni con la dimensione filosofica, intesa questa ultima nella sua accezione più ampia di teoresi e prassi. L''amore, l'interesse, la conoscenza di Jung per la filosofia hanno gettato le premesse affinché la psicologia analitica diventasse, con la sua mole di scritti, un grande vas alchemico da contenere la complessità della Psiche individuale e collettiva, inebriando di linfa vitale la tensione dialettica, mai compiuta, verso la totalità, ovvero l'imago Dei. Ricercare gli stili del fare junghiano significa in tale volume restituire al pensare filosofico una sua pregnanza, svincolando la filosofia da una visione troppo ristretta, bagnandola con la funzione del sentire emozionale nell'incontro relazionale dell'Io col Tu e rintracciare alcune delle metafore di base della visione junghiana.
Il processo di unificazione nazionale, che nel marzo del 2011 ha celebrato il suo centenario, è un fenomeno "allogeno". La sua genesi reale e spiegazione complessa si raccomandano a fattori esterni. L'unità è, infatti, la soluzione imprevista della diplomazia imperiale francese e inglese all'interno della geopolitica internazionale che vedeva come suoi protagonisti anche Austria, Russia e, passivamente, l'Impero Ottomano con la "questione d'Oriente". In quest'ipotesi Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Mazzini sono comprimari, ora subalterni, ora geniali, di una strategia di interessi internazionali che produrrà effetti inattesi ("serendipity"): l'unità d'Italia. Questo testo rivisita la bibliografia sull'argomento proponendo una chiave di lettura minoritaria ma non per questo povera di studi qualificati, sia pure negletti o non tenuti in privilegiata considerazione.
Un itinerario a Villa Piccolo per scoprire la vita, l'arte e il mondo di uno straordinario personaggio. Casimiro il pittore, il fotografo, il mago vi guiderà nella sua casa, nel suo mondo onirico e nel bosco della Villa di famiglia, ma anche nei volti e nelle azioni di una Sicilia profonda ormai scomparsa.
Il poema apologetico di Nicola Muzalone, arcivescovo dimissionario dell'isola di Cipro nel XII secolo, costituisce una testimonianza di primo piano dei fermenti socio-culturali e politici in una importante area periferica dell'impero bizantino, nella fase cruciale che vede l'incontro/scontro fra Occidente latino, Oriente bizantino e mondo islamico, all'epoca delle Crociate. Cipro fu sempre un crocevia di civiltà, una terra in cui convivevano Cristiani, Ebrei e Musulmani. Muzalone accetta la nomina su pressione diretta dell'imperatore Alessio I Comneno, e arriva nell'isola col proposito di restaurare l'autorità della Chiesa, ma deve scontrarsi con equilibri consolidati e con la sorda ostilità dei potentati locali, sia laici sia ecclesiastici. Ne esce sconfitto, ma descrive la sua esperienza in un poema apologetico in cui spiega le ragioni della sua scelta, impiegando una lingua classicheggiante che si ispira ai modelli della letteratura greca antica (dall'epica alla tragedia e alla tradizione gnomologica), delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa.