Il proliferare - nel nostro paese - di gruppi, associazioni e movimenti religiosi di matrice cattolica è interpretabile come espressione del crescente bisogno di comunità in una società sempre più relativistica e frammentata. Le aggregazioni laicali sono il volto della nuova chiesa e la religiosità di militanza costituisce una nuova forma di evangelizzazione, un nuovo modo di presentarsi della Chiesa cattolica. Per tante persone, infatti, essere parte attiva delle piccole chiese, entro cui hanno scelto di militare, diventa il modo attraverso cui sentirsi parte della Chiesa universale. In Italia il pluralismo religioso si concretizza non tanto nella competizione fra differenti religioni, quanto all'interno del cattolicesimo stesso, al punto da potersi parlare di cattolicesimi, cioè della molteplicità di maniere attraverso cui gli italiani vivono ed interpretano il loro continuare a dichiararsi cattolici. Questa dimensione plurale s'incontra anche nella componente più attiva e militante del cattolicesimo e la competizione-cooperazione fra organizzazioni interne alla Chiesa cattolica si muove all'interno di un continuum desecolarizzazione-secolarizzazione. L'incontestabile vitalità del "mondo cattolico" agisce cioè in maniera ambivalente: per un verso nel tentativo di riconquista degli spazi erosi dal processo di secolarizzazione ma, per altro verso, accogliendo al suo interno principi e metodi che tendono a secolarizzare la stessa offerta religiosa.
All'esplorazione e alla conquista dell'Africa da parte degli europei tra XIX e XX secolo si è accompagnata un'intensa attività missionaria, che ha prodotto un frutto inatteso. Dal Sudafrica alla Nigeria, dalla Costa d Avorio al grande Congo si è realizzata una fioritura di esperienze cristiane autoctone, originali, spesso intorno alla figura di un profeta carismatico, come il congolese Simon Kimbangu, il più noto. Da lui avrà origine la prima Chiesa africana ammessa in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese, nel 1969. Ma se è possibile pregare e giungere al Dio cristiano senza i bianchi, è anche possibile autoamministrarsi; così, alla profezia dell'indipendenza religiosa si è aggiunta quella dell'indipendenza politica: "Prima noi avevamo la terra e voi avevate la Bibbia. Ora voi avete la terra, a noi è rimasta la Bibbia", recita un noto slogan dei profeti sudafricani. E la Bibbia si è rivelata un eccezionale strumento di liberazione e contestazione.
Una nuova storia dell'Inquisizione in Italia dall'istituzione del Sant'Uffizio nel 1543 per opera di papa Paolo III alla fine del XVIII secolo. Le procedure, le vittime, i processi più significativi, il fenomeno della censura e il confronto con l'Inquisizione spagnola vengono ripercorsi in questo libro che non ha mancato di suscitare accesi dibattiti in Italia e all'estero - con particolare attenzione all'ingombrante sistema di comando. Partendo da alcuni casi emblematici, Christopher Black racconta in modo vivace e coinvolgente quale sia stato il ruolo che questa famosa - per alcuni famigerata istituzione ha svolto nella vita religiosa e sociale italiana, sfatando alcuni pregiudizi legati alla "leggenda nera" che ancora circonfonde l'immagine vulgata dell'Inquisizione.
L'ornamento, nell'accezione greca di ágalma (ciò che risplende e onora, e perciò glorifica), è stato per oltre un millennio uno dei segni elettivi con i quali la gloria del Dio della Bibbia, imprimendo le figure della santità cristiana, ha disseminato nella storia le sue tracce visibili. Le impronte di gloria (orme divine, reliquie, reliquiari, immagini votive e altre insegne e sostanze cristiche) avrebbero enucleato alcuni tra i più importanti dispositivi rituali che, dalla Tarda Antichità al Rinascimento, attivarono l'efficacia politica dello scambio salvifico. È il regime discorsivo e rituale, qui definito paradigma agalmatico, che istituì e governò l'immaginario economico e religioso dell'Europa cristiana consentendo l'incessante metamorfosi dei beni terreni nei tesori celesti e innescando il sistema retributivo della grazia e del miracolo. Dal XII secolo, l'oro dei santi e l'oro monetale, fino ad allora non separabili perché parte e motore di uno stesso circuito sacrificale, divaricarono per sempre i propri destini. Si avviò così la transizione epocale dal paradigma agalmatico alla modernità economica, dal mondo dell'ornamentum al regime dell'utilitas, dall'era dell'effigie e dell'impronta all'età dell'arte e degli artisti.
