Il magistero del cardinale Carlo Maria Martini colpisce per la sua indiscussa attualità e forse ancor più per la sua incisività profetica. Egli ci ha insegnato a pensare il futuro della Chiesa in Italia, e del cristianesimo in Occidente, con una nuova prospettiva conciliare che si riflette sullo stesso uso concettuale e lessicale del termine “laicato” per designare il corpo dei fedeli non consacrati, che è andato in disuso. E Martini lo ha intuito precocemente.
Franco Giulio Brambilla e Marco Vergottini avviano, a partire delle suggestioni del Cardinale, un ripensamento radicale del tema, in vista di un riassestamento della “questione laicale”, inserendola nel quadro dei problemi che toccano oggi la vita della Chiesa, dentro il contesto dell’attuale vicenda storico-civile e a servizio della città degli uomini.
Attraverso le parole del cardinale Carlo Maria Martini e don Sergio Gianelli (per molti anni direttore della Fondazione diocesana per gli Oratori Milanesi), si delinea in questo volume l'affascinante percorso dell'oratorio. La «passione intelligente» di Martini e Gianelli può ancora oggi illuminare il cammino dell'oratorio presente e futuro, come testimoniano le loro stesse parole e le numerose interviste raccolte dal curatore del volume tra chi li ha conosciuti.
Nel presente volume sono pubblicate le cinque relazioni (riviste e ampliate) tenute il 30 maggio 2019 durante il Convegno organizzato dal Capitolo Metropolitano di Milano per onorare san Paolo VI in seguito alla canonizzazione del 14 ottobre 2018. In particolare sono stati volutamente messi a fuoco alcuni aspetti che hanno caratterizzato gli otto anni di episcopato milanese dell'arcivescovo Giovanni Battista Montini, dal 6 gennaio 1955, quando fece il suo ingresso solenne nella diocesi ambrosiana, fino al 21 giugno 1963, quando venne eletto papa. Troppo spesso, in maniera forse semplicistica, l'episcopato milanese di Montini è stato interpretato come una specie di apprendistato in vista del futuro ministero di Sommo Pontefice; in realtà furono anni nei quali l'arcivescovo Montini dispiegò e maturò doti non comuni dal punto di vista pastorale, dottrinale, organizzativo e culturale. I contributi qui raccolti mettono in evidenza alcuni aspetti di tale fecondo episcopato milanese: la grande Missione di Milano del 1957, con le sue intuizioni di carattere pastorale; il rapporto con il Duomo, la cattedrale, con i risvolti di carattere ecclesiologico che ne derivano; l'attenzione alla carità sociale in un momento storico di grandi cambiamenti; il rapporto con gli scrittori e con gli artisti, dove si manifestò la finezza culturale dell'Arcivescovo nel saper intrattenere e approfondire innovative relazioni con il mondo della letteratura e dell'arte.
Le pagine che seguono intendono offrire una trattazione sicuramente non esaustiva, ma non scevra di spunti originali, sugli sviluppi dei fenomeni religiosi focalizzati in senso spazio- temporale sull'Italia, un "insieme geografico, indicato con termine univoco dopo il XIII secolo", caratterizzato da una netta omogeneità cristiana , ma anche da una frammentazione ecclesiastica, dall'assenza di uniformità nel suo sviluppo storico, da originalità regionali molto marcate.
Paolo VI parla ancora oggi all’uomo, alla Chiesa e al mondo. La sua incisiva parola conserva inalterata la forza di interpellare le coscienze, consolare i cuori e illuminare il cammino dei discepoli di Gesù.
Alcuni sacerdoti Oblati diocesani riflettono sulla figura dell’Arcivescovo di Milano, diventato Pastore della Chiesa universale e ora associato alla comunità dei santi, mettendo in rilievo i tratti principali della sua testimonianza. Incontriamo così Montini come l’uomo ricco di doni di Dio e di virtù; l’innamorato di Cristo; l’orante che ci regala stupendi testi di preghiera; il pastore che ama appassionatamente la Chiesa e la serve con piena dedizione; il padre proteso all’incontro con i “lontani”, al dialogo ecumenico e alla promozione della pace; l’apostolo che sprona il popolo di Dio, e specialmente gli amati sacerdoti, a intraprendere nuove vie per la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
Il volume offre una valida testimonianza circa gli sviluppi dei fenomeni religiosi focalizzati in senso spazio-temporale in Italia, un insieme geografico indicato con un termine univoco dopo il XIII secolo.
Una terra caratterizzata da una netta omogeneitaÃÄ cristiana, ma anche da una frammentazione ecclesiastica, dall ºassenza di uniformitaÃÄ nel suo sviluppo storico, da originalitaÃÄ regionali molto marcate.
"La formazione della donna negli scritti e insegnamenti di Elena da Persico Una raccolta inedita di scritti di Elena da Persico (1868-1948), giornalista, scrittrice e politica italiana, promotrice di opere sociali a favore delle donne e fondatrice dell'istituto secolare le Figlie della Regina degli Apostoli. Dichiarata Venerabile dalla Chiesa. Il volume è suddiviso in due parti: nella prima Carmela Tascone riporta e commenta brani tratti dalla rivista “L?Azione Muliebre”, che la da Persico diresse dal 1904 al 1948, affrontando varie tematiche, perlopiù incentrate sull’importanza della formazione della donna; nella seconda Dora Castenetto propone una selezione di scritti rimasti fino a oggi inediti e destinati alla formazione delle Figlie della Regina degli Apostoli. Chiude il volume una breve nota biografica."
