Percepire il mondo come un dono gratuito, rileggere nella propria storia i segni di un Dio che si è fatto prossimo, riconoscere un fratello nel volto dell’uomo che incontriamo sulla nostra strada, sperare nelle difficoltà perché si è ascoltata una promessa: di queste e di altre dimensioni del vivere parla l’'antropologia teologica. Accogliendo ii contributo della Scrittura e di alcuni passaggi decisivi avvenuti nella storia del cristianesimo, il testo presenta tematiche fondamentali della persona umana, nel continuo tentativo di coniugare l’esperienza vissuta con la dottrina cristiana e, in particolare, cattolica.
In questo percorso vengono rilette alcune parole classiche della teologia, come peccato, grazia, salvezza, soprannaturale ed escatologia, per metterne in luce gli elementi essenziali e differenziarli da una serie di accezioni storicamente datate e lontane dalla sensibilità odierna. Il riferimento costante alla vita di Gesù e all’opera dello Spirito permette inoltre di approfondire prospettive che talvolta sono dimenticate nella predicazione e nella prassi ecclesiale, come le promesse del regno di Dio, l’importanza dell'impegno politico e la mistica a cui è chiamato ogni credente.
FABRIZIO RINALDI è docente di Teologia sistematica alla Pontificia Università Gregoriana e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell'Emilia, di cui è direttore dal 2017.
Collabora stabilmente con la rivista Tredimensioni. Tra le sue pubblicazioni: Vocazione cristiana come dialogo. Tra teologia è psicologia (EDB 2017) e Sequela di Cristo tra fede e prassi. Il contributo di E. Schillebeeckx (GB Press 2019).
Ispirata al Vangelo secondo Marco, questa contemplazione della Passione di Gesù, che dalla Via Crucis della condanna a morte diventa la Via Lucis della sua risurrezione, contiene anche poesie di cristiani e di non cristiani, tutti in attesa di un volto trasfigurato, tutti con una domanda nel cuore:«Cosa posso sperare?». Solo Gesù Cristo è capace di rispondere a questa domanda.
Da sempre le comunità ecclesiali si sono radunate a livello provinciale e regionale per coordinare l'annuncio del vangelo e la pastorale. Solo nella seconda metà del Novecento, si è capito il loro ruolo in quanto soggetto ecclesiale e normativo. Questa serie di interventi affrontano lo studio giuridico, teologico e pastorale di questi organismi.
Mentre ci si interroga sul compito e sul futuro della teologia, ci si interroga al contempo sul vissuto e sulla testimonianza della Chiesa chiamata a inverare e illuminare il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo e di ogni tempo, per costruire davvero la civiltà dell'amore secondo la prospettiva e la grazia proprie del Regno di Dio, di cui la Chiesa è inizio, germe e strumento, a vantaggio dell'umanità e dell'intera creazione. Organizzata come una vera e propria "via maestra", la trattazione è composta in modo progressivo di due parti: i fondamenti e gli sviluppi. Il fondamento epistemologico è costituito dal principio ermeneutico che considera la santità vissuta come locus theologicus, cioè come fonte, ispirazione, espressione e alimento della teologia. Ne emerge un’accurata rivisitazione del rapporto tra conoscenza e amore, tra intellectus e affectus, che conduce ad apprezzare la fides quaerens cor, dove "il cuore", nella sua accezione biblica, riveste un ruolo di primo piano in ordine all'acquisizione e all'esperienza della vera sapienza cristiana. Si offre la proposta di una metodologia che, nel pensare la fede, molto ha da imparare dal vissuto del Cuore Immacolato della Vergine Maria, centrale nell'esperienza di Francesco e Chiara d'Assisi, nella tradizione francescana e nel vissuto di santità del Popolo di Dio.
Ampia nella sua portata filosofica e teologica e raffinata nella sua analisi letteraria, quest'opera offre una riflessione toccante sulla pratica del perdono in un mondo che non perdona. Matthew Ichihashi Potts esplora il complesso terreno morale che questo tema presenta e, che a suo parere è servito troppo spesso come balsamo per la coscienza del potere più che come strumento di cura o di giustizia. Sebbene sia spesso collegato alla riconciliazione o alla repressione della rabbia, Potts resiste a queste associazioni, affermando invece che il perdono è il rifiuto della violenza della ritorsione attraverso pratiche di penitenza e di dolore; è un atto di elaborazione del lutto; è più una postura non-ritorsiva che un'assoluzione della colpa. Il perdono cerca di vivere con le conseguenze della perdita: accetta che ciò che è perso non può essere recuperato e punta quindi a convivere con l'irrevocabilità dell'ingiustizia subita. Prendendo ispirazione dai romanzi di Kazuo Ishiguro, Marilynne Robinson, Louise Erdriche Toni Morrison, oltre che da testi che vanno dal primo cristianesimo al postmoderno, Potts diagnostica i pericoli reali del perdono e insiste sulla sua promessa duratura. Sensibile alle realtà del XXI secolo, come disuguaglianze economiche, devastazioni coloniali e lotte razziali, e considerando il ruolo del perdono nel Nuovo Testamento, nella tradizione cristiana, nella filosofia, nella spiritualità, nella teologia e nella letteratura contemporanea, questo libro annuncia l'arrivo di una voce teologica nuova e creativa.
