"Lo scopo principale del cinema deve essere rappresentare le emozioni attraverso le immagini": con queste parole, nel 1916, Hugo Münsterberg inaugurava una riflessione sull'emozione spettatoriale che gli studi contemporanei, con diverse sensibilità e nuovi strumenti di ricerca, hanno raccolto come un'eredità. I saggi che compongono questo libro indagano, nell'intreccio tra analisi testuali e teorie della spettatorialità, alcune delle principali questioni legate al tema dell'emozione cinematografica: il coinvolgimento emotivo-affettivo che il cinema è in grado di provocare, la natura mentale e corporea dell'esperienza a cui esso dà luogo, la varietà delle strategie formali tramite cui - attraverso le immagini - un film è capace di accendere le reazioni più intense in chi lo osserva.
Nota di Marco De Marinis
Il gesto del riguardo. Presentazione di Ferdinando Taviani
Il teatro dell’arte di piacere. Esperienze italiane nel Settecento francese
La rivoluzione degli artisti e il terzo «Théâtre Italien»
La microsocietà degli attori. Una storia di tre secoli e più
L’attore, le sue fonti e i suoi orizzonti
Alla ricerca del Grande attore: Shakespeare e il valore di scambio
Modena rivisto
L’indipendenza prima di tutto. Il caso di Totò
Per una storia del teatro nel romanzo in Europa. Gli apici del «Pasticciaccio» e del «Castello»
Gesti parole e cose dialettali. Su Eduardo, Cecchi e il teatro della differenza
Nota bibliografica
Indice dei nomi
Il fantastico, inteso come genere, o "modo", caratteristico della narrativa occidentale a partire dalla fine del XVIII secolo, è stato negli ultimi decenni oggetto di numerosi studi, analisi, inquadramenti teorici, precisazioni classificatori e da parte della critica letteraria. Manca invece, in relazione al teatro moderno (sia al livello dei testi che degli allestimenti scenici), un'attenzione critica strutturata nei confronti della componente fantastica, che solo di recente ha cominciato a essere oggetto di qualche specifico interesse da parte di alcuni studiosi, prevalentemente in ambito francese e spagnolo. Questo volume intende mettere in luce, attraverso l'analisi dell'opera di drammaturghi, registi, musicisti di vari paesi europei, le diverse anime del moderno fantastico teatrale, che offre, rispetto al fantastico letterario, un panorama più complesso e variegato soprattutto in ragione della sua destinazione spettacolare. Così, da una parte il teatro tra la fine del Settecento e il primo Novecento concede un'ospitalità maggiore di quanto non faccia la narrativa per adulti alla presenza del meraviglioso, declinata sul piano dei contenuti (mitologici o fiabeschi) quanto su quello della messa in scena (spesso propensa a perpetuare gli effetti barocchi di meraviglia attraverso l'uso di macchine e trucchi ottici); dall'altra accoglie, in modo ora sottilmente inquietante ora più esplicito, quella componente "negativa", demoniaca e tenebrosa, perturbante e trasgressiva...