Un viaggio dentro un sogno che si va realizzando, anche oltre le aspettative di chi lo aveva concepito. Il racconto di oltre sessant’anni di vita della Fondazione Don Carlo Gnocchi con lo sviluppo delle sue molteplici attività. Un’opera poderosa, a servizio delle persone più fragili di ogni età, “sognato” dallo stesso don Gnocchi nella gelida steppa russa, nel sacrificio innocente dei suoi amici alpini e nel ricordo degli affetti lontani. L’ampiezza e la qualità dei risultati raggiunti fanno della Fondazione uno dei maggiori protagonisti del mondo del non-profit, punto di riferimento di un nuovo welfare e bussola di riferimento per la costruzione dell’umana convivenza.
Il popolo romeno si segnala per aver perpetrato con straordinaria fedeltà la lingua di Roma. Peraltro, nello spazio in cui esso è venuto formandosi, dalla tarda antichità Roma si concretizzava politicamente ed ecclesiasticamente nella Nuova Roma sul Bosforo: dirsi «Romani» significava, dunque, dirsi partecipi di quell'universo istituzionale e ideale che aveva in Costantinopoli il suo fulcro.Dopo la fine del IX secolo, la tradizione ecclesiastica e di civiltà della Nuova Roma fu assunta dalle popolazioni latinofone diffuse sulle due sponde del Danubio tramite la mediazione, che di tale patrimonio realizzarono in lingua slava i discepoli di Crillo e Metodio. In tal modo il popolo romeno, portatore della lingua di Roma e formatosi nell'alveo ecclesiastico e di civiltà di Costantinopoli (ciò rimase sempre legato), si trovò nei secoli medioevali pienamente partecipe della vita spirituale e intellettuale della Slavia ortodossa.Con l'avvio del secondo Millennio lo spazio, in cui il popolo romeno è venuto progressivamente organizzando le proprie strutture sociali ed ecclesiastiche, ha costituito una tipica area d'intersezione tra Commonwealth bizantino e Christianitas latina; ne è conseguito che identità confessionali e forme di vita ecclesiastiche, altrove percepite in termini di dialettica contrapposizione, sono risultate in questo spazio (soprattutto in Transilvania) componenti distinte, ma imprescindibili, di una realtà antropologica di fatto unitaria e omnicomprensiva. Nella sua «lunga durata» la vicenda del popolo romeno ci mostra esemplarmente come il vitale intreccio di esperienze e tradizioni religiose costituisca di fatto il contesto storico ed esistenzialmente tipico dell'uomo europeo: radicato in uno specifico patrimonio di identità e di forme di vita, ma in grado di interagire con le altre realtà religiose e culturali, costitutive del suo orizzonte antropologico.
Gli archivi sono sempre fonte inesauribile di scoperte. La consultazione paziente delle carte, la conoscenza intensa dei fondi e la curiosità per la ricerca portano con sé frutti inattesi, che si presentano dapprima in forma timida, e poi svelano tutta la loro ricchezza. Così è stato per un particolare genere di documento che si intende presentare in questo volume. L'acuto e metodico lavoro del Direttore dell'Archivio Storico Diocesano di Milano monsignor Bruno Maria Bosatra ha permesso di scoprire un peculiare genere di lettera che non pare sino ad ora avere ricevuto particolare attenzione negli studi di carattere storico ed archivistico. Tale genere di documento presenta caratteristiche che permettono di definirlo 'annuncio di morte'. Per mezzo di esso i vicari foranei comunicavano alla curia arcivescovale la vacanza di un beneficio ecclesiastico nel territorio di loro giurisdizione.
"La beatificazione di Montini-Paolo VI mi vede interpellato in modo privilegiato. A pressarmi in questo stanno due fatti concreti: il primo è l'ordinazione presbiterale che ho ricevuto dalla preghiera e dalle mani dell'arcivescovo Montini; il secondo è il ministero episcopale da me svolto sulla medesima Cattedra dei Santi Ambrogio e Carlo dal 2002 al 2011. [...] A mescolarsi con i dati di Montini sono alcune riflessioni personali che si sviluppano spontanee assumendo il tono di una specie di 'dialogo' o di 'colloquio'. In questo modo si può cogliere e apprezzare maggiormente l'attualità - e insieme la profezia - del dono che Montini con la sua 'vita secondo lo Spirito' ha offerto e continua a offrire alla comunità cristiana e alla stessa società civile." (Dionigi Tettamanzi)
Anche quest'anno il Centro Ambrosiano ha pubblicato il nuovo volume di "Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana" con il contributo di diversi studiosi che lo arricchiscono mediante la loro collaborazione. Il volume di quest'anno si apre con una carrellata sul Medioevo di Mariano Comense, antica pieve della diocesi di Milano.