Quello della protagonista di "Un giorno devi andare" è un viaggio mosso da domande che non hanno risposta, un cammino di ascolto di una voce interiore che troppo spesso, troppe volte è soffocata dal rumore di fondo del mondo. Giorgio Diritti torna a mettere al centro del proprio cinema l'intimità del dolore di ciascuno di noi e la grande capacità dell'uomo di superare qualsiasi cataclisma con la forza dell'anima, arrivando a eliminare i confini geografici e con essi quelli mentali. Perché anche cercare se stessi può essere una grande avventura.
"Consentitemi di dare il meglio di me", dice a un certo punto la dolce Babette, una cuoca in fuga dalla violenza rivoluzionaria francese che porta la speranza dall'altra parte dell'Europa, grazie al cibo e al sogno di una vita mangiata e bevuta fino all'ultima goccia. "Il pranzo di Babette" è la storia di un incontro tra due mondi, di vite monotone e austere che ritrovano il colore dei piaceri e di un banchetto magico che stempera l'aspro sapore del rimpianto nella ricchezza del ricordo. Perché "un artista non è mai povero." Il libro contiene: "Il pranzo di Babette". Il racconto di Karen Blixen. Uno scritto inedito di Allan Bay e le sue ricette per rifare, "tradendolo solo un po'", il pranzo di Babette: Potage di finta tartaruga, Blinis Demidoff al caviale con panna acida, Cailles en sarcophage à la Périgourdine, Composta di scalogni per i formaggi, Savarin al rum con fichi e frutti glassati.
Un uomo e una donna si sono incontrati nel reparto di terapia intensiva che precede un intervento a cuore aperto per entrambi. Si sono dati coraggio promettendosi una scalata in Dolomiti per inaugurare il secondo tempo della loro vita. Il film racconta il loro tentativo di mantenere la promessa risalendo insieme il vuoto di una parete. Edoardo Ponti dirige in montagna e in parete Nastassja Kinski e Enrico Lo Verso che scalano senza avere mai toccato roccia prima delle riprese. Non ci sono effetti speciali. Il risultato è un prodigio di professionismo e di coinvolgimento emotivo. Julian Sands è la perfetta sponda di un rapporto a tre sul filo del precipizio. Il libro: "Il turno di notte lo fanno le stelle". Una sceneggiatura. Un film. Un diario del film. Un'esperienza specialissima che vede De Luca autore d'un soggetto che si trasforma progressivamente in un progetto e in una produzione cinematografica internazionale.
"Lotta per i tuoi diritti!" diceva Bob Marley in una delle sue canzoni più famose, parole scolpite nella storia del reggae e della musica di ogni tempo, preghiera di speranza e libertà sulle labbra di generazioni che, a trentun anni dalla morte del mito, sentono sulla pelle il trauma dell'emarginazione in un mondo sempre più crudo. Marley compone le tessere di una leggenda controversa e inafferrabile e, scavando nel magma del passato le gemme di un repertorio inedito fiammeggiante, ricostruisce spirito, ritmo e contraddizioni profonde di un'icona del Novecento che la morte ha cristallizzato nel cuore di milioni di fan, un simbolo di libertà che vive eternamente nei colori della bandiera giamaicana. Perché mai come oggi abbiamo bisogno di "Redemption". Il libro contiene: "Sun is shining". Nel corposo contributo tratto dal libro di Timothy White Bob Marley, con ampio respiro storico e culturale riferito alla Giamaica degli anni Cinquanta e Sessanta, si ripercorre la nascita del reggae e l'ascesa di Marley alla ribalta internazionale. Non mancano finestre sul movimento culturale Rastafariano e sulla storia degli afroamericani. Un breve ma significativo paragrafo tratto da "Il Negus" di Kapuscinski racconta da vicino la figura dell'Imperatore d'Etiopia venerato dai rasta giamaicani. Infine, il racconto di Marco Grompi tratto dal libro di Marco Denti "Burn Babylon Burn" sull'avventura e l'iniziazione alla musica di un adolescente durante il memorabile concerto di Marley a San Siro nel 1980.
