Siamo tutti in grado di riconoscere la differenza tra rabbia e paura, tra desiderio e invidia. Sappiamo anche che è meglio non confondere l’affetto con l’amore, il rimpianto con il rimorso, l’euforia con la felicità.
Quello di cui non ci rendiamo conto, però, è che lo spettro delle emozioni umane è ancora più sfumato di così: esistono sensazioni che tutti noi abbiamo provato, stati d’animo molto precisi e inconfondibili, e a cui però spesso non abbiamo saputo dare un nome.
Eppure in qualche angolo del mondo, in qualche lingua a noi ignota esiste una parola che li definisce: per esempio, solo gli inuit chiamano iktsuarpok il miscuglio di ansia, nervosismo, eccitazione e felicità che prova chi aspetta l’arrivo di ospiti a casa, o la risposta a una mail importante; per i finlandesi, kaukokaipuu è l’inspiegabile nostalgia per un posto dove non siamo mai stati; gli spagnoli chiamano vergüenza ajena l’imbarazzo empatico di chi assiste alle figuracce altrui.
Tiffany Watt Smith attraversa storia, antropologia, scienza, arte, letteratura e musica in cerca delle espressioni con cui le culture di tutto il mondo hanno imparato a definire le proprie emozioni, e nel frattempo ci rivela come siano complesse e sorprendenti anche quelle che credevamo di conoscere bene. Di parola in parola veniamo risucchiati nel caleidoscopio di questo libro divertente, colto e curioso, metà enciclopedia e metà atlante, che mentre mappa le differenze affettive tra i popoli ci ricorda che proprio nell’universalità di ciò che proviamo ci scopriamo uguali.
Il primo libro al mondo che ci racconta le conseguenze future della nostra vita digitale. Se Internet, Facebook, Twitter, WhatsApp e i social network hanno completamente trasformato la vita, il modo di comunicare, le relazioni e gli affetti delle persone, perché non dovrebbero fare lo stesso con l'idea di morte, di immortalità, di lutto e di ricordo? Lo hanno già fatto, in realtà, come dimostrano la nostra quotidianità digitale e le ultime notizie tecnologiche: i profili commemorativi si alternano nelle nostre home ai profili attivi, mentre ci rifiutiamo di cancellare i contatti di persone care, e li custodiamo nelle rubriche dei telefoni; intanto, le manifestazioni di lutto collettivo virtuale diventano di celebrità in celebrità sempre più partecipate, spuntano i primi funerali trasmessi in streaming e si testano le prime chat che permettono di dialogare in tempo reale con amici morti. Superando la più sfrenata fantasia romanzesca, la tecnologia si è ormai spinta fino a quelle zone tradizionalmente considerate le più private e intime dell'esistenza umana, le più lontane dal caos e dall'informalità del web, dal chiasso dei social network. Cosa resterà, allora, della nostra vita online? Che fine faranno tutti i nostri dati - e-mail, tweet, status, fotografie e video - dopo la nostra morte? Rimarranno in cloud per sempre, intatti ed eterei, o si potrà ancora aspirare a un oblio delle informazioni? Che forme prenderà, in definitiva, la nostra eredità digitale? Da sempre attento agli aspetti più controversi della società dell'informazione, esperto di criminalità informatica e investigazioni digitali, Giovanni Ziccardi si inoltra senza timori nell'intricato rapporto tra morte e vita nel ciberspazio, tra diritto all'oblio e minacce (o desideri) d'immortalità tecnologica.
