Dio e la Creazione, il Diluvio e la Torre di Babele, la chiamata di Abramo, la scala di Giacobbe e la sua lotta con l'Altro: sono alcune delle pagine bibliche che il grande, acuto esploratore delle Scritture Paolo De Benedetti - sul confine tra ebraismo e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento - scandaglia in dialogo profondo e appassionato con il pastore Maurizio Abbà, della Chiesa valdese.
Un'insolita ricerca, con scoperte e provocazioni spesso sorprendenti, per ripensare la nostra immagine tradizionale di Dio. Etty Hillesum scriveva dell'Antico Testamento: "Che forza primordiale vien fuori dall'Antico Testamento e che radice "popolare", anche. Magnifiche figure, forti e poetiche, vivono in queste pagine. Un libro davvero avvincente, aspro e tenero, ingenuo e saggio, interessante non solo per ciò che dice, ma anche perché permette di conoscere chi lo dice".
La religione è una scala che l'uomo lancia per tentare di raggiungere Dio, invece per la fede è Dio stesso che va e viene continuamente su una scala per raggiungere l'essere umano.
In Trentino la Democrazia cristiana non è stata solo un partito. È stata il governo e la sua opposizione, la spinta propulsiva e il freno, la bussola che indicava l'obiettivo e le truppe che s'incamminavano per raggiungerlo. La sintesi dei vizi e delle virtù dei suoi abitanti, il crocevia di intelligenze diverse, sensibilità diverse, persone, carriere, fedi e ambizioni differenti. Il libro si sviluppa in una narrazione di gruppo, un'atipica storia di partito registrata come racconto dei singoli e restituita come storia corale. Sullo sfondo le vicende della patria di Alcide De Gasperi, e poi di Flaminio Piccoli, Nino Andreatta e Bruno Kessler, la storia di una terra che si è trasformata sotto la guida di un partito capace di risultati straordinari e travolto dalla storia e dal malaffare. Testimonianze di Bruno Fronza, Remo Segnana, Enrico Bolognani, Giorgio Grigolli, Flavio Mengoni, Armando Paris, Pierluigi Angeli, Giorgio Postal, Alberto Robol, Paolo Piccoli, Mario Malossini.
"Sono nato a Tripoli, in Libia, da una ricca e rispettata famiglia ebrea ortodossa radicata nel Nord Africa da due millenni. Ero il quarto di sei figli e, con i miei genitori, sono stato uno degli esiliati dalla Libia nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni. Siamo emigrati in Italia, arrivandovi privi di beni e di ogni altro documento all'infuori di un attestato di rifugiati delle Nazioni Unite. La mia storia rientra in una storia più grande: quella degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna nel 1492 e fuggiti attraverso dieci Paesi arabi". Così comincia la difficile e appassionante storia di David Gerbi, raccontata in questo libro.
A cura di Maria Luisa Crosina
"Una scuola su come si possano guardare cose e uomini a partire dall'immagine". Da lui stesso qualificato come il suo capolavoro ("è il libro più bello che io abbia mai scritto"), il testo - per la prima volta tradotto in italiano - ci fa scoprire il pensiero affascinante di Max Picard, pensatore svizzero che è il vero anticipatore della concezione della "società liquida" di Zygmunt Bauman e della filosofia del volto di Emmanuel Levinas. In questo singolare diario di viaggio in Italia (negli anni 1949-1950) - un Paese sempre sospeso tra la distruzione di un patrimonio monumentale e umano unico al mondo e la resistenza incredibile a questa distruzione - Picard ci permette di guardare alle nostre città e ai suoi abitanti in modo davvero inedito. L'indistruttibile "italiano" continua a vivere all'interno del distrutto, nei dipinti o negli edifici, in centri urbani o paesaggi naturali. Il viaggio di Picard in Italia avviene con mezzi pubblici e anche con lunghi percorsi a piedi. Si ferma a parlare con chi incontra: operai e commercianti, anziane contadine, poveri e ricchi. Ne esce una galleria di immagini di un'Italia che non c'è più.
La costituzionalista Donata Borgonovo Re, con una predilezione per il lavoro educativo e un'esperienza sul campo da difensore civico, racconta quella che è stata definita la più bella Costituzione del mondo attraverso quattro parole-chiave e interpretando con originalità e passione civile grandi autori come De Tocqueville, Bobbio, Calamandrei, Dossetti.
"Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l'armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura". "Eguaglianza e solidarietà - scrive ancora Donata Borgonovo Re - connotano il nostro essere persona in relazione, il nostro essere sociale e, attraverso di noi, connotano la più ampia dimensione pubblica investendo noi e ogni organo della Repubblica della medesima responsabilità. Quella di fare della nostra democrazia una casa accogliente per tutti".
