Beati quelli che sanno ridere di se stessi: non finiranno mai di divertirsi. Beati quelli che sanno distinguere una montagna da un ciottolo: eviteranno molti fastidi. Beati quelli che sanno riposare e dormire senza trovare scuse: diventeranno saggi. Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno cose nuove. Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio: saranno apprezzati dai loro vicini. Beali quelli che sono attenti alle richiesle degli altri, senza sentirsi indispensabili: saranno dispensatori di gioia. Beati sarete voi se saprete guardare seriamente le cose piccole e tranquillamente le cose importanti: andrete lontano nella vita. Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo: il vostro cammino sarà pieno di sole. Beati voi se saprete interpretare sempre con benevolenza gli atteggiamenti degli altri, anche contro le apparenze: sarete presi per ingenui, ma questo è il prezzo della carità. Beati quelli che pensano prima di agire, e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini. Beati voi se sorriderete di voi stessi: svanirà come un miraggio il maggiore ostacolo della vita. Beati voi quando non raccoglierete le ingiurie e neppure le lodi: i sentieri della Luce si apriranno al vostro sguardo. Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che vi incontrano: avete trovato la vera gioia e la vera sapienza.
Dall'autunno del 1944 alla primavera del 1945 don Primo Mazzolari visse in clandestinità, rinchiuso in una stanza della propria canonica, nascosto dalle brigate nere che lo cercavano, convinte che egli fosse sui monti con i partigiani. Apparentemente segregato dal mondo, il parroco di Bozzolo mostra come sia possibile partecipare alle vicende umane in virtù di uno sguardo che non si lascia distrarre dalle parole altisonanti che risuonavano a quel tempo. Uno sguardo capace di fermarsi sulla quotidianità per restituirci tutto lo spessore dell'umanità perduta. Anche in questo scritto ritorna il tema dei "lontani", centrale nella prospettiva religiosa di don Primo, che tuttavia non si comprenderebbe senza la pregnanza delle immagini create dalla poetica mazzolariana. Bisogna lasciar parlare i lontani, ma perché ciò avvenga, bisogna, prima di tutto, saperli ascoltare.
Il deserto ha un linguaggio discreto, proprio come la voce di Dio, ma non è un luogo facile in cui vivere. Bello e terribile, proprio come il mistero, è uno spazio in cui si è a un passo dal paradiso, ma anche a uno dall’inferno.
Dalla comunità di Qumran ai padri del deserto e della Chiesa, dagli antichi eremiti a Charles de Foucauld, da Meister Eckhart a Francesco d’Assisi, un’avventura del pensiero, ma anche un diario di emozioni. Un vero cammino non solo per chi crede, ma soprattutto per chi cerca.
Sommario
Prefazione (A. Paoli). Premessa - I gemiti dell’anima. I. Il cammino del deserto. II. La nudità dello spirito. III. Via negativa. IV. Nella tenebra luminosa. V. Il deserto di stracci. VI. Un Dio svuotato. VII. - Perfetta letizia.
Note sull'autore
Giorgio Gonella, figlio di Guido, che fu con De Gasperi tra i fondatori della Democrazia Cristiana e per cinque volte ministro della Pubblica Istruzione, ha partecipato ai movimenti del ’68. La lettura del Vangelo e diverse esperienze di fede lo hanno portato alla consacrazione religiosa nella Congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo. Ha vissuto a New York, in una piccola fraternità, tra persone con problemi di alcolismo e di droga lavorando come conducente di uno scuolabus. Nel 2008 si è trasferito in Messico con il proposito di iniziare una nuova fraternità d’accoglienza sulle pendici delle montagne della Sierra Madre.
La liturgia è un tema poco sondato nella vita di don Primo Mazzolari, solitamente più conosciuto per le sue posizioni sulla pace, la giustizia sociale e la politica. Questo libro raccoglie alcune riflessioni del parroco di Bozzolo, a partire da quella offerta nel 1941 alla Settimana liturgica nazionale, e mette a disposizione i testi più significativi sull’omelia, sul rapporto tra il prete e la comunità cristiana, sul senso della liturgia cristiana, sul valore dell’eucaristia nella vita del cristiano, sul senso delle devozioni e della preghiera. Non manca un affondo provocatorio sul tema del denaro e delle offerte durante le celebrazioni liturgiche, in modo da non trascurare la profezia con cui don Primo ha spinto la Chiesa al rinnovamento e alla fedeltà evangelica.
