Essere finito e Essere eterno è ormai annoverato tra i classici della filosofia del nostro secolo. L'analisi di Husserl ha comportato un richiamo dell'attenzione sul tema dell'essenza che non contrasta con una ripresa dei temi classici: così inserendosi nel solco della tradizione metafisica di tipo Aristotelico-tomista, la Stein propone un originale incontro con le analisi fenomenologiche, originate da un 'impostazione chiaramente diversa. Dall'analisi dell'essere reale ed essenziale all'Essere assoluto e di nuovo all'essere singolare, seguendo una linea di sviluppo parabolica, si dipana una ricerca lucida e aperta, che chiama in causa pressoché tutte le principali questioni filosofiche in riferimento alle tappe della storia del pensiero. Ne nasce una sorta di Summa legata da una rielaborazione personale, che non si avvale di un procedimento "deduttivo" bensì "ostensivo" e che, soprattutto, non presume mai di dire la parola definitiva. L'esigenza di una filosofia cristiana, l'utilizzazione del metodo fenomenologico e la rilettura del tema dell'essere, soprattutto in riferimento alla speculazione medievale, rendono l'opera di Edith Stein interessante e attuale, testimoniando altresì un 'indagine aperta, coerente e libera, ma non per questo priva di certezze e di principi dai quali muovere, nell'intento costante di restare fedele a un' analisi autenticamente filosofica e a una verità accolta come dono.
Quando Edith Stein, nel 1932, ottenne la cattedra presso l'Istituto di Pedagogia scientifica di Münster, aveva già dato ampia prova di possedere capacità pedagogiche e didattiche spiccate. Più sopito era stato invece il desiderio di sottoporre il tema pedagogico al vaglio di un'indagine teoretica. Ora a Münster, le appariva però urgente elaborare una filosofia dell'educazione che tenesse conto dell'essere umano nella sua interezza, anima e corpo, spirito e psiche. È l'argomento centrale delle lezioni inerenti al semestre invernale '32-33, confluite poi in questo volume: un resoconto delle sue riflessioni filosofiche sull'essere umano aggiornate dai suoi più recenti sviluppi teoretici e insieme un'azione didattica tesa a ricavare da un momento teorico una prassi educativa aperta al trascendente. Una nuova edizione critica che dà una rilettura del testo e cerca di cogliere la specificità sia del pensiero religioso della carmelitana che del pensiero filosofico della studiosa.
Il volume, in continuità con l'approccio delineato nel primo, analizza i principali snodi della filosofia moderna - dall'umanesimo rinascimentale all'evoluzionismo - ponendo al centro la questione antropologica e le "vie" di un umanesimo che la modernità ha proposto. Le grandi questioni tematizzate nel manuale - anima, corpo, relazioni - trovano nella filosofia moderna una rinnovata attenzione e un'apertura a molteplici dimensioni dell'umano: dall'arte all'economia, dalla politica al diritto, dalla teologia alla logica. È un'epoca storica ricca e variegata che, tra non univoche interpretazioni, risulta essenziale per comprendere la configurazione del pensiero occidentale contemporaneo, i suoi esiti e le sue sfide. Si rinnova così la capacità di inaugurare uno spazio di confronto con altre discipline e con un nuovo percorso storiografico che segna profondamente le attuali proposte antropologiche.
Muovendo dall’indagine fenomenologica sull’intersoggettività, la Stein analizza le strutture della vita associata fino a giungere al tema dello Stato, mettendo in evidenza aspetti nuovi e questioni che nella nostra cultura sono terreno proprio di discipline di carattere giuridico, come il diritto pubblico, o anche di tipo storico-politico, come le dottrine politiche. Lo Stato, in quanto entità giuridica, ha sue caratteristiche, ma non è un’entità astratta, al contrario, è una personalità di cui fanno parte i singoli e ciò che accade esistenzialmente fra loro non può essere indifferente per la sua sopravvivenza.
