La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa di Martini quando non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? Il segreto che li unisce scava nel significato dei rapporti affettivi, veri protagonisti di un intreccio che si svela a poco a poco, arrivando all'origine di tutto: una ragazza conosciuta da Pietro quando era un sacerdote senza Dio, in una Rimini dura e poetica, a tratti felliniana. Qui inizia questa storia che accompagna i suoi personaggi nella ricerca di un antidoto alla solitudine dei nostri tempi, verso una libertà di scelta, e di sacrificio. In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l'amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l'altro. A partire da una semplice, terribile domanda: a che cosa siamo disposti a rinunciare per proteggere i nostri legami
Tra il 1912 e il 1913 Rabindranath Tagore pronunciò per gli studenti di Harvard, rappresentanti ideali dell'Occidente, le otto conferenze basate sugli insegnamenti della sua scuola di Santiniketan qui presentate nella traduzione di Brunilde Neroni dall'originale bengali. Questo libro ha il significato di un incontro: il grande poeta indiano si fa interprete della propria civiltà e della propria cultura, isolando alcuni temi fondamentali ed eterni (l'amore, il lavoro, la bellezza) ed esplorando l'importanza che essi hanno avuto per i due mondi: quello in cui è nato e quello a cui si presenta. Lo fa con una prosa che ha la semplicità dei suoi versi, e che ci offre considerazioni di straordinaria attualità, affidate indifferentemente a una citazione di sant'Agostino o a un versetto delle Upanisad. La sua voce è quella di una civiltà antica e affascinante, che si è posta le stesse eterne domande dell'Occidente e ha dato risposte complesse e suggestive: nessuno poteva illustrarcele con più suadente autorità di Tagore.
È la primavera del 1967. L'alluvione di novembre, con il suo strascico di tragedie e di detriti, sembra essersi placata e Firenze comincia di nuovo a respirare. Ma non il commissario Bordelli. Per lui non c'è pace dopo un fatto che gli è successo. Indagando sull'omicidio di un ragazzino, si è scontrato con i poteri occulti della massoneria ed è stato costretto alla resa con un "messaggio" molto chiaro: lo stupro di Eleonora, la giovane commessa con cui aveva appena intrecciato una relazione appassionata, e una lista con i nomi di tutte le persone a lui più care. Sconfitto e amareggiato, Bordelli si è dimesso dalla polizia e ha lasciato San Frediano. Che altro avrebbe potuto fare? si chiede nel silenzio della casa sulle colline. Continuare a fare il poliziotto sapendo che non sarebbe mai riuscito a mettere in galera gli assassini? Adesso trascorre le giornate cucinando, facendo lunghe passeggiate nei boschi, imparando a far crescere le verdure nell'orto. Il pensiero di quella resa, di quella violenza senza giustizia, però, non lo abbandona. Ma il destino, in cui fino ad ora non ha creduto, gli offre inaspettatamente l'occasione di fare i conti con il passato, e Bordelli non si tira indietro.
Nel 1996, a Parigi, due amici seduti davanti a un "mate" progettano un libro sul Sud del mondo. Sono uno scrittore e un fotografo, girano per il pianeta e lo ritraggono per quello che è: uno strano miscuglio di crudeltà e tenerezza, di verità e leggenda. Muovendosi nella steppa patagonica, "dove si sta tra la terra e il cielo", armati di una Moleskine e di una Leica, i due amici vanno a caccia di storie da ultima frontiera. Forse le ultime storie di frontiera: Le ultime notizie dal Sud. Laggiù, lungo strade spazzate dal vento, capita di incontrare un virtuoso liutaio che si aggira in cerca del legno più adatto per costruire un violino. In un bar di San Carlos de Bariloche si può far amicizia con un ubriaco che afferma di essere il discendente di Davy Crockett. E nella pampa brulla, una vecchietta con il dono di rendere fertile tutto ciò che tocca diviene il simbolo del legame con una terra su cui troppi vorrebbero allungare le mani. Il tempo passa, alle storie si aggiungono altre storie, e il libro vede la luce anni dopo, quando le cose che voleva raccontare hanno acquisito "il sapore dell'inesorabilmente perduto". Questo perché il Sud del mondo è una regione minacciata dall'avidità di predatori potenti, ma anche un luogo popolato di fantasmi, dove ancora echeggiano le gesta di Butch Cassidy e gli spari dello sceriffo Martin Sheffields; magicamente abitato da sedicenti folletti con un passato misterioso, e attraversato da un treno mitico, il Patagonia Express.
Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle prese con un itinerario a dir poco insolito: l'esplorazione della sua dimora inglese, un'ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk. La sfida è quella di posare su quanto ci circonda - ambienti, pezzi d'arredamento, utensili e dettagli all'apparenza insignificanti - uno sguardo diverso, attento e capace di svelarci la loro più intima natura di stratificati e misteriosi depositi di Storia. Perché, avverte Bryson, anche se non ce ne rendiamo conto, a casa nostra, in un modo o nell'altro, finisce in realtà "qualunque cosa succeda nel mondo, qualsiasi cosa venga scoperta, creata o aspramente contesa". Il nostro microcosmo domestico, fatto di sale da pranzo, camere da letto, bagni, ma anche di dispense, ripostigli, saliere, trappole per topi, interruttori della luce, diventa così un accesso privilegiato per capire com'è cambiato, negli ultimi centocinquant'anni, il nostro rapporto con il sonno, il cibo, il sesso, le malattie, la vita di coppia e l'educazione dei figli. E da letti, divani e giardini di casa fino allo scorbuto, la torre Eiffel, le invenzioni paesaggistiche di Capability Brown o i viaggi avventurosi del capitano Cook, il passo è assai più breve di quanto avremmo mai immaginato, e il percorso non privo di qualche rapida incursione in tempi assai remoti - ricco di sorprese e di continue scoperte.
Nella Vienna occupata dai nazisti, a Sigmund Freud è concesso il privilegio di fuggire all'estero, portando con sé i propri cari. Nella lista composta dal fondatore della psicoanalisi entrano la moglie, i figli, la cognata, le due assistenti, il medico personale con la famiglia e perfino il cane, ma non le quattro anziane sorelle, Marie, Rosa, Pauline e Adolfine. È la voce di quest'ultima, deportata nel campo di concentramento di Terezin, a rievocare con doloroso rimpianto il rapporto privilegiato col fratello, da un'infanzia vissuta in simbiosi, in cui Sigmund era il mentore che la guidava alla scoperta del mondo, fino all'inevitabile, ma non per questo meno amaro, allontanamento nell'età adulta e all'ombra tragica del distacco finale. Ne esce un ritratto inedito della Vienna cosmopolita a cavallo tra Ottocento e Novecento, descritta dal punto di vista di una donna che non avendo marito né figli non può ambire ad altro ruolo che quello di figlia e sorella. Figlia di una madre che non perde occasione di farle sentire tutto il peso della sua inutilità; sorella di un genio totalmente assorto nella costruzione del proprio mito di nuovo profeta, destinato a liberare l'umanità dalle false credenze di cui si è nutrita per secoli. Una donna in fuga da una vita già scritta e mai pienamente vissuta, tra gelidi rapporti famigliari, un amore tragico e il sogno irrealizzato della maternità, rassegnata a trovare pace solo nel rassicurante oblio di una follia autoimposta.
Che cosa c'entra l'anima con i'iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l'assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha un'affinità profonda, e la tecnica, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l'anima quanto l'iPad hanno memoria da vendere e sono blocchi su cui leggere, scrivere, archiviare. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l'origine della coscienza e del mondo sociale. Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l'iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l'iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell'anima. In questo libro parlare di iPad diviene parlare non di un dispositivo tecnologico, ma di noi stessi, della nostra vita, del nostro pensiero, del nostro mondo.
A Madrid, nel 1936, Inés si ritrova all'improvviso sola in un momento cruciale per il suo Paese. L'affermazione del Fronte popolare e la situazione politica tesa consigliano a sua madre e suo fratello, attivista nelle file dei falangisti, di tenersi lontani dalla capitale. Sfidando le proprie origini aristocratiche e le idee reazionarie che ha respirato fin da bambina, la giovane Inés comincia a frequentare un gruppo di militanti comunisti e trasforma la casa di famiglia in un ufficio del Soccorso rosso internazionale. Ma quando il sogno repubblicano si infrange, la ragazza viene arrestata a causa del tradimento di un compagno, e si ritrova prima nel famigerato carcere di Ventas, poi reclusa in un convento e, infine, a condividere con la cognata Adela una sorta di prigione dorata in una casa sperduta in mezzo ai Pirenei. Solo due cose la consolano: la scoperta dei piaceri della cucina e l'ascolto notturno della Pirenaica, la radio clandestina del Partito. È così che, nell'ottobre del '44, viene a sapere che l'esercito dell'Unione nazionale spagnola si prepara a invadere la Val d'Aran e a lanciare l'operazione Riconquista della Spagna. Inés capisce che per lei è arrivato il momento di riscattarsi, di agire: in sella al purosangue Lauro e con un carico di cinque chili di ciambelle, vola incontro all'allegria. La troverà, tra le braccia del capitano Galán e ai fornelli del municipio di Bosost, cucinando per il Lobo e i suoi uomini.