"Ha gli occhi di Caligola, ma la bocca di Marilyn Monroe" diceva di Margaret Thatcher il presidente francese Mitterrand, fotografando con una battuta fulminante il paradosso del politico inglese più importante del Novecento dopo Winston Churchill. "The Iron Lady" è uno specchio nel quale, trent'anni dopo, la Gran Bretagna e l'intero Occidente, squassati da una crisi che affonda inesorabile la lama nella carne viva della società, ritrovano l'immagine deformata di una politica che ha perduto la strada per il futuro, incapace di fermare il tragico gioco a somma zero tra i sommersi e i salvati. Perché un'icona si nutre di sentimenti profondi. Come l'odio e l'amore. Il libro "This was England", a cura di Alessandro Bignami, raccoglie un pezzo inedito del corrispondente Ansa da Londra su come l'Inghilterra ha reagito al film sulla Thatcher, una cronologia della vita di Maggie e le interviste al regista, al produttore, alla sceneggiatrice e a Meryl Streep, protagonista di un'altra interpretazione da Oscar. A chiudere, un saggio critico di Emanuela Martini sulla "British Renaissance", la rinascita del cinema inglese durante il regno della "Lady di ferro".
"Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo," diceva la vecchia star del muto in "Viale del tramonto". Ma ogni tanto compaiono film che hanno la capacità di rievocare la grandezza del cinema del passato nel cuore del pubblico di ogni età. È il caso di "The Artist", rivelazione al Festival di Cannes 2011 e asso pigliatutto agli Oscar 2012, la storia di un divo degli anni Venti silurato da Hollywood all'avvento del sonoro e poi risorto grazie all'amore di una donna. Ma è soprattutto la scommessa di un film muto, in bianco e nero, che nell'era del 3D ci regala il sogno di un mondo lontano che rivive magicamente sotto i nostri occhi. Perché la passione per il cinema non ha bisogno di parole. Il libro "Senza parole" a cura di Emilia Bandel, contiene contributi di Vincenzo Cerami, Fulvia Caprara, Oscar Cosulich, Gianni Rondolino, Cristina Jandelli, Gian Piero Brunetta. E poi interviste al regista Michel Hazanavicius, ai protagonisti Jean Dujardin e Bérénice Bejo, al direttore della fotografia Guillaume Schiffman e al compositore Ludovic Bource.
Una cronaca del crudo risveglio di un sistema che si credeva invincibile, capace di convertire tutto e tutti alla religione del profitto senza freni, il racconto, come se fosse un giallo, dell'assassinio dell'economia mondiale. E l'elenco dei colpevoli è lungo e doloroso, così come la lista dei politici e dei manager che, in ossequio alle leggi di Wall Street, si sono rifiutati di rispondere alle domande del regista. Nel libro, a cura di A. Bignami, una guida per gli insegnanti che vogliano mostrare il film nelle scuole: per spiegare alle nuove generazioni come evitare che la Grande Crisi si ripeta. I profili dei protagonisti della crisi. Un glossario della finanza. Inoltre: saggi politico-economici di D. Harvey, N. Roubini, S. Mihm e contributi critici di P. Mereghetti, G.A. Nazzaro, V. De Cecco e R. Cremona. Il DVD è arricchito dalle scene eliminate dal film; dal racconto della realizzazione di Inside Job e da un commento del regista Charles Ferguson e della produttrice Audrey Marrs.
Confinato da 35 anni in un manicomio, libero solo di rinchiudersi in un supermercato a comprare cose, Nicola ha abbandonato alla sua tragica normalità una società che non si chiede più niente, e forse per questo pensa di potersi salvare. "Nel momento in cui ci si domanda il significato e il valore della vita, si è malati" diceva Sigmund Freud.
Nel cinema di Ascanio Celestini ritroviamo il magico filo rosso di una narrazione che, dal teatro alla letteratura, recupera lucidamente i problemi di tutti noi e li illumina di una luce diversa, inchiodati alla semplicità di una parola.
La pecora nera diventa la storia di un'Italia rimasta immobile nel tempo, rinchiusa nel mito intoccabile dei "favolosi anni sessanta". Un paese che si smarrisce per mancanza di coraggio, che chiude i manicomi ma non smette di aver paura del buio.
Perché per la paura del buio si può ancora morire.