Sommario
Introduzione. I. «Mi piacciono le chiese vive». 1. I discepoli di Emmaus. 2. Liturgia del tempo di guerra. 3. La Messa parrocchiale. 4. L’edificazione della Chiesa nel sacrificio di Cristo. 5. L’edificazione della Chiesa nel sacrificio della Chiesa. 6. La predicazione. 7. Delle nostre impreparazioni all’apostolato. 8. Le tariffe nella liturgia.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di piccoli paesi di campagna a due passi dal Po, prima Cicognara e poi Bozzolo, in provincia di Mantova. l suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all'attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo l'opera completa di don Mazzolari.
Bruno Bignami e Umberto Zanaboni sono rispettivamente postulatore e vice postulatore della causa di beatificazione di don Primo Mazzolari.
L'opuscolo "I lontani" appartiene a una delle stagioni più feconde della riflessione di don Primo Mazzolari. È la seconda metà degli anni Trenta, quando si concentrano molte delle pagine del prete di Bozzolo dedicate alla Chiesa, al suo rapporto con il mondo e all'evangelizzazione. Dopo la bufera caduta su La più bella avventura, dove la figura del prodigo già lanciava il tema, e la condanna da parte del Sant'Uffizio (5 febbraio 1935), Mazzolari non si dà per vinto. Non è difficile immaginare che per lui sia in gioco un modello di Chiesa proprio a partire dallo sguardo sui lontani. È in questo contesto che trova luce il libretto, nato come articolo pubblicato sulla rivista Segni dei Tempi nel 1938 e poi divenuto un testo a sé, dedicato «alle anime sofferenti e audaci».
Con uno stile personale il vescovo Luciano Pacomio propone una riflessione sapienziale suddivisa in tre parti: «All'alba», «In cammino», «Meriggio». Una riflessione sulle cose della vita attraverso una lettura spirituale, biblica e di grande attenzione all'umano che affronta temi di carattere esistenziale: il senso del vivere, della nascita e del morire; la riconoscenza e la gioia nelle relazioni e negli accadimenti quotidiani.
Periodico religioso mensile: anno 13, n. 5/2020. Tempo di Pasqua - In edizione tascabile, propone due pagine quotidiane - una pillola di liturgia delle Ore - per chi vuole dedicarsi alla preghiera in un momento della giornata, oltre al rito della Messa, alla liturgia della Parola e alle parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento. Le riflessioni sono curate da fr. MichaelDavide, fr. Adalberto Piovano, fr. Luca Fallica e fr. Roberto Pasolini. Arricchiscono la rivista il calendario interreligioso, la segnalazione, le giornate particolari - ecclesiali e civili - e alcune pagine di riflessione. Abbonandosi all'edizione web sarà possibile scaricare i contenuti in formato PDF. Iscrivendosi alla newsletter, si riceverà quotidianamente via e-mail il link al PDF della messa del giorno.
Nell’affermazione di don Primo Mazzolari «non mi sono mai vergognato di Cristo», presente in una lettera al suo vescovo scritta pochi mesi prima di morire, è racchiuso il cammino, a volte eroico, verso la sua conformazione a Cristo, in spirito di umiltà, povertà, passione per l’annuncio del Vangelo e amore per la Chiesa. Non sempre questa sua passione è stata compresa, anche se ora la Diocesi di Cremona ha promosso il processo di beatificazione del parroco di Bozzolo.
L’intento di questo libro è di far conoscere il cuore della vita sacerdotale di don Mazzolari, la sua spiritualità, il suo tendere alla perfezione, perché le sue opere continuino ad aiutare sacerdoti e laici a vivere un cristianesimo maturo e coerente.
Nel Vangelo di Matteo (cf. Mt 19,16-22), un giovane chiede a Gesù cosa deve fare di buono per avere la vita eterna. In questa domanda possiamo raccogliere tutte le domande che, in modo, più o meno esplicito, i giovani si pongono e ci pongono nei riguardi della vita e della fede. Nello sguardo di Gesù vediamo l’ascolto a cui siamo chiamati: un guardare/ascoltare capace di trasmettere amore, attenzione e premura. Chi non si sente guardato, non si sente amato. Chi non si sente amato, non pone domande e non ascolta risposte.
