Spirito indipendente e originale, Edgar Morin conserva un gusto e un piacere intatti per le cose della vita e gli oggetti del pensiero. Dall'eleganza del volo di una rondine all'umanesimo di Montaigne, dalla missione dell'intellettuale alla lotta delle donne iraniane, niente di ciò che è umano gli è estraneo. In questo insieme appassionante di testi personali, letterari, storici e filosofici, Edgar Morin sfrutta il suo immenso sapere, accumulato in un secolo di vita, per interrogare la complessità del reale e pensare il futuro della nostra società.
L'autrice di questo libro è al contempo Shahrazad, l'inesauribile narratrice, e la sua analista: attraversa la sua storia e quella dei suoi pazienti tessendo un filo che passa dal dolore per la morte del padre alle vite straziate da lutti e separazioni di chi ha vissuto la guerra da molto vicino. Un filo che, come un blues, passa dal lutto all'amore, dalla morte alla vita, sradicando contemporaneamente tutti gli stereotipi sull'Iran e le donne iraniane. In questo libro provo a "seguire le note del blues, dove c'è musica ma non melodia, dove l'improvvisazione scalza la composizione. Perché anche il blues, come la psicoanalisi, abita i margini: sia l'uno sia l'altra fanno parlare le anime del sottosuolo." Attraverso un viaggio musicale imprevedibile e vivace, fatto di psicoanalisi, autobiografia, attualità e cultura, l'autrice ci mette in guardia dal desiderio di una guarigione completa. È grazie alle ferite, non malgrado le ferite, che la vita merita di essere vissuta.
Se il trauma ha origine in una fondamentale ingiustizia, la piena guarigione necessita di una riparazione che deve passare da una qualche misura di giustizia. In questo libro, Judith Herman ascolta i sopravvissuti e, attraverso le loro idee, prova a immaginare quanto potrebbero essere diversi i nostri sistemi giudiziari se i loro bisogni e desideri venissero davvero presi in considerazione. "Chi sopravvive alla violenza conosce e sente fin nelle ossa verità che molti altri preferirebbero non conoscere" scrive l'autrice. "Il primo passo consiste semplicemente nel chiedere ai sopravvissuti cosa renderebbe le cose giuste, o il più possibile giuste, per loro. Sembra una cosa ragionevole da fare, ma in pratica non viene fatta quasi mai. Ascoltare, quindi, finisce per diventare un atto rivoluzionario".
Il pubblico ministero è spesso al centro di polemiche. La Costituzione ha ridisegnato la sua figura e il suo ruolo in termini del tutto innovativi rispetto allo Stato liberale e al fascismo, ma il percorso per l'attuazione di questi principi è stato lungo e accidentato. Il PM ha infatti un duplice volto: costruisce e sostiene l'accusa, ma come parte pubblica ha un dovere di verità che lo differenzia radicalmente dall'avvocato difensore. Per il pubblico ministero oggi il cantiere aperto è quello della professionalità, della accountability e della deontologia, temi che toccano però tutti e tre gli attori della giustizia: giudici, avvocati e appunto pubblici ministeri. Occorre quindi impegnarsi nella costruzione di una comune cultura fra tutti gli esponenti delle professioni giuridiche: questo è il vero cantiere aperto su cui devono misurarsi le diverse istituzioni della magistratura e dell'avvocatura e le rispettive associazioni. Un progetto ambizioso, ma ineludibile.
Questo volume, primo di una nuova collana, nasce dalla collaborazione con la Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e affronta un tema particolarmente attuale per la società contemporanea e quanto mai cruciale per lo sviluppo teorico-clinico della psicoanalisi. L'intento di questo testo è duplice: da un lato vuole presentare una rassegna delle principali tendenze negli studi psicoanalitici sul narcisismo - da Freud a Bion, dalla psicoanalisi delle relazioni oggettuali alla psicologia del Sé; dall'altro mira a costruire una rete concettuale utile per la ricerca e per la clinica odierna, favorendo il dialogo e la nascita di nuove idee. In Forme del narcisismo ritroviamo, difatti, l'esperienza clinica, le mitologie e le immagini della contemporaneità in un dialogo tra psicoanalisi, società e cultura.
Nel corso della storia, ogni età ha creduto di disporre di maggiore conoscenza rispetto alla precedente. Gli umanisti rinascimentali vedevano il Medioevo come un periodo di oscurità; gli illuministi cercarono di spazzare via la superstizione con la ragione; nel mondo contemporaneo interconnesso, sembra che su richiesta si possa accedere a un numero illimitato di informazioni. Ma cosa ne è stato della conoscenza perduta nel corso dei secoli? Come possiamo spiegare i negazionisti del cambiamento climatico? Siamo davvero meno ignoranti dei nostri antenati? In questo testo di grande leggibilità, Peter Burke esamina la lunga storia dell'ignoranza dell'umanità attraverso religione e scienza, guerre e catastrofi, affari e politica.
