Educazione di genere e identità di genere sono espressioni che stanno entrando nell'uso comune. Ma di quale genere si parla? E come coinvolge l'identità della persona e l'educazione all'affettività? Quale significato può assumere in relazione alla sessualità umana? Si tratta di una scelta? Oggi la corrente culturale del gender contesta alcuni stereotipi sociali connessi con il genere maschile e femminile e sostiene la legittimità di altri generi, che rappresentano delle varianti e possono essere connessi a condizioni particolari dal punto di vista biologico o psicologico. Si afferma così una distinzione tra identità di genere e sesso biologico e si rivendica a ciascun individuo la scelta dell'identità di genere che vuole avere. Anche l'idea di orientamento sessuale si presta a ogni interpretazione soggettiva, tanto che il range si fa amplissimo e su Facebook si contano fino a 55 varianti diverse.
Nemico giurato delle scuole e dei libri, bugiardo e vanitoso, buono di cuore quanto sventato di testa, affascinato dalle promesse di ricchezze improvvise e di miracolose attrattive, Pinocchio è senza ideali, senza patria e senza contrassegni distintivi di religione. La sua doppia natura - umana e legnosa, carnale e marionettistica, concreta e fantastica - lo conduce alle mosse più avventate e meccaniche, alle corse e ai balzi istrioneschi del burattino e, insieme, al rammarico, alle improvvise malinconie, ai pianti dirotti e segreti del ragazzo vivo e reale. Concreto e fiabesco, poetico e sapienziale, Pinocchio è il frutto maturo e inatteso della penna di Carlo Collodi, che scopre la propria autentica vocazione non negli studi teologici ai quali era destinato, ma nell'attività del poligrafo e del giornalista. Egli non è professore, non è cattedratico ed è sprovvisto di cultura pedagogica. Tuttavia, è ricco di verve e di intelligenza estrosa maturata nell'esperienza narrativa e affinata attraverso le traduzioni di Perrault, la composizione di guide scolastiche, favole educative e celebri libri di lettura per ragazzi. Un insolito, avventuroso educatore che, proprio per il suo anomalo percorso, è in grado di pensare l'avventura stessa come forma di educazione.
Per "comprendere l'incomprensibile del XX secolo" - i milioni di morti delle due guerre mondiali e lo sterminio del popolo ebraico nei campi nazisti serve, a giudizio di Michel Serres, un modello "antropologico e tragico" come quello elaborato da René Girard. Esso è incentrato sul carattere mimetico, cioè imitativo, del desiderio - un processo da cui derivano sia la trasmissione del sapere sia la violenza - e sul nesso che lega in modo inscindibile il sacro alla logica arcaica del sacrificio e al ruolo del "capro espiatorio". Sul filo che interseca il tragico e la pietà si svolge il discorso con il quale Serres accoglie l'amico Girard tra gli eletti dell'Accademia di Francia. Girard, a sua volta, secondo la tradizione della storica istituzione, fa il suo esordio ricordando il suo immediato predecessore defunto. È il domenicano Ambroise-Marie Carré, celebre predicatore che negli anni della guerra aveva svolto un ruolo importante nella resistenza ai nazisti. Girard si sofferma sul dramma spirituale che ha accompagnato la sua vita: una profonda e intensa esperienza mistica, avvenuta alla precoce età di quattordici anni, orienta tutte le sue scelte ma, nonostante le attese, non si ripeterà più generando un irrequieto senso di fallimento personale. A padre Carré serve tempo per comprendere che l'ambizione e l'orgoglio rischiano di travolgere la grazia e per convertire il suo progetto di santità in una resa alla misericordia divina.
Prima dell'avvento del monoteismo - sostiene Assmann - le religioni "pagane" avevano il loro centro in un culto spesso cruento e violento, ma non distinguevano gli uomini in amici e nemici e le guerre si combattevano per avidità, vendetta o paura, non per motivi religiosi. Il quadro è mutato con l'avvento della "religione totale", incarnata, per esempio, nell'ebraismo dai movimenti zeloti, nel cristianesimo medievale dal dominio del papa, nel cristianesimo riformato da Calvino e Oliver Cromwell e nell'islam odierno da gruppi fondamentalisti. "Il principio che relativizza, sia pure rispettandole, le differenze religiose e culturali è un principio non religioso, ma laico, e si appella non a Dio e alla rivelazione, bensì alla ragione e al discernimento. Ma queste non dovrebbero essere contrapposizioni", sostiene Assmann. "Nella misura in cui anche le religioni fanno propri questi obiettivi, non polarizzano, ma umanizzano".
La fase di transizione alla seconda metà della vita è un momento critico. Si è normalmente impreparati e si rischia di esserne travolti fino a smarrire il filo unitario della propria esistenza. Per poter affrontare e attraversare questo periodo di passaggio occorre dunque riconoscere i sintomi e nominare i disagi che lo caratterizzano. Solo così esso potrà rivelarsi non solo come oscurità, ma anche come luce, non solo come minaccia e pericolo, ma anche come opportunità di crescita e di maturazione. La crisi dell'età di mezzo segna l'irrompere della morte nella vita: conoscerne i sintomi e individuare le reazioni che può suscitare aiuta a coglierla positivamente come passaggio vitale a una fase più matura dell'esistenza.
