Quattro di luglio, Washington D.C. Quando Wes Holloway, assistente del presidente degli Stati Uniti Leland Manning, sale sulla limousine presidenziale, non sa che la sua vita sta per cambiare per sempre. Sembra un viaggio di routine come tutti gli altri: il presidente Manning e Ron Boyle, vicecapo del gabinetto, sono diretti a un circuito della Nascar per salutare alcuni dei migliori piloti del paese. Ma non appena la macchina si ferma e le portiere si aprono, all'improvviso un uomo spara: Boyle muore sul colpo, Wes viene colpito in pieno volto, ma riesce a salvarsi, e il presidente è miracolosamente illeso. Sono passati otto anni. Manning non è stato rieletto ma come ex presidente continua a tenere conferenze e a presiedere serate benefiche. Wes, traumatizzato dalla sparatoria e roso dai sensi di colpa per la morte di Boyle, è ancora nel suo staff. Ma una sera, in Malesia, mentre Manning sta tenendo un discorso, Wes incontra proprio Ron Boyle. Ma come è possibile che sia ancora vivo? Perché è rimasto nascosto tanto tempo? E che cosa vuole da Manning? Da questo momento in poi la vita di Wes imbocca una strada imprevista e colma di pericoli. Per cercare di capire che cosa sia veramente accaduto otto anni prima, l'uomo deve scavare nel passato, nei segreti della presidenza americana, vecchi di decenni. Indagando su antichi simboli massonici nascosti nelle planimetrie di Washington, scoprirà complotti e segreti fino a svelare l'esistenza di un codice vecchio di duecento anni.
Sono qui presentati due piccoli "gioielli" creati dalla maestria di Balzac. "Il colonnello Chabert", portato sullo schermo nel 1943 e ancora nel 1994, è un racconto che si addentra nel cuore umano, rivelandone le vette e gli abissi. Chabert è morto da eroe, in battaglia; ma dieci anni dopo ricompare, per morire una seconda volta... Una spirale narrativa inaspettatamente moderna, quasi pirandelliana, tra colpi di scena e avvocati, si avvolge su se stessa fino a un amaro finale. Il breve racconto giovanile che completa il volume compone insieme, in un amalgama perfetto e calibrato, atmosfere di terrore, di suspense e di intensa suggestione spirituale.
Federico Navel è un ragazzo "ancora allo stato brado", perso nelle distruzioni della seconda guerra mondiale, in fuga dall'Italia verso la Svizzera. Il suo è un viaggio alla scoperta dell'amicizia, dell'innamoramento e dell'amore. In quei tempi difficili, tanto Federico quanto l'amico Giovanni, quanto le due donne che incontra, Milla e Mutti, hanno inizialmente per compagna solo la loro solitudine. Mentre intorno a loro aleggia la cupa violenza della morte, si incontreranno in un percorso che condurrà il giovane protagonista a una nuova e più matura consapevolezza.
Una vasta panoramica dettagliata di quattromila anni della storia degli ebrei. Oltre ai grandi eventi che ne hanno segnato il percorso, Potok illustra l'evoluzione dell'ebraismo nelle varie parti del mondo in cui ha prosperato, dall'Egitto a Canaan e Babilonia, dalla Grecia a Roma e alla Palestina, e il costituirsi di una cultura e una tradizione che è cresciuta e si è sviluppata proprio nel confronto e nell'assimilazione delle culture e tradizioni con cui è entrata in contatto: l'islam, il cristianesimo e, oggi, il secolarismo moderno.
La ricostruzione storica di Dan Diner si colloca su due livelli. Da un lato la guerra civile mondiale provocata dal confronto tra ideologie fondate sul valore della libertà e quelle fondate sul valore dell'uguaglianza. Dall'altro la sopravvivenza, sotto la superficie dell'ideologia, dei conflitti geopolitici, etnici e nazionalistici del XIX secolo. L'intreccio di questi livelli e la conversione dell'uno nell'altro sono fenomeni che Diner riesce a mostrare nella loro dinamica affrontando eventi specifici, dai più piccoli ai più grandi, come l'uso della mitragliatrice in battaglia, il legame tra nazione e rivoluzione, lo sterminio industrializzato, la decolonizzazione.