Specifiche tecniche
Titolo originale: La pecora nera
Durata: 93'-
Produzione: Italia
Anno: 2010
Formato video: 16/9 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1; Italiano stereo 2.0
Sottotitoli: Italiano per non udenti –
Tipo DVD: dvd 9
Contenuti speciali: Trailer. Parlavi alla luna - Storie dal film La pecora nera (60')
"Potiche", in francese, è un qualsiasi oggetto in ceramica, senza pregio, da sempre immobile in qualche angolo di casa. E solo Catherine Deneuve, il volto per eccellenza della "leggerezza" borghese, l'icona buñueliana della dissimulazione, poteva interpretare questa bella statuina che sostituisce il marito alla guida dell'azienda di ombrelli di famiglia e si scopre capace di salvarla navigando nel mare infido della politica e dei rapporti sindacali.
François Ozon accosta agli scomodi anni settanta il suo feroce immoralismo e l'irriverente tocco parodistico che ricostruiscono un mondo in cui tutto si confonde: vite e programmi, apparenza e sostanza, ambiguità e trasparenza. Ingredienti di una raffinata allegoria della Francia di oggi.
Potiche è la prova di maturità di un regista che, film dopo film, scrive una nuova pagina di lucida vitalità nel glorioso album di famiglia della commedia francese.
"Mendes passa dal film hollywoodiano alla pellicola intimista mantenendo uno stile inconfondibile. Forse sarebbe l'ora di cominciare a considerarlo fra i grandi."
Alessandra Levantesi Kezich, "La Stampa"
Serenamente diversi dai loro coetanei, Burt e Verona apprendono di essere in attesa di un figlio con la stessa sapiente leggerezza con cui vivono ogni giorno. Privi di legami familiari, si mettono in viaggio attraverso gli Stati Uniti alla ricerca del luogo giusto per crescere in tre. American Life è un moderno road movie che trova sostanza nella superficialità più dilagante, in un mondo dove gli adulti sembrano più deboli e impreparati alla vita degli stessi figli che hanno concepito.
Dieci anni dopo il successo planetario di American Beauty, Sam Mendes chiude il cerchio della riflessione sulla famiglia e si lancia con equilibrio e consapevolezza nei territori della commedia, il genere più adatto a indagare le nevrosi dell'istituzione americana per eccellen
Prodotto dalla tv pubblica francese, prima tappa del grande progetto rosselliniano di un nuovo cinema educativo – capace di mettere ancora una volta al servizio del pubblico quella straordinaria sintesi tra realtà e rappresentazione che aveva stregato i teorici della nouvelle vague francese – La presa del potere da parte di Luigi XIV sa restituire, attraverso un'invisibile ragnatela di movimenti di macchina, il respiro della Storia e l'eterna recita carnevalesca del Potere come solo la modernità del cinema può fare.
Perché "la crisi di oggi non è solo crisi del cinema ma crisi della cultura" diceva Rossellini oltre quarant'anni fa. Ma sembra non esser trascorso nemmeno un giorno, da allora.
"Userò gli occhi del cuore/Per carpire i tuoi segreti/Per capire cosa pensi/Nei tuoi primi piani intensi/Nei tuoi piani americani/Così intensi e così italiani/Fatti un po' a cazzo di cane/Userò gli occhi del cuore/Come fa un dottore cieco/Quando che opera i pazienti/Stanno tutti molto attenti."
Così Elio e le Storie Tese, nella sigla di testa di Boris 2, cantano la rivoluzione del mondo della fiction italiana, da sempre abituato a prendersi sin troppo sul serio e cronicamente incapace di ridere dei propri difetti.
In un turbinio di omicidi, amori, malattie e guarigioni improvvise, le sterili evoluzioni della soap opera Gli occhi del cuore 2 si intrecciano con le peripezie della troupe impegnata sul set, nel ritratto impietoso di un mondo in cui qualunque sogno viene avvelenato dalla superficialità e dalla soffocante disillusione di una generazione "culturalmente rassegnata al brutto".
E mai come in questo caso la finzione ci racconta pezzi di una realtà in cui ci ritroviamo troppe volte senza parole. Come Boris, il pesciolino rosso