«Così, per i tuoi pochi anni, e per i miei che sono cento, cercherò di dirti la verità; non una verità tecnica, che annoierebbe te così come qualunque altro lettore, ma una verità un po' più ricca, la realtà dell'arte moderna nella vita del nostro tempo: la vita vera, intendo, bellezza e guano equamente miscelati come accade nella vita vera.» E con queste parole che Flavio Caroli apre "Storia di artisti e di bastardi", rivolgendosi alla sua giovane nipote, aspirante storica dell'arte: quasi un breve programma, una premessa che detta il tono, le intenzioni e il passo. Da qui il racconto si muoverà rapido, ripercorrendo gli anni sessanta, settanta e ottanta, in cui per un giovane e appassionato storico dell'arte non era sufficiente lo studio rigoroso e libero degli antichi maestri; bisognava partecipare, e attivamente, alla scena dell'arte contemporanea, quella brillante società mondana fatta di artisti e mecenati, geni e farabutti, attrici, stilisti, Biennali e viaggi. Di pagina in pagina, Caroli alterna ricordi personali e aneddoti, considerazioni sul nostro presente e piccole fulminanti lezioni di critica d'arte. Che ci parli del suo primo incontro con Michelangelo Antonioni, bello e lontano, sul set di Deserto rosso, o della sofferta, consapevole depressione di Van Gogh, che ci racconti i ritrovati e poi perduti dipinti del Guercino o i suoi incontri notturni con Lucio Dalla, che ci riveli le pulsioni di morte di un pasoliniano Andy Warhol o la furia di Marina Abramovic, la sua voce ci arriva sincera e palpitante, immersa nelle storie che narra con la naturalezza del grande storico e divulgatore. "Storia di artisti e di bastardi" si rivela così forse il suo libro più personale: una divertente controstoria dell'arte contemporanea, un album di ricordi e uno spregiudicato memoir epistolare, ma anche un testamento spirituale che contiene, condensata, l'eredità artistica di un'epoca intera, perché solo chi era presente e l'ha vissuta in prima persona può preservare il fuoco di quella esperienza e tramandarlo intatto e ardente alle nuove generazioni.
Mattia ha quattordici anni, Caterina tredici. Entrambi hanno mille domande e poche risposte: sul mondo, sul futuro, su di sé. Le loro strade si incrociano. Prima, quasi per caso, nella vita reale. Poi di proposito, tra le righe di un blog - vieniconmealampedusa.it - che è Mattia stesso a curare, sotto falsa identità. Lì, infatti, è Franz, un ragazzo che vuole sensibilizzare il mondo sul destino dei migranti. L'idea è nata da una ricerca per la scuola: lui che si nasconde dietro una massa di ricci disordinati, lui che ha una lista di sogni ben custodita nel cassetto, lui che non si è mai messo davvero in gioco sente di dover fare qualcosa. Per tutti coloro che attraversano il Mediterraneo cercando una speranza, e anche per sé stesso. Così Mattia trova il coraggio di urlare, di lasciare il segno. E invita un politico a trascorrere una settimana con lui in un centro per migranti. Forse questo non accadrà, forse nessuno risponderà mai al suo appello, ma poco importa. Perché quello che Mattia troverà, grazie al suo blog, è molto di più. È la forza di alzare lo sguardo, la certezza di non essere solo. E un'amica speciale, come Caterina. Età di lettura: da 10 anni.
Il 3 aprile 1917, dopo anni di esilio, Vladimir Il'ic Ul'janov, noto tra i rivoluzionari come Lenin, parte da Zurigo per far ritorno in Russia. Ad accoglierlo alla stazione Finlandia di Pietrogrado un'enorme folla festante. Dopo un lungo ed estenuante viaggio attraverso la Germania, la Svezia e la Lapponia, Lenin non appare affatto stanco. Attende questo momento da anni e a giudicare dal tripudio di bandiere rosse e manifesti che ricoprono le vie intorno alla stazione il suo arrivo è celebrato come quello di un messia. Nell'Europa sfiancata dalla Grande guerra, la Triplice alleanza e la Triplice intesa si fronteggiano ormai da anni e il conflitto sembra trascinarsi senza una fine. Gli uomini al fronte sono esausti e i governi ossessionati dalla ricerca di nuovi armamenti, nuove strategie, nuove alleanze. Spezzare le coalizioni è diventato un obiettivo primario e la contropropaganda nei paesi nemici l'arma principale. Nella Germania del Kaiser Guglielmo II, un gruppo di funzionari ha un'idea brillante: perché non alimentare il caos che domina in Russia favorendo il ritorno di Lenin e dei suoi compagni? Mentre il treno piombato messo a disposizione dai tedeschi taglia da sud a nord l'Europa dilaniata dalla guerra, le grandi potenze occidentali danno il via alle loro macchinazioni: agenti segreti, loschi affaristi, militari ribelli e idealisti appassionati, cominciano a vorticare intorno all'impassibile leader bolscevico. Con e-book scaricabile fino al 31/12/2017.