Il monachesimo è stato a lungo esclusivamente oggetto della storia della spiritualità e della teologia e solo a partire dagli anni settanta si è cominciato ad affrontarlo con un approccio pienamente storico e integrato con le altre scienze umane. Studi recenti hanno infranto barriere, proposto prospettive interdisciplinari e nuove metodologie che hanno prodotto interazioni creative fra la tradizione della storia monastica, con il suo focus sugli sviluppi istituzionali, e una gamma di argomenti sacri e profani che vanno dalla spiritualità ascetica ai moderni approcci politici. In quest'ottica, anche la storia del monachesimo bizantino è in parte da riscrivere: il volume propone una riflessione originale sui rapporti tra i monaci e la società.
Devozioni e santi, pellegrinaggi e santuari, beatificazioni e relazioni spirituali tra uomini e donne sono forme di religiosità che invece di essere scomparse con la secolarizzazione si ripresentano anche oggi più vive che mai. In Italia il fenomeno ha avuto particolare persistenza e originalità nel corso dell'Ottocento e del Novecento. Questo libro indaga quali siano le radici storiche e culturali profonde del permanere e del diffondersi di una religiosità così capillare e sentita da rappresentare una componente fondamentale della nostra identità nazionale.
La crisi modernista fece vacillare la Chiesa cattolica all'inizio del Novecento. La dura repressione del tentativo di accogliere nel cattolicesimo alcune istanze contemporanee costituì l'acme del secolare conflitto della Chiesa con la modernità. Il volume ripercorre la storia della crisi modernista, presenta le principali proposte di rinnovamento e i maggiori protagonisti del riformismo religioso cattolico, indugia sulla condanna del modernismo come "sintesi di tutte le eresie" da parte di Pio X (1907) e sulla reazione antimodernista, si sofferma brevemente sui "neomodernismi" denunciati dal papato nel secolo seguito alla crisi e accenna ai fenomeni "modernistici" nelle altre tradizioni religiose
Il volume muove da un’idea che è quasi una provocazione: il comunismo come ultima eresia del cristianesimo. Basandosi su una documentazione in gran parte inedita, Chenaux ricostruisce la storia dei rapporti, a dir poco tormentati e conflittuali, tra la Chiesa cattolica e il comunismo in Europa, dalla rivoluzione d’Ottobre alla caduta del Muro di Berlino. Cronologicamente il volume rispecchia i tre grandi periodi in cui può suddividersi la storia politica e religiosa dell’Europa del XX secolo: la "guerra civile europea", durante la quale la Chiesa si trova di fronte all’impossibile dilemma di dover scegliere tra comunismo e nazismo; la guerra fredda, durante la quale, nella sua battaglia contro il totalitarismo sovietico, la Chiesa di Pio XII è identificata, suo malgrado, con l’Occidente; gli anni del disgelo e della distensione, quando la Chiesa sceglie la via del dialogo con i paesi dell’Est, per contribuire, infine, al crollo del sistema.