Mondo religioso e mondo secolare sono davvero così distanti e inconciliabili? La fede deve per forza rimanere relegata in ambiti dell'esperienza preclusi ai non credenti? Alain de Botton è sicuro di no. Secondo l'autore, infatti, "si può rimanere atei convinti riuscendo, almeno sporadicamente, a trovare nella religione una qualche utilità, un qualche motivo di interesse o fonte di conforto, e prendendo in considerazione l'ipotesi di adattare alla vita laica alcune norme e consuetudini religiose". Osservando senza pregiudizi l'ascendente che le istituzioni religiose esercitano sui fedeli, De Botton si interroga sull'opportunità di sfruttare certi meccanismi - spogliati del loro lato trascendente - per contrastare la disgregazione del senso di comunità nella società laica moderna, e per far fronte alle fragilità che minano l'equilibrio di tutti gli esseri umani. La complessità liturgica della messa, per esempio, con le sue norme ben definite a regolare le interazioni tra sconosciuti, può aiutare a cementare lo spirito di gruppo, mentre festività come lo Yom Kippur dimostrano che l'elaborazione istituzionalizzata di sentimenti negativi come la rabbia è un espediente efficacissimo per la risoluzione dei conflitti sociali. È anche nel campo dell'istruzione, quale potenziale dirompente avrebbe un corso universitario che insegnasse a leggere i classici per rispondere ai bisogni dell'anima, adottando Madame Bovary e Anna Karenina come libri di testo sulle difficoltà del matrimonio?
Johann Wolfgang Goethe, autore di opere celeberrime come .I dolori del giovane Werther e Faust., ebbe una vita lunga e appagante, spesa non solo al servizio della letteratura, ma a contatto con le esigenze concrete del governo e dell'amministrazione pubblica, oltre che arricchita dal calore degli affetti e dell'amicizia. Dal racconto romanzato di John Armstrong emerge una personalità affascinante per la versatilità e la vastità di interessi e talenti (dal disegno alle discipline legali, dalla gestione delle miniere agli studi di ottica, botanica e anatomia), che ha molto da insegnare anche a noi, qui e ora, proprio perché agli antipodi rispetto allo stereotipo romantico che vuole il genio poetico e l'estro creativo spesso associati alla sregolatezza e all'incapacità di scendere a compromessi con le difficoltà quotidiane. Letta in questa chiave, la storia della vita di Goethe - inscindibile dalle vicende delle sue opere e dei suoi personaggi, eppure più grande e complessa - ci spinge dunque ad affrontare i disinganni e i fallimenti come occasioni per maturare: è un invito a trarre il meglio dalle condizioni e dalle opportunità che ci offre il mondo imperfetto in cui viviamo, piuttosto che farci paralizzare da ribellioni sterili e rancorose.
L'ispettore Ferraro è tornato. È tornato da una città che non ha mai capito, Roma, dove ha lasciato il commissario Elena Rinaldi, un'altra storia andata male. È tornato al commissariato di Quarto Oggiaro, solo e sconfitto, e dopo tre anni in trasferta deve ricominciare da capo. Con la barba incanutita, una nuova casa, la figlia Giulia in piena preadolescenza e Lanza trasferito a Bruxelles. Poi c'è il lavoro: una rapina in villa, con un epilogo tragico. Morto il rapinatore, uno zingaro, e morto il padrone di casa. Una vera rogna. E il solito Comaschi lì a fare battute idiote. Nello stesso momento, a Lodi, una rocambolesca evasione dal carcere finisce in un bagno di sangue. Una carneficina con mistero: l'evaso è un nero di piccolo calibro, come si spiega il commando malavitoso allestito per liberarlo? Chi è davvero Towongo Haile Moundou? Ironia del destino, a questa domanda dovrà trovare risposta proprio Elena Rinaldi. In un frenetico inseguimento da nord a sud attraverso un'Italia oppressa da un cielo plumbeo - con assolati squarci di un'Africa arsa da un sole crudele e desertico - Gianni Biondillo disegna con questo romanzo la mappa dettagliata e cupa di una nazione senza memoria. Un noir contemporaneo che scava nelle più grandi paure dell'Italia di oggi e ci restituisce un paesaggio preciso e puntuale del nostro Paese. Senza mai perdere di vista la speranza.