Di cosa ho veramente bisogno nella vita e cosa devo cercare? In questi tempi di crisi il quarto vangelo diventa uno strumento di riflessione intorno alle domande più cruciali dell'esistenza. Qual è il mio desiderio, quali sono i miei sogni? Chi sono io, e chi è Dio? E dove devo andare, qual è il mio destino? Un libro commovente, arricchente e importante soprattutto ora!
In risposta alle crisi di plausibilità delle comunità cristiane e in continuità con la teologia del Vaticano II, si moltiplicano gli appelli a una maggiore partecipazione dei laici alla missione della chiesa. Ma la loro collaborazione serve solo a colmare un vuoto senza avere una reale efficacia? Nel momento in cui è in corso il Sinodo sulla sinodalità convocato da papa Francesco a Roma, questo libro si rivela indispensabile per tutti gli attori ecclesiali e non solo.
"Pensata come momento di riflessione proposta a livello locale e internazionale, la Piccola Scuola di Sinodalità, tenutasi a Bologna fra gennaio e febbraio 2023, si inscrive nel cammino sinodale tracciato da papa Francesco. Ha raccolto molte influenti personalità attorno al tema della sinodalità - fra cui i card. Betori, Zuppi e Semeraro. Questo volume segnala la necessità di approfondire una tematica sulla quale si hanno ancora visioni diverse". Postfazione di Alberto Melloni.
Qesto manuale introduttivo alla teologia si propone di superare il metodo apologetico ed ecclesiastico di molta parte delle pubblicazioni di settore in Italia, di divulgare i risultati più convincenti della ricerca teologica degli ultimi due secoli e di collocarsi oltre le polemiche con la ragione moderna.
In questo tentativo il discorso acquisisce spesso la forma della narrazione storica: sembra ancora essere questo il metodo migliore e più immediato per aiutare a comprendere la strada che ha portato all’esperienza della secolarizzazione e allo studio della figura di Gesù di Nazaret e della sua interpretazione cristiana.
Sommario
Premessa breve. I. Teologia e secolarità: a partire da tre termini ambigui. II. Questioni teologiche attorno al testo biblico. III. Alla ricerca di un discorso storico su Gesù di Nazaret. IV. Gesù, l’ebreo. V. Giorni di morte e risurrezione. VI. Il cammino verso il dogma. VII. Ridire la fede cristiana: come conclusione.
Note sull'autore
Gianluca Montaldi insegna Teologia all'Università Cattolica di Brescia e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma. È segretario della Società italiana per la ricerca teologica (SIRT) e segretario operativo dell’International Association the Conciliar Theology; è inoltre membro del comitato internazionale della rivista Concilium e del comitato scientifico della collana “Vestire l’indicibile”.
A vent'anni dalla morte dell'autore si ripropone questo fondamentale studio incentrato sulla figura di Maria. Nella descrizione del mistero dell'Alleanza fra Dio e il suo popolo, Maria sta dalla parte umana del patto personificando Israele davanti a Dio, e realizzando l'immagine compiuta dalla Chiesa nella sua relazione sponsale con Cristo.
Il ricordo degli abusi perpetrati da un sacerdote quando l'autore era un bambino riaffiora nella sua memoria dopo quasi quarant'anni di oblio. L'autore ripercorre con una penna struggente e toccante il proprio cammino di riscoperta e la presa di coscienza di una ferita che rimane aperta.
L'allusione al Salmo 8,15 intende suggerire che l'essere umano necessita di cura non soltanto in particolari situazioni: l'anthropos ne abbisogna strutturalmente. I contributi, taglio teologico e filosofico, problematizzano il concetto di cura declinandolo a situazioni concrete come la malattia e il congedo, o l'economia globalizzata ma anche nel senso della cura di Dio per l'uomo.