Alle soglie della Grande Guerra, il giovane Enrico Mreule, grecista e filosofo, s'imbarca per il Sudamerica e va a fare il gaucho in Patagonia, dove sparisce nell'anonimato e nella solitudine. Abbandona la sua Gorizia ancora absburgica, con il suo mosaico di culture diverse, e tra la fuga e il ritorno, fra la caduta dell'impero e le tragedie della seconda guerra mondiale e del comunismo, tra i grandi spazi d'oltreoceano e il caparbio ritiro immobile su uno scoglio dell'Adriatico, la sua esistenza si consuma interiormente in un'ansia di perfezione che la conduce al nulla, si brucia per troppa luce e si chiude in un acre e nostalgico diniego. In una narrazione asciutta e tagliente, scandita dall'incalzare dei fatti e affidata a una scrittura epica ed essenziale, Magris racconta la storia di un amore per la vita che approda all'impossibilità di vivere, una parabola che si richiama all'odissea di altri grandi fuggiaschi della letteratura e della cultura moderna.
A Brooklyn, negli anni della seconda guerra mondiale, due ragazzi, Reuven Malter e Danny Saunders, s'incontrano sul campo di baseball nel corso di una partita che presto assume i connotati di una guerra santa. Entrambi ebrei, Danny e Reuven appartengono a due diverse comunità religiose, che da sempre si guardano con sospetto e diffidenza. Reuven, figlio di uno studioso del Talmud, è quello che Danny, chassid intransigente, definisce sprezzantemente un "apicoros", cioè un eretico, che ha l'ardire di profanare la lingua sacra studiando le materie scolastiche in ebraico anziché in yiddish. La ferita che Danny infligge a Reuven durante la partita è anche una ferita simbolica, di sfregio e di sfida, e insieme la cerniera narrativa che consente a Potok di mettere a confronto due modi di concepire la fedeltà alla tradizione e di vivere l'esistenza. La scrittura di Potok riluce soprattutto nell'ascolto che riesce a prestare a quegli immensi silenzi famigliari, gonfi di tensione, che legano biologicamente i padri ai figli; antichi linguaggi muti che "dicono più col silenzio che con le parole di una vita intera", perché "le parole sono crudeli, nascondono il cuore, il cuore che parla per tramite del silenzio".
João Grande e Pedro Proiettile, il Professor Bella-Vita, il Gatto e Gamba-Zoppa, il negretto Barandão e la piccola Dora, il Siccità e il Lecca-Lecca sono i membri di una pericolosa banda di ragazzi che infesta il porto di Bahia in un'epoca di oppressione e di rivolta. Sciuscià o bespryzornie, olvidados o boys-of-the-rood, sono i bambini delinquenti, i reietti, il fiore nero e turbolento dell'abbandono e della miseria. Molti di questi ragazzi vengono travolti, ieri come oggi, dalla crudeltà di una società nemica o dalla logica perversa dell'autodistruzione ma, ricorda Amado, ci sono tra loro anche quelli che la fortuna (gli adulti, la storia) può assistere.
Accolta e superata l'esperienza naturalista, Tozzi si apre all'influsso della narrativa europea (e di Dostoevskij in particolare) e partecipa pienamente alla sensibilità culturale e sociale novecentesca. La campagna senese fornisce - qui come negli altri romanzi maggiori di Tozzi - l'ambientazione e la rete di relazioni entro cui si muovono i personaggi, che sono anche quelle della personale biografia dell'autore. La vicenda del Podere si dipana entro una violenta società contadina: violenta perché avida, per secolare povertà, e violenta perché debole, per altrettanto secolare storia. Remigio, il protagonista, è agitato e condizionato da una tensione autodistruttiva che lo spinge a desiderare di spossessarsi dell'eredità paterna, della "roba", ma la tensione degli animi e il turbamento degli interessi provocano la tragedia. La percezione dell'incapacità di vivere e il senso dell'ineluttabile danno alla narrazione toni ora aspri ora di lirismo doloroso.