L'attività culturale di Antonio Rosmini si è inserita in un contesto storico e culturale che, inevitabilmente, ha esercitato su di lui un'influenza decisiva: la Rivoluzione francese, Napoleone Bonaparte, il congresso di Vienna, la Restaurazione, la prima guerra di indipendenza e il ritorno dell'egemonia asburgica sulla Penisola. Sul piano culturale Rosmini ha affrontato le sfide lanciate dal sensismo e dell'illuminismo, si è confrontato col criticismo di Kant e con l'idealismo di Hegel. In questo volume viene proposta una versione critica dei suoi diari, scritti attraverso i quali è possibile ricostruire l'iter intellettuale e spirituale dell'autore e ottenere numerose informazioni sull'origine e la scrittura delle sue opere.
Il volume racconta l’arrivo a Roma, il 15 agosto 1848, di Antonio Rosmini, a cui è stato affidato il compito di trattare a nome del Governo piemontese un’alleanza militare tra il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana e lo Stato Romano. Perché questo gravoso compito viene posto sulle spalle di un filosofo, per giunta a capo di una piccola Congregazione religiosa? Rosmini sa bene, per aver avuto nei mesi precedenti diversi contatti epistolari con il cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli e con il papa stesso, che Pio IX non accetterà di stipulare con nessuno, in quanto capo dello Stato temporale, un’alleanza di carattere militare con lo scopo di riprendere la guerra contro l’Austria. Eppure decide di impegnarsi su quanto gli viene proposto a Torino. E racconta tutto in questo volume che costituisce una parte essenziale dei suoi scritti autobiografici.
Nel latino patristico e medievale la parola traditio è talvolta usata come sinonimo di traductio. L'ampia gamma di implicazioni, tanto ideologiche quanto socio-culturali, connesse all'idea di 'tradizione' nel lessico e nella coscienza culturale di età tardo-antica, medievale e rinascimentale le hanno consentito di correre parallelamente, e talvolta anche di sovrapporsi, alla nozione di versio o translatio e di indicare lo sforzo consapevole di preservare, nel corso dei secoli, un ricco patrimonio di testi e dottrine. La collana Traditiones presenta il testo originale (latino o greco) e la traduzione italiana, corredati da ampia introduzione, commenti e apparati, di alcune fra le più importanti opere della tradizione filosofica tardo-antica, medie vale e umanistica, nell'intento di assicurarne una nuova traditio. Il "Tractatus de praedestinatione et de praescientia Dei respectu futurorum contingentium", composto da Guglielmo di Ockham tra il 1321 e il 1324, costituisce uno snodo cruciale nelle discussioni medievali sul tema del fatalismo teologico e sulle questioni che vi sono implicate, come la conoscenza dei futuri contingenti e il compatibilismo tra prescienza divina e libero arbitrio. Raccogliendo e ripensando fonti di diversa provenienza, Roberto Grossatesta e Pietro Lombardo in primis, il Venerabilis inceptor sposta il problema sul piano epistemologico e linguistico, affrontandolo dal punto di vista di un'analisi proposizionale degli enunciati che parlano dei contingenti futuri. In questo modo egli affida agli strumenti dell'argomentazione logica e dell'indagine semantica il compito di sciogliere le implicazioni teologiche della questione, in una teoria che garantisca al contempo la prescienza di Dio e la libera volontà umana. Il principio della soluzione ockhamiana, che costituirà un punto di riferimento - pro o contro - nei dibattiti teologici del XIV secolo, consiste nell'intreccio tra analisi proposizionale e logica fidei, in nome di una soluzione pragmatica del dilemma compatibilista: come mostra il caso esemplare della profezia, gli enunciati della scienza divina costituiscono i postulati di una logica della credenza che poi procede da quelle premesse, attraverso una catena argomentativa, a formulare i precetti che guideranno i passi del cristiano nel mondo. Il volume rende disponibile per la prima volta al lettore non soltanto la prima traduzione in italiano del Tractatus, ma anche un ricco apparato di testi (le distinctiones 38, 39 e 40 dell'Ordinatio, i capitoli 7 e 27 della Summa Logicae, la quaestio IV.4 dei Quodlibeta, le Quaestiones in Libros Physicorum 41 e 44, il prologo della Expositio in libros Physicorum e un estratto dalla Expositio in Librum Perihermeneias Aristotelis) che consente di ricostruire in modo coerente una teoria ockhamiana della contingenza e di gettare luce su una nuova interpretazione del pensiero del teologo e filosofo inglese.