Ho studiato per sessant’anni e più la storia del cristianesimo antico nelle varie declinazioni di carattere religioso politico sociale culturale, e conseguentemente ho scritto molto, forse troppo, per lo più coll’intendimento, non so se sempre realizzato, di fare ricerca a livello scientifico, qualche volta con destinazione scolastica, e in complesso mi ritengo soddisfatto dei risultati raggiunti in ambito sia filologico sia storico. Ora, a conclusione di un itinerario di studi troppo lungo, pubblico un libro che non intende colmare alcuna lacuna, che non ha una destinazione specifica, ma che ho scritto solo per mio personale diletto, al quale mi sono dedicato desultoriamente, quando ero momentaneamente libero da impegni più imperativi e vincolanti, inizialmente senza un obiettivo preciso ma solo per mettere per scritto alcuni concetti di carattere generale che via via mi si presentavano sempre più chiari, finché mi si sono gradatamente configurati, a grandi linee, come una embrionale visione panoramica della storia del cristianesimo antico. A questo punto sono bastate poche integrazioni e qualche aggiustamento per arrivare al testo che qui presento. Ho cercato di riuscire accessibile, ma senza grande convinzione e perciò non so quanto ci sia riuscito. Posso dire per altro che ogni parola qui scritta è stata attentamente meditata e, anche se a prima vista potrà sembrare ovvia e di non particolare significato, ha alle spalle il distillato di più di cinquant’anni di ricerca mai intermessa.
L’inizio delle osservazioni di Galileo con il telescopio, quattrocento anni fa, ha un profondo significato non solo dal punto di vista della storia dell’astronomia, ma anche di quella delle relazioni fra Scienza e Fede. Di fatto, la pubblicazione dei risultati delle sue scoperte, nel Sidereus nuncius, segna l’inizio dell’opposizione alla visione del mondo copernicana, fatta propria da Galileo, da parte dei sostenitori della cosmologia aristotelica. Un’opposizione che si svilupperà poi in una disputa teologica, portando infine all’intervento della Chiesa con il processo e la condanna dello scienziato. L’autore offre una visione approfondita dei complessi motivi di questa vicenda, ormai nota come "caso Galileo", e della sua attualità, in vista delle nuove problematiche – sul piano dei rapporti Scienza-Fede – create soprattutto dal prodigioso sviluppo delle nuove biotecnologie.
Le questioni bioetiche, il dialogo con il mondo ebraico e musulmano, la riforma liturgica, il ruolo stesso della chiesa nella società contemporanea, hanno rappresentato negli ultimi anni il terreno di un confronto, talvolta aspro, tra le diverse "anime" della chiesa italiana. Questo volume - che sintetizza alcuni spunti emersi in un incontro di riflessione promosso da un gruppo di cristiani lo scorso maggio a Firenze - propone una riflessione comune e allargata sulle ragioni fondamentali della vita cristiana oggi, indicando nel Vangelo la migliore risposta al disagio ecclesiale di tanti.
Il volume, mettendo a frutto le ricerche e gli scavi archivistici più recenti, riesamina la vulgata che vede i regolari come un esercito disciplinato e obbediente al servizio del sovrano-pontefice e delle autorità ecclesiastiche locali. Complesso e articolato fu, in verità, il loro operato nella società italiana dell'epoca, a partire dal processo di affermazione dei nuovi Ordini quattro-cinquecenteschi, a lungo segnato da polemiche e contrasti con le religioni più antiche, dall'intervento dell'Inquisizione contro le deviazioni eterodosse dei fondatori e dei loro adepti, da percorsi di definizione della forma giuridica lenti e burrascosi (di durata anche secolare, complici le posizioni contraddittorie dei pontefici). Divisi al proprio interno per il modo di concepire rapporti gerarchici, organizzazione, funzioni dell'Ordine di appartenenza, divisi all'esterno per la concorrenza su questioni teologiche e politiche, i regolari espressero scelte divergenti anche in occasione delle controversie giurisdizionali, abbandonando la fedeltà a Roma per sostenere le posizioni di principi e sovrani. Soltanto la burrasca settecentesca e l'incipiente secolarizzazione del sistema di valori riuscì a ricompattare questo mondo contro il "male moderno".