"Io annuncio cose inaudite." Con questo messaggio rivoluzionario Lucrezio irrompe nella conservatrice Roma repubblicana del I secolo a.C. Politica, religione e amore sono costruzioni della mente, forme di alienazione e fonti di infelicità: indossano una maschera e nascondono la realtà. Quale la via d'uscita? Lucrezio non ha dubbi: "la scienza della natura", la quale consente la "rivelazione", quella "apocalisse" che dalle tenebre dell'ignoranza ci porta alla luce della ragione e ci rivela verità rasserenanti: l'aldilà con le sue pene e paure non esiste; un'unica legge governa tutte le cose; l'universo, anzi gli innumerevoli universi stanno in equilibro grazie al bilanciamento di forze uguali e contrarie; il mondo è leggibile perché le singole realtà sono ordinate secondo i principi della scrittura e della grammatica; la forma più nobile di pietas è contemplare il tutto con mente serena.
Storia e critica dell'opinione pubblica ("Mutamento di struttura della sfera pubblica", nel titolo originario), uscita nel 1962, è stata la prima importante opera di Jürgen Habermas, divenuta ormai un classico, che permette di comprendere la genesi e le trasformazioni della sfera pubblica politica dall'epoca borghese sino alla crisi del suo carattere emancipatorio nel corso del Novecento. Seppur il concetto di sfera pubblica - inteso in senso normativo, critico e applicativo - sia rimasto il filo rosso che accompagna l'intera sua opera, Habermas ritorna oggi a interrogarsi sul radicale mutamento strutturale prodotto da Internet e dai social network, così come sulle tendenze della comunicazione pubblica nel contesto del nuovo ecosistema mediale, ibrido, decentrato e reticolare.
Il cambiamento climatico nel nostro pianeta non sta solo modificando a breve e a lungo termine l'ambiente, sta anche inducendo gravi problemi di salute mentale, che dipendono dai contesti, dalla vulnerabilità dei gruppi e dall'impatto di tale cambiamento sulle varie realtà territoriali. Sul versante individuale, tratti temperamentali, come la meteorosensibilità, predispongono a veri e propri disturbi mentali, mentre l'ampia esposizione mediatica contribuisce a creare nuove condizioni patologiche, come l'ecoansia. Scenari inquietanti, che rendono necessarie nuove strategie per contrastare questo fenomeno e nuove risorse terapeutiche per affrontarlo.
Le crisi globali mettono in discussione il futuro dell'umanità. Pandemie, catastrofi climatiche, guerra, crisi energetica, ci rivelano che viviamo in un mondo interdipendente. Se avremo un futuro, sarà un futuro planetario. Preparare questo futuro chiede un radicale cambiamento di prospettiva, che prenda congedo dal paradigma della semplificazione, e muova verso un pensiero delle connessioni e delle relazioni, verso un pensiero della complessità: l'unico adeguato ad abitare un mondo in cui tutto è connesso. Senza tale cambiamento di paradigma, continueremo a entrare nel nuovo secolo indietreggiando e tarderemo a divenire ciò che siamo: una comunità di destino planetaria.
Mentiamo tutti, tutti i giorni, più volte al giorno, a conoscenti, amici, colleghi, familiari. A noi stessi. Eppure mentire è più complicato che dire la verità. Perché allora lo facciamo? Quello della menzogna è un territorio pieno di insidie, entrarci vuol dire muoversi in una dimensione incerta e contraddittoria. Il pensiero bugiardo, scrive l'autore, è un labirinto: un dedalo di strade più o meno tortuose, un gioco di specchi, un enigma che la psicologia può aiutarci a decifrare, almeno in parte. Quello che emerge con forza da questo libro, che si muove tra letteratura, storia e scienze della mente, è il ruolo centrale della bugia nella costruzione del sé e del mondo, un unicum esistenziale ed emozionale capace di condizionare le nostre azioni e i nostri comportamenti in modi che non possiamo nemmeno immaginare.
Claude Lévi-Strauss ha scritto che "fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori di essere a un tempo intelligibile e intraducibile". Da sempre l'esperienza musicale ha generato miti e utopie; è stata contestazione dello status quo, nostalgia delle origini e della Armonia Mundi, simbolo di ciò che mai potrà essere detto in parole. Questo libro si propone di seguire qualche percorso che la musica ha tracciato nell'immaginazione umana. Nella prima parte vengono prese in esame le teorie psicoanalitiche della musica e i loro antecedenti nel pensiero del Romanticismo. Nella seconda sono evocati, attraverso l'analisi di alcuni testi letterari e musicali (Hoffmann, Bernhard, Rilke, Offenbach), i rapporti tra musica, inconscio, fantasie cosmogoniche, mitologie del femminile e pratica analitica.