In un periodo storico come il nostro, in cui le affermazioni della riflessione cristiana vengono delegittimate da correnti figlie dell’illuminismo e del soggettivismo, mentre la società si distacca dalla dimensione religiosa della vita, la riflessione rosminiana diviene attuale, soprattutto in servizio di una Chiesa che si trova ad affrontare, oggi più che mai, una sfida decisiva. L’educazione del clero secolare, già carente ai tempi di Rosmini, rischia oggi di favorire anche nei fedeli ignoranza o deviazione del fervore religioso. Un pensiero debole e indebolito rischia di penetrare anche nell’ambito educativo di matrice cristiana. Per questa ragione la proposta rosminiana si configura come una risposta puntuale al problema formativo, costituita da una profonda maturazione spirituale e da una valida riflessione intellettuale.
Nel 1834 vengono pubblicati, con il titolo Frammenti di una storia della empietà due saggi incentrati sullo studio critico delle posizioni di Benjamin Constant e dei Sansimoniani in materia di religione. In essi Rosmini analizza il proliferare di seducenti e apparentemente nuove dottrine religiose provenienti dalla Francia, tendenzialmente anticattoliche, che portavano il germe pericolosissimo dell'eresia, e presentavano, pur sotto la maschera di concetti ormai di moda, quali quelli dell'eguaglianza, della fratellanza e della libertà, innegabili vizi riconducibili ad una più che conclamata gnosi spuria. Rosmini, che pur non ebbe mai il timore di leggere scritti di autori affiliati alla massoneria, che proliferavano in quegli anni, era convinto che servisse mettere ben in chiaro dove si nascondesse l'empietà degli asserti sostenuti da costoro. Molte delle teorie elaborate in questo clima, infatti, si concentravano sulla proposta di una presunta "nuova visione religiosa", che avrebbe dovuto soppiantare il Cristianesimo e, in modo particolare, il Cattolicesimo, presentato dai suoi nemici come ingombrante, inutile e contrario al progresso dell'intera umanità.
Il volume raccoglie articoli scritti da Lonergan tra il 1943 e il 1967 su argomenti diversi: la forma dell’inferenza, il tema della grazia, la teologia del matrimonio, l’assunzione di Maria, il desiderio naturale di vedere Dio. Si tratta di testi scritti in massima parte dopo la pubblicazione di Insight e offrono una griglia ermeneutica fondamentale per la comprensione del capolavoro di Lonergan. Il teologo canadese fu tra i primi ad avvertire la necessità per la Chiesa di un serio balzo in avanti per essere all’altezza dei tempi, le indicò l’urgenza di una riorganizzazione generale del sapere in cui anche la teologia doveva entrare per non rimanere in ritardo. Lonergan era convinto della necessità di conoscere il nostro passato culturale per avanzare con creatività e successo verso il futuro.
Filosofia e teologia non si possono dire l’una senza l’altra, ricevendosi ciascuna dalle viscere dell’altra. Si tratta di un motivo trasversale alla riflessione hemmerliana, volta a interrogarsi e dialogare sul reciproco riceversi e donarsi dei due ambiti, in vista di un contributo rispondente alle domande più profonde dell’essere umano del nostro tempo. Ritrovare il senso e il valore di un autentico rapporto tra le due discipline può non solo rivitalizzare i singoli ambiti di ricerca, ma anche proporsi come orizzonte comprensivo e interrogante per il mondo in cui viviamo.
I Discorsi di vario genere contengono una raccolta di prediche o sermoni che Rosmini, nella sua qualità di pastore di anime (se si eccettua il discorso In lode di San Filippo Neri, tenuto quando non era ancora sacerdote), si è trovato a predicare tra gli anni venti e trenta dell’Ottocento, fuori dalla sua funzione di parroco. Egli stesso colloca i Discorsi nella «disciplina detta ascetica cristiana, quel ramo del sapere che offre i mezzi per raggiungere la perfezione cristiana o santità».