Non è possibile affrontare l'opera di Nietzsche mantenendo un atteggiamento puramente filologico, limitandosi a una pura e semplice attività di chiarimento, esposizione, ricostruzione "obiettiva" del suo pensiero. Da un lato è necessario liberare ogni volta la sua figura dalle incrostazioni e dalle mitologie che hanno segnato un secolo di interpretazioni. D'altro canto, è impossibile pensare a una lettura definitiva: le sue sollecitazioni finiscono per mettere inevitabilmente in gioco la soggettività dell'interprete. Questo volume contiene i saggi che Gianni Vattimo ha dedicato a Nietzsche nell'arco di un quarantennio. L'opera del filosofo è affrontata da prospettive diverse, compresa una panoramica delle recenti interpretazioni.
Il meglio dello spirito degli umanisti del secolo XVI da parte di uno di quegli intellettuali cristiani, insieme critici e idealisti, che credono nella forza dell'educazione. Questi Colloqui, in forma quasi teatrale, erano destinati a far riflettere, senza annoiare, studenti e un più vasto pubblico.
"Le opere qui presentate appartengono a una delle fasi più intense (1830-33) della creatività balzachiana. Lo scrittore si concentra nella descrizione di una società in rapida trasformazione, attraverso la rappresentazione di ambienti e personaggi della nobiltà. Ed è significativo che tra i pezzi di quello che sarà il grande puzzle della Comédie vengano in primo piano, in quell'inizio degli anni '30, quelli riservati al mondo femminile: la donna come catalizzatrice di milieu e di situazioni che, pur integrandosi con lo sfondo storico della Restaurazione, si mantengono in una sfera d'autonomia che le rende universali." Dalla prefazione di Piero Pagliano.
La grande divisione che ha dominato il Novecento, quella tra collettivismo e capitalismo, è scomparsa. Nella società postideologica e competitiva la frustrazione che nasce dal confronto con chi ha più di noi, si connota come invidia: gli invidiosi si scrutano reciprocamente, timorosi di restare indietro nella corsa per l'autoaffermazione, pronti a colpirsi reciprocamente. Ma l'invidia è anche un meccanismo di difesa per mascherare l'insicurezza radicale di cui tutti soffrono. Nel libro di Alberoni l'invidia viene presentata come la manifestazione della solitudine dell'individuo, della perdita di un rapporto autentico con gli altri: solo ritrovando questo rapporto la persona invidiosa potrà guarire dalla sua malattia.
Scritti con febbrile intensità, quasi il poeta sapesse di essere incalzato dal tempo, i versi di Keats scorrono con suggestiva musicalità risalendo i "nodi" del rapporto tra arte e vita, piacere e dolore. La ricchezza immaginativa, espressione dei canoni romantici, non scivola mai nel facile lirismo e rivela una sincera, autentica adesione alla vita. Con testo inglese a fronte.
"Quello di Gente in Aspromonte è un mondo arcaico... un mondo chiuso, primitivo, elementare, dove i rapporti sociali erano duri, anzi spietati e le ingiustizie profonde. Ma esso possedeva anche i suoi valori, una sua bellezza, le sue segrete dolcezze... Perciò se su di esso non c'è da piangere, dice Alvaro, bisogna tuttavia custodirne generosamente la memoria. Ed è perciò, anche, che quello descritto in Gente in Aspromonte è un mondo severamente giudicato, ma in pari tempo amorosamente rivissuto, in un perpetuo ondeggiamento dei sentimenti, in un continuo oscillare tra il moralismo e il lirismo e in un altrettanto continuo contrasto tra l'uomo moderno e l'antico che convivevano in Alvaro." (dall'introduzione di Mario Pomilio)
E se un giorno uno di noi scegliesse la libertà assoluta, abbandonando tutto e tutti? Se uno di noi, improvvisamente, rifiutasse le sicurezze e le frustazioni, gli affetti e le incomprensioni, il lavoro e il divertimento forzato? Il protagonista di "Bla bla bla" decide di perdersi nel flusso della metropoli, nel caos ruvido della realtà. Intraprende un viaggio alla scoperta del lato oscuro del mondo dove viviamo, verso il buio dove sprofondano le illusioni. Come un urlo, come un lungo mormorio solitario, come un fiotto di sangue, la sua voce racconta la propria silenziosa e allucinata ribellione.
Il libro propone un'analisi scientifica della personalità del bambino. Con un'esposizione sempre piana, Maria Montessori tratta delle grandi capacità del bambino e delle sperimentate possibilità del suo sviluppo psichico e intellettuale. Scritto dopo la terribile esperienza della guerra, questo libro segna il tentativo di delineare attraverso l'educazione i tratti di una comunità mondiale pacifica e armonica.
"Il bambino in famiglia" raccoglie i testi di una serie di conferenze tenute nel 1923 a Bruxelles, nelle quali Maria Montessori traccia le proprie proposte per una Scuola dei genitori. Il volume è quindi una guida di igiene mentale a uso di genitori ed educatori, perché non si creino - anche inavvertitamente le premesse di quella che si manifesterà un giorno come una penosa (ma inevitabile) incomprensione nei rapporti tra genitori e figli.
Una lumaca con due sessi, un pappagallo che parla d'amore, un ghiro che fa sogni erotici, un cane antidroga buddista, un microbo con un complesso d'inferiorità, un leone innamorato di una gazzella, un camaleonte alla ricerca di se stesso, uno squalo, un verme, uno scarafaggio... Viskovitz è ognuna di queste bestie e molte altre ancora, alle prese con le loro bizzarrie, nevrosi, vanità. Ma è la condizione umana, in tutta la sua dignità e scostumatezza, a essere rappresentata attraverso queste favole ironiche che spaziano dalla gag comica al western, dall'apologo al thriller.
Uno sfondo paesaggistico: la magica Russia e l'effervescente Parigi. Uno sfondo sociale: il vivere "sperperato" e corrotto della nobiltà, il fermento riformista dell'intelligencija illuminata, la realtà contadina. E in primo piano una vicenda sentimentale raccontata con attenzione ai variegati chiaroscuri dell'animo femminile.
Il volume raccoglie 22 racconti neri di Scerbanenco. Ventidue storie dure, disperate di morti ammazzati e di traffici oscuri, con impreviste pieghe di tenerezza e sconcertanti sussulti d'amore. Ventidue frammenti di vita che parlano dell'atrocità, della miseria, dell'assurdità di questo mondo. È Milano che torna sempre, a Milano si svolgono quasi tutti questi racconti: una città sentina di vizi e misfatti, odiosa e odiata, ma irresistibile.