L'inesausto "pensare" di Israele sembra trovarsi al crocevia tra la riflessione speculativa di natura più propriamente filosofica, l'esegesi talvolta "avventurosa" - dei testi biblici e talmudici, le intuizioni mistiche della qabbalah e la sterminata produzione della normativa rabbinica, la halakhah. L'opera si propone di guidare il lettore in un viaggio lungo e affascinante, spesso sorprendente e inatteso, finalizzato a cogliere i momenti e le figure fondamentali del pensiero ebraico, avventura religiosa e intellettuale qui presentata e spiegata da un grande maestro.
L'inesausto "pensare" di Israele sembra trovarsi al crocevia tra la riflessione speculativa di natura più propriamente filosofica, l'esegesi talvolta "avventurosa" - dei testi biblici e talmudici, le intuizioni mistiche della qabbalah e la sterminata produzione della normativa rabbinica, la halakhah. L'opera si propone di guidare il lettore in un viaggio lungo e affascinante, spesso sorprendente e inatteso, finalizzato a cogliere i momenti e le figure fondamentali del pensiero ebraico.
""Dieci parti di bellezza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci parti di sapienza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove. Dieci parti di sofferenza sono state concesse al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha avute nove". Il Talmud babilonese riassume in questo modo la natura e il destino di una città al tempo stesso terrena e santa, una e plurale, luogo politico dove storia, simbolo e mito si intrecciano in modo indissolubile, sogno utopico che genera ebrei, cristiani e musulmani. Gerusalemme può affascinare o respingere nella sua diversità già nella percezione che il turista-pellegrino visualizza nell'istante stesso in cui percorre le sue strade. Ma in che cosa consiste questa diversità? È una sola, ma decisiva, risponde l'autore: l'emergere, a Gerusalemme, più o meno all'epoca in cui ad Atene nasce la polis democratica, dell'idea monoteista comunicata per rivelazione a Mosè sul monte Sinai. Prefazione di Brunetto Salvarani.
Nel 1681 viene pubblicato ad Amsterdam il primo trattato con cui gli ebrei si difendono dall'accusa infamante di uccidere bambini cristiani e di usarne il sangue per scopi rituali. Diffusa in Europa già dal XII secolo, sostenuta da dicerie popolari e alimentata da canti, racconti, xilografie e sermoni, l'accusa provoca comprensibili effetti di destrutturazione delle comunità israelitiche e favorisce, in campo cristiano, la devozione nei confronti delle giovani vittime. Intitolato Vindex Sanguinis e firmato da Isaac Viva probabilmente uno pseudonimo - il trattato si regge su analisi storiche e argomentazioni razionali che producono un sapiente capovolgimento di ruoli: i primi cristiani, incolpati di omicidio rituale dai pagani, avrebbero trasferito sugli ebrei l'"accusa del sangue" trasformandosi, a propria volta, in persecutori.
Tra luglio e dicembre del 1933 il teologo cristiano Gerhard Kittel e il filosofo ebreo Martin Buber intrattengono una polemica pubblica che si esprime attraverso alcuni brevi testi, proposti integralmente per la prima volta in italiano. La disputa si incentra sulla figura del ger, lo straniero che nei tempi biblici viveva in mezzo al popolo d'Israele e la cui collocazione sociale diviene ora paradigmatica per l'atteggiamento cristiano nei confronti degli ebrei che, a parti invertite, hanno assunto quel ruolo nella società tedesca. La discussione, che riguarda una questione attualissima - divenuta ancor più cruciale dopo l'ascesa di Hitler al cancellierato il 31 gennaio 1933 - assume quindi la veste di una diatriba nell'ambito dell'esegesi biblica. L'esito dovrebbe per Kittel fornire - e per Buber sottrarre - al legislatore tedesco un supporto biblicamente fondato per assumere decisioni sul posto e sul ruolo da assegnare agli ebrei nel Terzo Reich. Al di là del palese fair play accademico, tutto separa religiosamente e politicamente i due interlocutori. L'unico terreno comune è il riferimento al testo biblico, la cui normatività ed esemplarità è costitutiva, sia pure in modo non identico, delle rispettive appartenenze religiose.
