I Maestri del Talmud hanno sempre ricordato, sebbene sia caduto sovente nell’oblio, che il popolo ebraico non è il popolo del Libro ma il popolo che interpreta il Libro. E qui si evidenzia un dato importantissimo per ogni lettore delle Scritture: la parola di Dio va sempre interpretata. Di più, la Commissione Vaticana, nel documento sull’Interpretazione delle Scritture, ha ribadito significativamente che la lettura fondamentalista della Bibbia altro non è che un suicidio della ragione.
Ha scritto Serge Viderman: «Sappia il lettore che egli non è lo spettatore affascinato o tediato di una storia fatta altrove e con la quale non ha nulla da spartire. Sapendo che il testo gli parla di lui e della sua storia, gli apparirà immediatamente la pluralità dei significati possibili. Il lettore apprenderà che il testo gli reca, in un linguaggio cifrato che non potrà che essere decifrato da lui, il soffio notturno della sua vita più lontana, sepolta, indicibile»…
Quando ci si accosta alla parola di Dio e la si lascia risuonare in tutta la sua bellezza e forza si è anzitutto sorpresi per la sua attualità, per gli orizzonti che dischiude, per la prossimità di Dio a cui ci introduce.
Sandro CAROTTA (1962), monaco benedettino presso l’Abbazia di Praglia (PD) collabora con alcune riviste di spiritualità e presta il servizio della Parola a quanti frequentano il Monastero. Ha pubblicato: Il silenzio. Voci e volti nella Bibbia (2019); Il libro dell’Amore. Leggere il Cantico dei Cantici (2020); Il Qoelet. Attualità e provocazione (2021).
Siamo di fronte alla narrazione di una nascita, quella di Israele.
Una nascita attraverso una liberazione, certamente; meglio, una nascita attraverso piu liberazioni.
Protagonista principale il popolo santo, ma il vero autore, come vedremo, è Dio. La lettura che faremo dell'Esodo vorrebbe soprattutto indurci a riflettere e a chiederci se siamo coscienti del nostro statuto di figli di Dio; se anche noi avvertiamo le "contrazioni" della nascente creatura; se sappiamo riconoscere ciò che ostacola il cammino della nostra libertà, e se riusciamo — in fine — ad individuare le dinamiche della vita dentro le logiche mondane della morte. Ma non è tutto: siamo consapevoli che la nostra nascita è voluta, preparata, e accompagnata da Dio? Che è Lui stesso a generarci individualmente e comunitariamente come suoi figli e come sua eredita preziosa? A questo punto sorge lo stesso interrogativo che una notte Nicodemo pose a Gesù di Nazareth: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?" (Gv 3,4). E' vero, un uomo, soprattutto se è vecchio, non ha altro estuario che la morte, "ma l'uomo nuovo di cui parla Gesù può rinascere attraverso e lo Spirito" (cf. Gv 3,5).
Un uomo nasce a Se stesso quando sa di essere amato per ciò che è; solo l'amore del Padre — lo Spirito Santo —, manifestato in Gesù, porta alla beatitudine della propria verità.
“Coloro che si sforzano di purificare le loro anime, non solo possiedono in abbondanza del pane e dell’acqua spirituali, ma hanno a loro disposizione della carne: Il cibo solido è adatto agli uomini maturi (Eb 5,14), come insegna l’Apostolo, e come anche ha preannunziato Mosè parlando al popolo: Santificatevi prima di domani e mangerete carne (Nm 11,18). Le carni prefigurano il corpo divino, quello di cui si cibano i credenti nella Chiesa e la santa conoscenza dei cristiani, che è superiore a ogni scienza.“ (Al Vescovo Silvano, 99)
Uno sguardo attento sul dialogo ebraico-cristiano attualmente in atto, richiede di muovere i propri passi su di una Via venutasi a tracciare da ormai alcuni decenni, dopo il grande dono del Vaticano II. Sguardo che vuole, simultaneamente, colmare un vuoto per prenderne consapevolezza, aprirsi ed invitare tutti a percorrerla. Il richiamo del Card. C.M. Martini è sempre vitale ed attuale nel considerare un aspetto che tocca tutta la Chiesa e i credenti molto da vicino: [...] un ritardo che ci deve pesare molto, ad esempio, è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico. La Chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità, non possono capirsi e definirsi se non in relazione alle radici sante della nostra fede, e quindi al significato del popolo ebraico nella storia, alla sua missione e alla sua chiamata permanente.
La presente ricerca è circoscritta e, volutamente, selettiva: sia perché il panorama degli interventi, Congressi, Incontri di studio relativi al dialogo ebraico-cristiano si sono moltiplicati negli ultimi decenni, sia perché la quantità (non sempre pari alla qualità) degli articoli e dei libri stampati è cresciuta a dismisura.
