Jankélévitch conferma in questo "Corso" la fecondità di un pensiero che parla di morale senza cadere nel moralismo, scava nei concetti evitando il concettualismo e coniuga il dovere con l'amore, muovendo dall'importanza che l'intenzione e la volontà hanno nell'esperienza morale. Né Husserl né Heidegger ma Pascal e Tolstoj sono i riferimenti dell'autore, filosofo laico ma attento alla lezione dei mistici, oltre che a quella dei classici (Platone, Aristotele, Agostino). Queste lezioni sono esemplarmente indicative della ricchezza spirituale che la filosofia può dare all'individuo.
I bambini sono uguali agli adulti, cioè considerano le azioni manifeste come espressione degli stati interni di chi agisce, o sono profondamente diversi? In questo libro Maria Legerstee esamina una delle questioni più affascinanti e più dibattute nell'ambito della comprensione sociale infantile. Protagonisti sono i bambini nel corso del primo anno di vita e le modalità con cui iniziano a pensare agli altri, i loro sentimenti, emozioni e intenzioni. Attingendo a una vasta gamma di lavori di ricerca e di teorie evolutive. Maria Legerstee sostiene che i bambini possiedono, alla nascita, una comprensione innata delle altre persone, attivata attraverso emozioni simpatetiche. L'autrice mette in discussione l'idea che i bambini si avvalgano di parametri fisici - come la contingenza e il movimento - per distinguere le persone dagli oggetti e rifiuta l'ipotesi secondo cui essi vedono gli altri come creature meccaniche prima di concepirli come esseri psicologici. Sostiene in modo convincente che i bambini sono in grado di interagire con gli altri prima dell'acquisizione del linguaggio, in quanto possiedono una primitiva "teoria della mente" di natura prelinguistica. Il volume fornisce un'agevole e preziosa sintesi del pensiero attuale sullo sviluppo cognitivo e sociale precoce e sulle origini della teoria della mente.
L'Africa si trova ancora oggi a confrontarsi con forme premoderne di subordinazione personale, che conducono al lavoro gratuito e a insidiose tipologie di asservimento differenti dalla schiavitù vera e propria solo per l'aspetto della proprietà della persona, inaugurando modalità di appropriazione transitoria del tipo "usa e getta" più funzionali alle esigenze del capitalismo globalizzato. Basato su materiali etnografici e storici, frutto di ricerche sul campo e d'archivio, il volume presenta una ricerca sui rapporti di dipendenza personale in Africa, proponendo una messa a punto delle principali categorie teoriche collegate alle cosiddette "nuove schiavitù". A partire dal caso dei Baule della Costa d'Avorio e allargando il campo all'insieme dell'Africa occidentale, l'autore descrive sia le principali forme di dipendenza "normale", essenzialmente di tipo familiare, sia quelle "incrementate", prima fra tutte la schiavitù cosiddetta domestica o interna alle società africane, che dall'epoca precoloniale sopravvive ai provvedimenti abolizionisti per riprodursi fin dentro il dispositivo coloniale.
Quando, e in che modo, i lattanti di pochi mesi iniziano a entrare in contatto con gli stati affettivi degli altri? Il volume affronta tali interrogativi alla luce delle ricerche più attuali nel panorama internazionale. La prima parte mette a confronto le principali teorie sulle prime forme di intersoggettività, la seconda illustra le origini dell'esperienza intersoggettiva dal periodo neonatale ai dodici mesi di vita, mostrando che questa prima compartecipazione emotiva costituisce la base per la condivisione di ogni altro stato mentale che si manifesta nella comunicazione del bambino con gli altri.
Nel libro vengono analizzati i processi cognitivi e le strutture che l'essere umano utilizza nell'analisi e nell'organizzazione delle informazioni presenti nell'ambiente sociale. Attraverso una rassegna aggiornata della letteratura, si affrontano i temi della discriminazione, del pregiudizio, dei processi di stereotipizzazione, con una particolare attenzione agli aspetti linguistici che accompagnano tali processi.
Eric Kandel, vincitore nel 2000 del premio Nobel per la medicina e la fisiologia, analizza in una nuova prospettiva l'influenza della biologia sulla psichiatria contemporanea. L'idea centrale dell'autore, secondo cui una comprensione più profonda dei processi biologici di apprendimento e memoria getta luce sul comportamento e sui suoi disturbi, ha segnato una svolta nella visione della biologia, della psichiatria e della psicoanalisi.