Il primo menù completo che compare nella Bibbia viene descritto nel libro della Genesi e riguarda il cibo che Abramo offre ai suoi ospiti, poi rivelatisi di natura divina: focacce di fiore di farina probabilmente impastate con olio; tenera carne di vitello; latte acido che fa pensare allo yogurt; latte fresco come bevanda. L'ebraismo, che esprime la più corposa legislazione alimentare mai conosciuta in nessun'altra religione, non è vegetariano anche se distingue animali leciti e proibiti, fissa norme rituali ben precise per l'uccisione e l'eliminazione del sangue e proibisce di cucinare insieme latte e carne. Al contrario delle religioni dell'Oriente e dell'islam, la religione ebraica non conosce divieti per quanto riguarda il vino e si limita a condannarne l'eccesso. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Descrizione dell'opera
Il problema delle origini della Kabbalà, forma della mistica e della teosofia ebraica che sembra sorgere a un tratto nel secolo XIII, è uno dei più complessi e importanti nella storia religiosa dell'ebraismo dopo la distruzione del Tempio.
Il volume sintetizza i risultati di oltre quarant'anni di lavoro. Le accurate e sistematiche ricerche compiute dall'autore sui manoscritti del periodo arcaico non solo dissipano diffidenze troppo a lungo diffuse per pregiudizio razionalistico o entusiasmo romantico, ma rinnovano completamente gli studi sul movimento. L'approfondito lavoro filologico e storico-critico condotto sulle fonti ha consentito di rilevare che il «Séfer Bahir» - testo fondamentale della Kabbalà prima dello «Zòhar» (fine del XIII secolo) - è redatto su materiali più antichi, tutti con caratteristiche gnostiche. Proprio attraverso il «Bahir», il pensiero gnostico mitopoietico ha fatto la sua ricomparsa all'interno del giudaismo e ha caratterizzato per secoli quella che oggi, grazie agli studi di Scholem, può essere definita, religiosamente e culturalmente, la corrente più vitale e originale del giudaismo.
In antitesi a studi precedenti, l'autore sottolinea inoltre che la Kabbalà è nata da bisogni religiosi interni al giudaismo e non da apporti culturali esterni. In questo senso è espressione genuina e profonda dell'anima ebraica e differisce in modo sostanziale dalla filosofia, nella quale l'apporto greco e arabo è stato invece determinante.
Sommario
Introduzione all'edizione italiana (F. Michelini Tocci)
Prefazione.
I. Il problema.
II. Il «Sèfer Bahìr».
III. I primi kabbalisti in Provenza.
IV. Il centro kabbalistico di Gerona. Indice dei nomi.
Note sull'autore
GERSHOM SCHOLEM, nato a Berlino nel 1897 e morto a Gerusalemme nel 1982, ha aderito ancora studente al movimento sionista. Dal 1933 al 1965 ha insegnato Mistica ebraica all'Università di Gerusalemme. Tra le numerose opere tradotte in italiano: Le grandi correnti della mistica ebraica (Einaudi, 1993); Walter Benjamin e il suo angelo (Adelphi, 1978); La Kabbalah e il suo simbolismo (Einaudi, 1980), La cabala (Mediterranee, 1982); Concetti fondamentali dell'ebraismo (Marietti, 1986); Alchimia e kabbalah (Einaudi, 1995); Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio (Adelphi, 1998); Sabbetay Sevi: il messia mistico 1626-1676 (Einaudi, 2001); L'idea messianica nell'ebraismo e altri saggi sulla spiritualità ebraica (Adelphi, 2008); La figura mistica della divinità. Studi sui concetti fondamentali della Qabbalah (Adelphi, 2010).
Descrizione dell'opera
«Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai». Questi versetti del libro dei Proverbi racchiudono l'anima del pensiero educativo ebraico e sembrano scandirlo in tanti obiettivi precisi.
Non affermano: «acquista sapere», ma «acquista sapienza» perché non è il nozionismo che va ricercato, ma la capacità di comprendere, esplorare e scrutare la realtà nei suoi molteplici significati.
Accanto a questo percorso che richiede dedizione e impegno, la pedagogia ebraica si contraddistingue per il precetto del ricordo e per la richiesta di fedeltà alla Parola di Dio e di coloro che guidano il cammino esistenziale. È un programma che richiede l'ascolto e l'accettazione di una disciplina educativa e che si traduce in consigli, ammonimenti, rimproveri, esempi oltre che nella sollecita disponibilità ad accogliere gli insegnamenti.
