Questo studio riguarda da vicino il pensiero greco dalle origini fino al primo stoicismo, con una prospettiva specifica di filosofia della natura e vuole affrontare la peculiare questione del fondamento dell'essere dal punto di vista teorico, secondo quattro ordini di idee: la critica alla metafisica classica di Heidegger; un certo nichilismo sia scettico sia teologico; quella che Von Balthasar definisce la "riduzione cosmologica"; il chiarimento del concetto di "arché". A partire dalla questione medesima della generazione ontologica - lo status quaestionis - e in virtù della pensabilità del principio come origine, inizio, principio, come atto divino creativo e come Cristo stesso, si è delineato un "circolo ermeneutico" tra alcuni versetti biblici (Genesi e Apocalisse) e i testi classici della filosofia greca, secondo i seguenti obiettivi: mostrare l'irriducibilità della filosofia greca ad un'ontica; mostrare l'irriducibilità del pensiero creazionistico biblico ad un livello di platonismo o aristotelismo cristiano, come se il pensiero cristiano e la propria riflessione sul principio di tutte le cose sia stato la tardiva sintesi filosofico-greca della classicità; mostrare la possibilità ontologica di pensabilità dell'"arché" come Dio, senza dover necessariamente approdare alla tesi scettica o nichilista. Il quarto obiettivo, infine, è quello di mettere in luce l'importanza capitale di una riflessione filosofica sul concetto di "arché".
Nel febbraio del 1908 Freud ripone grandi speranze in due giovani psichiatri, Carl Gustav Jung e Otto Gross. A maggio redige il certificato d'internamento per Gross, che è preso in cura da Jung per una cura disintossicante da oppio e cocaina. Freud conta di poterlo analizzare in autunno. Non andrà così. I due delfini si analizzano a vicenda. Jung scopre in Gross il proprio gemello. Ma la diagnosi è senza appello: Gross è affetto da dementia praecox. Quindi evade dal Burgholzli e sparisce. Di Freud e Jung si sa molto. E Otto Gross? Questo libro ne analizza le idee e ne ripercorre le tracce: a Graz è precoce e geniale psichiatra folgorato da Freud; a Zurigo c'è la sua ombra dietro il rapporto tra Jung e Sabina Spielrein; a Monaco e Ascona è protagonista della cultura alternativa, e Carl Schmitt lo cita tra i padri nobili dell'anarchia; a Heidelberg, Max Weber non può fare a meno di confrontarsi con le sue inquietanti idee; a Praga è Franz Kafka a subirne decisamente il fascino. Accusato di aver istigato al suicidio due sue amanti, è rinchiuso più volte in manicomio. Apostolo del libero amore e del matriarcato, viene fatto arrestare dal padre e interdetto. Gross morirà di stenti a Berlino, poco più che quarantenne.
Il volume analizza il tema della soggettività umana così come esso è stato affrontato nel pensiero francese del Novecento, a partire dal clima filosofico dello spiritualismo fino agli esiti teoretici della stagione post-strutturalista. La prima parte del volume (Lineamenti generali) delinea i principali tratti delle diverse filosofie che hanno caratterizzato il Novecento francese: in essa vengono presi in considerazione lo spiritualismo, il personalismo, l'esistenzialismo, lo strutturalismo, l'ermeneutica e la stagione di pensiero comunemente definita postmoderna. Si tratta di un excursus che descrive in maniera sintetica le metodologie tramite le quali i temi della soggettività e della persona sono stati affrontati nei diversi contesti filosofici. Nella seconda parte del libro (Percorsi di approfondimento) presentiamo undici saggi nei quali le tematiche della soggettività e dell'identità personale vengono trattate in riferimento ad uno specifico autore e contesto storiografico. Nei saggi sono presi in esame il concetto di riconoscimento intersoggettivo ("Anerkennung") elaborato da Alexandre Kojève a partire dai suoi studi hegeliani, la figura emblematica dell'"homme révolté" in Albert Camus, la nozione di persona in Emmanuel Mounier e in Jacques Maritain, l'ontologia dell'"homo capax" in Paul Ricoeur, la decostruzione del sé in Jacques Derrida, il significato dell'alterità in Emmanuel Lévinas, l'ermeneutica del sé in Michel Foucault.