Su quella che ho denominato Via dello Shalom bisogna considerare sempre due passi, quelli mossi dalla parte ebraica e quelli mossi dalla parte cristiana. Li innerva e li sostiene un interrogativo sotteso e strutturante: Come creare una piattaforma comune di scambio e di intesa?
Questi racconti mostrano alcune peculiarità del pellegrinaggio ebraico in Terra Santa, come la gioia alla vista di Gerusalemme e del suo punto più importante per il pio ebreo, cioè la spianata del tempio, oppure la meraviglia alla vista di qualche edificio notevole, come la torre di Davide. Inoltre viene segnalata la presenza delle comunità ebraiche nelle diverse località visitate e, oltre alla santità della terra, vengono menzionati i personaggi illustri dell’Antico Testamento e del giudaismo postbiblico. In tutti i pellegrini si nota il desiderio del ritorno alla terra dei padri nella fede.
Siamo certi di fare cosa gradita agli appassionati del genere odeporico anche in considerazione del fatto che alcuni di questi resoconti di viaggio sono stati da noi tradotti e pubblicati per la prima volta in una lingua diversa dall’originale ebraico.
Massimo PAZZINI è nato a Verucchio nel 1955. È licenziato in Teologia dogmatica (STAB di Bologna 1982) e in Teologia biblica (SBF di Gerusalemme 1985). Ha conseguito il BA in Lingua ebraica e Lingue semitiche antiche all’Università Ebraica di Gerusalemme (1990) e la laurea in Lingue e civiltà orientali all’Istituto Universitario Orientale di Napoli (1998). Insegna ebraico, aramaico e siriaco allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, Facoltà di Scienze bibliche e Archeologia, dal 1991. È stato professore invitato di siriaco e di ebraico all’Ècole Biblique di Gerusalemme. Accanto a diversi articoli, ha pubblicato: Grammatica siriaca (1999); (con A. Niccacci) Il Rotolo di Rut. Analisi del testo ebraico (2001); Il Libro di Rut la moabita. Analisi del testo siriaco (2002); Lessico concordanziale del Nuovo Testamento siriaco, Jerusalem 2004 (ristampa 2014); (con A. Niccacci e R. Tadiello) Il Libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto, Jerusalem 2004; Il libro dei Dodici profeti. Versione siriaca. Vocalizzazione completa, Milano-Gerusalemme 2009; Il libro di Rut. Analisi del testo aramaico, Milano-Gerusalemme 2009; (con S. Cavalli e Frédéric Manns) Tutto è vanità. Il libro di Qoèlet nelle versioni della LXX, della Pesitta e del Targum, Napoli 2015; L’antenata del Messia. Il libro di Rut versioni antiche e moderne a confronto, Napoli 2019; La moabita. Il Midrash Rabbah del libro di Rut, Napoli 2019; Pietà di me, o Dio. I sette Salmi penitenziali nel Midrash Tehillim, Napoli 2020; Sono stato a Gerusalemme. Lettere di pellegrini ebrei, Napoli 2021; Lodate Iddio. I midrašim dei Salmi 146-150, Napoli 2021.
Giovanni LENZI, è nato a Bologna nel 1963, ha studiato a Gerusalemme alla Hebrew University acquisendo un B.A. in Sacra Scrittura e un B.A. in Lingue semitiche antiche. È cofondatore della cooperativa Anastasis e della cooperativa Koinonia e delle associazioni Syriaca, Zikkaron e Qarta Polis. Insegna da vent’anni ebraico biblico on line. È autore di numerosi articoli scientifici inerenti l’ebraico e il siriaco e dei seguenti volumi: Il Vangelo di Giovanni secondo l’antica versione siriaca, (Sussidi Biblici 60) Reggio Emilia: S. Lorenzo 1998. I salmi del pellegrinaggio, Roma: Città Nuova 2000. Il Targum Yonathan. Traduzione a confronto con il testo masoretico. I. Isaia, Genova-Milano: Marietti 2004. Il Targum Yonathan. Traduzione a confronto con il testo masoretico. II. Geremia, Genova-Milano: Marietti 2011. Il Targum del Cantico dei Cantici. Il Targum di Rut, Genova-Milano: Marietti 2011. Afraate, Le esposizioni, a c. di G. Lenzi et alii, 2 voll., Brescia: Paideia, 2012. Il sistema verbale ebraico, Marzabotto: Zikkaron 2017. Il Targum Neofiti. Genesi, Napoli: Chirico 2020.
Non h importante la cornice, ma il quadro; perr la cornice d` risalto al quadro. A cir mirano queste note: delineare la vita di Davide nella sua cornice storica, per illustrarne la storia secondo il cuore di Dio. Io credevo di conoscere Dio. Come pure credevo di conoscere Davide, ma il Dio che io conoscevo non somigliava a Davide. E il cuore di Dio e il cuore di Davide non erano uguali in nulla. Percir, nel leggere la testimonianza di Dio su Davide, rimasi sorpreso. Allora due le ipotesi: o io non conoscevo Dio o io non conoscevo Davide. Ma la testimonianza di Dio h vera, sebbene non ricordi con la mia ragione. Da cir h nato questo libro. Mi misi a scrutare le Scritture per conoscereDio e per conoscere Davide. Ho voluto conoscere Davide per conoscere il cuore di Dio. La prima cosa che ho scoperto h che le apparenze ingannano...
