Lo storicismo è una concezione filosofica generale. Secondo Meinecke, ha tre caratteristiche: riguarda "individualità storiche" e per tali devono intendersi non soltanto singole persone, ma anche movimenti di pensiero, politici, artistici. Ad esempio, il Risorgimento italiano. Prende in considerazione situazioni in "evoluzione", perché i popoli, per i quali non si registrino significativi mutamenti al loro interno, hanno più a che fare con la natura che con la storia. Si occupa meno del genere umano e si interessa alle specificità, alle caratteristiche peculiari, dei singoli Paesi, o civiltà. Il suo valore è quello della "varietà", della diversità, in tedesco "Verschiedenheit". Secondo Croce, lo storicismo afferma che la realtà è «nient'altro che storia». Non c'è un Dio trascendente, ma c'è l'idea di Dio che gli esseri umani, nei vari contesti, hanno concepito. Una differenza importante tra lo storicismo tedesco e quello italiano è che il primo ha l'ossessione della "oggettività". La storiografia italiana, di Croce, o di Omodeo, dà per scontato, invece, che lo storico svolga un ruolo essenzialmente creativo. Di conseguenza, esalta il concetto di "responsabilità" del singolo storico.
La scoperta del dono, nelle nostre esistenze, è anche la scoperta di un particolare valore. Al di là delle classiche nozioni di valore di scambio e di valore d'uso, attraverso il dono e la sua circolazione facciamo i conti con il cosiddetto valore di legame. Oltre il valore monetario emergente dallo scambio, ed il valore rappresentante l'utilità di un bene, infatti, il valore di un dono si arricchisce della relazione entro cui si manifesta e che, simbolicamente, serve a rilanciare. Compito di queste pagine è comprendere a fondo il significato di tale valore, nonché di interrogarsi sulla possibilità e opportunità di una sua misurabilità e calcolabilità, cogliendolo nella concreta realtà delle relazioni umane. Il metodo interdisciplinare permette di analizzare a fondo i paradossi e le ambivalenze della realtà del dono, fino a comprendere le forme dell'esperienza umana del valore, nei suoi risvolti esistenziali, cognitivi, estetici, etici, politici, economici. Sembra qui in gioco, tra l'altro, la nozione stessa di "realtà", colta nella sua stratificazione in fatti, eventi, significati, soggetti, oggetti, relazioni e, appunto, valori. Non a caso la cognizione prevalente del valore e del disvalore orienta di fatto la società intera e conferisce un indirizzo di fondo alle culture.
Questo libro parla di dono, delle sue forme, delle sue ambivalenze, dei suoi paradossi, del suo valore e della sua bellezza. Parlare di dono, e analizzare concetti ad esso legati o con i quali è possibile instaurare feconde relazioni di senso, quali quelli di gratuità, reciprocità, relazionalità, alterità, scambio, consente l’immaginazione di nuovi scenari di relazioni umane, anche all’interno del mercato. Il volume vuole mettere in dialogo sul tema del dono studiosi appartenenti a discipline differenti, spesso distanti, quali l’antropologia, l’economia, la filosofia, la psicologia, la sociologia, la teologia. Tale prospettiva ha di fatto costituito un’ulteriore chiamata al 'dono', al dono reciproco delle proprie conoscenze e dei propri saperi, del proprio tempo e delle proprie energie, al dono di sé.
<br/
Da venticinque anni, a partire dalla Germania, si è diffusa nel mondo la Philosophische Praxis: un tentativo di valorizzare, con modalità nuove, la dimensione pratica che ogni filosofia ha da sempre implicato. Il movimento ha aperto prospettive, suscitato polemiche, prodotto iniziative. In occasione del III Convegno mondiale in Sardegna (Carloforte, Oristano 2008) alcuni dei maggiori protagonisti italiani presentano in questo volume collettivo la sintesi dei loro contributi dì ricerca e di esperienza: per raccontare con chiarezza e concretezza come da loro sono state capite e sperimentate la consulenza filosofica e le altre pratiche filosofiche.