Gli interventi raccolti nel presente volume analizzano - partendo da varie prospettive filosofiche ed epistemologiche - il tema di un possibile allargamento degli orizzonti della razionalità. Per affrontare le sfide del mondo contemporaneo è necessario configurare nuovi paradigmi di razionalità in grado di restituirci una comprensione integrale dell'umano, una comprensione non riduzionistica bensì aperta a dimensioni di senso ulteriore e trascendente. "Allargare gli orizzonti della razionalità" significa perciò riconfigurare anche un fecondo rapporto tra il logos umano e la fede religiosa: in questa prospettiva, il cristianesimo può essere riscoperto come autentica fonte di senso che indica alla ragione umana i suoi fini ultimi. Il volume contiene gli Atti del VI Simposio Europeo dei Docenti Universitari che si è svolto a Roma presso la Pontificia Università Lateranense dal 5 all'8 giugno 2008.
Il volume si colloca nell'ambito degli studi di pragmatica ma è volto a descrivere i fenomeni comunicativi che rientrano nel dominio più specifico della sociopragmatica intesa quale studio dei fattori sociali che condizionano l'interpretazione e la realizzazione degli atti comunicativi. E importante perciò individuare quelle abilità che ci consentono di adottare le strategie linguistiche appropriate in un dato contesto alle diverse variabili sociali, come il grado di imposizione di un atto linguistico, il potere o la distanza sociale, variabili che entrano in gioco fra i partecipanti ad una interazione comunicativa. L'autrice ci mostra come la pragmatica non includa solo le condizioni generali dell'uso comunicativo della lingua, ma anche le condizioni più locali e culturali che hanno a che fare con i molteplici e vari usi sociali della lingua e ci indica il necessario approdo della pragmatica, tradizionalmente intesa, alla sociopragmatica. Si tratta di un approccio interdisciplinare che permette di ampliare ed estendere gli orizzonti della pragmatica ed inglobare al suo interno la nozione di lingua come mezzo attraverso cui si dispiegano le azioni umane, condizionate dalla situazione comunicativa. Questa situazione è influenzata non solo dalle condizioni sociali che rendono possibile la comprensione tra gli individui, ma soprattutto dai ruoli che i parlanti assumono nelle diverse situazioni in relazione ai loro scopi, convinzioni e desideri.
«L’immaginazione e la creatività non sono doni divini, frutti improvvisi, folgorazioni, ma rappresentano un complesso processo di ristrutturazione dell’informazione di cui è dotato un individuo, in stretta dipendenza dai nuovi rapporti che egli istituisce con la realtà naturale e sociale. Se l’immaginazione parte dalla realtà, non ne è però una semplice copia, ma è appunto una immaginazione creatrice, la combinazione in forme nuove di elementi provenienti dall’esperienza, ma che ad essa non possono essere più ricondotti direttamente, perché ne danno una nuova configurazione che è propriamente mentale. Per cui i prodotti dell’immaginazione, scrive Vygotskij, “preso corpo, sono di nuovo rientrati nella realtà ormai come una nuova forza attiva, trasformatrice della realtà stessa”»
dalla prefazione di Luciano Mecacci
Lev Semënovič Vygotskij (1896-1934) La sua attività scientifica è caratterizzata da tre fasi. Nella prima fase, dal 1915 al 1927, si occupò principalmente di critica letteraria e Psicologia dell’arte ed iniziò ad interessarsi all’applicazione della psicologia nell’educazione. Tra le opere più importanti di questo periodo ricordiamo La tragedia di Amleto (1916) e Psicologia dell’arte (1925). Quando si trasferì a Mosca conobbe Aleksej Leont’ev e Aleksander Lurija. Nel 1925 tenne la conferenza La coscienza come problema psicologico del comportamento il cui testo divenne il manifesto della scuola storico-culturale di cui è considerato il fondatore. Nello stesso anno divenne il direttore del dipartimento per l’istruzione dei bambini handicappati.
Nella seconda fase, dal 1928 al 1931, affrontò il problema della storicità delle funzioni psichiche. L’opera più importante di questo periodo è Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori. Nell’ultima fase, dal 1932 al 1934, si occupò di varie tematiche di psicologia, in particolare delle emozioni. Tra le sue opere più importanti: Pensiero e linguaggio e Immaginazione e creatività nell’età infantile.
Di recente il tema del sacrificio umano è stato al centro del dibattito sulle principali pagine dei giornali, con la polemica che ha punto nel vivo la comunità ebraica italiana, e non solo. In questo libro Brelich, noto docente di storia delle religioni, affronta il tema spaziando da una civiltà antica all'altra, con l'intento di mappare con assoluta precisione il fenomeno delle uccisioni rituali. Scopriamo così che questo rito era praticato tanto nell'antico Egitto che in Mesopotamia, ma anche in Africa, nelle Americhe, in Cina, ecc.; e che aveva un valore simbolico altissimo, che l'autore ci aiuterà a scoprire pagina dopo pagina, con un linguaggio semplice, lo stesso che ha usato, a suo tempo, per spiegare questo misterioso fenomeno ai suoi numerosi studenti.