Ha ventisette anni, Abel, quando diventa leggenda. Ha messo fine a una rapina sparando simultaneamente con due pistole contro obiettivi diversi. Un colpo detto il Mistico, che pochi sono in grado di mettere a segno con la sua precisione. È lo sceriffo della cittadina di un Ovest immaginario ed è innamorato di Hallelujah Wood, una donna che ha addosso una specie di mistero, mani piccole e labbra orientali. Anche lei lo ama: ogni tanto parte senza che lui sappia dove va - "passiamo senza fermarci, è inteso così" -, ma torna sempre. La madre di Abel, invece, anni prima se n'è andata per non tornare mai più. Ha preso i quattro cavalli migliori e ha lasciato lui, i fratelli e la sorella al loro destino. Una bruja una volta gli ha detto: "Sarà molto doloroso, ma un giorno, Abel, te lo prometto, nascerai". Alessandro Baricco dà vita a un romanzo che è una storia spirituale, sapienziale, e al tempo stesso un western dove la scrittura è geometrica e il racconto visionario.
Immagina che stia per arrivare la fine del mondo. Immagina che esista un algoritmo in grado di avvisarti con dieci giorni di anticipo e che solo un gruppo ristretto e molto selezionato di persone abbia accesso a queste informazioni. Salteresti a bordo di un aereo per salvarti mentre il resto dell'umanità collassa sotto la pressione del cambiamento climatico e di una nuova pandemia? Lai Zhen è una giovane esperta di tecniche di survivalismo. Tiene conferenze in giro per il mondo e i suoi video raccolgono milioni di visualizzazioni. Del resto, quando hai assistito da bambina al crollo di Hong Kong e hai trascorso parte dell'adolescenza in un campo profughi, l'istinto di fuga e di sopravvivenza è tutto ciò che ti rimane. Martha Einkorn è l'assistente di Lenk Sketlish, ceo di Fantail, il più grande social network globale. È lei a convincerlo a collaborare con le altre due maggiori Big Tech del pianeta per creare un sistema di aree protette, dove tutelare il poco che resta della natura incontaminata. Anche nel passato di Martha, però, si cela un segreto che condiziona i suoi pensieri e la sua visione del mondo. L'incontro fra Zhen e Martha mette in moto un meccanismo inarrestabile che ci mostra cosa potrebbe succedere al pianeta in un futuro non troppo lontano. Ma in questo gioco di luci e ombre niente è come sembra. Da un killer spietato appostato in un centro commerciale a un forum online di survivalisti che prende una deriva biblica, da droni minuscoli come insetti capaci di ucciderti in un soffio a un aereo che scompare all'improvviso dai radar: il nuovo romanzo di Naomi Alderman è una miscela esplosiva, imperniata su un caleidoscopio di personaggi umanissimi e memorabili. Ed è anche un appello accorato ad agire per salvare il pianeta dalla catastrofe, perché quando il futuro sembra buio e la disperazione prende il sopravvento, solo la fiducia e la collaborazione tra gli esseri umani possono riaccendere la speranza.
Cosa può significare, oggi, ereditare Aristotele? È possibile accogliere l'antico senza finire vittime della commemorazione, intrappolati nei tediosi codici del canone? O non è forse tempo di disfarci di figure ingombranti del passato, proprio per emanciparci e far spazio al futuro? Eppure il passato non ha esaurito il suo corso vitale, non è stato compreso a fondo. Potrebbe così accadere che le figure dell'antico ci appaiano meno evidenti del previsto, che a ben vedere non si prestino a sommarie riduzioni. Ereditare, di Aristotele, insieme a dottrine e assiomi anche i dubbi, le aperture, il mutismo, comporta prendere atto che la persistenza dei problemi non indica fallimento o paralisi. È un segnale della gravità delle domande fondamentali e della serietà richiesta nell'affrontarle. Comporta disimparare l'Aristotele ricevuto, sottrarlo dall'edificio della trasmissione tradizionale, riconoscere impasse e difficoltà, affinare l'ascolto. E, così facendo, tentare di cogliere nella parola antica l'alterità, la lontananza, ciò che deve essere ancora udito e che, forse, resta a venire. Nella coscienza che la cristallina elaborazione del pensiero razionale si fonda nella vita, non viceversa; e che la vita, a un tempo vulnerabile e immensa, resta indefinitamente eccedente rispetto al logos che pure la attraversa e le appartiene.
In queste 101 voci napoletane Erri De Luca innesta cultura e storia di un'intera città e dei suoi abitanti. Lo fa liberamente, muovendosi da una parola all'altra in maniera apparentemente casuale - "a schiovere", come si dice a Napoli, a vanvera -, eppure tutto si tiene e diventa racconto: canzoni, film, poesie, la smorfia, ricordi d'infanzia e di una vita, curiosità linguistiche e corse di ragazzi sul basolato lucido di pioggia. "L'italiano usato in queste pagine per raccontare," scrive l'autore in apertura, "è vocabolario aggiunto, adatto alla mia indole appartata. Lingua lenta di parole piane, è opposta all'altra sbrigativa, di parole tronche. L'italiano stava per me nei libri, silenzioso, spazioso, di entroterra. Il napoletano era portuale, carico di salsedine. Dove il napoletano scortica, l'italiano allevia. Mi ci affezionai per riparo. Fuori soffiava da ogni punto cardinale il napoletano, dentro la cameretta dei libri c'era a forma d'insenatura l'italiano. Grazie allo spessore degli scaffali imbacuccava pure contro il freddo, 'o fridd'. Senza coincidere si sono dati il cambio, escludendosi. Ma in queste pagine vanno per la sola volta sottobraccio." Ad accompagnare parole e racconti, usciti nell'omonima rubrica settimanale del "Corriere del Mezzogiorno", i disegni di Andrea Serio. E ogni voce è una storia da scoprire. A schiovere. È la maniera con cui mi vengono le storie, sbucate alla rinfusa da un guizzo di ricordo.
Forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra si inoltra in quel mondo misterioso. Non risparmia niente ai figli, niente ai padri. Racconta l'estraneità, i conflitti, le occasioni perdute, il montare del senso di colpa, il formicolare di un'ostilità che nessuna saggezza riesce a placare. Quando è successo? Come è successo? Dove ci siamo persi? E basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico invito che il padre reitera al figlio per una passeggiata in montagna? Fra burrasche psichiche, satira sociale, orgogliose impennate di relativismo etico, il racconto affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello almeno altrettanto ignoto dei "dopopadri". "Gli sdraiati" è un romanzo comico, un romanzo di avventure, una storia di rabbia, amore e malinconia. Ed è anche il piccolo monumento a una generazione che si è allungata orizzontalmente nel mondo, e forse da quella posizione riesce a vedere cose che gli "eretti" non vedono più, non vedono ancora, hanno smesso di vedere.
La rocambolesca, divertente e tenera storia dell'improbabile amicizia tra un grande e possente orso e un'impertinente topina. "Racconto questa storia al bambino che ancora vive in ciascuno di noi, e a tutti quelli che sono nati dopo" (L'autore). Età di lettura: da 7 anni.
Le parole di Gesù raccontano un modo diverso e rivoluzionario di vivere. Non una religione né delle regole da seguire, ma un pensiero sul mondo e su di noi per far sbocciare prospettive differenti. Un invito per ragazze e ragazzi a interrogarsi sulla vita in una chiave nuova, attraverso le parole di Gesù. Età di lettura: da 8 anni.
1972. Alex Ostermann ha sedici anni e vive con la sua famiglia a Berlino est. I suoi genitori hanno credenziali irreprensibili nei confronti del regime, ma Alex e sua sorella Geli non sposano interamente la propaganda sovietica e si “ostinano” (secondo i loro insegnanti, che hanno anche il compito di controllare attitudini e idee degli allievi) a vedere del buono nella cultura occidentale. Alex è affascinato dalla musica rock, ascolta di nascosto Rolling Stones e Led Zeppelin e con i suoi amici ha anche formato una piccola band; Geli, sempre vestita di nero e con le sue fotografie di costruzioni in rovina, mostra atteggiamenti “decadenti”. I genitori non approvano, o perlomeno fanno finta, mentre l’unica a parlare apertamente ai ragazzi dei difetti del regime è la nonna. Alla fine l’“eccessivo individualismo” dei ragazzi, pericoloso per la “causa socialista”, attira le attenzioni della Stasi, che decide di controllare i due fratelli. Le pressioni del regime su Alex e Geli aumentano sempre di più, fino all’arresto del ragazzo. Dopo poche settimane Alex viene scarcerato, ma per i suoi è troppo e la famiglia riesce a lasciare rocambolescamente la Ddr. Ma l’ombra del regime continua a incombere su di loro. E le avventurose fughe dei due ragazzi non si concludono. La storia va avanti, tra scorci sinistri della Guerra fredda, intrighi spionistici molto verosimili e avvincenti colpi di scena che tengono il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
A partire dagli anni settanta il jazz italiano ha acquisito un peso e un ruolo importante, ben considerato persino sull'arena internazionale. Sulle tracce di alcuni interpreti di assoluto valore mondiale, oggi è nata una nuova scena di musicisti più giovani, che si sta già imponendo, non solo nel nostro paese, per la rigorosa preparazione musicale e le capacità creative. Questo è dovuto anche al lavoro sostenuto dalle scuole di jazz e dai conservatori, all'azione di jazzisti stranieri di passaggio in Italia che, collaborando e insegnando, hanno fatto crescere dal punto di vista tecnico e artistico i nostri musicisti. La necessità di un esaustivo Dizionario del jazz italiano era dunque sentita da tempo: era urgente la necessità di monitorare i movimenti presenti sulla scena italiana, ricostruendo i fili delle relazioni e delle collaborazioni tra i diversi musicisti. Questo Dizionario dedica spazio non solo alle figure più note del jazz italiano, ma anche ai musicisti più giovani. Una guida che cerca di rappresentare, attraverso i suoi protagonisti, le diverse aree geografiche italiane, le loro caratteristiche intrinseche e il tipo di jazz suonato. Di ogni musicista si fornisce un'esauriente biografia, una discografia con i lavori più importanti e il sito web di riferimento.
Un pellicano cantastorie, una bambina che scalpita per venire al mondo, la sirena che inventò un dolce per placare il mare, un folletto che mette le stagioni sottosopra e molti altri ancora. Sono i personaggi delle Favolette, nati dalla penna di otto grandi scrittori italiani per raggiungere più bambini possibili. Con queste fiabe, donerete un libro a un altro bambino... perché volare con la fantasia è un diritto! Età di lettura: da 3 anni.
Al centro di questo libro c'è il rapporto della vita umana con l'esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? Quale lavoro ci attende per ritornare a vivere? E cosa avviene quando questo lavoro risulta impossibile e ci sentiamo persi insieme a chi abbiamo perduto? Il lavoro del lutto e la nostalgia sono due esempi di come possiamo restare vicini a ciò che abbiamo perduto senza però farci inghiottire dal dolore. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto, l'intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci ricordano che lo sguardo rivolto all'indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere. Può la luce arrivare dal passato? Può esserci luce nella polvere?
Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché. Questo racconto, nato come monologo teatrale, è uscito per la prima volta nel 1994. Nel 1998 Giuseppe Tornatore ne ha tratto il film "La leggenda del pianista sull'oceano".