Mirka non è mai nata. Un parto di fantasia. Oppure è nata due volte. L'autrice dice di sé in terza persona. È un'altra. La separazione dai genitori è avvenuta in tenera età. Lacerazione brusca, repentina, immotivata. Una gemma, come di primavera, su cui ha soffiato un tornado. Dove l'avrà portata? La guerra, la povertà, l'arretratezza: lo stigma di sempre. Viene ceduta come fosse un oggetto. Così, all'improvviso. Diciamo pure... uncinata e portata via. Se la vita è relazione, cosa potrà scaturire dall'estraneità ambientale, culturale, affettiva? Ecco che la bimba elegge un universo tutto suo, fantastico eppure reale, povero ma solidaristico... Oggi Mirka racconta la sua leggenda con l'occhio della bambina di allora: semplice, interrogativo, spaventato. E con lo sguardo dell'autrice e dell'artista di ora: terso, partecipe, emozionato, intimamente coinvolto, incapace di asperità. A tratti poetico. Carezzevole e forte come il collante con cui ammorbidisce e fissa l'epidermide cartacea delle sue sculture leggere. Ma il grido c'è. Sotterraneo. Intenso. Da rompere i timpani.
Il libro raccoglie la storia dei Cappuccini a Montescaglioso lungo un percorso di 400 anni: dalla prima espansione dell'Ordine nella parte meridionale del Regno di Napoli, in particolare in Basilicata e Puglia (1533) fino alla soppressione del XIX secolo e alla successiva rifioritura con la nascita della Provincia religiosa di Puglia il 9 aprile 1926. Sede di formazione e di vita comunitaria, Montescaglioso vanta i natali di un gran numero di frati. Tra essi si annoverano grandi predicatori, uomini dotti e di governo, intraprendenti missionari; uomini, comunque, di vita austera, fatta di preghiera e di buon esempio, tale da aver loro guadagnato la benevolenza popolare, la generosità di molti benefattori spesso tramutata in opere di carità per i più poveri.
Attraverso scritti personali - in parte inediti - ricordi familiari, testimonianze di chi lo ha conosciuto e una corposa rassegna iconografica, viene delineata la figura e l'opera di mons. Antonio De Vitis, indimenticabile vicario generale della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. A dieci anni dalla scomparsa, ecco il ritratto di un uomo buono, generoso, modesto pur nell'importanza degli incarichi a lungo ricoperti. Parroco in Taurisano, Rettore del Seminario vescovile di Ugento, padre spirituale di una confraternita laicale, confessore nel Santuario "de finibus terrae": ha esercitato sempre i propri ministeri con zelo e apprezzamento. Ha collaborato a lungo con don Tonino Bello, che definisce "perla del mio sacerdozio", a cui dedica pagine di rara bellezza.
"Fra le tue preghiere" è un caleidoscopio di emozioni, poesie d'amore senza riparo, friabili, di dolore, di supplica, di passioni, così intense che non si può sopravviver loro... Lo stile è nerudiano, caratterizzato da sobrietà verbale, da profondità ruvida. Poesie speziate, come se appartenessero a terre lontane eppure incredibilmente vicine. Parole che fanno pensare a brandelli di nuvole che il vento fa vagare nel cielo grigio, con sprazzi di colore della vita. Poesie lievi, delicate, dense, sanguigne, con una sorta di malinconica dolcezza che sfiora i piccoli particolari, e indugia un attimo su di essi.
Dai primi passi della creazione, plasmata dalla divina parola, emerge un progetto affascinante, in cui riposo e lavoro, festa e quotidianità non sono mai solo se stessi ma sacramenti che rivelano la dignità infinita dell'uomo, chiamato a cooperare al disegno della creazione e ancor più a partecipare al riposo contemplativo di dio.
L'autore, sacerdote cattolico nigeriano, parte dalla storia e situazione attuale del servizio sanitario nazionale, per denunciare i limiti e le maggiori crepe di un servizio che attualmente non risponde al bisogno primario di soddisfare i diritti fondamentali di tutti gli uomini: il diritto alla salute, perché attualmente solo un numero limitato di nigeriani ne può usufruire.
L'autrice, ricercatrice di Pedagogia Generale e Sociale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, analizza gli scenari economici in continuo mutamento, con rinnovata attenzione al tema dell'educazione al lavoro e alla vita professionale dei giovani e degli adulti. Ragioni epistemologiche inducono ad accostare il lavoro ai suoi diversi significati secondo più prospettive (socio-economica, etica, antropologica, psicologica e pedagogica). Tale impostazione scientifica interdisciplinare motiva l'analisi del rapporto tra il lavoro e i diversi ambiti di vita: tra questi la famiglia costituisce un luogo fondamentale per fare crescere nei giovani la speranza e la fiducia di poter contare su un futuro migliore. È la missione e la misura della ricerca, condotta fra il "già" e l'esplorazione del "non ancora".
Racconti che ripropongono un tempo scandito dalle stagioni, dalle feste religiose, dalle tradizioni popolari, dagli eventi familiari. Insomma da un'umanità che diventa relazione, solidarietà, cordialità, allegria.
L'autore attraversa con la poesia l'animo umano, i suoi abissi più reconditi, e riemerge alla vita. Per lui la poesia è introspezione dolorosa, consapevole scandaglio di una vita spesa nell'errore, alla ricerca di un amore desiderato eppure irrimediabilmente perduto.
Il lavoro è un significativo contributo alla pedagogia degli adulti in quella ancora inesplorata area che si interroga sulla qualità e sui caratteri che l'impegno educativo può e deve assumere nei confronti di adulti appartenenti a diverse etnie, con i quali trascorre e si confronta inevitabilmente l'esistenza di ciascuno di noi in questa complessa società della globalizzazione. Se l'integrazione assurge a imperativo morale delle nostre società democratiche, è proprio la riflessione pedagogica che può orientare i diversi ethnos verso quell'unico ethos che sorregge la finalità degli interventi educativi e sostanzia la multiforme varietà dei progetti che si susseguono e a volte si ripetono senza una costruttiva e coerente incidenza formativa. La ricerca, condotta con un ancoraggio al personalismo cristiano, apre una pagina interessante sul versante della metodologia dell'educazione degli adulti e prospetta una strategia di intervento formativo capace di utilizzare i beni culturali del territorio per favorire processi di comunicazione e di integrazione sottesi da una precisa intenzionalità educativa.
Questo libro è una traccia, un'impronta lasciata a chi ha chiesto di essere informato e formato, in ambito personale, familiare e scolastico, sulle tematiche emotivo-affettive del bambino in età di latenza.
Fra le complesse e variegate pieghe della storiografia alimentare, alla cucina monastica - considerata come il trait d'union caratteristico fra le mense popolar-contadine e quelle della blasonata aristocrazia cittadina - è riservato a buon diritto uno spazio di considerevole interesse, spesso associato a una gastronomia tradizionalmente d'eccellenza, legata al territorio da antiche consuetudini che hanno modo di affinarsi ancor più nell'intimità e nella particolare articolazione organizzativa del chiostro. Questo volume, sulla scorta del significativo percorso di ricerca condotto dall'autore sul tema specifico nel corso degli ultimi anni, propone un'organica panoramica sulle peculiarità del cibo e dei piatti che si dipanano sulle tavole dei refettori comunitari, con un'attenzione particolare agli ambienti claustrali femminili nel corso dell'età moderna. In appendice segnala l'originale elenco descrittivo dei dolci e delle pietanze d'estrazione monastica e conventuale.