Giovanissimo talento innamorato della filosofia classica (Carmelo Vigna), "pensatore a suo modo classico" (Mario Vegetti), "rondine di una nuova auspicabile primavera filosofica" (Costanzo Preve), Luca Grecchi lascia qui sullo sfondo i suoi consueti studi sulla filosofia greca antica e sull'umanesimo metafisico, per impegnarsi in un'opera di fantasia, di contenuto indubbiamente filosofico, ma che possiamo definire letteraria. Questo libro propone infatti un immaginario incontro fra Platone e Nietzsche, reso possibile dal terzo personaggio sulla scena: il tempo. L'incontro - che ha come tema di fondo, appunto, la ricerca del senso della esistenza umana - si svolge in cinque giorni. Platone e Nietzsche parlano di temi biografici, dell'amore, di metafisica, di politica e della morte. Un testo, dunque, che - pur se iscritto nel genere divertissement - sollecita a riflettere in modo appassionato sui contenuti eterni della condizione umana.
La filosofia, dopo alcuni decenni di eclissi, sembra essere tornata di moda. Corre dunque, come avviene nei fenomeni di moda, il rischio della banalizzazione. Da qui l'idea di questo libro che vorrebbe spiegare come si filosofa e, soprattutto, perché l'uomo e la donna della strada dovrebbe filosofare pur occupandosi abitualmente d'altro nella vita. Con rigore concettuale, ma anche con uno stile comunicativo accessibile e accattivante, si evocano alcune domande fondamentali (si può afferrare qualche verità o tutte le opinioni sono soggettive? E' possibile sperimentare la felicità? Che senso può rintracciarsi nell'esperienza della mortalità? Qual è il posto dell'uomo nell'universo? La ragione può pronunziarsi sulla questione di Dio? In che rapporto sta il pensiero filosofico con la poesia, con la mistica religiosa e con la prassi politica?) e si rivisitano alcune delle risposte più significative che sono emerse in duemila e cinquecento anni di storia del pensiero occidentale.Il volume è completato dalla rassegna critica di numerose pubblicazioni - che il lettore potrà consultare, per proseguire la riflessione, in biblioteche e librerie - dedicate ad introdurre alla filosofia le persone che non l'hanno mai studiata a scuola o che l'hanno studiata ormai da troppo tempo. E forse neppure tanto bene. Come commento 'a caldo', la Lettera di un'amica di Francesca Rigotti, docente di Dottrine politiche all'Università di Lugano (Svizzera).
Chi è Nietzsche? Che cosa bisogna sapere prima e durante la lettura dei suoi libri? Perché il suo sguardo continua ad affascinare il nostro tempo? Una possibile risposta sta nel fatto che Friedrich Nietzsche non si rassegnò mai al destino di rinuncia e di tristezza che sembra gravare su tutti noi e la sua filosofia - che, certo, è tante cose - costituisce anche e forse principalmente un tentativo di percorrere itinerari inediti e scoprire passaggi non ancora esplorati nel vagare dell'umano lungo le strade che cercano di dare un significato alle nostre vite. Al di là del Nord, dei ghiacci, della morte - la nostra vita, la nostra felicità, noi abbiamo scoperto la felicità, noi conosciamo la via, noi trovammo l'uscita da interi millenni di labirinto , scrive il filosofo. Questo libro vorrebbe indicare almeno alcuni di tali percorsi verso la felicità, vorrebbe fare da guida nel dedalo nietzscheano e consentire così a chi volesse penetrare nel suo spazio di lucidità e di speranza di tentare un proprio cammino, poiché il cammino non esiste e la verità è nomade. Nietzsche, infatti, è a noi stessi che ci rimanda, allo spazio prezioso della nostra autonomia. Una libertà che si genera dall'immenso amore che quest'uomo e la sua filosofia nutrono verso l'enigma dell'esistenza, tanto da aver costruito una vera e propria difesa della vita, del dolore che la pervade, del tempo che la intesse, in modo da poter davvero abbracciare l'intero e benedire il tutto.