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
Solo il premiato duo pop-teologico Salvarani-Semellini poteva avventurarsi nell'impresa titanica di catalogare il tema religioso nelle canzoni italiane della seconda metà del Novecento e del primo decennio del Duemila. Ed ecco, suddivisi in capitoli decennali e poi catalogati in un prezioso dizionario finale, i protagonisti della musica popolare italiana riletti con la lente delle loro parole "religiose": tracce di ricerca, di domande, di dubbi, più che di certezze. Com'è giusto che l'arte sia ... Celentano, Guccini, De André, De Gregori, Rocchi, Battiato, dal "Compagno Dio" di Freak Antoni (Skiantos) fino alla ricerca di Vinicio Capossela e dei Baustelle. Un percorso pieno di sorprese, di "conversioni", di spiazzamenti. Dalla "teologia" di Celentano al "Dio è morto" di Guccini, alla Buona Novella di De André, dal mistico orientaleggiante Claudio Rocchi ai Baustelle.
L'uomo e la montagna: da sempre attrazione, timore, mistero. L'alpinismo del XX secolo rappresenta il culmine di questa relazione verticale, dello slancio verso il cielo, della passione viscerale per quell'immensamente grande. Una testimonianza, talvolta toccante, del rapporto che lega l'uomo moderno alla montagna sono i libri di vetta e di bivacco: sempre meno sono raccolte di firme con il compito di testimoniare un'ascesa e sempre più simili a un dialogo a tu per tu con le cime. Messaggi lirici, estatici, dolorosi, commoventi, scritti su agende o quaderni, che danno voce alle persone silenziose. Esplorando uno straordinario patrimonio di memoria, custodito dalla biblioteca della Sat, il club degli alpinisti di Trento, un vastissimo archivio che raccoglie libri di vetta, libri di rifugio e libri delle guide alpine, dalla fine dell'Ottocento a oggi, l'autrice compie un viaggio inedito nei mille diari degli esploratori delle vette.
Il dolore è prima di tutto un'esperienza: immediata, invasiva, individuale. Che cosa compie l'esperienza del dolore nella vita e nella biografia delle persone? La rende più ricca e tesa, la approfondisce, o semplicemente la spezza, la abbrutisce? Il filosofo - Salvatore Natoli - mette in luce lo scandalo della domanda aperta del dolore, e la faticosa via che gli uomini devono percorrere per trovare un barlume di senso che lo renda vivibile. Il monaco - Michael Davide Semeraro - da parte sua riconosce che la fede non chiude semplicemente la domanda con una risposta facile e definitiva, ma la affronta alla luce del mistero della croce di Cristo, che nel momento stesso in cui denuncia il dolore e la sua assurdità lo iscrive in una dinamica di amore.
Che cos'è la felicità? Qualcosa che dipende dal caso e da una buona disposizione di carattere? Abbiamo diritto alla felicità o possiamo soltanto cercarla? E si può distinguere tra la felicità del credente e quella del non credente, individuarne i tratti distintivi? Due voci femminili si confrontano su questo tema. La prima, la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, invita con tono poetico ad accogliere le semplici gioie della vita; la seconda, la monaca benedettina suor Selene Benedetta Zorzi, si lascia provocare dalla richiesta di felicità nel mondo di oggi e, con l'aiuto della grande tradizione cristiana, indica la strada che attraversa la felicità e giunge fino alla beatitudine.
La morte sembra essere il convitato di pietra del nostro tempo. Si fatica a parlarne, non entra fra le tematiche di discussione, e spesso nemmeno nella predicazione religiosa. Eppure oggi la televisione, il cinema, i giornali ci mostrano la morte fino allo sgomento: una morte cruda, ostentata, quasi presente. Quando la morte non è assente o ostentata, allora è celata dietro le strategie che mettiamo in atto per aggirarla, per provare a ingannarla. Si confrontano su questo tema un rabbino - rav Scialom Bahbout - che porta l'esperienza viva della fede ebraica di fronte alla morte, e un filosofo - Sergio Givone - che mette in luce il legame segreto che lega la morte e l'amore.
La straordinaria avventura di Bernardina Floriani (1603-1673), figlia di un povero pittore di Rovereto, bambina gracile e donna «trafitta dai dolori», perseguitata dalla Santa Inquisizione e poi fondatrice di monasteri e mistica (con le stigmate) venerata dai poveri e dai potenti del tempo.
Sullo sfondo della terribile peste «manzoniana» del Seicento un racconto avvincente: infanzia vita e morte della «beata Giovanna», una donna scomoda, che parlava con Dio e curava gli uomini.