L'ideologia del genere si è imposta negli ultimi decenni all'attenzione della società ampliando altri aspetti del moderno - il femminismo e i movimenti omosessuali - e mettendo in discussione il sistema educativo tradizionale, fondato sulla famiglia e su altre agenzie educative. Al centro del dibattito vi è il modo di pensare il rapporto tra natura e cultura, anzi la concezione stessa di natura, ritenuta irrilevante nella costruzione dell'individuo e della società. Tutto ciò solleva numerosi interrogativi. La sessualità può considerarsi un'opzione dell'individuo? Che cosa caratterizza la genitorialità e la famiglia? Come sono considerati i diritti dei minori nella teoria del Genere? Quali condizioni sono richieste per la costruzione dell'identità della persona? I contributi del volume si propongono di approfondire il rapporto tra natura e cultura cercando tra i due concetti un rapporto corretto e dinamico, capace di tener conto delle diverse dimensioni della persona umana nella sua individualità.
L'attrazione e il piacere sono esperienze che indicano quanto gli esseri umani siano intrecciati con il mondo. Tuttavia, la rilevanza personale del corpo si scontra con l'inclinazione comune a considerare gli atti del mangiare e del fare l'amore come comportamenti relegati a funzioni, con la sola limitazione socialmente condivisa della tutela e della prevenzione della salute.
La prima parte di questo libro si interroga sulle ragioni per le quali il cibo e il sesso attraggono gli esseri umani, sul ruolo dell'amore e sull'originalità di ciò che nella riflessione classica veniva denominata «ragione pratica», ovvero il modo di pensare rivolto all'azione. La seconda parte affronta invece il rapporto tra fame, libido e «vita buona», una vita nella quale non tutto è dato dall'inizio e in cui si deve raccogliere la sfida di costruire rapporti con gli altri e con il creato.
Il filo conduttore dell'intera analisi è l'interrogativo sulla finalità dei desideri e delle azioni; la parola chiave è telos, il cui campo semantico indica non semplicemente il fine come terminazione, ma anche la perfezione, la pienezza, il compimento. E proprio tra il telos e l'amore si delineano la fame e la libido, l'inclinazione nutritiva e quella sessuale, due desideri fondamentali e radicati che si inseriscono nel processo di ricerca della felicità e che non possono essere ignorati se non rischiando di costruire se stessi al margine di ciò che fonda la trama della vita.
Sommario
Introduzione. I. La percezione e il desiderio. 1. Il crudo e il nudo: la percezione che attrae. 1.1. Il mistero della percezione: stimolo-risposta o percezione intenzionale? 1.2. L'odorato: intuire una natura amica. 1.3. La vista: percezione erotica. 1.4. Percepire: un modo di tendere alla realtà. Conclusione. 2. Mangiare e copulare: quale finalità intrinseca? 2.1. Mangiare: la fusione in uno. 2.2. Copulare: l'unione in una sola carne. Conclusione. 3. La novità dell'affetto: la generazione del cuore. 31. La immutatio affettiva e il desiderio: l'arricchimento del nostro mondo interiore. 3.2. La transmutatio corporalis e la sintesi intenzionale. 3.3 La fantasia e il simbolo: la configurazione del desiderio. 3.4. Soggettività della percezione? Conclusione. 4. L'enigma del piacere: il rapporto con la felicità. 4.1. Il gusto e il suo telos: la fruizione. 4.2. Il tatto e il suo telos: l'intracorporeità reciproca. 4.3. Piacere, sazietà e felicità. 4.4. Il piacere, criterio di azione? Conclusione. 5. Il limite del desiderio: la sintesi tra natura e cultura. 5.1 Quando la natura limita giuridicamente. 5.2 Quando il cuore paralizza affettivamente. Conclusione. Conclusione della Parte I. II. La vita buona e il suo dramma. 6. La tragedia del desiderio. 6.1. Il desiderio perturbato: la concentrazione sul momento. 6.2. L'equivoco: l'assenza di intimità. 6.3. La sua degenerazione: la riduzione utilitaristica. Conclusione. 7. La grandezza del mangiare e del copulare: il banchetto e il matrimonio. 7.1. Il Banchetto. 7.2. Il Matrimonio. Conclusione. 8. La bellezza del desiderio: sobrietà e castità. 8.1. Quando le parole ci tradiscono. 8.2. Il profilo del sobrio.
Note sull'autore
José Noriega, professore ordinario di Teologia morale al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi sul matrimonio e famiglia (Roma), è sacerdote e superiore generale dell'ordine spagnolo dei Discepoli del cuore di Gesù e Maria. Tra le sue pubblicazioni: Il destino dell'Eros. Prospettive di morale sessuale (EDB 32013); Camminare alla luce dell'amore: i fondamenti della morale cristiana, con L. Melina e J. J. Pérez Soba (Cantagalli 2010); Eros e agape nella vita coniugale (Cantagalli 2008); Betania: una dimora per l'amico. Pilastri di spiritualità coniugale, con José Granados (Effatà 2012).