Accumuliamo ogni giorno scoperte scientifiche straordinarie e vediamo applicare tecnologie incredibili. Vendiamo ovuli e sperma a caro prezzo via Internet. Possiamo sottoporre il nostro partner a un test per scoprire se ha qualche malattia genetica. Viviamo in un'epoca in cui il 20% dei nostri geni è di proprietà di qualcun altro, un laboratorio privato, una multinazionale farmaceutica, una università: dunque un ignaro cittadino e i suoi familiari possono diventare oggetto di una caccia all'uomo; o meglio, di una caccia al suo prezioso codice genetico. Quello che sta già prendendo forma è uno scenario che sorprende, affascina e inquieta. Per farcelo vivere, Michael Crichton fonde in maniera originale le sue invenzioni narrative alle nuove frontiere della biotecnologia. Ci fa entrare in un mondo dove nulla è più come sembra. Next dimostra che il nuovo mondo genetico può sorprendere in ogni momento, cambiando le vite degli individui. L'incontro e lo scontro tra le nuove frontiere della scienza e la nostra esperienza quotidiana sfidano il nostro senso della realtà, con invenzioni ora comiche ora bizzarre, ma più spesso terrificanti.
Lexington, 1964. Sulla città infuria una tempesta di neve. È notte quando Norah Henry avverte le prime doglie: è impossibile raggiungere l'ospedale e suo marito David decide di far nascere il bambino con l'aiuto di Caroline, la sua infermiera. Norah partorisce due gemelli: il maschio, nato per primo, è perfettamente sano, ma i tratti del viso della bambina rivelano immediatamente la sindrome di Down. Travolto dalla disperazione, David affida la piccola a Caroline, ordinandole di rinchiuderla in un istituto. A Norah, sedata dall'anestesia durante il parto, dice che la bambina è morta. Ma Caroline non può abbandonare la piccola Phoebe. Con un coraggio che non credeva di avere, fugge in un'altra città, determinata a prendersi cura della bambina e a conservare un segreto che solo lei e David conoscono. Un segreto che nel tempo si farà sempre più insopportabile e, come una piovra, allungherà i suoi tentacoli sulla vita di David e della sua famiglia: lui, ossessionato dal senso di colpa, ma incapace di affrontare la realtà, Norah, inconsolabile per la figlia che crede morta, e Paul, il fratellino di Phoebe, che cresce in una casa piena di dolore. Intanto Caroline vivrà con gioia l'inaspettata maternità ma dovrà affrontare anche molte difficoltà: Phoebe è vivace e sensibile ma i suoi problemi e i pregiudizi che la circondano costringeranno Caroline a combattere una dura battaglia contro il mondo. Fino al giorno in cui i destini delle due famiglie torneranno a incrociarsi.
È possibile combattere e uccidere in nome di Cristo. Per secoli, a partire dal medioevo, la difesa della religione cattolica e la lotta contro gli infedeli è stata affidata ad apposite istituzioni: dall'Ordine del Tempio a quello dell'Ospedale, dai Cavalieri di Malta ai Cavalieri Teutonici, ai drappelli che nella penisola iberica alzavano le insegne di Calatrava, Alcántara e Santiago. Per alcuni teologi, già all'epoca quei "sacerdoti-guerrieri" erano dei mostri, ibridi che cercavano di conciliare due modalità di esistenza incompatibili. Da un lato vivevano come monaci, dall'altro si comportavano come soldati in grado di compiere atti di indicibile ferocia. Il loro crescente potere fu anche la causa della loro rovina. Con l'affermazione delle monarchie rispetto al potere papale, aumentò anche la diffidenza dei sovrani nei confronti di queste potenze militari. Così cominciarono a diffondersi leggende e calunnie, e nacque una epopea ricca di misteri che continua ad affascinare ancora oggi. Intanto il tema della guerra veniva via via sostituito da quello della missione e molti ordini iniziavano a dedicarsi ad attività caritatevoli.