Fondata nei primi secoli della cristianità e ricca di pregevoli testimonianze storico-artistiche, la cattedrale di Santa Maria a Vescovio nel comune di Torri in Sabina (RI) è il fulcro dell'antica diocesi di Forum Novum e rappresenta tuttora uno dei principali luoghi identitari dell'attuale circoscrizione ecclesiastica suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto, che ha unito in sé anche le Chiese particolari di Cures Sabini (Passo Corese) e Nomentum (Mentana). I lavori svolti da oltre un secolo dalle varie Soprintendenze, a partire dal 1969 affiancati dalle scoperte archeologiche sui monumenti pubblici e privati del municipio romano di Forum Novum, trovano in questo volume - che raccoglie gli atti della giornata di studi promossa dalla Soprintendenza ABAP per le province di Frosinone, Latina e Rieti il 27ottobre 2018 - i contributi di archeologi, storici dell'arte, architetti, restauratori, fisici e storici, riuniti per la prima volta insieme in una sorta di "sugello" a preludio di una rinnovata azione di tutela che non prescinde dalla valorizzazione culturale e turistica del sito.
L’idea di procedere all’edizione di un nuovo catalogo scientifico delle sculture dei Musei Capitolini è nata nel contesto dei profondi cambiamenti che hanno interessato il Campidoglio negli anni a cavallo del Giubileo del 2000 e ha risposto all’esigenza di dare avvio a un necessario e sistematico aggiornamento dei due volumi curati da Henry Stuart Jones e dedicati al Museo Capitolino del Palazzo Nuovo (1912) e al Palazzo dei Conservatori (1926). Il nuovo catalogo, edito in più volumi a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, si ispira all’edizione novecentesca nella ripresa dello schema della descrizione secondo l’odierna collocazione delle sculture e parte dalla trattazione degli allestimenti del Palazzo Nuovo in Campidoglio. Il primo volume della serie, pubblicato nel 2010, è stato dedicato alle statue del piano terra, dello scalone e della Sala del Galata. Il secondo raccoglie le opere conservate nella Sala del Fauno e nel Salone, tra cui si segnalano alcune delle sculture più celebri delle collezioni capitoline, quali il Fauno in rosso antico, i due Centauri Furietti e l’Amazzone ferita opera di Sosikles. Approfondite schede scientifiche, destinate a diventare punti di riferimento indispensabili per le future ricerche sulle sculture capitoline, sono accompagnate da un ricco apparato di eleganti fotografie in bianco e nero. Ciascuna sezione del catalogo, inoltre, è aperta da inedite foto di sala capaci di restituire a pieno il fascino degli allestimenti storici del Museo.
Nel 1798 il cardinale Francisco Antonio de Lorenzana acquistò a Roma diversi codici liturgici provenienti dalla Sacrestia della Cappella Sistina e li inviò in Spagna per salvaguardarli dalla “maxima in Urbis direptione”. Il ritrovamento a Toledo di questi splendidi codici miniati, ancora integri e perfettamente conservati, ha permesso di ricostruire e presentare, almeno in parte, quello che un tempo costituiva uno dei nuclei di manoscritti liturgici tra i più importanti e preziosi del patrimonio librario pontificio. Il volume magnificamente illustrato è ideato come catalogo sistematico di tutti i codici sistini recuperati dal cardinale Lorenzana e attualmente conservati nella Cattedrale e nella Biblioteca de Castilla-La Mancha di Toledo e nella Biblioteca Nacional de España di Madrid. Il catalogo comprende codici dall’XI al XVIII secolo, destinati ad essere utilizzati dal papa, dai cardinali e dai vescovi durante le celebrazioni liturgiche nella Cappella Sistina e nella Basilica vaticana. La ricchezza delle decorazioni miniate e il pregio delle legature, nelle quali compaiono gli stemmi dei proprietari dei codici, confermano il prestigio dei loro antichi possessori, tra i quali emergono il cardinale Pietro Barbo e poi pontefice Paolo II, il cardinale Jean Balue, il cardinale Girolamo Basso Della Rovere, il cardinale Francesco Borgia, il cardinale Antoniotto Pallavicini, Giulio II, Clemente VII, Pio v, Urbano VIII e Alessandro VII. I saggi introduttivi affrontano le problematiche riguardanti il fondo della Sacrestia Sistina, le vicende della sua dispersione e del recupero da parte del prelato spagnolo, mentre altri sono dedicati all’esame della situazione della miniatura a Roma nel Cinquecento e nel Seicento con una particolare attenzione al periodo del pontificato di Urbano VIII Barberini (1623-1644). Attraverso la ricostruzione della figura e della personalità artistica di alcuni dei miniatori coinvolti nella realizzazione dei codici di Urbano VIII, il lettore inoltre sarà immerso nella fitta rete di relazioni tra la raffinata corte pontificia e l’ambiente artistico e antiquario del tempo, in cui videro la luce il Museo Cartaceo di Cassiano dal Pozzo e la Roma sotterranea di Antonio Bosio. Il libro include anche una serie di apparati documentari e la ricostruzione delle localizzazioni attuali dei codici, fogli staccati e frammenti di miniature, provenienti dal fondo di sacrestia e finora rintracciati sulla base degli inventari di Sacrestia del 1547 e 1714 e del catalogo di vendita della collezione di miniature dell’abate Luigi Celotti (Christie’s, Londra, 26 maggio 1825).
