Che cosa pensavano i Greci e i Romani quando, di notte, alzavano gli occhi per guardare il cielo? Quali figure vedevano, o credevano di vedere, nei cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) e nelle innumerevoli stelle che brillavano nel firmamento formando le più curiose costellazioni? E che cos'erano davvero, per loro, i due corpi celesti più importanti per il genere umano, il Sole e la Luna? Il volume illustra e spiega - attraverso un'ampia scelta di passi tratti dalla letteratura greca e latina, dai poemi omerici alla fine dell'età classica - quale ruolo ricoprivano gli astri nella vita quotidiana degli antichi; come li avevano interpretati e studiati i filosofi e gli scienziati (compresi coloro che si occupavano di una disciplina molto particolare: l'astrologia); che importanza avevano nell'arte e nella religione.
Se la mattina del 21 aprile 753 a.C. qualcuno si fosse trovato sulla cima del Palatino, terra di greggi e di pastori a un passo dal guado del Tevere, avrebbe assistito a una scena decisamente singolare: in un silenzio irreale, rotto solo dai versi degli uccelli, un uomo aveva impugnato il timone di un aratro, si era coperto il capo con un lembo della toga e aveva iniziato a tracciare un solco circolare sulla superficie vergine del colle. Di lì a poco, l'ipotetico osservatore lo avrebbe sentito proclamare con voce solenne, davanti a un pugno di seguaci, il nome scelto per la città di cui aveva appena disegnato il perimetro: Roma. Il libro racconta la storia e la leggenda di quell'uomo, che i suoi discendenti chiamarono Romolo: le sue origini, che lo riconducevano a un eroe venuto dall'altra parte del mare, le peripezie che lo avevano condotto sino a quel giorno e le gesta da lui compiute nei lunghi anni che lo videro alla testa della sua fondazione, destinate a cambiare per sempre la storia del mondo.
All'Vrbs, Orbis per vocazione, conducono tutte le vie attraverso le quali usi e costumi "stranieri", in particolare i culti, giungono nella capitale dell'Impero e la trasformano. Non sempre in un clima idilliaco e indolore, Roma caput mundi vede tradizioni, usanze e norme spesso di portata ancestrale coabitare assieme a externae superstitiones; il "naturale" risultato è la messa in opera di un compromesso creativo, capace di garantire tanto distinzione e prestigio quanto legami e certezze, e comunque la pax deorum che regge la "fatale" missione di Roma. Attraverso i vari racconti che compongono il libro - storie di gente, potere, spazi, immagini e simboli più o meno condivisi - si dà corpo e complessità a Roma, autentico laboratorio multiculturale, dalla fine della Res publica fino ai cambiamenti epocali del IV secolo.
Galeno, medico e filosofo greco, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della medicina occidentale, influenzandola per oltre tredici secoli. Attraverso un'attenta ricostruzione storica e le parole dello stesso Galeno, Véronique Boudon-Millot offre al lettore una biografia che ne ripercorre la vita e la carriera: dalla cura dei gladiatori a quella degli imperatori, dalle origini a Pergamo ai suoi viaggi a Smirne, Corinto, Alessandria e infine Roma, ai tempi dell'apogeo dell'Impero.
Il volume propone al lettore uno sguardo d’insieme sulle varie forme di spettacolo di cui poteva godere il popolo nell’impero romano, in particolare ludi circenses, munera gladiatoria, naumachiae, in collegamento con altre sontuose cerimonie organizzate dagli imperatori. Il mondo delle corse dei carri, dei combattimenti gladiatori, delle cacce e delle battaglie navali viene presentato attraverso lo svolgimento di una giornata canonica di giochi, nei suoi elementi costitutivi. Sono ripercorse anche le carriere di aurighi e gladiatori, più o meno noti, con riferimenti al numero delle vittorie, ai premi, alla considerazione sociale di cui essi godevano. La lettura dei diversi capitoli consente di cogliere quali fossero il grado di partecipazione del pubblico e la sua possibile percezione degli spettacoli e quali, invece, i giudizi formulati dai cristiani su queste peculiari forme di intrattenimento pagane.
In che modo, e perché, si rideva nella Roma antica? Come agiva il riso nella cultura dell'élite romana? Qual era il suo compito politico, intellettuale, ideologico? E che cosa ci dice di come funzionava la società? In questo libro, Mary Beard esplora le varie forme della comicità a Roma, gettando nuova luce su alcuni celeberrimi classici, dalle commedie di Plauto all'inquietante "Asino d'oro" di Apuleio. In queste pagine non si parla solo di letteratura, ma del riso nella vita quotidiana, fra barzellette e scherzi burloni, fra uomini comuni e imperatori, fra scritte ingiuriose e motti di spirito, perché ridere è anche una questione di potere.
In che modo, e perché, si rideva nella Roma antica? Come agiva il riso nella cultura dell'élite romana? Qual era il suo compito politico, intellettuale, ideologico? E che cosa ci dice di come funzionava la società? In questo libro, Mary Beard esplora le varie forme della comicità a Roma, gettando nuova luce su alcuni celeberrimi classici, dalle commedie di Plauto all'inquietante "Asino d'oro" di Apuleio. In queste pagine non si parla solo di letteratura, ma del riso nella vita quotidiana, fra barzellette e scherzi burloni, fra uomini comuni e imperatori, fra scritte ingiuriose e motti di spirito, perché ridere è anche una questione di potere.
Il volume tratta del "fenomeno" del marmo a Roma e nell'Impero romano, di cui segue l'uso e i significati ideologici e di prestigio ad esso connessi attraverso una ben documentata esemplificazione di monumenti "marmorizzati", rappresentativi del potere imperiale e delle classi dirigenti. Per la comprensione di tale fenomeno vengono altresì illustrati l'organizzazione delle cave statali con i relativi sistemi di appalto ricostruiti attraverso le sigle sui blocchi, il trasporto dei marmi testimoniato dai carichi naufragati nel Mediterraneo e nel Mar Nero e, infine, i grandi depositi di Roma ai piedi dell'Aventino ("Marmorata") e di Porto, dove sono stati rinvenuti centinaia di blocchi di cava non ancora utilizzati. Fondamentale è anche la ricostruzione che qui si offre delle officine specializzate nella lavorazione dei manufatti marmorei, attive sia presso le cave, sia nelle città con economia basata sul marmo (Atene, Afrodisia), sia nelle grandi capitali imperiali presso cui si erano formate maestranze dedite alla scultura di statue, di sarcofagi, di arredi domestici e alla produzione di lastre marmoree per i rivestimenti parietali e pavimentali. Il volume è arricchito da appendici che raccolgono specifici documenti archeologici e letterari e da indici delle fonti antiche, delle iscrizioni, delle località e delle "cose" notevoli.