Il corpo cambia, le emozioni che provi si fanno travolgenti e tu che ti chiedi: che cosa mi sta succedendo? Ecco il libro che in modo semplice e diretto racconta cosa succede nel tuo cervello - e nel tuo corpo - quando inizia il periodo della pre-adolescenza. Spiegazioni scientifiche accanto a consigli pratici, scritti in maniera schietta e sincera. Perché crescere, nonostante le difficoltà, è un viaggio meraviglioso. Età di lettura: da 11 anni.
Il generale Charles Orde Wingate è noto alla storiografia militare come il teorico della "guerriglia", capace di rivoluzionare con un'intuizione la strategia bellica britannica in piena seconda guerra mondiale. Ma quel che non tutti sanno è che al suo genio militare si accompagnava una personalità bizzarra: oltre a portare al polso una grossa sveglia al posto dell'orologio, era detestato dai colleghi ufficiali perché si lavava poco, mangiava grandi quantità di cipolle e li riceveva nella sua tenda il più delle volte nudo, coperto solo dalla sua amata Bibbia e dall'inseparabile casco coloniale. L'ultima grande guerra del Novecento è stata una lunga epopea fatta di tragedie e di battaglie, di gloriosi comandanti e imprese eroiche, di soldati temerari che si sono immolati per il loro paese, di fini strateghi e abili combattenti. Ma a voler scandagliare con cura i libri e i documenti, si scopre tutta una schiera di soldati che fecero dell'eccentricità la loro uniforme: generali, spie, partigiani, uomini e donne che si distinsero per il loro carattere e le loro abitudini curiose, indizi rivelatori di un'attitudine spiccata al pensiero laterale. Perché forse solo chi è fuori dagli schemi riesce davvero a sorprendere l'avversario. Andrea Santangelo, profondo conoscitore della storia militare, ci porta con sé sui principali campi di battaglia squadernandoci davanti un ricco patrimonio di storie: leggiamo così del colonnello che provò a resistere alle bombe tedesche imbracciando una cornamusa; delle molte donne che nonostante i pregiudizi dell'epoca raggiunsero incarichi pericolosi, guidando squadriglie di aerei o distinguendosi come cecchini implacabili; del colonnello della Wehrmacht che combatteva il caldo in kilt, del generale cowboy che credeva nella reincarnazione e di molti altri personaggi, valorosi compagni di armi nel variopinto esercito degli eccentrici.
Un tempo l'Unione Europea non era che un sogno. Confinati dal fascismo sull'isola di Ventotene, tra i bagliori sinistri della guerra mondiale che infuria lontano. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrivono il famoso Manifesto, in cui l'unità dell'Europa è già «una impellente tragica necessità». Oggi l'Unione Europea - a sessant'anni dagli accordi di Roma che diedero vita il 25 marzo 1957 al suo nucleo iniziale, la Comunità Economica Europea - viene considerata da molti suoi cittadini un'istituzione distante e complessa, per non dire complicata e dannosa. Una realtà per pochi e a favore di pochi. Eppure, per il suo ruolo centrale su tutti gli aspetti del vivere comune, l'immigrazione, l'economia, la difesa dei diritti individuali e collettivi e la tutela delle minoranze, è giusto considerarla una risorsa di tutti e che tutti riguarda. A partire da questa consapevolezza, Gianfranco Pasquino ci racconta con passo rapido e ampiezza di sguardo il passato e il presente di questo sogno difficile: trenta limpide lezioni che ricostruiscono gli equilibri di potere su cui l'Unione Europea si regge, gli organismi di cui è composta, i suoi valori-guida, le personalità che ne hanno influenzato lo sviluppo, le problematiche di ieri e di oggi. Un inedito viaggio nell'"Europa che c'è" e in quella che avrebbe potuto-e potrà - esserci, tra il progetto federalista degli Stati Uniti d'Europa e le brusche frenate degli ultimi anni (la più clamorosa, la Brexit: il referendum che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'UE). "L'Europa in trenta lezioni" è un'occasione per fare il punto sull'Europa che abbiamo costruito fin qui, nel momento in cui più forti soffiano i venti contrari del populismo e del nazionalismo più ottuso. Un modo per capire cosa rischiamo di perdere e cosa potremmo invece riconquistare, recuperando i valori di libertà, di pace, di prosperità da cui, nelle ore più buie del secolo scorso, è nata l'idea di Europa unita. Con e-book scaricabile fino al 30-06-2017.