“Costruisciti un Paradiso tuo altrove!”. Questo il consiglio con cui nel 1513 san Pietro avrebbe accolto alle porte del Paradiso papa Giulio II, appena defunto, stando almeno a quanto racconta un libello satirico dell’epoca. Al di là del sarcasmo sulla dispotica natura e sui progetti megalomani del pontefice, il riferimento al Paradiso coglie di fatto un aspetto centrale dell’intenzione perseguita da Giulio II nel commissionare a Michelangelo gli affreschi sulla volta della Cappella Sistina. Questo libro ricostruisce le diverse fasi decorative dell’edificio, dal 1481 al 1541, evidenziando le peculiarità di ciascuna nel dare forma a un’idea: quella di rappresentare la “prima cappella del mondo” come anticamera del Paradiso; suoi guardiani, san Pietro e i pontefici a lui succeduti. Ne emerge con particolare risalto l’importanza decisiva che ebbe la prima fase di edificazione e decorazione della Cappella, fra il 1481 e il 1483, con l’apporto determinante di Perugino, Botticelli, Ghirlandaio, Rosselli, Signorelli e Piermatteo d’Amelia, di cui si propone una nuova cronologia. I contributi più tardi di Michelangelo e Raffaello, infatti, si possono comprendere appieno solo mediante il confronto con gli affreschi già eseguiti nella Cappella dagli artisti che li avevano preceduti. Anche la straordinaria realizzazione del Giudizio Universale appare allora l’esito naturale delle idee e degli intenti che ispirarono la creazione di questa anticamera del Paradiso.
Il Catalogo narra la storia di uno dei luoghi più leggendari e simbolici di Roma, il Capitolium, acropoli e roccaforte della città antica, abitato già prima della sua nascita e dove sorse il più importante dei suoi santuari, dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Partendo dalla visione mitica e romantica che i diversi viaggiatori e artisti in visita a Roma, ebbero dell’Urbe sin dalla fine del XVI secolo, si esamina il percorso storico-urbanistico del Campidoglio attraverso rari documenti d’archivio, dipinti, sculture, plastici e opere conservate essenzialmente presso le collezioni capitoline. Pur segnato da un periodo di totale abbandono, iniziato con la caduta dell’impero romano e che lo rese selvaggio e inospitale, nonché funesto e tetro per via delle esecuzioni capitali che vi si volsero durante il Medioevo, il Sacro Colle risorse con l’arrivo della nobile famiglia dei Caffarelli alla metà del XVI secolo. Viene in seguito approfondito il periodo in cui i Prussiani si stabilirono in Campidoglio ampliando le loro proprietà con nuovi edifici e successivamente si illustrano i cambiamenti che furono messi in atto dopo la proclamazione di Roma Capitale d’Italia nel 1870. Liberato il colle dalla presenza teutonica con la fine della I Guerra Mondiale, ebbe inizio un fervido periodo di studi e indagini archeologiche volte alla riscoperta del Tempio di Giove e delle fasi più antiche della città, accompagnato da demolizioni e distruzioni che dovevano riportare alla luce il virgiliano immobile saxum, la Rupe Tarpea, simbolo sacro dell’origine stessa di Roma. L’ultima parte del catalogo è infatti dedicata a una storia dei più recenti scavi che si sono eseguiti in Campidoglio, con particolare riferimento agli importanti ritrovamenti emersi sull’area del Belvedere Tarpeo e che hanno restituito oltre a strutture della prima età imperiale, un cospicuo numero di terrecotte architettoniche dipinte e di scultura fittile riconducibile alla decorazione della fase originaria di fine VI secolo a.C. del Tempio di Giove.
I disegni del Bernini offrono una prospettiva privilegiata, un’opportunità di affrontare l’arte del cavaliere nella sua universalità come scultore, pittore e architetto, ma anche come inventore per le arti decorative, e ci permettono uno sguardo intimo nel laboratorio del genio, capace di adattare le sue invenzioni a circostanze in continua evoluzione e alle domande pressanti dei suoi committenti. Mentre l’esecuzione dei grandi progetti era delegata sempre più a una schiera di collaboratori altamente specializzati, il tratto personalissimo dei disegni ci riporta alla mano e al pensiero del Bernini. Sono disegni preparatori che fanno trasparire l’iter concettuale di occasioni grandi e piccole, ma anche studi di struggente naturalismo, ritratti parlanti di straordinaria vivacità e quei grandi disegni autonomi dell’ultimo Bernini, ormai non più semplice segno grafico ma strumento di contemplazione mistica.
Nel 2001 il Comune di Frascati e l'Università di Roma "La Sapienza" promuovevano una ricerca finalizzata alla collazione di tutti quegli eterogenei materiali che avessero testimoniato dell'importanza rivestita dalla città di Frascati nell'ambito della tradizione culturale del Grand Tour. L'indagine portò risultati rilevanti sia per la qualità delle opere d'arte e dei testi individuati, sia per l'interesse antropologico e storico: diari, lettere, guide ma anche schizzi, disegni, acquerelli consentono di ricostruire ed illustrare le tappe dell'itinerario nei Castelli, e in particolare la sosta frascatana, di un intero ceto di viaggiatori europei, spesso in significativo attrito con l'atmosfera locale dominata dal regime papale, e tuttavia affascinato dalla "autenticità meridionale e romana" (Goethe) del paesaggio naturale ed umano.