Dice Rabbi Jochanan: Quando il Santo –sia benedetto– siederà in giudizio con i giusti e con gli empi, giudicherà i giusti e li condurrà in paradiso; giudicherà gli empi e li condannerà all’inferno. Allora gli empi diranno: Non ci ha giudicati giustamente. Egli assolve chi vuole e condanna chi vuole. Il Santo –sia benedetto– risponderà: È perché non volevo rendere noti i vostri peccati. Allora ne fa l’elenco ad alta voce ed essi scendono all’inferno.
Dice Rabbi Pinchas: Chi è così determinato nel peccare non può neppure pentirsi e non riceverà mai il perdono. A costoro dice il Santo –sia benedetto–: Siete voi che accendete il fuoco dell’inferno, che siete “mantice per il carbone e legna per il fuoco” (Pr 26,21)! Per questo io continuo a giudicarvi.
Rabbi Huna, in nome di Rabbi Shim‘on, dice: “Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si ribellano contro di me; infatti i loro vermi non muoiono e il loro fuoco non si spegne” (Is 66,24). Qui non si dice che “si sono ribellati”, ma che “si ribellano”, perché continuano ancora a peccare.
Nella teologia del giudeo-cristianesimo, il latte e il miele erano il simbolo della parola di Dio. In alcune comunità cristiane, durante la celebrazione eucaristica, oltre al calice del vino veniva offerta anche una coppa di latte caldo misto al miele, per “gustare quanto è buono il Signore”. Le Odi di Salomone, prima raccolta sistematica di canti eucaristici e battesimali, citano il latte e il miele sapendo che chi partecipava alla Liturgia ne conoscesse il significato. La dolcezza di questa misura rimandava innanzitutto all’amore di Dio, manifestato nel Cristo morto e risorto, e a quello tra i fratelli. È dal 1914, anno in cui Leone Tondelli pubblicava un commento alle Odi, che in Italia, a parte qualche piccolo, benché significativo contributo, non veniva presentato un nuovo commento. Documento di straordinaria importanza, le Odi di Salomone possono ancora oggi insegnarci a nutrire un particolare affetto nei riguardi degli attuali canti liturgici e, per le tematiche affrontate, riconsiderare la vita cristiana come un matrimonio mistico, spirituale, tra Gesù, sposo della Chiesa, della comunità nella quale si vive la fede, e, come conseguenza, sposo di ogni singolo battezzato.
La figura di Abramo cosl come emerge dalla Scrittura e dal Midrash, la cui ricca fantasia scopre bene le caratteristiche di questo padre nella fede, modello di credente per il quale nulla h impossibile a Dio. Anni fa, leggendo midrashim, mi sono imbattuto in questa frase: Trattandosi di Abramo, non si pur mai dire". Il re Nimrod chiuse Abramo in prigione. Per un anno intero lo tenne prigioniero, senza acqua e senza pane. Passato un anno, mandr il capo delle sue guardie a prendere il prigioniero; questi gli rispose che, dopo un anno, in tali condizioni, il prigioniero non poteva essere vivo. Ma il re gli rispose: "Trattandosi di Abramo, non si pur mai dire". Piy tardi compresi la risposta del re. Abramo credeva che "nulla h impossibile a Dio. La fede di Abramo rende la sua vita piena di avvenimenti illogici, impossibili all'uomo abbandonato alle sue forze, ma che rispondono alla logica e alle possibilit` di Dio... "
I primi che udirono le Beatitudini di Gesù serbavano nel cuore il ricordo di un altro monte, il Monte Sinai ... dove Dio parlò a Mosè e gli diede la Legge scritta «dal dito di Dio» su tavole di pietra. Questi due monti, il Sinai e il Monte delle Beatitudini, ci offrono la mappa della nostra vita cristiana e una sintesi delle nostre responsabilità verso Dio e verso il prossimo. La Legge e le Beatitudini insieme tracciano il cammino della sequela di Cristo e il sentiero regale verso la maturità e la libertà spirituali. I Dieci Comandamenti del Sinai possono sembrare negativi: «Non avrai altri dèi di fronte a me; ... Non uccidere; Non commettere adulterio; Non rubare; Non pronunziare falsa testimonianza...». Essi sono invece sommamente positivi. Andando oltre il male che nominano, indicano il cammino verso la legge d'amore, che è il primo e il più grande dei Comandamenti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso». Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento. Il suo messaggio è nuovo, ma non distrugge ciò che già esiste. Anzi sviluppa al massimo le sue potenzialità. Gesù insegna che la via dell'amore porta la Legge al suo pieno compimento.