Nel terzo volume del suo "Metodo", Edgar Morin enuclea le domande fondamentali che ci si deve porre se si vuole conoscere le fonti degli errori e delle illusioni. Che cos'è un cervello capace di produrre una mente capace di concepirlo? E che cos'è una mente capace di concepire un cervello che la produce? La ricerca di Morin sulle possibili risposte a questi "paradossi della conoscenza" mette in chiaro come la scoperta delle limitazioni inerenti a ogni forma di sapere costituisca la grande forza, e non la grande debolezza, della conoscenza e dell'umanità contemporanee.
"Questo è il messaggio conservatore per la nostra epoca, un messaggio che va oltre la politica e che deve essere recepito se si vuole che una politica a misura d'uomo rimanga una possibilità." Apprezzato filosofo e vivace polemista, Roger Scruton nulla concede alle mode intellettuali e dichiara in modo schietto in cosa crede e perché: il risultato è un'immagine della società governata dalla consuetudine e dalla tradizione.
La femminista radicale Susan Moller Okin discute assieme a quindici interlocutori, del calibro di Martha Nussbaum e Saskia Sassen, su temi legati al multiculturalismo e al femminismo. È giusto obbligare le altre culture a conformarsi ai nostri standard di uguaglianza sessuale? O bisogna rispettare le tradizioni culturali e le credenze religiose degli altri gruppi etnici? I saggi che compongono il volume, tutti molto incisivi e di facile lettura, affrontano la questione da punti di vista eterogenei, obbligandoci a mettere da parte i nostri pregiudizi e a considerare anche le ragioni degli altri.
L'intellettuale è una specie a rischio. Al posto di Bertrand Russell o Hannah Arendt - persone dotate di vera conoscenza, profondità di vedute e interesse per le questioni pubbliche - oggi abbiamo solo sapientoni superficiali, apologeti del senso comune e dottrinari di partito. Nell'era dell'economia del sapere, siamo in qualche modo riusciti a combinare un tasso di partecipazione all'istruzione superiore senza precedenti con la più banalizzata delle culture. In questo appassionato lavoro, Frank Furedi descrive il fondamentale contributo che gli intellettuali possono dare alla cultura e alla democrazia e spiega perché sia necessario ricreare una sfera pubblica in cui gli intellettuali e il pubblico possano tornare a parlarsi, affrontando con lucidità e chiarezza espositiva un argomento esplosivo. Frank Furedi è professore di Sociologia alla University of Kent, Canterbury. Tra i suoi precedenti lavori ricordiamo "Culture of Fear" (2002) e "Paranoid Parenting" (2001).
Philip Bromberg è uno degli autori più originali della psicoanalisi contemporanea. Questo volume raccoglie i suoi scritti sul trauma e sugli stati dissociativi, riletti all'interno di una visione relazionale del processo clinico e del cambiamento terapeutico. Nel corso della sua lunga esperienza clinica, Bromberg ha messo in evidenza il ruolo centrale svolto dal trauma nei disturbi della personalità visti come espressione di rigide difese dissociative erette allo scopo sia di impedire l'esperienza interna del trauma sia di mantenere il mondo esterno sotto controllo, evitando il pericolo della ritraumatizzazione. L'autore è giunto così a sviluppare una prospettiva clinica basata sul ruolo della dissociazione nel funzionamento sia normale sia patologico, e sulle sue implicazioni per la relazione terapeutica. La mente e il funzionamento mentale, dice Bromberg, si fondano su una configurazione complessa di stati mutevoli di consapevolezza, ognuno con una propria realtà soggettiva, mantenuti in interazione dinamica da processi di tipo dissociativo. La salute risiede quindi non solo nell'integrazione, ma nella capacità di "restare negli spazi" tra realtà differenti senza perderne alcuna, di sentirsi "uno in molti".
Un esame dettagliato dei sistemi di scoring utilizzati per l'analisi delle storie prodotte al Thematic Apperception Test (TAT) rivela la natura intrinsecamente sociale dei suoi stimoli. La Social Cognition and Object Relations Scale è il sistema di scoring proposto da Drew Westen (1985) per la valutazione delle relazioni oggettuali e delle rappresentazioni sociali attraverso l'analisi delle storie TAT. La costruzione della SCORS può essere letta come il risultato dell'integrazione delle tendenze più attuali della psicoanalisi e della ricerca in psicologia. Essa nasce, infatti, da quello sforzo prezioso, ma non esente da rischi, che vede clinici e ricercatori impegnati nell'integrazione dei loro modelli. Con l'avvento della SCORS, l'utilità del TAT sembra dunque riemergere dopo essere stata sepolta sotto un gran numero di sistemi di scoring diversi, spesso ciechi di fronte alle originarie istruzioni del test e alle caratteristiche uniche del suo materiale-stimolo.