Sommario
Premessa. I. L'EDUCAZIONE EBRAICA. II. CHI È IL MAESTRO? III. RAPPORTO INSEGNAMENTO-APPRENDIMENTO. IV. QUALE INSEGNAMENTO? V. A CHI SI RIVOLGE L'EDUCAZIONE? 1. Quali comportamenti tenere? 2. Insegnare agli altri è insegnare a se stessi. VI. QUALI FINI SI PROPONE OGNI INSEGNAMENTO, SIA QUELLO FAMILIARE CHE QUELLO SCOLASTICO? a. Sviluppare l'amore per la conoscenza. b. Imparare a guardare oltre. c. Accrescere la consapevolezza di sé. d. Non dimenticare i bisogni spirituali dell'uomo. e. Trasmettere i valori. f. Aiutare a scoprire l'alterità. g. Sviluppare l'autocontrollo. h. Controllare le emozioni. i. Promuovere la responsabilità. l. Imparare da tutti. m. Raggiungere la sapienza. n. Operare con pazienza. o. Accendere luci. p. Non umiliare i propri alunni. q. Evitare di arrabbiarsi. VII. STRATEGIE EDUCATIVE. a. La pedagogia dell'ascolto. b. La pedagogia della memoria. c. La pedagogia del dialogo. d. La pedagogia della domanda. e. La pedagogia delle diversità. f. La metodologia della ripetizione. g. Lo sviluppo dell'osservazione. h. Sviluppo dell'immaginazione creativa. i. L'apprendimento a studiare insieme. l. Lo stimolo alla discussione. m. Rendere le persone capaci di raccontare. n. Collegare tra loro argomenti diversi, valorizzando temi comuni. o. Tutto il corpo partecipa all'apprendimento. p. Ricorso al simbolismo. q. L'affrontare gli eventi con umorismo. VIII. I QUARANTOTTO GRADINI DELLA TORAH. IX. SUGGERIMENTI DEDOTTI DALLA TRADIZIONE EBRAICA. Non è l'alunno che si deve adattare all'insegnante, ma l'insegnante all'alunno! Impara a benedire! Educa ai valori morali! Godi delle semplici gioie di ogni giorno! Non perdere tempo! Evita di arrabbiarti! Non parlare troppo! Sii consapevole dei tuoi limiti! Correggi per aiutare a crescere! Stimola la memoria! Fai vibrare i testi! Ricostruisci il Tempio! Leggi gli spazi bianchi tra le righe! Sii disponibile all'imprevisto! Coltiva la speranza! Nonostante tutto! Le classi non devono essere molto numerose! Crea amore! X. ALCUNI ESPEDIENTI DIDATTICI UTILI AGLI INSEGNANTI. XI. Suggerimenti per la creazione di testi. XII. SUGGERIMENTI PER QUANTI STUDIANO. XIII. IL SEDER DI PESAH MODELLO DI EDUCAZIONE EBRAICA. Bibliografia.
Note sull'autrice
MIRIAM CIMNAGHI, laurea in Lettere e specializzazione in Psicopedagogia, insegna Ebraico biblico, tiene corsi in scuole di ebraismo e islamismo ed è guida biblica in Israele.
"Se così si può dire" è la traduzione più fedele dell'espressione ebraica kivjaqôl, che indica il paradosso per cui alla Torah è richiesto di esprimere qualcosa su Dio con il linguaggio umano, inevitabilmente inadeguato. L'espressione, con tutto ciò che ne consegue, oggi è familiare a molte persone, grazie all'insegnamento che Paolo De Benedetti ha offerto a generazioni di italiani che oggi guardano con occhi nuovi al rapporto fra ebraismo e cristianesimo. Anche dopo il concilio Vaticano II, infatti, la mentalità comune ha continuato a considerare l'ebraismo una religione superata, la radice di una pianta i cui frutti, fiori e foglie erano tutti e solo del cristianesimo. Proprio per questo l'autore non ama l'espressione "radice ebraica" e ritiene che la ricerca di un dialogo con l'ebraismo vivente significhi accettarlo come esso è e si percepisce nel presente, non come è stato o vorremmo che fosse. Da qui la necessità di una teshûvah, di una "conversione", da parte di tutte le Chiese cristiane. Prefazione del card. Carlo Maria Martini.
Descrizione dell'opera
Nella maneggevole collana «Economica EDB» viene riproposta a prezzo contenuto l'opera di un grande studioso della storia e della cultura ebraica.
Compilato e redatto nei primi secoli dopo Cristo, il Talmud è inteso dagli ebrei come dottrina orale, mentre la Bibbia è ritenuta rivelazione scritta. Come ogni testo, porta l'impronta del suo tempo, tuttavia attraverso i secoli è diventato fondamento atemporale della vita giudaica.
Nella prima parte del volume, l'autore presenta un'introduzione generale al Talmud e a quella che può considerarsi la sua "base", la Mishnah: ne descrive fonti, origine ed evoluzione storica e letteraria. La seconda parte - quella principale - propone una raccolta di testi talmudici, concisamente commentati per facilitarne la comprensione. Il criterio di scelta è letterario, al fine di mostrare la molteplicità dei generi: testi di carattere religioso normativo, racconti, leggende, parabole, proverbi, apocalissi, preghiere, lamentazioni funebri, saggi di esegesi biblica ecc...
