Le storie di chi racconta le storie con la macchina fotografica: di chi sono gli occhi che ci inquadrano al di là dell'obiettivo, come hanno imparato a fissare la realtà in immagini, com'è cambiato il Trentino negli ultimi cinquant'anni, attraverso i giornali e i fotoreporter che fanno la cronaca. E un pezzo di storia. Gianfranco e Roberto Bernardinatti, Isidoro Bertolini, Gianni e Piero Cavagna, Giovanni Cavulli, Alessio Coser, Marco Dandrea, Anna Da Sacco, Matteo Festi, Fulvio Fiorini, Claudio Libera, Romano Magrone, Remo Mosna, Hugo Muñoz, Dino Panato, Nereo Pederzolli, Paolo Pedrotti, Matteo Rensi, Giorgio Rossi, Giorgio Salomon, Lucio Tonina, Gianni Zotta. Quella volta che Salomon, in Africa per la Rai, fu rapito dai guerriglieri. Quella volta che Giorgio Rossi, il decano dei fotoreporter trentini, incontrò l'assassino di Vetriolo. Quel 19 luglio 1985 quando 268 vite furono inghiottite dal fango di Stava. E ancora: l'alluvione del '66, i record di Francesco Moser, le curve di Miss Italia Claudia Andreatti. E, oltre la cronaca e le storie raccontate a tutti, per la prima volta i fotogiornalisti trentini raccontano se stessi, i loro amori e i loro segreti, e le tante strade diverse che li hanno portati ad appassionarsi di un mestiere speciale: professione reporter.
Ha quindici anni, Simone, quando il suo cuore si arresta, una mattina di ottobre alle 7.20, mentre va a scuola in motorino. E' Simo, è caduto. Da solo. Ma perché non si rialza?. Simone vomita, quelli dell'ambulanza spingono e lui convulsamente vomita un liquido rosso, non è sangue, è il succo di arancia rossa bevuto pochi minuti prima, con sua sorella, a colazione. Svegliati, Simone. Ma Simone non si è svegliato ancora. Sono passati 4 anni, da quella mattina di ottobre. E Simone non si è svegliato. Non si sveglierà. Storia di un ragazzo che suonava la chitarra e non amava la scuola. Storia di un ragazzo che aveva mille amici che, quattro anni dopo, continuano a stargli vicino, a parlargli. Non l'hanno dimenticato. Dopo 5 giorni senza vederlo, hanno nostalgia di lui. Continuano a dirgli: Svegliati Simone. Ad accarezzarlo, a fargli sentire le sue musiche preferite. Anzi, un po' meno rock di una volta. Storia di Gloria, la sua mamma che racconta la storia. Che respira (Non la voglio questa vita!) e piange (Non vedo più la città), che ride, lo cambia, lo bacia, non lo lascia andare. Sei un bel ragazzo, Simone. Non morire, Simone. Gloria non lancia messaggi, non fa prediche, non vuole insegnare niente a nessuno. Ma riconosce il miracolo dell'amicizia e della solidarietà cresciute intorno a Simone, che non si sveglia: Come spiegare alla gente che una persona in coma non è morta?
Al centro di questo percorso, che ha impegnato i ragazzi tutte le domeniche per un anno intero, è stato posto l'incontro con i familiari delle vittime, con coloro che a causa della violenza hanno dovuto convivere con la presenza di una sedia vuota nella loro casa. Ne sono nati i dialoghi sinceri e potenti riproposti in questo libro, nei quali sono state toccate non solo le questioni più delicate e cruciali della storia recente della nostra democrazia, ma anche dimensioni fondamentali per la memoria collettiva, quali quelle del dolore, della verità, della giustizia, del perdono, del silenzio e delle parole, della violenza, della responsabilità, della solitudine, della solidarietà umana, delle condizioni per la costruzione di una cittadinanza attiva. Il percorso, nato attraverso un metodo di lavoro rigoroso, ha imposto ai ragazzi un grande impegno di lettura e di approfondimento che traspare dalla densità dei dialoghi e dalla pregnanza delle questioni in essi proposte.
Il pensiero di Levinas è un pensiero esigente, che merita di essere conosciuto e apprezzato nella sua interezza. Lo scopo di questo libro è quelli di far conoscere il cuore del pensiero di Levinas, liberandolo da ogni specialismo e tecnicismo; di penetrare il segreto del suo fascino e della sua capacità di farsi ascoltare, senza approssimazioni e facili scorciatoie, ma con un grande sforzo di divulgazione.