L'amore è avventura. Parole che diventano baci e morsi feroci. Musica ascoltata in loop, di notte. Ed è filosofia, il genere di filosofia in atto che, da Socrate in poi, insegna l'amore nell'unico modo possibile: trasformandosi in una vera e propria dichiarazione. Ma l'amore inteso in questo modo è in pericolo nella nostra epoca, dominata dal piacere e dal narcisismo dell'io che vuole addomesticare ogni passione eccessiva. Come ritornare alla verità dell'amore nell'epoca della sua fine? E ciò che spiega Simone Regazzoni in questo libro, che è al contempo saggio filosofico e schietto memoir, condividendo la sua esperienza personale e mettendo a frutto le teorie di grandi maestri (da Platone a Eco, da Dante a Lacan), attraverso frammenti autobiografici e suggestioni musicali, con uno stile incalzante come una traccia di Springsteen e meravigliosamente jazz cornea Love Supreme di Coltrane. «E ora di parlare, per dirti, semplicemente, la verità. Quella che leggerai qui è la fedele trascrizione di una lunga, confusa, complicata dichiarazione d'amore: sussurrata una notte, tanto tempo fa. Ci sei tu, nel buio. C'è il tuo silenzio. C'è la filosofia. C'è la musica. E c'è quella notte, che dura ancora, in me.». Con e-book scaricabile fino al 30-06-2017.
"Le avventure di Pinocchio" è un libro che non ha bisogno di presentazioni: tutti conoscono la storia di quel burattino scapestrato che, grazie alla magia della Fata Turchina e all'affetto del buon Mastro Geppetto, potrà infine realizzare il suo sogno e trasformarsi in un ragazzo vero. Ma nessuno si stanca mai di rileggerla. Età di lettura: da 8 anni.
«Tutti, credenti e non credenti, siamo alla ricerca della verità, e non possiamo dare nulla per scontato.» Le parole di papa Francesco sembrano segnare un’apertura al mondo laico-secolare e l’inizio di un confronto inclusivo, assai diverso in forma e sostanza dal rigore dottrinale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Se infatti il pontificato di Giovanni XXIII aveva prodotto una tendenziale “apertura al mondo”, proprio in ambito bioetico sotto i papati successivi si era lentamente consumato un distacco fra la prospettiva cattolica ufficiale e quella laico-secolare.
Si tratta, come spiega Giovanni Fornero nel saggio che apre questo volume, di due “paradigmi”, ossia di due differenti maniere, da parte del magistero cattolico e del pensiero secolare, di rapportarsi alle varie questioni della bioetica, in particolare ai temi cruciali di inizio e fine vita.
Ma che cosa rimane oggi di questa storica contrapposizione, che ha segnato in profondità il dibattito bioetico contemporaneo e ha avuto delle ripercussioni nella cronaca e nella politica del nostro Paese (dal referendum sulla fecondazione assistita alle polemiche sui casi Welby ed Englaro sino alle accese discussioni sul disegno di legge Calabrò circa il testamento biologico)? In altri termini, quale forma assume il dibattito su bioetica cattolica e laica negli anni del papa riformatore che viene dalla fine del mondo?
Luca Lo Sapio ci guida all’interno di alcuni dei percorsi aperti dal papa argentino, mostrando la possibilità di convergenze che non siano solo di facciata tra il mondo laico e il mondo cattolico. E ciò alla luce dell’ipotesi che la centralità delle persone nella loro concreta dimensione di vita e la teologia dell’amore e della misericordia promosse da Bergoglio potrebbero condurre al superamento di alcuni tradizionali steccati bioetici, segnando la via di una nuova stagione di dialogo.