La terza parte descrive l'accoglienza sempre più calorosa incontrata dal Talmud, fino a diventare opera centrale del giudaismo, anche se, nel corso dei secoli, non sono mancate riserve e ostilità da parte di correnti minoritarie.
Sommario
Prefazione alla traduzione italiana (A. Vivian). Introduzione. Glossario. Nota bibliografica all'edizione italiana. I. ORIGINE, NATURA E CONTENUTO DEL TALMUD. 1. Il quadro storico. 2. I rabbi. 3. La scuola. 4. La tradizione orale. 5. La Mishnah. 6. La Tosefta. 7. Il Talmud palestinese. 8. Il Talmud babilonese. 9. La logica dei rabbi. II. TESTI SCELTI. 1. La catena della tradizione (Abot I,1-18-II,8). 2. Testi halakici. 3. Testi haggadici. 4. Un'unità testuale conclusa (Jebamot 61b-64a). III. LA FORTUNA DEL TALMUD. 1. Cresce l'autorità del Talmud. 2. Il Talmud nella polemica cristiana. 3. Tra il medioevo e l'età moderna. Indici.
Note sull'autore
GÜNTER STEMBERGER (Innsbruck 1940) si è formato presso istituzioni universitarie in Austria, Gran Bretagna, Francia e Italia. Giudaista di fama internazionale, visiting professor presso università tedesche e statunitensi, membro corrispondente della Accademia delle Scienze Austriaca, dal 1977 è titolare dell'insegnamento di giudaistica presso l'Università di Vienna. La sua indagine scientifica si è concentrata sulla storia, la letteratura e la religione del giudaismo tardoantico e altomedievale.Autore di numerosi saggi e articoli sulla storia e la cultura ebraica, in italiano è stato fra gli altri tradotto il suo libro Il Midrash. Uso rabbinico della Bibbia. Introduzione, testi, commenti, EDB, Bologna 22006.
Se le Scritture ebraiche confluiscono, col nome di Antico Testamento, a formare, assieme al Nuovo, la Bibbia dei cristiani, è indubbio che esse conservano una propria irriducibile interpretazione, autonoma e distinta rispetto al cristianesimo. Su questa confluenza e irriducibilità intervengono una voce ebraica e una cristiana.
Il volume costituisce la terza uscita della collana «Cristiani ed ebrei», volta a promuovere la conoscenza dell'ebraismo vivente e a rendere possibile un processo di riconciliazione delle Chiese cristiane nei confronti del popolo di Israele.
Sommario
Prefazione(C.M. Martini). IN ASCOLTO DELLE SCRITTURE DI ISRAELE. UNA PROSPETTIVA EBRAICA: I SETTANTA SENSI DELLA SCRITTURA (A. Luzzatto). 1. Breve premessa. 2. I tre tempi della Scrittura. 3. Dai profeti a ritroso. 4. La normativa ebraica. 5. Dai profeti «in avanti». 6. Scrivere la Bibbia, leggere la Bibbia. OLTRE LA DEI VERBUM: I CRISTIANI E LA LETTURA EBRAICA DELLA SCRITTURA (L. Nason). 1. Oltre la Dei Verbum. 2. Il ruolo dell'interpretazione nello sviluppo della tradizione biblica. 3. Il giudaismo rabbinico e la Tôrāh. 4. Il midrash e le regole ermeneutiche. 5. Il Pardes: i quattro significati della Scrittura. Bibliografia.
Note sugli autori
AMOS LUZZATTO, medico, già presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane e attualmente Presidente della Comunità ebraica di Venezia, è studioso di cultura ebraica e da molti anni interlocutore nel dialogo ebraico-cristiano.
LUIGI NASON, presbitero e biblista, è responsabile per l'Apostolato Biblico nell'Arcidiocesi di Milano e collaboratore del Servizio per l'ecumenismo e il dialogo per i rapporti con l'ebraismo. Fa parte del gruppo interconfessionale Teshuvà.
L'originalità del volumetto risiede nell'innestare la tradizione chassidica nell'alveo degli scritti neotestamentari. L'autrice si prefigge, infatti, di portare all'"incontro con una alta espressione della spiritualità ebraica". I capitoli sono ritmati attorno a quattro temi esistenziali e teologici: la positività e bellezza della vita, la preghiera, la paternità spirituale, la gioia del Signore. Tali temi rappresentano la piattaforma sulla quale si innesta un'antologia di racconti della tradizione chassidica, reinterpretati in chiave cristiana.