"Levinas ha la capacità rara tra i filosofi di farsi ascoltare, con sentimenti di adesione e di ammirazione, da una cerchia molto più vasta di quella dei lettori professionali" (G. Sansonetti)
A 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, questo è il primo libro italiano che ricostruisce, con documenti di prima mano e dando voce agli stessi protagonisti, l'appassionante storia dei movimento pacifisti e nonviolenti, cresciuti nelle Chiese evangeliche della Germania comunista, e il cui centro era Lipsia, che furono determinanti con le loro manifestazioni, diventate poi imponenti, nella caduta del Muro senza spargimento di sangue. Tra repressione e conformismo, ambiguità e solitari atti di coraggio, questo libro accompagna il germogliare e il crescere della rivoluzione anti-regime sin dai primi volantini di protesta contro i sovietici negli anni Cinquanta e lungo una miriade di piccoli grandi gesti che costellano i quarant'anni di esistenza della Germania comunista.
La fedeltà come ribellione all'oblio. "Quando l'ho conosciuto appena trentenne, mi ricordo che mi aveva molto colpito rivelandomi che tutti i giorni richiamava alla sua mente in una sua speciale preghiera i volti e i nomi degli amici morti in giovane età. Ed era così vero che frequentandolo anch'io ho imparato le storie di questi ragazzi come se li avessi conosciuti"(dalla prefazione di Laura Rozza Giuntella)
Don Mario Bebber è stato un prete e un poeta trentino che ha lasciato in tanti un ricordo indimenticabile. Personaggio vitalissimo, vulcanico, animatore eccezionale di gruppi studenteschi e culturali, ha lasciato delle splendide raccolte di poesie che lo qualificano come uno dei grandi poeti religiosi del Novecento italiano. L'autore di questo libro, che fu molto vicino a Bebber, ne ripercorre la vicenda biografica, raccogliendo anche le voci di tanti che gli furono amici, e ne analizza accuratamente la dimensione poetica in tutta la sua dirompente originalità. È la prima biografia dedicata al geniale prete-poeta di Levico. "Mario Bebber è stata una delle maggiori voci poetiche religiose del Novecento italiano" (Brunetto Salvarani, teologo)
"A ben guardare, in questi interventi Walter Micheli riunisce tutte le sue esperienze di vita e di politica per farne un manifesto sul futuro del Trentino. Traccia i segnavia di un nuovo sentiero che saranno poi altri, i giovani, a percorrere, perché questa terra trentina tanto amata possa continuare a vivere non solo delle sue risorse economiche, ma della passione dei suoi uomini migliori." (Franco de Battaglia)
Lo sapevate che in Trentino, provincia invidiata da molti per la sua ricca autonomia, c'è la più alta percentuale di lettori e la più bassa di frequentatori dei cinema in Italia? Che il 2008, annus horribilis dell'economia mondiale, ha visto in provincia di Trento il minor numero di fallimenti (32) degli ultimi 25 anni? Che le auto hanno un'età media di 6 anni e 6 mesi? Che in un anno si sono spesi per consumi di beni durevoli più di 1.300 euro pro-capite? Lo sapevate che l'età media dei 6.850 cacciatori trentini è di 57 anni? Che in Trentino ci sono 463 piste da sci e la più ripida (66045 di pendenza) è la 3-Tre di Madonna di Campiglio? Il volume, realizzato da tre giornalisti esperti, appassionati di storie e di cifre, è la prima fotografia statistica alfabetica della provincia di Trento, con interessanti confronti (con Alto Adige, Veneto, Lombardia e anche Tirolo e Baviera), articolata in 200 voci con migliaia di cifre su tutte le più importanti realtà e organizzazioni del territorio. 200 "voci" in grado di descrivere con precisione e dettaglio la realtà economica, sociale e culturale del Trentino. Un'opera utile non solo per chi vive in Trentino, studenti e insegnanti in primo luogo, ma anche per chi lo visita, lo ama, o magari lo invidia.
Un importante intellettuale cattolico stende il proprio testamento biologico e riflette, secondo le urgenze di una coscienza credente, fedele e libera, sui problemi del fine-vita: accanimento terapeutico, anche nella forma dell'alimentazione e dell'idratazione forzata, autodeterminazione in vista del rischio di vita vegetativa, eutanasia.
Lo studioso veronese si cimenta con un secolo di cattolicesimo in Trentino: dalla nascita della prima cooperativa (1890) alla fine dell'episcopato conciliare del vescovo Alessandro M. Gottardi (1987). Un progetto ambizioso e mirato: pochi fatti, pochi personaggi, ma le chiavi di lettura sono nette, sbalzate con evidenza col proposito di interpretare i caratteri di una esperienza lunga, laboriosa, conflittuale e infine coronata da buoni successi. I cattolici nel Trentino, secondo l'autore, sono stati i protagonisti di un "caso esemplare", che ben rappresenta i caratteri paradossali della morale elastica e creativa del pensiero cristiano, il suo peculiare razionalismo e la sua spiritualità, la mistica aspirazione al trascendente e la singolare concretezza, l'impoliticità e il tatticismo cinico, la tentazione del radicalismo e la mai rinnegata ortodossia.