Non vogliamo che l’attenzione rivolta ai giovani e agli adolescenti si riduca a una delle solite riflessioni su di loro, cedendo alla tentazione di parlare di loro e moltiplicando iniziative o conferenze sull’argomento. Vogliamo cercare e trovare la pazienza e la premura di parlare con loro, per dare vita a un dialogo fecondo, e magari imparare qualcosa dalla loro diversa prospettiva. Non si tratta di fare di più, ma di fare meglio. Convertirci a un dialogo sgombro da ogni pregiudizio. Prima di parlare dobbiamo avere la pazienza di ascoltare. E la «presenza» è la prima modalità concreta di aiuto che possiamo dare, perché nello «stare» si vivono i bisogni più profondi dei giovani. Dobbiamo imparare a «perdere più tempo» con i giovani, perché dalla vocazione del «perditempo» possono sorgere tutte le vocazioni.
Senza i gesti la fede rischia di rimanere un atto mentale o intellettuale, privato di quella «perla preziosa» che consente di riappropriarsi, con profondità e intensità, dell’essere uomini, fatti di spirito e di mondo.
Questo libro suggerisce un semplice ma accorato viaggio tra i molti e poliedrici gesti che abitano la vita di fede, le azioni e gli atti che la accompagnano e che scandiscono la vita spirituale, come necessaria e imprescindibile manifestazione corporea e sensibile di un senso che ci precede e ci interpella.
Il viaggio corre su due binari, distinti ma spesso tangenti: quello che abita i gesti tradizionali della fede, scoprendo il carico di vita di cui essi sono umili custodi, e quello che mostra l’appello trascendente alla fede che è racchiuso, come un tesoro nascosto, nelle esperienze ordinarie della vita.
«La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l'esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso... In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore o le domande che ne derivano, ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce.» (Papa Francesco)
Descrizione
L’incessante confronto di don Primo Mazzolari con la Scrittura, e in particolare con il vangelo, si concentra facilmente intorno ad alcuni episodi e personaggi della narrazione biblica; personaggi ed episodi colti sia al primo grado narrativo, quello degli accadimenti reali o presentati come tali, sia al secondo grado, quello dei racconti messi in bocca ai personaggi reali. Ne è un chiaro esempio proprio Zaccheo, dove gli insistenti richiami alla parabola del figlio «perduto e ritrovato» vengono quasi a intessere il fondale su cui si svolge e si illumina l’episodio del capo dei pubblicani di Gerico.
Il libro, l’ultimo di don Mazzolari, terminato alcuni mesi prima della morte, inizia a vedere la luce su Adesso il 1° luglio 1959 e la pubblicazione, sia pure con alcune varianti rispetto al testo definitivo, prosegue a puntate fino al 15 dicembre; ma il volume edito da Rienzo Colla per i tipi de La Locusta nel marzo dell’anno seguente, e poi ristampato nel 1962 e nel 1967, non riproduce integralmente ciò che era apparso sul quindicinale mazzolariano, bensì un testo ridotto a meno della metà. Solo nel 1974 Zaccheo è finalmente riproposto dall’editore vicentino nella sua integrità, con una nota che attribuisce ancora la causa delle abbondanti amputazioni precedentemente subite all’intervento dell’autorità ecclesiastica.
Sommario
Introduzione. 1. Io, il «perduto». 2. Gerico. 3. Guarire la gioia. 4. Il nome e il mestiere. 5. Ricco e non satollo. 6. Chi era Gesù. 7. Un povero uomo. 8. Il nostro dramma. 9. Uno sguardo. 10. Colui che si ferma. 11. Salvezza e gioia. 12. I malcontenti. 13. Il torto di Gesù. 14. Una spina nel cuore. 15. Tutti siamo dei redenti. 16. I poveri. 17. Il volto del Signore. 18. La frode. 19. La salvezza. 20. Questa casa. 21. Colui che attende.
Note sull'autore
Don Primo Mazzolari (1890-1959), prete dal 1912, fu cappellano militare al tempo della prima guerra mondiale e trascorse la sua vita come parroco di Cicognara e di Bozzolo, due piccoli paesi in provincia di Mantova. I suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all’attenzione pubblica, ma attirarono su di lui anche molte misure disciplinari della gerarchia ecclesiastica. EDB ha in catalogo la sua opera completa.
Mario Gnocchi, già docente di lettere nei Licei, è membro del Comitato scientifico della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo e collaboratore della rivista Impegno. A lungo attivo nell'ecumenismo, è stato per otto anni presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche.