Tutto comincia con un taccuino, 182 fogli a quadretti più alcuni sparsi, dove una calligrafia un po' infantile, da maestra, ha annotato le ricette del repertorio di famiglia.
Mamma le ha raccolte da parenti e amiche, alcune le ha copiate dal Talismano della felicità: in gran parte però arrivano da nonna Armida, e dunque da un Ottocento che in questo modo riesce ancora a trasmettere il suo bagaglio di storia e di sapori.
Gli ultimi assaggi di queste Ricette di famiglia arrivano invece dai sushi bar e dagli happy hour che vanno di moda oggi, dove si assaggia ma non si mangia.
I pranzi e gli spuntini sono quelli di una famiglia che, generazione dopo generazione, bizzarria dopo bizzarria, attraversa più di un secolo di storia d'Italia, dalle dimore di campagna dove si riunivano le grandi famiglie patriarcali ai bilocali metropolitani che ospitano le nostre inquietudini. Ricette di famiglia è anche una girandola di personaggi indimenticabili: la mamma che si lamenta perché fa tutto lei ma impedisce a chiunque di avvicinarsi ai fornelli; il babbo dall'olfatto perfetto e che perciò non vuole che si tagli la sfoglia con il coltello, perché altrimenti «sa di metallo»; il professor Valentini, afflitto da un figlio anoressico e da una figlia bulimica; Eugenio di Parigi, cugino della «nonna cattiva»; l'amico Giap che sposa solo donne giapponesi; il Malinverni che vuole «globalizzare» le tigelle aprendo un fast food in India. Ma si incontrano anche un giovanissimo Pavarotti e un conte Dracula alla ricerca dei suoi antenati modenesi...
Sullo sfondo, la passione per il cinema e il tifo per il ciclismo, il Mago Zurlì e il Guzzino rosso, la via Emilia e le feste patronali, che sembrano sempre uguali e invece continuano a cambiare con noi, con i nostri affetti e i nostri sentimenti.
Daniel Cohen è riuscito in un'impresa impossibile: raccontare la storia dell'economia in maniera chiara e brillante, appassionando decine di migliaia di lettori. La prosperità del vizio racconta 4000 anni, dagli antichi Babilonesi a oggi, appoggiandosi alla lezione dei grandi maestri (Keynes, Marx, Schumpeter, Hirschmann…) ma anche all'esperienza quotidiana. E dimostra che l'economia è una scienza che collega cause ed effetti in maniere sorprendenti: lo fa parlandoci del tenore di vita degli schiavi nell'antica Roma o dell'effetto delle telenovelas sulla demografia del Brasile, della ricerca di finanziamenti pubblici da parte di Cristoforo Colombo o dei rendimenti decrescenti dell'agricoltura. La prosperità del vizio offre così una visione scanzonata ma illuminante della storia dell'umanità, che non nasconde problemi e paradossi: come quello di Mandeville, che sosteneva che per la prosperità delle nazioni il vizio è necessario quanto la virtù; o quello della crescita infinita.
Viaggiando nel passato, Cohen guarda sempre anche al futuro: «Per comprendere il mondo multipolare di oggi, bisogna guardare alla storia dell'Europa di cui è l'erede», spiega.
«Dobbiamo immaginare un diverso tipo di sviluppo. Dobbiamo tendere verso una nuova economia, che nasce oggi via via che emergono nuovi problemi: come l'economia dell'immateriale, dell'arte e della conoscenza.»
Asher Lev è un ebreo osservante che, a dispetto delle circostanze più avverse, è diventato un pittore di fama internazionale. Quando muore un amato zio, deve intraprendere il viaggio di ritorno con la moglie e i due bambini da Parigi a New York. Asher Lev sente che "qualcosa di strano sta accadendo a Brooklyn... una vaga sensazione di venire risucchiato" e quasi subito deve fronteggiare lo sdegno e l'animosità che le sue opere suscitano nell'ambiente d'origine e le difficoltà che causano alla propria famiglia. Dolorosamente, si ritrova al centro dei conflitto tra la cultura in cui è nato e la cultura che ha forgiato per se stesso e che vent'anni prima l'aveva spinto all'esilio.
A cosa servono le religioni e perché l'uomo vi si è affidato fin dall'alba dei tempi?
«Una scommessa ambiziosa ma riuscita, tanto questo libro si legge con facilità.»
«la Croix»
«Per le sue qualità e per la sensibilità con cui Lenoir ha affrontato il tema, questo libro si presenta come un possibile approccio alla religione nel rispetto pieno dei valori della laicità.»
«Le Monde»
Non esiste una cultura che non abbia in sé tracce di credenze e pratiche religiose: da sempre riti, sacrifici, preghiera e sacerdoti fanno parte delle società umane.
Partendo dal momento in cui è apparso il sentimento religioso per sfociare nell'affascinante fioritura del paganesimo, approdando alle grandi religioni monoteiste per arrivare infine alle società complesse dei giorni nostri, lacerate tra secolarismo e fondamentalismo, Frédéric Lenoir racconta la nascita e l'evoluzione del sentimento religioso. Lo fa senza pregiudizi, unendo il sapere del filosofo a quello dello storico, riprendendo la lezione dei massimi studiosi della scienza comparata delle religioni.
Piccolo trattato di storia delle religioni, best seller in Francia e tradotto in tutto il mondo, è più di una sintetica ma accurata ricostruzione storica. Lenoir affronta le eterne incognite insite nel nostro rapporto con il divino: il vincolo stretto e terribile del sacro con la violenza, il motivo per cui esistono diverse religioni, il passaggio dalla credenza in molte divinità alla fede in un unico dio, l'autentico messaggio dei fondatori delle grandi religioni, l'insolubile disputa tra ragione e fede, la simbiosi tra culto e cultura, il senso profondo della tradizione, se è vero o no che oggi l'umanità stia vivendo uno scontro tra religioni.
Dai primi riti delle tribù preistoriche ai nuovi spiritualismi, questo Piccolo trattato di storia delle religioni esplora il fenomeno religioso nelle sue diverse manifestazioni, dalle superstizioni più scontate alla più alta riflessione teologica. Ci guida così alla scoperta di un aspetto chiave della nostra umanità, in tutta la sua profonda e ambigua ricchezza.
Chi ha davvero il potere, oggi, nel mondo globalizzato? I governi degli Stati, con i loro leader politici? O piuttosto le grandi multinazionali, i supermanager dagli stipendi miliardari, i nuovi ricchi alla Bill Gates? O magari la potenza anonima, misteriosa della grande finanza?
Il giusto equilibrio tra potere politico e potere economico è un tema su cui i filosofi riflettono dai tempi dell'antica Grecia, ma che con la recente crisi finanziaria mondiale è tornato di esplosiva attualità. Storicamente, partendo da Aristotele e Hobbes, i filosofi hanno sempre privilegiato l'homo politicus rispetto all'homo oeconomicus. Il trionfo del mercato sembra aver incrinato questo equilibrio. Oggi viene messa in discussione l'idea stessa di sovranità: la creazione di organismi sovranazionali sempre più potenti e necessari (vista la scala globale di molti problemi) e le spinte al decentramento hanno ridotto il potere degli antichi Stati, che hanno sempre meno influenza rispetto all'economia e alla finanza.
Tuttavia, argomenta con vigore Massimo Terni, non possiamo fare a meno della politica. Perché non possiamo affidarci ciecamente al pensiero unico neoliberista. Perché siamo cittadini e non semplici consumatori di un «prodotto politico». Perché deve esistere una differenza tra i capitali puliti e quelli sporchi gestiti dalle mafie internazionali con la violenza. Perché vogliamo vivere in una società che rispetti l'etica e la giustizia.
Ungheria, 1611. L'alba illumina l'imponente castello di Csejthe. Nella torre più alta, una donna completamente vestita di nero è sveglia da ore. Il suo sguardo austero è rivolto verso una feritoia nel muro che mostra solo un piccolo squarcio di cielo. Quello squarcio di cielo è l'unica cosa che scorgerà per il resto della vita. Murata viva in quella stanza fino alla morte: così ha decretato il conte palatino. Ma la contessa Erzsébet Báthory non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il destino che le viene imposto. Non l'ha mai fatto nella sua vita.
Fin da bambina Erzsébet è stata una ribelle, innamorata solo dei libri e delle folli corse con il suo cavallo, sorda ai severi insegnamenti della madre sulle arti femminili. Ha solo sei anni quando, nella sua dimora tra i freddi monti della Transilvania, assiste ad atti di violenza indicibili. Atti che la segnano nel profondo e che non dimenticherà mai. Neanche quando, appena adolescente, è costretta a sposare l'algido e violento Ferenc Nádasdy. Un uomo sempre lontano, più interessato alla guerra e alle scorribande che a lei. Erzsébet è sola, la responsabilità dei figli e dell'ordine nel castello di Sárvár è tutta sulle sue spalle. Spetta a lei gestire alleanze politiche e lotte di potere. Lotte sanguinose, piene di sotterfugi e tranelli, che fanno emergere la parte più oscura della contessa, un'anima nera. Strane voci iniziano a spargersi sul suo conto. Sparizioni di serve torturate e uccise, nobildonne svanite nel nulla. Chi è davvero la donna imprigionata tra le gelide pietre di Csejthe? È solo vittima di una cospirazione per toglierle il potere? O il male è l'unico modo per Erzsébet di sopravvivere in un mondo dominato dagli uomini?
Un romanzo magistrale e potentemente evocativo. Venduto in tutto il mondo dopo agguerrite aste, La contessa nera si ispira alla figura della prima serial killer della storia, Erzsébet Báthory, la contessa sanguinaria. Padrona spietata, torturatrice di centinaia di giovani donne, assassina crudele. Questo è quello che dice la leggenda. Ma la verità è un'altra. È la verità di una donna fragile, inquieta, ribelle. Con tutte le sue debolezze, ma anche tutta la sua forza.
Oggi, in un mondo in velocissima trasformazione, subiamo una crescente incertezza. Ci sentiamo minacciati da guerre, pandemie vecchie e nuove, inquinamento, cambiamenti climatici, penurie alimentari, crisi energetiche, terrorismi, contrasti religiosi, crac economici...
La qualità della vita è certamente migliorata rispetto al passato, e tuttavia questo progresso ha un prezzo: un moltiplicarsi di sistemi sempre più complessi, e dunque sempre più vulnerabili. Così sono in molti ad annunciare, per il secondo decennio del nuovo secolo, catastrofi vere o presunte, o addirittura il collasso del pianeta.
Con la sua abituale lucidità e competenza, Roberto Vacca ci offre una diagnosi aggiornata e sintetica. Distrugge molti vecchi miti e vari pregiudizi che continuano ad alimentare timori ingiustificati. E cerca di cogliere i punti più fragili di un «sistema mondo» sempre più interconnesso e articolato, con taglio realista e scientificamente aggiornato.
Ne esce un quadro che ha diverse ombre, ma che offre anche straordinarie opportunità.
Per Salvare il prossimo decennio sarà dunque necessario concentrare gli sforzi sui settori davvero vitali, prendere una serie di misure concrete (e corrette) ma soprattutto immaginare un mondo più giusto, basato su reti solidali e collaborative: ci sono numerose esperienze del genere, ora si tratta solo di prenderle a modello e moltiplicarle.
Asher Lev, un bambino ebreo di Brooklyn, ha la pittura nel sangue. Tutto nelle sue mani diventa disegno, immagine, colore: la casa, la madre, il padre, gli amici, la strada. Ma in una cultura come quella ebraica, tradizionalmente ostile alla rappresentanone figurativa, la vocazione di Asher è destinata a creare duri conflitti e alla fine una drammatica rottura. Asher incontra un maestro, va in Europa, a Firenze, Roma, Parigi... Quando torna a New York, è ormai un pittore affermato. Decide di misurarsi con un tema fondamentale nella storia della pittura, la crocifissione, scatenando un nuovo conflitto con il padre e con il suo ambiente d'origine. Potok continua qui ad affrontare le tematiche dei suoi grandi romanzi: il confronto tra la modernità e la tradizione, il rapporto tra la fede e l'arte, il contrasto tra l'individuo e i diversi gruppi di cui fa parte, per nascita o per scelta.
Abbandonata a sette anni sul Ponte delle Sirenette, ospite dell'orfanotrofio delle Stelline, adottata e ridotta in schiavitù, ragazza-madre, prostituta in via Fiori Chiari... La vita non ha sorriso alla bella Sirena, almeno fino all'incontro con Delio Tessa, l'avvocato autore di poesie dialettali splendide e cattive, che la salva dal manicomio di Mombello e dall'accusa di avere venduto la figlioletta. Sirena riesce a rifarsi una vita che culmina nell'incontro con Ignazio, enigmatico ebreo in fuga, apparso il giorno di Ferragosto del 1943, durante un bombardamento, con due valigie piene di libri che celano qualcosa di molto prezioso... Toccherà a un'altra Sirena, negli anni Sessanta, svelare i segreti più nascosti, con l'aiuto di Beppe Pedroni, giornalista innamorato di lei e della sua maniera di cantare le poesie di Tessa sul palcoscenico dei cabaret. La bambina sparita, il tesoro di Ignazio, la genìa delle sirene: il passato torna a lampi e illumina, riscalda ma anche rischia di bruciare il presente della giovane donna, attrice e cantastorie nella Milano dei giorni frenetici del boom e delle notti magiche con Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Luciano Bianciardi, Giorgio Strehler...
Un romanzo lungo mezzo secolo, con due protagoniste più forti del destino e della storia scritta dagli uomini. Attraverso una vicenda appassionata e intrigante, fitta di suggestioni e di personaggi, orchestrata da una limpida scrittura che fa vibrare le corde del sentimento e dell'avventura, Giuseppe Pederiali ci regala il ritratto di due donne indimenticabili e di un'Italia con i suoi inferni e paradisi vecchi e nuovi.
Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è nessuno, e l'aria è pervasa dal profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. Si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgono nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell'inferno.
Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julián, scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che da giorni segue i loro movimenti. Sa bene che le loro mani rugose si sono macchiate del sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità.
Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi e a leggere dietro quella fragile apparenza.
Adesso Sandra l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché è impossibile restituire la vita alle vittime, ma si può almeno fare in modo tutto ciò che è successo non cada nell'oblio. E che il male non rimanga impunito.
Un romanzo che ha sorpreso e ha scosso le coscienze, rivelandosi un caso editoriale unico. Uscito in sordina in Spagna, ben presto ha scalato le classifiche vendendo migliaia di copie grazie al passaparola del pubblico. Poi è venuta la consacrazione della critica: la vittoria del Nadal, il premio letterario spagnolo più antico e prestigioso.
Il profumo delle foglie di limone racconta una storia di amore e di coraggio, di memoria e di colpa, di speranza e forza, una storia che rimane impressa nell'animo per sempre.
Un italiano su mille: era più o meno questa la proporzione di ebrei nella popolazione del nostro paese quanto nel 1938 entrarono in vigore le leggi razziali, con le quali lo stato fascista si dichiarava ufficialmente antisemita e dava inizio alla vergognosa persecuzione razzista. Fino a quel momento, tuttavia, ebrei e fascisti avevano convissuto, in un singolare miscuglio di benevolenza e tradimento, persecuzione e aiuto.
Per raccontare l'esperienza degli ebrei nel momento più tragico della nostra storia, Alexander Stille ha seguito il destino di cinque famiglie, diverse per origine e ceto, ma anche nel loro atteggiamento verso il regime.
Gli Ovazza di Torino avevano prosperato sotto Mussolini, tanto che il patriarca della famiglia aveva guadagnato un ruolo di spicco nel partito. I Foa, anche loro torinesi, avevano un figlio fervente antifascista e l'altro iscritto al fascio. I Di Veroli di Roma hanno lottato disperatamente per sopravvivere nel ghetto. A Genova i Teglio, in particolare Massimo, e i Pacifici hanno collaborato con la chiesa cattolica per salvare centinaia di ebrei. Gli Schönheit di Ferrara vennero spediti a Buchenwald e Ravensbrück dai fascisti italiani e dai nazisti tedeschi.
Uno su mille , pubblicato per la prima volta nel 1991, è il frutto di una paziente ricostruzione storica, ma anche di una serie di conversazioni con diversi protagonisti e testimoni di quegli eventi terribili. Documentato meticolosamente ma appassionante come un romanzo, Uno su mille è diventato un classico, un libro importante. Ancora più prezioso oggi, quando i dibattiti sul fascismo si sono fatti molto semplicistici e caricaturali.
Come scrive Alexander Stille, «fa paura pensare al giorno in cui non ci saranno testimoni diretti di quel periodo tragico… Non so immaginare il giorno in cui non ci sarà più nessuno in grado di dire: «mi dispiace, non è stato così, io c'ero».
La storia della cucina nasce con la scoperta del fuoco, ovvero con la cottura del cibo. Da allora, la cultura gastronomica non ha mai smesso di evolversi, sperimentando più o meno complesse manipolazioni degli alimenti, passando incessantemente attraverso rivoluzioni, ibridazioni e reinterpretazioni, provando accostamenti sempre nuovi. In questa Garzantina Allan Bay presenta la cucina di oggi, nella duplice prospettiva di quello che si mangia e di quello che si cucina: le tendenze attuali vanno verso la leggerezza, la praticità, il patrimonio cosiddetto “etnico” (sempre più presente nei pasti consumati sia in casa sia fuori), ma non disdegnano neppure la raffinatezza della grande tradizione classica o i ricchi e saporosi piatti regionali.
Allargando il suo sguardo al mondo intero, l'Enciclopedia della Cucina vuole essere «un “catalogo” vivo, vero, facile da usare per tutti, che siano amanti del forchettone o soltanto della forchetta… o anche semplicemente curiosi di un aspetto della cultura e della storia umana che è tra i più ricchi e suggestivi».
Che sia un lavoro o un hobby, la cucina è una passione, e c'è chi sostiene che chi non sa cucinare, non sa mangiare!
Che cosa c'è nell' Enciclopedia della Cucina
Quasi 3000 ricette, arricchite con centinaia di «varianti», fornite per dare alternative stagionali o per soddisfare palati più delicati o più robusti. Spaziano nella tradizione italiana, nazionale e regionale: bruschette, pizze e focacce, spaghetti alla puttanesca e risotto alla certosina, lasagne verdi e orecchiette con le cime di rapa, lepre in salmì, pollo alla cacciatora, maiale alla birra, bollito misto, peperonata e macco di fave, zucchine ripiene, bagna caöda, baccalà alla vicentina e tonno alla livornese, caciucco e impepata di cozze, sbrisolona, budino d'uva, torta di cinque minuti, castagnaccio, zabaione. Ma valicando i confini della penisola offrono anche una ricchissima vetrina della cosiddetta cucina internazionale (trota «au bleu», quiche, tournedos Rossini, pesche Melba e molte altre) e delle specialità straniere più diffuse, come il cozido portoghese o le torte Tatin e Linzer di Francia e Austria, come il bortsch russo o la celebre anatra alla pechinese (beijing kao ya); non mancano ovviamente sushi, sashimi e tempura,accanto a falafel e tagine, tortillas e feijoada, per citarne solo alcuni. Anche i pani hanno un posto di rilievo: da quello toscano a quello azzimo, dal chapati ai bretzel alla challà.
Gli alimenti del mondo intero: sia quelli dati in natura (carni e pesci, frutta e verdure, erbe e cereali), descritti nelle loro varietà e nei loro impieghi, sia quelli da essi ricavati, come i salumi e i formaggi, le conserve, le bevande, le farine ecc. (si va da abalone a zucchina spinosa o christophine, passando attraverso bergamotto, critmo, dulse, eglefino, folaga, galanga, hominy, igname, kumquat, litchi…).
Molte «Schede di approfondimento» arricchiscono le informazioni delle voci (gli oli di semi; gli alcolici più usati in cucina; formaggio fatto in casa; nuove varietà di frumento), in certi casi sottolineando le virtù nutrizionistiche e le eventuali controindicazioni degli alimenti (Agrumi nel piatto; Alghe: dagli oceani alla nostra tavola; Cavolo, che pianta!; Quando «secco» è una virtù: frutti e semi oleosi; quinoa e amaranto, oro alimentare) e in altri casi svelando i «trucchi» per riconoscerne freschezza e qualità o consigliando quando comperare che cosa (le voci agnello, boleto, salmone o le Schede 'A ogni stagione la sua frutta'; 'A ogni stagione il suo ortaggio').
Sono poi a lemma nozioni tecniche e terminologia: i differenti metodi di cottura e i risultati che producono, i cibi a cui si addicono e i segreti per eseguirli con successo (appassire, sfumare, flambare, oltre che, ovviamente, arrostire, brasare, stufare ecc. o le Schede Il decalogo del soufflé perfetto, La cottura al forno, L'olio per friggere, e quelle – numerose – relative al Cuocere: la carne, la polenta, le uova, il riso, il pesce ecc.); e inoltre le diverse soluzioni per la conservazione degli alimenti (L'arte del vasetto: come sterilizzare gli alimenti), tutti gli utensili e gli attrezzi necessari alla cucina casalinga e a quella professionale (motivandone forme, materiali e dimensioni), consigli su come apparecchiare la tavola, comporre un menu, abbinare il vino e, perché no, qualche notizia di galateo (Un po' di “bon ton“).
A questi argomenti fondamentali fanno da “contorno” i profili gastronomici delle regioni italiane e delle nazioni del mondo, ragguagli storici e “leggende” (Zafferano tra storia e leggenda, L'invenzione degli spaghetti, “Alla puttanesca…”, La sella alla Orlov), i Market box, che registrano le tendenze del mercato alimentare contemporaneo (il successo dei preparati per torte, come cambia la “spesa”, l'escalation del «crudo», il primato dell'extravergine), le riviste di settore, i protagonisti storici della gastronomia (da Apicio a Veronelli).
In appendice, una nota bibliografica e l'indispensabile indice delle ricette.
La quantità di argomenti, la ricchezza di informazioni, la chiarezza espositiva fanno della Garzantina della Cucina un'opera… golosissima!